lunedì 31 dicembre 2012

Come faccio a non urlare

Video su Creta, ma potrebbe essere la Sardegna

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Solare termodinamico nell'isola di Creta
Questo video descrive quanto succede a Creta, ma potrebbe essere anche la Sardegna, La Sicilia e tante altre isole del Mediterraneo. Racconta l’occupazione di terreno vitale per il settore primario (agricoltura- allevamenti) e le conseguenze per gli uomini, gli ucceli rari e l’ambiente naturale, racconta di distruzioni ambientali e di speculatori che fanno razzia di incentivi di terre fertili e di paesaggio.
 

    

Una cooproduzione della Rete di associazioni contro le energie rinnovabili industriali a Creta
e della Televisione fatta dai Cittadini sulla invasione della energia "verde" a Creta.
Un video fatto per smascherare una regolamentazione finalizzata all”installazione senza regole di Energie Rinnovabili in Aree protette con l’unico scopo di far guadagnare le multinazionali con la vendita della corrente ai Cretesi. Tutto in nome di un "sviluppo" senza termini e regole.
 

Sull'argomento


Nexus Co.: Creta: Distruzione ambientale in ascesa con l’installazione di migliaia di pale eoliche giganti in tutta l’isola
Pancretan Network: Contro la pianificazione su scala industriale di fonti rinnovabili di energia
La Decrescita: Energie rinnovabili e inquinamento dei paesaggi

venerdì 28 dicembre 2012

Lettera aperta al sindaco di Villasor

serre fotovoltaiche a "Su Scioffu" - Villasor
Egregio Signor Sindaco

Ho seguito con vivo interesse e molto stupore il suo intervento all’assemblea popolare organizzata lo scorso 14 dicembre a Decimoputzu dal comitato Terrasana sul tema della centrale a biogas e delle energie rinnovabili.
Non capita spesso di ascoltare un politico o un rappresentante istituzionale affermare di sentirsi “truffato” dalle false promesse e riconoscere le proprie colpe e la propria ingenuità rispetto alle decisioni assunte in nome e per conto della comunità che rappresenta.  Abbiamo così appreso che anche Lei, signor sindaco, come troppi amministratori sardi, si è fatto abbagliare dalle promesse dei soliti “facilitatori” che si son presentati in giacca e cravatta nel suo ufficio a portare il cosiddetto “sviluppo”  e contribuire con le energie rinnovabili al raggiungimento degli “obbiettivi posti dal protocollo di Kyoto”.
Nel caso dell’impianto di “Su Scioffu” a Villasor si è trattato di una scelta scellerata che ha consegnato alla speculazione del fotovoltaico decine di ettari di terra fertile, sottratta alla produzione agricola in cambio delle solite promesse di posti di lavoro, di royalties, di scuole e altre opere pubbliche, di centri di ricerca e di somme devolute sotto la voce di “ristoro ambientale” per compensare gli effetti negativi derivanti alla comunità dalla presenza dell’impianto. Abbiamo potuto assistere in questi giorni, in occasione dell’anniversario dell’entrata in funzione dell’impianto, a una campagna di stampa propagandistica che ci racconta quanto è bello produrre in queste favolose serre e quanto lavoro (hanno parlato di un centinaio di maestranze) e benessere abbiano portato alla comunità. Ma Lei ci ha invece raccontato un’altra storia, fatta di promesse mancate, di un comune indebitato e a rischio default, di informazione assolutamente non veritiera sull’effettiva occupazione garantita dall’impianto di “Su Scioffu”.

Io Le credo, signor sindaco, perché la sua comunità, al pari di troppe altre in Sardegna e nel resto d’Italia, è stata privata di un’importante area agricola per ospitare veri e propri impianti industriali autorizzati come “miglioramento fondiario”. Importanti risorse della Sardegna e dei sardi razziate da speculatori che si stanno arricchendo grazie proprio alla “dabbenaggine” di amministratori locali e regionali. Non ho colto però la ratio delle sue conclusioni, il fatto cioè di ipotizzare l’alienazione, o la cessione ventennale, di parte del territorio di proprietà comunale (237Ha di terreno agricolo) a una società che propone di realizzare a “Flumini Mannu” una centrale elettrica in zona agricola (impianto solare termodinamico a concentrazione da 50 MW di potenza installata). Col ricavato della cessione di queste aree Lei spera di  far fronte al probabile dissesto finanziario del suo comune. Mi sembra che anche questa ipotesi La porti a ripetere  l’errore precedente, visto che anche il nuovo impianto porterà ricchezza soltanto a chi lo realizza, impoverendo ancora di più la sua comunità, privandola delle proprie terre e quindi dell’opportunità di metterle a valore con attività agricole che abbiano una vera ricaduta economica sui cittadini di Villasor.
Penso invece che esprimere parere contrario al nuovo impianto industriale sui terreni agricoli di Flumini Mannu rappresenti per Lei  la grande occasione per riscattarsi dall’aver voluto le serre di Su Scioffu. Le suggerisco di seguire questa strada così come sarebbe opportuno che lei segnalasse al GSE le anomalie riscontrate nella produzione agricola di queste serre affinché, se ne esistono le condizioni, la società venga privata dagli incentivi fotovoltaici pagati con le nostre bollette elettriche.
Mi piacerebbe anche che Lei portasse la testimonianza dell’imbroglio di cui ci ha parlato agli altri sindaci vittime come Lei, ma che ancora non se ne sono resi conto.
Cagliari 27 dicembre 2012
Graziano Bullegas 
 

 


domenica 23 dicembre 2012

Auguri di Buone Feste


I migliori auguri di Buone Feste,
perché il prossimo anno ci aiuti a superare le attuali difficoltà economiche, sociali e ambientali. Perché si avvii una completa revisione delle politiche distruttive improntate al consumismo, allo spreco di risorse  e alla distruzione del patrimonio ambientale e culturale, generatrici di ingiustizia sociale e troppo spesso di catastrofi naturali. 

“Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.”
Robert Kennedy 1968

mercoledì 12 dicembre 2012

Ancora cemento sulle coste della Sardegna

Ancora cemento sulle coste della Sardegna. Mezzo milione di metri cubi non solo per ampliare alcuni alberghi di Costa Smeralda e Porto Cervo, ma addirittura per costruirne di nuovi, distruggendo persino l’area di Razza di Juncu miracolosamente scampata alle precedenti aggressioni della speculazione immobiliare. L’aggressione decisiva alle coste sarde arriva dopo l’ultimo viaggio del presidente Cappellacci nel Qatar, organizzato dall’emiro già proprietario della Costa Smeralda per acquistare importanti pezzi di costa sarda da cementificare.

Pan di Zucchero - Nebida
Le Associazioni Italia Nostra, WWF, LIPU e FAI della Sardegna hanno inviato una nota al Presidente della Giunta Regionale Sarda e al Ministero dei BB.CC. che manifesta totale disaccordo sull’ennesima operazione speculativa volta a vanificare il PPR e i valori da esso tutelati. E ricorda come Regione e enti locali siano chiamati al rispetto dell’articolo 9 della Costituzione.

Cinquant’anni di politiche economiche e territoriali disastrose, improntate sul consumo del territorio e sulla distruzione dell’economia sarda, non sono servite da lezione, nonostante si sia raggiunto in Sardegna il triste primato europeo del 14,6 % di disoccupati e del 45% di disoccupazione giovanile. Si è deciso di proseguire nell’assurda scelta di consumare le vere ricchezze della Sardegna, il suo territorio e la sua storia, per favorire la solita speculazione immobiliare.

Residenze "turistiche" a Nebida
Questa volta ci viene assicurato che non sarà più come prima, si parla di parchi, di turismo sostenibile, di valorizzazione dell’agroalimentare e di conservazione dei valori identitari: "Il nuovo sistema turistico inizia dai parchi, da quelli che diventeranno i Costa Smeralda Parks e che saranno una sintesi emozionale tra paesaggio, cultura e identità: un luogo in cui sviluppare relazioni armoniche tra l’ecosistema, le aree di insediamento umano, la rete biologica e gli spazi ricreativi" garantisce il presidente Cappellacci. Ci chiediamo perché per fare un parco sia necessario invadere il territorio con altri 450mila mc di cemento. Perché l’attuale proprietario della Costa Smeralda non incomincia da subito a tutelare i valori identitari e a rilanciare l’agroalimentare partendo dall’enorme patrimonio già in suo possesso? 
 
L’offerta fatta all’emiro è solo l’ultima delle distruzioni perpetrate da questa Amministrazione al territorio della Sardegna. Conclude l’aggressione al Piano paesaggistico regionale, già fortemente indebolito dalle precedenti norme sull’edilizia approvate in questi anni dal Consiglio regionale. Il “Piano casa” con le numerose proroghe, la legge sul golf con annessi hotel, club-house, villette e residenze per più di tre milioni di metri cubi, sino all’ultima norma sulle zone umide che di fatto cancella in un solo colpo la tutela prevista dal PPR e il pronunciamento del Consiglio di Stato, e per questo impugnata proprio in questi giorni dal Governo Italiano davanti alla Corte Costituzionale.

articoli su questo comunicato:
AGI: Ambientalisti, totale disaccordo sul piano Qatar
ANSA: Ambientalisti, no ad altro cemento in Costa Smeralda
La Nuova Sardegna: Ambientalisti contro il piano Qatar in Costa Smeralda
Sardegna oggi: Aggressione alle coste e al PPR
TTG Italia: Qatar Holdin in Costa Smeralda, gli ambientalisti insorgono
Cagliaripad: Gli ambientalisti all'attacco: "no al cemento degli sceicchi in Costa Smeralda"
Sardiniapost: Gli amientalisti: "No ad altro cemento"


sulla Costa Smeralda e sull'emiro del Qatar segnaliamo:
L'UNIONE SARDA - Economia: «Razza di Juncu non si tocca»
GRIG: Che cosa ci può essere dietro gli investimenti della Qatar Holding in Sardegna.
di Sandro Roggio da Sardegna Democratica
dal bolg di Antonio Mazzeo 

mercoledì 28 novembre 2012

Cinghiali nell’isola di Sant’Antioco: emergenza ambientale ed economica

Sant’Antioco 28 novembre2012

Nei giorni scorsi l’Associazione ha ricevuto per conoscenza una petizione inviata agli Assessorati reg.li all’Agricoltura e all’Ambiente con la quale 1126 cittadini di Sant’Antioco e Calasetta chiedono alle competenti autorità un intervento immediato e risolutivo contro l’emergenza ambientale ed economica causata dalla presenza dei cinghiali nell’isola di Sant’Antioco.
Campagna e isola del Toro
Si tratta dell’ennesima richiesta che fa seguito a numerosi esposti e denunce presentate dai cittadini dell’isola, sintomo del crescente conflitto sociale presente nella comunità derivante dall’inasprimento del conflitto agricoltori-cacciatori.
La presenza di cinghiali a Sant’Antioco (specie non autoctona) – provenienti da immissioni illegali finalizzate al ripopolamento “prontocaccia” -   pone una serie di preoccupanti problemi ambientali derivanti dai danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal rischio per la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. La presenza dei cinghiali in un habitat non idoneo limita fortemente la riproduzione di diverse specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria rivoluzione della sopravvivenza tra le specie, a discapito di quelle più deboli e quindi a rischio di estinzione.
La presenza di queste specie aliene rappresenta un serio rischio per la conservazione della biodiversità per cui è fondamentale impedire l’insediamento dei nuclei di cinghiali in un habitat che non è in grado di ospitarli, avviando una campagna di eradicazione dei cinghiali presenti nell’isola.
Per fermare la logica perversa dei lanci finalizzati alle battute di caccia, è opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta l’isola di Sant’Antioco (vanificando in tal modo l’immissione illegale che si ripete annualmente), e avviare nel contempo il prelievo controllato dei cinghiali con metodologie meno cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per popolare habitat idonei a quella specie.
Con un articolato documento Italia Nostra ha presentato queste proposte agli Assessori Regionali e Provinciali alla Difesa dell’Ambiente e ha chiesto l’intervento della Procura della Repubblica di Cagliari per fermare e reprimere i lanci illegali di selvaggina e verificare se il danneggiamento ambientale causato dai cinghiali lanciati in un habitat non idoneo possa ravvisarsi quale reato ambientale.
 

Sull'argomento:

Tentazioni della Penna: Cinghiali, petizione per eliminarli
 

Unione Sarda

Edizione di sabato 01 dicembre 2012 - Sulcis Iglesiente
S. ANTIOCO. Danni all'ambiente
Cinghiali da trasferire. Da Italia Nostra esposto alla Procura
I cinghiali “di importazione” che popolano le campagne di Sant'Antioco sono diventati un pericolo per la conservazione della biodiversità isolana nonché un attentato all'economia isolana. A denunciare ancora una volta l'insostenibile situazione è la sezione cittadina di Italia Nostra. Nei giorni scorsi il presidente Graziano Bullegas, ha inviato un esposto agli assessori regionali e provinciali alla Difesa dell'ambiente chiedendo che sollecitino l'intervento della Procura della Repubblica di Cagliari per verificare se possa ravvisarsi un qualche reato nei danni all'ambiente causati dai cinghiali introdotti in un habitat non idoneo.
GLI ESPOSTI Si tratta dell'ennesima richiesta che fa seguito a numerosi esposti e denunce presentate dai cittadini di Sant'Antioco e dai numerosi agricoltori che si contrappongono ai cacciatori. I primi, infatti, lamentano i gravi danni provocati alle coltivazioni dai cinghiali maremmani introdotti anni fa che hanno finito per colonizzare le campagne dell'isola. “È necessario impedire l'insediamento dei nuclei di cinghiali in un habitat che non è in grado di ospitarli -scrive Graziano Bullegas - con l'avvio di una campagna di eradicazione dei cinghiali presenti nell'isola». Italia Nostra auspica che sia opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta l'isola di Sant'Antioco ed avviare, nel contempo, un prelievo controllato dei cinghiali, con metodologie meno cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per popolare habitat idonei a quella specie.
I PROBLEMI La presenza a Sant'Antioco di cinghiali di una specie non autoctona, pone una serie di preoccupanti problemi ambientali derivanti dai danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal rischio per la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. L'habitat in cui si muove la selvaggina, infatti, non è idoneo per la specie introdotta la cui presenza sta limitando fortemente la riproduzione di diverse specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria lotta per la sopravvivenza a discapito di quelle più deboli che quindi, sono ormai diventate a rischio di estinzione. Da qui l'appello di Italia Nostra.
Tito Siddi
 Edizione di venerdì 30 novembre 2012 - Sulcis Iglesiente
CALASETTA. L'ordinanza
Divieto di caccia il Tar dà ragione al Comune
Nello scontro tra il sindaco di Calasetta Antonio Vigo e i cacciatori dell'Associazione venatoria caccia pesca ambiente la spunta (per ora) il primo cittadino: così ha deciso il Tar che ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dai cacciatori contro l'ordinanza del sindaco che vieta la caccia nelle campagne del paese.
L'ORDINANZA Nell'agosto scorso Antonio Vigo aveva emanato un'ordinanza che vietava, per garantire la sicurezza dei cittadini, l'attività venatoria in aree del territorio comunale che, malgrado l'utilizzo a scopo agricolo, risultano densamente abitate. Ma i cacciatori non avevano mandato giù la decisione e avevano impugnato l'ordinanza presentando un ricorso al Tribunale amministrativo regionale accampando l'“inesistenza di situazioni di pericolo e di danno” e ancora “difetto di istruttoria ed eccesso di potere”.
I GIUDICI La risposta del Tar non ha tardato ad arrivare: il 28 novembre, la richiesta di sospensiva cautelare dell'ordinanza avanzata dai cacciatori è stata respinta in quanto, hanno motivato i giudici “nel bilanciamento degli interessi in gioco, la tutela della pubblica incolumità prevale sul diritto ad esercitare l'attività venatoria”. Il Tar si pronuncerà nel merito. Soddisfatto il sindaco Vigo: «La sicurezza dei cittadini è stata messa al primo posto: direi che è un risultato più che soddisfacente».
Serena Cirina
 

Sant’Antioco 02 settembre 2003

L’Associazione Italia Nostra fa proprie le preoccupazioni dei sindaci di Sant’Antioco e di Calasetta in merito alla pericolosità dell’esercizio dell’attività venatoria nell’isola, e in particolare nelle aree fortemente antropizzate. L’esercizio della caccia nell’isola e l’eccessiva presenza di cacciatori sono stati, da tempo, motivo di protesta da parte dell’Associazione.
Esiste un forte condizionamento alla libera fruizione del territorio per i cittadini a causa dell’attività venatoria. Durante la stagione di caccia sono bandite le passeggiate domenicali in campagna e lo testimoniano le numerose segnalazioni a noi pervenute.
Per questo motivo Italia Nostra ritiene legittime le ordinanze dei due sindaci emesse a salvaguardia e a tutela  della pubblica incolumità, e auspica che anche altri amministratori della Sardegna seguano il coraggioso esempio dei sindaci dell’isola. È importante sottolineare che questi provvedimenti amministrativi sono stati emessi anche su sollecitazione di buona parte dei cacciatori dell’isola e che sono condivisi dall’autogestita di caccia “Isola di Sant’Antioco”.
L’Associazione auspica che i provvedimenti sindacali smuovano l’apatia dell’Assessorato Regionale all’Ambiente che, anziché minacciare inutili e dispendiosi ricorsi, predisponga al più presto un nuovo piano faunistico che tenga conto della specificità e della sensibilità dell’ecosistema delle isole minori, che ridefinisca le superfici interessate all’attività di caccia e conseguentemente il carico venatorio sopportabile, e che normalizzi l’attività di ripopolamento faunistico impedendo il lancio indiscriminato di selvaggina non autoctona e promuovendo la salvaguardia delle specie locali.
 
                                                                                                                              


 

lunedì 26 novembre 2012

Legge salva abusi edilizi


Is Arenas - Costa Occidentale della Sardegna

Pubblichiamo l'interessante e condivisibile lettera sottoscritta da un gruppo di Architetti e inviata al Presidente del Consiglio Regionale e al Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Architetti di Cagliari, Medio Campidano e Carbonia Iglesias contro la proposta di sanatoria degli abusi edilizi e di impunità  licenziata dalla VI Commissione del Consiglio Regionale



Oggetto: PL N. 423 - STOCHINO - PITTALIS - BARDANZELLU - PERU -MURGIONI - SANNA M. - CONTU F. - SANNA G. - MELONI F. –
Disposizioni urgenti per il contrasto al disagio sociale e alla tensione abitativa presente nei territori caratterizzati da diffusione discontinua ed altri usi impropri, in materia di piani di risanamento urbanistico e piani di riqualificazione paesaggistica.


Sant'Antioco - Torre Canai e isola della Vacca
 I sottoscritti architetti iscritti all’Ordine degli Architetti, Paesaggisti , Pianificatori, Conservatori delle Province di Cagliari, Medio Campidano e Carbonia-Iglesias  sostengono la Magistratura nell’azione di contrasto alla violazione dei diritti costituzionalmente garantiti in materia di ambiente, paesaggio  e beni culturali.
Considerano un attacco allo Stato di diritto la discesa in campo, con marcia su Cagliari, di una moltitudine di proprietari di edifici abusivi – destinatari di ingiunzione di demolizione di edifici realizzati in violazione della legge paesaggistica nei territori costieri dell’Ogliastra, del Nuorese e della Gallura – a reclamare sotto le finestre del loro méntore, l’on. Angelo Stochino e dei suoi colleghi di maggioranza della VI Commissione, l’applicazione di quel principio di impunità che la mala politica è ancora capace di diffondere nel tessuto sociale attraverso proposte di legge regionali  “coerenti all’azione avviata dalla Regione per la salvaguardia e la valorizzazione paesaggistica” (P.L. n. 423).
I sottoscritti si schierano in difesa  dell’ ambiente, del  territorio, del paesaggio e contro il consumo di suolo; si contrappongono alle leggi vergogna che  trasformano in legittimo ciò che è illegittimo offrendo protezione ad interventi “da fai da te” e copertura a cattivi amministratori e a speculatori locali, responsabili oggettivi anche del dissesto idrogeologico e dell’aggressione al bene comune. 
Chiedono che il Consiglio regionale rigetti la proposta di legge approvata dalla Commissione urbanistica e recuperi  la propria onesta funzione legislativa nel riconoscere nell’ambiente, nel  territorio, nel paesaggio il bene comune primario dell’Isola la cui compromissione è da impedire in ogni forma e semmai da sanzionare con la severità prevista dalla legge. 
In questa ottica di più ampia e severa tutela del bene primario, patrimonio dell’intera comunità, i sottoscritti ravvisano l’opportunità, la necessità e l’urgenza che il Consiglio imponga alle amministrazioni locali tempi stretti e certi nel dotarsi della strumentazione urbanistica adeguata a quella di salvaguardia e di tutela, anche adottando i poteri sostitutivi, affinché chiunque possa avviare intraprese nella certezza del diritto.  
Firmatari 
Arch. Giovanni Zedda  
Arch. Luciano Rossetti              
Arch. Tullio Angius
Arch. Fausto Solla
Arch. Maurizio Masala
Arch. Pierpaolo Piredda                              
Arch. Carlo Gessa

sabato 17 novembre 2012

Orizzonte perduto

 Graziano Bullegas*

I numerosi Movimenti e Comitati Locali che negli ultimi anni son nati in Sardegna, ognuno con la propria specificità locale, sono accomunati dall’obiettivo di opporsi all’installazione di strutture, impianti e aziende che aggrediscono il territorio, deturpano l’ambiente, distruggono il paesaggio e sempre più spesso la stessa economia dei luoghi. Le iniziative contrastate dai Comitati locali, e talvolta supportate da associazioni ambientaliste come Italia Nostra, vengono quasi sempre presentate come insediamenti da realizzarsi in nome della tutela dell’ambiente, della valorizzazione del territorio, funzionali agli obbiettivi del protocollo di Kyoto e quindi al risparmio energetico – naturalmente tutti gli interventi vengono realizzati “nel pieno rispetto dell’ambiente e del bene comune, attraverso un percorso di sviluppo sostenibile”, come si legge nel sito internet dell’impianto eolico di Ulassai.
Sempre più frequentemente il protocollo di Kyoto, la conferenza di Rio, la limitazione dei gas serra e il controllo climatico etc.. vengono utilizzati come pretesti per giustificare ecomostri e improponibili scempi ambientali.
A partire dalla chimica verde, che nasconde un inceneritore che condizionerà le future produzioni agricole di centinaia di ettari imponendo la monocoltura del cardo e non si esclude possa bruciare anche rifiuti urbani, passando per i “progetti di miglioramento fondiario” di centinaia di ettari di fertile terreno agricolo che vengono coperti con panelli fotovoltaici camuffati da serre o intere vallate ricoperte da migliaia di specchi e strutture d’acciaio per permettere la produzione di energia attraverso il solare termodinamico. Per arrivare poi alle wind farm o parchi eolici che occupano le nostre colline con centinaia di pali e pale con altezze superiori ai 70 mt e visibili da ogni dove, e non paghi chiedono di occupare pure il mare con gli impianti off-shore, poco importa se sorgeranno in prossimità del parco nazionale dell’Asinara o dentro il golfo degli Angeli. E ancora la nuova linea di termovalorizzatori dell’inceneritore di Tossilo fortemente contrastata dal comitato “Non bruciamoci il futuro” di Macomer o l’impianto trattamento dei rifiuti di Arborea contro cui lottano i cittadini della frazione di Sant’Anna in comune di Marrubiu.

Sotto processo è la green economy colpevole di inquinare quanto l’economia tradizionale e che vorrebbe farci dimenticare i numerosi siti degradati e i tanti impianti dismessi e mai bonificati disseminati per tutta la Sardegna.

Fra poco nell’isola arriverà pure il verde doc con i 25 campi da Golf. Green nuovi di zecca con annessi hotel, club-house e residenze, 150 villette da 180mc, per ogni campo, per complessivi 3mila HA di terreno occupato e 3 milioni di mc edificati. Sulla fascia costiera possibilmente!

E dopo essersi impadroniti delle nostre parole ci stanno privando pure dei nostri luoghi, dei nostri paesaggi, omologandoli a quelli più brutti della penisola, facendo perdere alla nostra isola “la sua diversità, la sua varietà d’aspetti e di caratteri di un intero continente” come la definiva Marcello Serra.

Se qualche geografo volesse riprendere il lavoro di Maurice Le Lannou che nel descrivere la geografia della Sardegna nel suo libro “Pastori e Contadini di Sardegna” ha raccontato la storia dei sardi e la struttura della loro economia nei secoli, dovrebbe oggi probabilmente affrontare il tema del “nuovo colonialismo” che si impone grazie anche all’opera meritoria di amministratori locali e regionali che in nome dell’autonomia gestiscono il territorio per conto dei costruttori e consegnano le terre fertili, le coste e l’intero paesaggio alla speculazione in cambio spesso di semplici promesse. Dovrebbe raccontare del ruolo delle soprintendenze anche esse troppo spesso colpevolmente assenti e compiacenti.

“Occorre dunque una legge che «ponga, finalmente, un argine alle ingiustificate devastazioni che si van consumando contro le caratteristiche più note e più amate del nostro suolo» diceva negli anni ‘20 Benedetto Croce presentando la prima legge italiana sulla difesa del paesaggio. A quasi un secolo di distanza, nonostante le tante importanti leggi che regolano la materia, da quelle di Bottai nel ’39 all’articolo 9 della Costituzione Italiana, fino al Codice dei Beni Culturali e Ambientali, le parole di Croce appaiono di un’attualità sconcertante.
 

Soprattutto in questa Sardegna dove si combatte ancora contro la città lineare fortemente contrastata da Antonio Cederna quarant’anni fa. Speravamo di aver chiuso definitivamente quel capitolo grazie alla legge salvacoste e al Piano Paesaggistico Regionale di Soru e invece siamo daccapo.

“C’eravamo appena procurati un Piano Paesaggistico che ce lo vogliono smontare” affermava Giorgio Todde qualche tempo fa. I numerosi “piani casa”, la legge sul golf, e l’ultima leggina sulle zone umide (che cancella in un sol colpo la tutela prevista dal PPR, dal codice dei BBCC e lo stesso pronunciamento del Consiglio di Stato) hanno inferto i primi colpi mortali al PPR. Lo scorso luglio il Consiglio Regionale ha approvato le nuove linee guida che di fatto derubricheranno la fascia costiera da bene paesaggistico a terra di conquista, trasformando le aree agricole in terreni marginali al servizio della nuova speculazione immobiliare.
 
Per raggiungere questo obbiettivo fanno pure carte false, impedendo il coinvolgimento dei cittadini e delle associazioni rappresentative di interessi diffusi e nel totale disprezzo della normativa italiana ed europea e dello stesso PPR, sulla partecipazione delle comunità ai processi decisionali. E ancora non basta, la stessa nomina della Commissione Regionale per il Paesaggio e la Qualità Architettonica è inficiata da atti illegittimi e dalla presenza di associazioni di comodo. Ma questa è materia di cui si sta occupando la magistratura cagliaritana.

Disposti a tutto quindi, fino a demolire il più avanzato progetto di pianificazione paesaggistica realizzato in Italia, pur di perseguire gli interessi della speculazione immobiliare. Naturalmente in nome dello sviluppo e del progresso e per omologare la Sardegna e il suo paesaggio ai luoghi più brutti di questa Italia sempre più consumata e sempre più invivibile.

*Graziano Bullegas è presidente regionale di Italia Nostra; pubblichiamo una sintesi dell’intervento al Forum il “Tramonto del paesaggio” organizzato dai Presidi del libro della Sardegna (9,10,11 novembre 2012)
 
Questo articolo è stato pubblicato sul Manifesto Sardo  venerdì, 16novembre 2012 alle 00:15 

giovedì 1 novembre 2012

Immagini della Sardegna

Is Arenas
 
 
Nuraghe Arrubiu
 
 
Costa Sant'Antioco


 Costa Sant'Antioco


Isola della Vacca

venerdì 24 agosto 2012

Specchi e acciaio in nome delle rinnovabili

Campu Giavesu - Meilogu
L'Associazione Italia Nostra Sardegna ha presentato in data odierna le osservazioni alla procedura di verifica/screening richiesta dalla ditta Energogreen Renewables srl  finalizzata alla realizzazione di un impianto termodinamico solare a concentrazione per la produzione di energia termica ed elettrica da realizzare  in località Campu Giavesu nei  comuni di Cossoine e Giave (SS).   

Si tratta di un impianto di circa 30 Megawatt di potenza installata, 160 HA di terreno occupato da specchi e acciaio, un’estensione  circa 6 volte più ampia della superficie occupata dai centri abitati di Cossoine e Giave. Un intervento fortemente invasivo, una grave offesa al territorio e al paesaggio, uno stravolgimento senza precedenti di questi luoghi che rappresentano elementi essenziali di riconoscibilità e di leggibilità dell’identità territoriale.
160 ettari di terreno occupato
L’intervento, oltre al deturpante impatto paesaggistico, potrà compromettere le attuali e future attività agricole della zona, in palese contrasto con gli stessi strumenti urbanistici dei comuni di Cossoine e Giave, e con le norme urbanistiche per le Zone Agricole.
Purtroppo l’aggressione alla piana di Campu Giavesu sembra non avere fine, infatti in quell’area insistono altri due impianti fotovoltaici che occupano una superficie complessiva di circa 40 HA per cui se venisse autorizzato anche il nuovo impianto risulterebbero occupati complessivamente 200 Ha di territorio agricolo e la potenza  complessiva (tra installata e richiesta) sarebbe di circa 50 MWe.   Si pone quindi il serio problema dell’effetto cumulativo del notevole impatto ambientale che l’insieme delle centrali elettriche potrebbero arrecare all’area agricola interessata.
L’associazione ha inoltre sollevato forti perplessità per il forte impatto paesaggistico riconosciuto dagli stessi proponenti l’opera, che probabilmente verrà maggiormente accentuato dagli interventi di mitigazione proposti. Così come la presenza dei numerosi nuraghi che circondano la vallata verrebbe completamente svilita dall’occupazione dell’intera area con specchi e acciaio.
Anche le numerose specie di avifauna stanziale e migratoria – nell’area nidifica anche la cicogna -  subirebbero un danno irreversibile dalla trasformazione dell’habitat.
Per tutti questi motivi l’Associazione ha chiesto all’ufficio Valutazione Impatti della Regione (SAVI) che l’impianto termodinamico solare a concentrazione venga considerato inammissibile o, in subordine, sia sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale.
24 agosto 2012

 
 
 
 

Sull'argomento:

 

Con DELIBERAZIONE N. 48/37 DEL 11.12.2012 la Giunta Regionale ha deciso di sottoporre a procedura di VIA l'impianto solare termodinamico di Cossoine - Giave
 
 

mercoledì 18 luglio 2012

Commissione Regionale per il Paesaggio e la Qualità Architettonica

Paesaggio agrario
Apprendiamo con disappunto che domani 19 luglio si riunirà la Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica di cui all’art. 6 della legge regionale 21 novembre 2011 n° 21.
Lo scorso 6 luglio Italia Nostra Sardegna e Legambiente Sardegna hanno chiesto chiarimenti sulla composizione della Commissione - in particolare sulla nomina del componente che la Giunta Regionale avrebbe dovuto scegliere nell'ambito di una terna designata dalle Associazioni portatrici di interessi diffusi individuate ai sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di ambiente e danno ambientale - sollevando seri dubbi sulla legittimità della nomina in quanto tale nominativo non è stato segnalato da nessuna delle Associazioni interpellate.
In data odierna le stesse Associazioni preso atto che nessuna risposta è pervenuta da parte della Regione Sardegna, considerano gravissimo l’operato della Giunta Regionale e comunicano alla Presidenza della Regione,  all’Ass.to agli EE.LL. e Urbanistica e alla Direzione reg.le ai BB.CC. che considerano illegittima la composizione della Commissione stessa e di conseguenza gli atti che da essa verranno addottati.

Cagliari, 18 luglio 2012

Cala Cartoe - Orosei

 

Sull'argomento

Portale Regione Sardegna: Paesaggio, giunta nomina menbri commissione regionale 
Il Fatto Quotidiano: Sardegna, la Procura indaga su assessore regionale per falso ideologico
Blog GRIG: Il “mistero buffo” della Commissione regionale per il paesaggio.
Sardegna Democratica: La Commissione regionale del paesaggio tra etica predicata e quella praticata
Tiscali Sardegna: Cagliari: inchiesta commissione Paesaggio, Rassu dai Pm

sabato 14 luglio 2012

Revisione Piano Paesaggistico Regionale



Villaggio Turistico costa occidentale
Italia Nostra non si unisce al coro di quanti ritengono che la revisione-cancellazione del PPR rappresenterà il motore dello sviluppo dell’economia sarda. Ritiene anzi che il processo di cancellazione della pianificazione paesaggistica regionale metterà ancora più in crisi la traballante economia della Sardegna.
Assistiamo all’ennesimo tentativo di “revisionare” il PPR giustificando tale scelta con slogan privi di senso e di fondamento economico. Continuare ad affermare che costruire inutili case lungo le coste dell’isola potrà rilanciare l’economia, significa non aver capito che proprio la bolla immobiliare è tra le principali cause di questa crisi economica. La distruzione delle coste, funzionale agli interessi di qualche imprenditore privo di scrupoli, darà il colpo di grazia alla stessa industria turistica della Sardegna.
Il Consiglio Regionale si accinge in questi giorni a derubricare la fascia costiera da bene paesaggistico a terra di conquista, trasformando le aree agricole in terreni marginali al servizio della nuova speculazione immobiliare. La “revisione” del vincolo paesaggistico presente sui colli di Tuvixeddu e Tuvumannu, inoltre, renderà nuovamente edificabili le aree attualmente tutelate.
Il Ministero dei Beni Culturali, parte fondamentale del procedimento, non può e non deve condividere l’annientamento delle misure di protezione esistenti.
Per rappresentare le “ragioni del paesaggio”, forse dimenticate da quanti si apprestano a demolire il più avanzato progetto di pianificazione paesaggistica realizzato in Italia, l’Associazione ha reiterato la richiesta, presentata più volte all’ass.to Regionale all’Urbanistica e agli organi periferici del Ministero dei BBCC, di partecipazione alle riunioni di valutazione tecnica indette ai sensi degli articoli 143 e 156 del Codice Urbani e dell’articolo 49 delle norme tecniche di attuazione del PPR.
Italia Nostra ha, infine, ricordato che il mancato coinvolgimento dell’Associazione, in assenza di motivato diniego, rappresenta motivo di illegittimità degli atti adottati dalla Regione e comporta un concreto rischio di danno erariale, considerato che per il procedimento di revisione del PPR sono stati stanziati ben 14 milioni di euro.
Cagliari, 12 luglio 2012




giovedì 2 febbraio 2012

La rete di Radar antimigranti in Sardegna

 
Targa anniversario mobilitazione antiradar - Sant'Antioco

I cittadini vincono la battaglia sui radar e la pubblica amministrazione paga le spese processuali

Sant’Antioco 02 febbraio 2012 
Il pronunciamento del TAR Sardegna del 25 gennaio scorso in materia di installazione dei radar costieri della Guardia di Finanza dichiara la cessazione della materia del contendere in quanto il Ministero delle Opere Pubbliche e dei Trasporti ha revocato l’autorizzazione a suo tempo rilasciata, e condanna lo Stato e la Regione a pagare le spese di giudizio.
Manifestazione a Sant'Antioco
La sentenza richiama le considerazioni già espresse con l’ordinanza cautelare n. 399/2011 dello scorso ottobre con la quale i giudici affermano l’applicabilità dei principi di minimizzazione e di precauzione a difesa della pubblica salute e dell’ambiente, anche nelle ipotesi in cui i rilievi scientifici non avessero  raggiunto una chiara prova di nocività.
In definitiva, con la condanna delle amministrazioni intimate al pagamento delle spese di giudizio si riconosce la fondatezza dei ricorsi presentati dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa per conto di Italia Nostra e le ragioni dei Comitati NOradar Sardegna che da quasi un anno si sono opposti con presidi, manifestazioni, assemblee, sit-in, conferenze etc… all’installazione dei radar di profondità nelle suggestive coste della Sardegna Occidentale.
Questa sentenza rappresenta quindi un importante risultato per l’Associazione e per i Comitati NOradar della Sardegna e consente di affrontare con fiducia le nuove battaglie per fermare l’installazione dei radar negli altri siti, in quanto le questioni poste dal TAR Sardegna sull’eventuale pericolo rappresentato dalle emissioni di onde elettromagnetiche persiste anche per i nuovi siti di Sant’Elia, Capo Sandalo, Capo San Marco e Capo Caccia.
Ai pronunciamenti del TAR Sardegna si è aggiunto in questi giorni l’importante (seppur tardivo) documento del Ministero dell’Ambiente con il quale si riafferma l’obbligatorietà della Valutazione di Incidenza nelle aree tutelate dalla rete Natura 2000 senza eccezioni per l’installazione di strutture militari. Come immediata conseguenza anche il Parco Nazionale dell’Asinara ha espresso contrarietà all’installazione del radar della Guardia Costiera a Punta Scomunica e ha chiesto il risarcimento dei danni causati all’ambiente dai lavori non autorizzati.
"Su Semafuru" a Sant'Antioco - 1980 
Si tratta di importanti prese di posizione, sostenute dalla nostra Associazione, a difesa di siti di rilevante interesse paesaggistico e ambientale L’auspicio è che questi pronunciamenti possano risultare utili per impedire l’installazione dei radar in Sardegna e nel resto di Italia e per sostenere le proteste di quelle località in Sicilia, Calabria e Liguria dove i radar sono già stati installati.
               



La G.di F. rinuncia ad installare i radar

Sant’Antioco 23 dicembre 2011


 
 
La rinuncia della Guardia di Finanza ad installare i radar nei promontori di Capo Sperone, Capo Pecora, Ischia Ruja e Argentiera - comunicata dall’avvocatura dello stato al TAR Sardegna, che il prossimo 25 gennaio dovrà discutere nel merito del ricorso presentato da Italia Nostra e dal comune di Tresnuraghes - rappresenta un’importante risultato per l’Associazione e per i Comitati NOradar
della Sardegna.

Di fronte ad una eventuale ulteriore sentenza sfavorevole, la GdF sceglie di ritirarsi di buon grado e di individuare altri siti. I siti individuati sono dei vecchi fari della Marina Militare per alcuni dei quali le Amministrazioni locali hanno progettato il recupero finalizzato ad un riutilizzo pubblico del bene.
Questi fari, ubicati lungo la costa occidentale della Sardegna, sovrastano promontori che possiedono le stesse caratteristiche ambientali e paesaggistiche di quelli individuati in precedenza per cui non si capisce la ratio di tale scelta se non quella di dover piazzare da qualche parte radar già acquistati e conservati in magazzino. Considerati i costi di installazione dei radar GdF e di acquisto di
quelli della Guardia Costiera, si risparmierebbero oltre 400 mila euro se si decidesse di rinunciare alle due reti di radar. Somme utili a dare respiro alle casse ormai vuote di parchi e aree protette.
Italia Nostra, così come ha sostenuto la lotta delle comunità dei quattro siti che si sono mobilitate a difesa del proprio territorio, prosegue nel suo impegno ambientale assieme ai cittadini e agli amministratori di Cagliari, Carloforte, Cabras e Alghero e delle altre località interessate. Tre di questi siti dovranno addirittura ospitare due radar con le conseguenze negative dovute alla somma delle emissioni elettromagnetiche degli apparati.
È bene ricordare che l’Associazione ha presentato qualche mese fa una denuncia alle Procure della Repubblica competenti per territorio con la quale si evidenziavano le numerose “anomalie” riscontrate nell’iter procedurale di rilascio delle autorizzazioni e i veri e propri abusi causati dall’apertura dei cantieri. Chi pagherà i costi del ripristino ambientale della collina di Capo Pecora
completamente deturpata da una immensa pista realizzata senza neppure le necessarie autorizzazioni?
Considerato che i siti individuati per l’installazione dei radar sono di rilevante interesse paesaggistico e ambientale (quasi tutti parchi, aree protette, zone umide di importanza internazionale e inseriti nella Rete Natura 2000) e che, come sostiene il TAR Sardegna, è necessario garantire il diritto all’ambiente salubre, si ritiene scellerata la scelta di installarvi radar e apparecchiature elettroniche che emettono onde elettromagnetiche dannose per il territorio e per la salute umana e dell’ecosistema, e che impediscono la pubblica fruizione di questi bellissimi promontori.
L’Associazione esprime inoltre viva preoccupazione per i danni ambientali che i radar già installati in Sicilia, Calabria e Liguria possono arrecare alle comunità residenti, considerando che alcuni centri urbani risultano investiti dalle pericolose emissioni elettromagnetiche dei radar.

 

Un Albero di Natale antiradar

Il 18 dicembre in Piazzetta Piria a Sant’Antioco si inaugurerà un albero di Natale diverso dai soliti, carico di significati.
Gli organizzatori sono Italia Nostra, il comitato No Radar, l’associazione Sant’Antioco abbraccia il mare; ha collaborato, oltre al Comune per la location, la Guardia Forestale locale.
Si è scelto un albero secco, fornito dalla Guardia Forestale, spoglio e triste, a rappresentare il nostro presente, spoglio di valori, secco nei sentimenti, spesso un po’ triste. Ma lo si è riempito dei colori, della fantasia, delle speranze dei bambini: centinaia di disegni che i bimbi delle primarie hanno realizzato per l’evento. Ci si vuole in questo modo augurare che il loro futuro sia più allegro, pieno di colore e gioia, con più attenzione all’ambiente e al territorio, certamente senza radar.
C’è un ulteriore significato: l’iniziativa è ad impatto e costo zero, per preciso desiderio degli organizzatori. Si è scelto di non uccidere un albero per celebrare il Natale; i volontari hanno partecipato con gioia, i regalini per i bimbi sono dati donati da aziende specializzate in gadgets. Ingredienti  semplici: idee, volontà, coraggio, partecipazione, solidarietà.  Una ricetta che di questi tempi potrebbe tornare utile non solo a livello locale…
La banda musicale Giuseppe Verdi accompagna, anch’essa a titolo gratuito, la manifestazione. Per augurare a tutti Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

 
Sant’Antioco  12 ottobre 2011
GRANDI E INUTILI OPERE IN SARDEGNA

Nonostante la crisi economica che investe l’Italia, prosegue anche in Sardegna la realizzazione di opere socialmente inutili e devastanti sotto il profilo paesaggistico e ambientale 

Proviene dall’Algeria il gigantesco serpente che uscirà dal mare e, dopo aver sventrato la Sardegna dal Sulcis alla Gallura, si immergerà nuovamente nel Tirreno per raggiungere la costa toscana.
Il Galsi, questo il nome del metanodotto, è un'infrastruttura titanica che  distruggerà tutto quel che incontra nel suo percorso (coltivazioni, boschi, attraversamento di fiumi, interruzione di falde acquifere) e la vastissima prateria di posidonia del Golfo di Palmas.
Circa un terzo del gas trasportato dovrebbe servire le utenze dell’isola e consentire alla Sardegna di superare il gap energetico, ma il finanziamento non prevede la realizzazione degli allacci a un’eventuale rete di gas sarda, per cui neppure un metro cubo di metano si fermerà in Sardegna e il gigantesco tubo d’acciaio costituirà l’ennesima servitù per la Sardegna a beneficio dei soliti interessi.
Sempre dal nord Africa dovrebbero arrivare i migranti clandestini da fermare attraverso l’estesa rete di radar che la Guardia di Finanza (4 radar) e la Guardia Costiera (11 radar) vorrebbero installare nei promontori più suggestivi e paesaggisticamente rilevanti delle coste della Sardegna, alcuni dentro i parchi e le aree marine protette il resto nei siti appartenenti alla rete europea Natura 2000 per la conservazione della biodiversità.
Appalti senza gara da molti milioni di euro, non importa se immigrati clandestini non ne sono mai arrivati, se queste apparecchiature emettono onde elettromagnetiche dannose per la salute e per l’ecosistema, se gli altissimi tralicci e le piste per raggiungerli rappresenteranno l’ennesimo disastro paesaggistico delle coste sarde, se aumenteranno ancora le servitù militari.
Insomma due opere di cui la comunità sarda non avverte certo il bisogno, e per le quali Italia Nostra ha presentato opposizioni e ricorsi.
È di questi giorni il positivo accoglimento del TAR Sardegna della sospensiva all’installazione di alcuni radar. Nella sua ordinanza il TAR condivide le valutazioni ed i giudizi formulati da Italia Nostra e ne accoglie appieno le richieste. Un importante riconoscimento per l’Associazione e per i "valori" che esprime: il principio di precauzione, ma anche il diritto alla salute, alla salubrità dell'ambiente e il diritto ad un paesaggio non devastato.
Graziano Bullegas
(Articolo pubblicato sul bollettino nazionale di Italia Nostra)








La tutela della salute e dell’ambiente non possono essere subordinate alla realizzazione di un opera pubblica

Sit-in davanti al Consiglio Regionale - Cagliari
Sant’Antioco  7 ottobre 2011
Le motivazioni con le quali il TAR Sardegna ha accolto la richiesta di Italia Nostra e del Comune di Tresnuraghes di sospendere l’installazione dei radar in Sardegna confermano le ragioni degli ambientalisti e dei tanti cittadini mobilitati.
Nell’ordinanza i giudici evidenziano l’estrema superficialità con la quale gli enti regionali hanno rilasciato i pareri positivi: “il parere dell’ARPAS non sembra reso sulla base di una approfondita istruttoria”, così come non è stata presa in alcuna considerazione la nota e evidente presenza di cittadini, turisti, e operatori in prossimità dei radar, mentre è stata approssimativa la valutazione del Servizio SAVI nel non ritenere utile la valutazione di incidenza in un’area SIC deputata alla conservazione della biodiversità in Europa.
In particolare i giudici mettono al primo posto valori costituzionalmente garantiti quali il diritto alla salute e il diritto alla salubrità dell’ambiente che, sembrerebbe,  siano stati disattesi nell’iter che ha approvato l’installazione dei radar in Sardegna; nel contempo inseriscono principi quali quello della minimizzazione del rischio e quello di precauzione anche nei casi in cui (come nelle emissioni di onde elettromagnetiche dei radar) i rilievi scientifici non hanno raggiunto una chiara prova di nocività.
Un pronunciamento del TAR che accoglie quindi le ragioni di Italia Nostra e dei comitati contro l’installazione dei radar in Sardegna. Non altrettanto si può dire della posizione della Regione Sarda. Mentre il Consiglio Regionale lo scorso 31 agosto si pronuncia con un voto unanime per la revisione delle basi militari presenti nell’isola e per riconsiderare l’intero iter di approvazione dell’installazione dei radar (considerati nuove servitù militari), la Giunta Regionale concede nuovi territori ad usi militari e gli organi della Regione (il SAVI e l’ARPAS), preposti alla tutela dell’ambiente, danno parere favorevole ad opere devastanti in zone di grande pregio paesaggistico e naturalistico. E non basta ancora, l’avvocatura regionale, con delega del Presidente della Giunta, difende poi a spada tratta davanti allo stesso TAR la rete di radar militari intorno all’Isola.









Bloccata per l’intera estate l’installazione dei radar in Sardegna

Sant’Antioco 01 agosto 2011



Il presidente della prima sezione del TAR Sardegna Aldo Ravalli ha accolto due ricorsi
presentati dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa per conto di Italia Nostra e ha deciso in
via cautelare di sospendere l’installazione dei radar a Sant’Antioco e a Fluminimaggiore
nella costa occidentale della Sardegna. Il prossimo 5 ottobre la camera di consiglio
collegiale valuterà se confermare o modificare il dispositivo.
Un importante risultato per l’Associazione Italia Nostra, per il movimento NOradar, per i cittadini e per quanti hanno creduto in questa lotta a difesa della salute, del territorio e del bellissimo paesaggio costiero della Sardegna, vera risorsa dell’isola.

La tregua estiva, conseguenza della decisione del TAR Sardegna, consentirà a quanti si
sono mobilitati di ripensare la protesta antiradar e di studiare le prossime iniziative senza
l’affanno di veder nascere da un giorno all’altro i cantieri della società Almaviva in alcuni
tra i promontori più suggestivi dell’isola, siti costieri rilevanti sotto l’aspetto paesaggistico e
ambientale, che rischiano di essere irrimediabilmente compromessi da queste torri di
acciaio alte 15 mt.







I radar che si vorrebbero installare sono strumenti pericolosi per la salute umana, per
l’ecosistema e per la conservazione della biodiversità (aree SIC e ZPS).
In questa vicenda sono in gioco, oltre alla credibilità degli enti preposti alla tutela della
salute e dell’ambiente, anche l'applicazione forzata dell'articolo 147 del Codice BBCC ed
una prassi che vede gli organi della tutela del paesaggio, come troppo spesso accade, in
una posizione tanto subalterna da esprimere inverosimili pareri favorevoli "in
considerazione dell’esigenza di sicurezza nazionale" o ipotizzando improponibili e banali
"opere di mitigazione", quali la piantumazione di arbusti e cespugli, per nascondere
strutture di rilevantissime dimensioni.
Inoltre la rete di radar, giustificata in una prima fase come un sistema di controllo
dell’immigrazione clandestina, assume sempre più una connotazione di carattere militare
e di intelligence (il cosiddetto sistema C4I) e rappresenta quindi nuove e pesanti servitù
per la regione Sardegna, la più gravata in assoluto da basi militari che stanno
desertificando il territorio, mettendo a rischio la salute dei cittadini e distruggendo
ambiente e paesaggio.

Ricorso al TAR contro l’installazione dei radar in Sardegna
 
Sant’Antioco  22 luglio 2011
L’associazione Italia Nostra assieme al Comitato NOradar di Sant’Antioco presenterà in settimana un ricorso al TAR Sardegna contro l’installazione dei radar di profondità a Capo Sperone. Analoga iniziativa è in corso con il Comitato di Fluminimaggiore per impedire l’installazione del radar a Capo Pecora.
Per poter sostenere le spese legali il comitato ha avviato una sottoscrizione popolare tra la comunità e ha organizzato a S’acqua ‘e sa Canna per il prossimo sabato 23 luglio una cena di autofinanziamento a base di cibi locali.
I cittadini riuniti in comitato – confortati dall’accoglimento dei ricorsi e delle richieste di sospensiva da parte del TAR Lecce per il radar di Gagliano del Capo in Puglia e del TAR Sardegna per il radar di S’Ischia Ruja a Tresnuraghes -  hanno deciso di intraprendere la via del ricorso amministrativo perché fortemente preoccupati dall’eventuale installazione del radar e dall’assenza di decisioni e pronunciamenti politici da parte del governo regionale.

In questo momento non rassicurano certo le inopportune dichiarazioni del senatore Cabras, poco rispettose delle battaglie dei cittadini e delle comunità locali e senza alcuna cognizione delle apparecchiature che si devono installare e della loro pericolosità. Non ha avuto neppure la sensibilità, dimostrata da tanti politici anche del suo partito, di ascoltare le ragioni dei propri concittadini che da mesi lottano contro questi pericolosi strumenti di distruzione della salute, del paesaggio e dell’ecosistema.
La stessa ARPA Sardegna riconosce infatti che i radar possono emettere onde elettromagnetiche pericolose per la salute umana e superiori ai limiti di legge, e ha rilasciato parere favorevole sub condizione e decidendo di fatto di effettuare le verifiche dopo l’installazione del radar. procedura che non prevede, se non fino a dopo la costruzione, la verifica degli effetti collaterali in materia di inquinamento elettromagnetico.procedura che non prevede, se non fino a dopo la costruzione, la verifica degli effetti collaterali in materia di inquinamento elettromagnetico.


Una passeggiata ecologica antiradar

Sant’Antioco 17 aprile 2011 
 
La passeggiata naturalistico-ecologica proposta dalla sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra per sensibilizzare i cittadini contro l’installazione del radar a Capo Sperone,  ha avuto successo.
Puntuali stamattina si son presentate all’appuntamento una cinquantina di persone e quasi tutte hanno percorso il tracciato più lungo (9 km) che partendo dalla Torre Canai (visitata da un centinaio di persone nei due giorni di apertura in occasione della XIII settimana della cultura indetta dal Ministero per i Beni Culturali) ha raggiunto la collina di “Su Semafuru” (sa Guardia de su Turcu è l’antico toponimo) e dopo una breve sosta è rientrata attraverso un percorso ad anello.
Scopo della manifestazione è stato quello di tracciare un percorso, individuato e segnalato tra sentieri già esistenti, che unisce i due Beni Identitari (Torre e Semaforo) che hanno avuto una comune storia nel passato (ambedue postazioni di controllo per l’accesso nel Golfo di Palmas e nel Porto di Sant’Antioco) e che purtroppo potrebbero avere un futuro diverso: la Torre recuperata e resa alla pubblica fruizione grazie alla passione e all’impegno volontario di un’associazione culturale (Italia Nostra), mentre il semaforo rischia la completa distruzione a causa dell’installazione sulla collina del radar antimigranti.
I partecipanti al trekking hanno aderito all’iniziativa oltre che per esprimere la loro contrarietà all’installazione del radar anche perché interessati a un’insolita passeggiata tra i colori e i profumi della campagna, in questa stagione particolarmente intensi, e per poter ammirare dalla sommità della collina de Su Semafuru (176 metri di altezza) lo straordinario panorama a 360° sul golfo di Palmas, sulla costa sud occidentale della Sardegna fino a Capo Teulada, sulle isole della Vacca e del Toro, sull’intero versante meridionale dell’isola di Sant’Antioco e sulla costa orientale dell’isola di San Pietro.
 
Lavori di installazione del radar a Capo Sperone
Sant’Antioco 24 marzo 2011   
In data odierna sono arrivati i primi mezzi meccanici a Capo Sperone a Sant’Antioco, nell’area  della ex stazione radio militare per la posa di un radar di profondità per la sorveglianza costiera.
I giorni scorsi l’Associazione è intervenuta presso tutti gli enti interessati al rilascio delle autorizzazioni (Ass.to Reg.le all’Ambiente, Ufficio Tutela del Paesaggio, Servizio Demanio e Patrimonio, Comune di Sant’Antioco e ARPA Sardegna) chiedendo informazioni sugli eventuali pareri rilasciati.
Italia Nostra è intervenuta perché il radar che sarà installato su un traliccio alto  36 mt, genererà un potente fascio elettromagnetico che potrebbe avere ripercussioni negative sull’ecosistema di una vasta area sensibile del sud dell’isola. Ricordiamo che oltre al vincolo paesaggistico presente nell’intera isola, la parte sud è stata individuata quale Zona di Protezione Speciale codice ITB043032 denominata “Isola di Sant’Antioco, Capo Sperone” per la presenza di specie di rilevante interesse faunistico, alcune a rischio di estinzione quali l'Alectoris barbara l'unica pernice presente in Sardegna e per l’importante presenza di emergenze botaniche alcune delle quali endemiche. L’isola di Sant’Antioco, e in particolare il tratto di costa a falesia del sud, è uno dei pochi siti in Italia in cui nidifica e si riproduce il falco della regina
Inoltre a poca distanza del sito interessato all’installazione del radar (500-700 mt) ci sono alcune case in cui abitano permanentemente diverse famiglie, poco lontano (distanza inferiore ai mille metri) opera una comunità di recupero per tossicodipendenti che ospita per l’intero anno numerosi giovani e operatori sociali. Uguale distanza da importanti insediamenti turistici (il residence Ibisco Farm e l’hotel village Capo Sperone) e dalla stessa spiaggia di S’Acqua ‘e sa Canna meta di numerosi bagnanti nella stagione estiva.  A una distanza di poco superiore (1.500 mt) si trova un’altra grossa struttura turistica denominata Peonia Rosa, abitata anche nella stagione invernale da alcune famiglie.
Fatto curioso è che la delibera della Giunta Regionale che concede in comodato d’uso l’area ex semaforo alla guardia di finanza, condiziona la realizzazione delle opere all’acquisizione di tutte le autorizzazioni e permessi di legge prescritti per le aree vincolate dal punto di vista paesaggistico e che l’intero apparato sarà finanziato dalla Comunità europea con PON Asse 1.2. Questo tipo di finanziamento impone specificatamente il criterio della pubblicità dell'attività progettuale che si intende realizzare con informazione specifica alle popolazioni interessate,  oltre che l'esposizione del logo europeo in tutti i documenti presentati, sia in fase informativa sia in fase di esecuzione dei lavori. Allo stato attuale i lavori sono iniziati senza che nessuno ne sapesse niente e senza alcuna informazione al riguardo. 
 
 

Sull'argomento:


 

alcuni interessanti filmati:

 

Rai news24

Conferenza NOradar a Sant'Antioco

 
 

Presidio Capo Pecora

Presidio di Tresnuraghes