mercoledì 26 luglio 2017

Sant'Antioco: un migrante d'altri tempi

Raccontare la storia è fare politica culturale.
Se non siamo noi a raccontare la storia lo faranno altri col pericolo che raccontino qualcosa di diverso rispetto alla realtà. Una storia addomesticata, funzionale agli interessi particolari, talvolta una non verità.

La storia dell'isola di Sant'Antioco è una storia di migranti

L'idea è quella di raccontare attraverso un docu/film una parte della storia della nostra isola attraverso la narrazione dell'immigrazione/emigrazione.

Partendo dai Fenici e dai Cartaginesi che hanno scelto di insediarsi a Solky
Arrivando all'immigrato illustre (Sant'Antioco, il patrono) che rappresenta un importante punto di riferimento e che ogni anno festeggiamo per ben tre volte.
Passando poi agli immigrati meno illustri, ma importanti .... sono i nostri avi che hanno ripopolato l'isola  250 anni fa circa.
E i tanti emigrati degli anni '60 - '70, ma anche oggi sono tanti i giovani costretti ad espatriare
Fino ai nuovi immigrati che arrivano con i barchini sulle nostra coste e che suscitano reazioni e sentimenti contrapposti e talvolta ostili.

Nel corso dell'incontro che si terrà nella sala Sufeti a Sant'Antioco mercoledì 26 luglio 2017 alle ore 18.30  verrano proiettati "appunti" del docu/film che si intende realizzare.


Chi fosse interessato a partecipare al crowdfunding (azionariato popolare) potrà lasciare il proprio nominativo e l'indirizzo  e-mail per essere aggiornato e ricontattato.



domenica 16 luglio 2017

Sardegna: coste da salvare

Le Associazioni Ambientaliste della Sardegna organizzano un incontro pubblico sul tema del governo del territorio e del turismo sostenibile. Al focus group regionale partecipa il vescovo di Alghero S.E. Mons. Mauro Maria Morfino
.

L'appuntamento è per lunedì 17 luglio alle ore 20.00 in piazza Pino Piras ad Alghero



Cala Fuili - Dorgali

Sull'argomento

Sardegna Oggi - CNA: "Anni record per il turismo nell'isola, turismo in netta crescita..." 
Gallura Oggi - Consumo di suolo, la Gallura è una delle zone con più cemento 
Eddyburg -  Le coste sono a rischio: salviamo le regole del Piano Paesaggistico


mercoledì 12 luglio 2017

Nuovo Campo Prove 140 e riconversione fabbrica di bombe RWM



In previsione della riunione del Consiglio Comunale di Iglesias del prossimo 13 luglio in cui si discuterà delle richieste avanzate dalla RWM Italia spa per la realizzazione del nuovo Campo Prove in località San Marco, abbiamo inviato una lettera al Sindaco e al Presidente del Consiglio Comunale della città, richiamando l'attenzione su questioni di natura ambientale ed urbanistica in merito alla richiesta avanzata dalla RWM Italia Spa per la  "realizzazione del Nuovo Campo Prove 140" in località San Marco in territorio di Iglesias.
Nella lettera abbiamo chiesto che il Consiglio Comunale di Iglesias assuma una posizione netta e chiara a difesa del proprio territorio e del proprio ambiente naturale, difenda le prerogative dell'Assemblea Consiliare di Iglesias di pianificare il proprio territorio, la propria economia e il proprio futuro, e si faccia parte attiva nella procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA richiedendo la Valutazione di Impatto Ambientale cumulativa per l'intero processo produttivo della RWM Italia spa.
Nel merito Italia Nostra Sardegna ritiene:
  1. Sulla destinazione Urbanistica dell'area
Si è ribadito che le attività finalizzate alle produzioni industriali devono essere ubicate in zona industriale. L'area in cui dovrebbe sorgere il Nuovo Campo Prove  è invece classificata  come "zona Bianca", ovvero zona in assenza di pianificazione.
Si ritiene che qualsiasi decisione in merito ad interventi in quell'area debba necessariamente essere subordinata alla nuova disciplina urbanistica già avviata dal Comune di Iglesias con la redazione del PUC in adeguamento al PPR ed al PAI.
Appare infatti del tutto fuori luogo condizionare le prossime scelte urbanistiche con una decisione irreversibile che porterebbe ad un  intervento fortemente impattante anche sotto l'aspetto naturalistico-ambientale come quello proposto dalla società RWM in località San Marco.


  1. Sulla Valutazione di Impatto Ambientale e la Valutazione Ambientale Strategica
L'ufficio Valutazione Impatti dell'ass.to Reg.le della Difesa dell'Ambiente ha già fatto un primo importante passo respingendo la "notifica di non sussistenza di procedura di Valutazione di Impatto Ambientale" e chiedendo all'azienda RWM di presentare la verifica di assoggettabilità a VIA per il nuovo Campo Prove.
Riteniamo che ciò non sia abbastanza in quanto è obbligatorio a nostro avviso che il progetto venga assoggettato a procedura di VIA.
La normativa sulla VIA è abbastanza chiara in proposito, supportata tra l'altro da numerose sentenze di tribunali amministrativi e dallo stesso Consiglio di Stato nell'imporre la VIA cumulativa nei casi in cui più impianti insistono nella stessa area.

  1. Sul sito di Interesse Comunitario “Monte Linas-Marganai” n° ITB041111.
Il SIC ITB041111 si trova a una distanza inferiore ad un km dal sito interessato dal nuovo campo prove. E' indubbio quindi che qualsiasi intervento edificatorio, e a maggior ragione un'attività industriale di tale natura, debba necessariamente essere sottoposto a VIA e a Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA) per verificare l'impatto che l'impianto potrebbe causare alle specie protette presenti nel SIC.
L'area presenta un elevato interesse speleologico e geologico-strutturale oltreché faunistico, sia per la presenza di specie tutelate dalla Direttiva Comunitaria che per il notevole numero di specie endemiche e di interesse venatorio.
Purtroppo nell'area sono presenti numerose criticità conseguenti alle attività umane e il pericolo paventato è che il nuovo Campo Prove, proposto dalla RWM Italia, possa acuire la vulnerabilità di un territorio fragile danneggiando ancora di più  le specie protette presenti nell'area.


Sull'argomento

Sardinia Post - Domusnovas , corteo contro la fabbrica di bombe. Ma il paese la difende
Sardinia Post - Fabbrica di bombe a Domusnovas: Piras (MdP): "chiusura immediata"


 

martedì 11 luglio 2017

Question time sulla centrale termodinamica di Gonnosfanadiga: uno schiaffo all’isola

L'area dell'intervento tra Decimoputzu e Villasor
A chi ha a cuore le sorti di questa nostra terra non sarà sfuggita la risposta del ministro Galletti al deputato Roberto Capelli sulle Centrali Solari Termodinamiche proposte nel Medio Campidano, in particolare su quella denominata “Gonnosfanadiga”.  Alle molteplici problematiche ricordate dal parlamentare circa la fragilità di un territorio aggredito da un’iniziativa imprenditoriale di tipo speculativo, che solleva motivati interrogativi per i rilevanti impatti ambientali, il devastante consumo di suolo, l’incidenza negativa sulle produzioni agricole e sugli allevamenti, il Ministro ha fornito una risposta che dà l’esatta misura di quel NULLA che oggi pervade i riti della democrazia parlamentare.
Va ricordato che il progetto è attualmente assoggettato a procedura di VIA Statale, la cui attività istruttoria è di competenza (art.7 Codice dell’ambiente) del dicastero dell’Ambiente. Dei contenuti di tale istruttoria, cui collabora il Ministero per i Beni e le attività culturali e del turismo (MIBACT) e che vede coinvolti Regione, Comuni ed Enti pubblici (Soprintendenze), nonché il pubblico attraverso la presentazione di Osservazioni od elementi conoscitivi e valutativi, ci si sarebbe atteso di avere notizia.
Viceversa il Ministro si è dilungato, in modo generico, sul pronunciamento della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale (CTVIA), che com’è noto ha espresso un giudizio    positivo sulla    compatibilità ambientale    dell’impianto (Parere n. 2320 del 3.3.2017), mentre solo un fugace cenno è stato riservato al Parere Tecnico Istruttorio negativo del MIBACT (prot.27771 del 12.11.2015). Va detto che diversamente da quanto affermato da Galletti i due rilevanti Atti amministrativi, dai quali si possono desumere le motivazioni che hanno presieduto alla formulazione dei pareri, non sono mai stati pubblicati sul sito del  Ministero da lui presieduto, nonostante le pressanti e ripetute sollecitazioni di Italia Nostra.

L'incontro tra comitati, associazioni e la Giunta Regionale
Merita di essere ricordato il fatto che dei 48 membri della Commissione sono stati in 29 a pronunciarsi favorevolmente. Volendo entrare nel merito delle conoscenze solo a 5 di questi  hanno specifiche competenze in materia di ambiente e di ecosistemi, mentre ben 9 hanno titoli in materie giuridiche. Tali considerazioni non possono essere sottaciute sia per la citazione che il ministro ha riservato all’operato della Commissione, sia per le assurde valutazioni tecniche che motivano il giudizio positivo della stessa.
Valgano a titolo di esempio i contenuti di alcune  di quelle Prescrizioni, che esibite dal ministro come garanti delle competenze dispiegate dalla CTVIA, costituiscono autentiche self  declaration of foolishess della stessa. La Prescrizione 3  “raccomanda” alla Società di “limitare l’interferenza delle fondazioni con le acque sotterranee” nel porre in opera gli oltre 10.500 pali (in c.a. dai 6 ai 30 mt. di profondità) e la Prescrizione n.13 impone la sospensione momentanea dei lavori di costruzione della CSP  in “caso di avvistamento di una significativa presenza di gallina prataiola”.


Dimentico del fatto che il Codice dell’Ambiente riconosce al MIBACT un ruolo di pari dignità nel procedimento di VIA, richiedendo che i due ministeri si debbano esprimere di “concerto” , Galletti ha fatto appena cenno all’opposto pronunciamento del Dicastero dei Beni Culturali, quasi a voler attribuire a quest’ultimo  una posizione subordinata ed ancillare,  ignorando l’esistenza dell’accurata istruttoria redatta dalle Direzioni Generali del MIBACT, sulla scorta di Relazioni redatte da tecnici delle Soprintendenze, che per competenza e conoscenza del territorio non sono secondi ai Commissari della CTVIA.
Questi ultimi, a scorrere le motivazioni del Parere positivo e le relative Prescrizioni,  danno esplicita dimostrazione di una totale assenza di conoscenza del territorio interessato dalla Centrale e delle  tecniche di mitigazione dell’impatto proposte. In sintesi un pugno di consulenti, buona parte dei quali privi di adeguata preparazione scientifica, decide del destino di un territorio senza nemmeno averne cognizione, affidando il processo decisionale nella valutazione degli impatti sull’Ambiente alla tirannide della maggioranza!

In chiusura il ministro ha evocato gli obiettivi per il clima ed energia al 2030 destinati all’Italia (quota di 27% da energie rinnovabili), dimenticando che tali obiettivi vanno suddivisi in burden sharing a livello regionale e che la Sardegna ha da tempo superato quel 17%, energia da fonte rinnovabile, obiettivo previsto per l’Italia al 2020, che nel 2015 ha prodotto circa il 30% del suo fabbisogno di energia elettrica da FER, risultati conseguiti pagando un prezzo altissimo in termini di impatti ambientali, paesaggistici, consumo di suolo.
Assurdo che il richiamo a privilegiare le FER venga fatto da parte di chi solo nell’aprile dello scorso anno si è battuto per il proseguimento dell’estrazione degli idrocarburi dall’Adriatico, perché è nel merito dell’impatto ambientale e paesaggistico determinato dalla scellerata localizzazione dell’impianto e degli effetti perversi della speculazione energetica  che si è giocata la partita della VIA, non certo sull’indiscussa necessità dell’abbandono delle fossili, e sulla necessità di adozione di un modello di produzione energetica diffusa destinata all’autoconsumo.

Ad un esame più attento del progetto al Ministro e ai suoi “esperti” non sarebbe dovuto sfuggire che questo tipo di tecnologia, oltre all’irrazionalità del costo stimato di quasi 30 centesimi di €/kmh (quindi bel oltre i 6 c€/kwh del solare tradizionale), rappresenta un autentico salasso ecologico per i territori in termini di consumo di suolo e irreversibilità degli effetti ambientali indotti.


E’ però, a nostro avviso, nelle studiate omissioni il vero nocciolo del question time. Tace il Ministro ogni riferimento alla dura opposizione dei territori, ignora manifestazioni di popolo, decine di Atti di Osservazioni di Comitati, Associazioni, Università, studiosi, cittadini comuni. Non ritiene degne di menzione le Delibere avverse delle Amministrazioni dei Comuni interessati. Silenzio tombale  sui pareri negativi della Regione Sardegna e sull’approvazione unanime della Mozione n.250 del 2 settembre 2016, con la quale il Consiglio Regionale dà mandato al Presidente di opporsi in tutte le sedi alla realizzazione delle Centrali nel medio campidano.
Riecheggia tacito nell’afa romana dell’aula quel “…pecché io so’ io e tu si tu, e tu  non conti niente!”,  il non detto di questo moderno epigono del celebre Marchese, che relega all’oscurità di un ostentato ignorare l’intera classe politica isolana.
I rigurgiti di una subliminale forma di neocolonialismo, colta perfino da un deputato come Capelli, che si è ritrovato inconsapevole vessillifero di quell’autonomia da sempre declamata e mai perseguita dalla partitocrazia sarda, emergono in filigrana nella chiusa finale. Galletti ricorda che stante il disaccordo tra i due Ministri (Ambiente e Beni Culturali) sarà la Presidenza del Consiglio ad assumere una decisione finale  in merito alla compatibilità ambientale dell’impianto. Tautologica conclusione, cui è sottesa la convinzione di un pronunciamento politico del Consiglio a lui favorevole.


Perché è proprio l’inadeguatezza e l’incoerenza del quadro normativo in termini di sostenibilità ambientale e di mancato riconoscimento all’autodeterminazione delle collettività a consegnare la decisione ultima a quel vertice politico che per tradizione è il più coartabile e con margini di sindacato giudiziale più ristretti.
La crisi economica ha aperto scorciatoie impensate per la deregolamentazione spinta e la libertà d’impresa  (Sblocca Italia e il Destinazione Italia docent), varchi pericolosi per lo sfruttamento dei beni Comuni, sostegno finanziario alle truffe del credito bancario. Una remissione alla mediazione al Consiglio dei Ministri e il conseguente atto politico di dirompente discrezionalità,  va proprio in quella direzione postulata dal Presidente dell’ANEST (Associaz. Nazion. Energia Solare Termodinamica), nonché parte in causa nel progetto delle CSP, in due profetiche interviste rilasciate al Sole 24Ore (2 ottobre e 27 novembre) nel lontano 2013 , prima che Cappellacci avallasse quel colpo di mano che sottraendo i progetti a VIA Regionale li consegnava a quella Statale.
Con Galletti il cerchio si è  chiuso: missione compiuta!
Di Mauro Gargiulo - delegato questioni energetiche  di Italia Nostra Sardegna

L'articolo è stato pubblicato su Sardegna Sopattutto  
 
Assemblea a Decimoputzu

Sull'argomento

Ministero dell'Ambiente - Progetto e Osservazioni
Italia Nostra Sardegna - La disinformazione di Report
Schema degli specchi riflettenti

 

sabato 8 luglio 2017

Le ciminiere della Centrale elettrica contengono sostanze altamente inquinanti



La demolizione dei camini dei gruppi 1 e 2 della Centrale termoelettrica di Fiume Santo attraverso l’uso dell’esplosivo potrebbe produrre polveri nocive che finirebbero disperse per il territorio circostante.
La stessa ARPAS  in una relazione datata 16 marzo 2017, esprime forti perplessità sul progetto di abbattimento con cariche esplosive».
Nella nota l’Arpas sottolinea che «è evidente che la demolizione mediante l’uso di cariche esplosive potrebbe produrre polveri in quantità più che significative che, nella loro evoluzione e nel trasporto nell’aria ambiente, possono trascinare sostanze ad alto carattere inquinante, quali idrocarburi policiclici aromatici, diossine e probabilmente amianto, tutti composti che, nell’arco di anni si sono ovviamente accumulati aderendo alle pareti interne delle canne da fumo. Tale diffusione in aria interesserebbe, nel caso, un’area abbastanza vasta, anche in funzione delle condizioni meteo del momento, compresi gli abitati circostanti facenti parte dei comuni di Sassari, Porto Torres, Stintino».
Con queste motivazioni e per far luce sulla vicenda le associazioni ambientaliste WWF, ITALIA NOSTRA, LIPU e ISDE-Medici per l’Ambiente della Sardegna viste le preoccupanti notizie in merito alla demolizione della torre dei gruppi 1 e 2 della Centrale di Fiume Santo nel comune di PORTO TORRES (SASSARI) previste con l’utilizzo di esplosivi, hanno inoltrato all’All’Assessore Regionale per l’Ambiente Donatella Emma Ignazia Spano, ai sensi del (D.lgs 195/2005) una specifica richiesta di informazioni ambientali.

Carmelo Spada, Graziano Bullegas, Francesco Guillot e Paola Correddu rispettivamente Delegato Wwf per la Sardegna, presidente regionale di Italia Nostra, coordinatore regionale per la Lipu e vice-presidente regionale Isde (Medici per l’ambiente) chiedono all’Assessore Regionale per l’Ambiente Donatella Emma Ignazia Spano di sapere se, e in quali termini, tali attività siano state autorizzate dalle Autorità regionali competenti.
Inoltre i rappresentati regionali delle associazioni ambientaliste WWF, ITALIA NOSTRA, LIPU e ISDE (Medici per l’Ambiente) della Sardegna, chiedono di sapere se il progetto abbia avuto il vaglio di compatibilità ambientali e se sia supportata da rigorose strategie di prevenzione della dispersione in atmosfera di eventuali inquinanti che potrebbero causare un potenziale nocumento alla salute pubblica.
Infine le associazioni ambientaliste WWF, ITALIA NOSTRA, LIPU e ISDE (Medici per l’Ambiente) della Sardegna, chiedono di acquisire i progetti di bonifica in possesso dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna.

 Sull'argomento