venerdì 10 dicembre 2010

Segnalare i rischi per l'ambiente non è reato

Importante ordinanza a favore di Italia Nostra del GIP di Cagliari

Una recente ordinanza del Giudice per le Indagini Preliminari di Cagliari, dott. Roberto Cau, ha accolto la proposta del PM e disposto la definitiva archiviazione del procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa intentato da Mulas Guido in qualità di presidente della società Calcidrata spa nei confronti di Graziano Bullegas, presidente della sezione di Sant’Antioco dell’associazione Italia Nostra.
Il giudice ha ritenuto non esistenti i requisiti oggettivi della diffamazione a mezzo stampa, in quanto le espressioni utilizzate nei comunicati e negli articoli di stampa rappresentano l’esercizio del diritto di critica e del diritto di cronaca giornalistica.  L’ordinanza del GIP oltre a evidenziare l’importanza del corretto e puntuale esercizio del diritto di cronaca esercitato dalla stampa sulla vicenda “Calcidrata”, afferma il diritto - da parte del responsabile della più importante associazione ambientalista italiana - di manifestare legittimamente un giudizio di segno negativo nei confronti dell’attività della Calcitrata.
L’ordinanza richiama inoltre il diritto di critica e naturalmente della disapprovazione dell’operato altrui  - espressione del più ampio diritto alla libera manifestazione del pensiero garantito dall’art. 21 della Costituzione – anche attraverso l’utilizzo di espressioni e toni aspri, purché non si infranga il rispetto della persona, fatto non ravvisabile nella vicenda in oggetto.
I fatti sono abbastanza noti e sono conseguenti ai diversi esposti e segnalazioni presentati all’autorità giudiziarie e amministrativa dalla sezione di Sant’Antioco di ITALIA NOSTRA con i quali si sollevavano perplessità sul corretto iter nel rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione di un “Piano di Recupero e Rinaturalizzazione” della cava di calcare di proprietà della Calcidrata in loc. Cannai a Sant’Antioco e si “prospettava il rischio che l’attività di risanamento potesse celare in realtà la ripresa dell’attività di cava”.
A seguito degli esposti e dei successivi articoli di stampa, il presidente della sezione locale di Italia Nostra è stato querelato dalla società Calcidrata per diffamazione a mezzo stampa. Accusa dalla quale  è stato definitivamente scagionato dall’ordinanza del GIP.
Attualmente i lavori “di rinaturalizzazione e ripristino ambientale” sono sospesi. Attività, che è bene ricordarlo consiste nella estrazione del materiale, vaglio e selezione, trasporto negli stabilimenti Calcidrata di 120 mc di calcare, successiva lavorazione e conseguente commercializzazione del prodotto.
Anche al fine di chiarire definitivamente se tale attività sia compatibile in prossimità di un Sito di Importanza Comunitaria e senza che ci sia stata una adeguata Valutazione di Impatto Ambientale, l’Associazione chiederà l’intervento della Commissione delle Comunità Europee per verificare se esistano gli estremi di apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Repubblica Italiana per violazione di diverse Direttive Comunitarie.
Sant’Antioco 10 dicembre 2010
 

Sull'argomento

La Nuova Sardegna: Ambiente e Territorio: Sant'Antioco, Il piano per le nuove estrazioni in cava all'esame del ministero
La Nuova Sardegna: UDC, no ai progetti presentati dalla società Calcidrata
Tentazioni della Penna: Archiviata dal GIP denuncia a Italia Nostra
Tentazioni della Penna: Riprenderanno i lavori cava di Cannai



lunedì 25 ottobre 2010

19 al 24 ottobre 2010: “Settimana nazionale di paesaggi sensibili dedicata ai Paesaggi di costa”.

Dallo scorso giugno migliaia di volontari di Italia Nostra hanno monitorato 8mila chilometri di costa per scovare i paesaggi più a rischio. Questi luoghi sono stati adottati per proteggerli.
L'associazione ha predisposto un libro bianco con i 50 casi più drammatici che verranno presentati in tutta Italia nel corso di incontri, visite guidate, convegni e quant'altro per far capire a tutti, dai mass media ai cittadini, che il mare e le sue coste sono belle, ma troppo spesso assalite per favorire interessi privati.
Pensiamo a Capo Malfatano nella costa di Teulada dove si costruisce qualcosa di enorme per quel luogo, di spropositato. Con la promessa di posti di lavoro”. 150mila metri cubi in una zona selvaggia e verde. Davvero devastante.
Is Arenas - OR
Con la precedente Giunta Regionale ci eravamo appena procurati un piano paesaggistico che ce lo vogliono smontare. Questo progetto di revisione del PPR lo hanno chiamato Sardegna Nuove Idee.
Nessuna nuova idea purtroppo, ma solo la vecchia ossessiva idea di gettare colate di cemento sul territorio, di distruggere le nostre coste e il paesaggio, di favorire la speculazione immobiliare.
Di trarre vantaggi immediati, di vendere e alienare tutto ciò che è cedibile in cambio di pochi posti di lavoro precario.

A Sant’Antioco, nel corso dell’incontro di domenica 24 ottobre si è discusso degli effetti delle “Nuove Idee della Sardegna” sull’isola.
Partendo da una prima considerazione sulla tutela delle piccole isole della Sardegna.
Dalle normative urbanistiche degli ’80 fino all’odierno “piano casa” e passando per le varie norme che si sono succedute negli anni, le diverse discipline urbanistiche hanno previsto che le coste delle isole minori della Sardegna avessero la tutela dimezzata: vincolo di inedificabilità su una striscia di 300 mt dalla battigia per l’intera Sardegna, per le isole minori solo 150 mt.
Non si comprende quale sia la motivazione che la ispira, perché se la “ratio” del vincolo di inedificabilità è quella di tutelare la costa, come mai le coste delle isole minori devono essere tutelate di meno rispetto a quelle dell’isola madre? La norma avrebbe un senso se queste isole fossero lunghe e strette, tanto da non consentire nessuna costruzione, ma la larghezza di queste isole oscilla dai 4 ai 7 km!

Nel corso dell’incontro sono stati illustrate le ipotesi edificatorie derivanti da richieste di lottizzazione presentate nel 2006 – prima dell’entrata in vigore del PPR – da ulteriori richieste di lottizzazioni presentate nel 2007 dalla Giunta Comunale alla Regione ai sensi della procedura intesa art. 11 norme tecniche di attuazione PPR e dal parere favorevole della Giunta Regionale alla compatibilità ambientale per il raddoppio del residence Peonia Rosa.
I nuovi volumi ipotizzabili nel sud dell’isola di Sant’Antioco (Turri, Capo Sperone, Is Pruinis, Cala Sapone) in base alle richieste già presentate superano i 500 mila mc corrispondenti a quasi 9.000 nuovi abitanti insediabili.
Si tratta indubbiamente di numeri che non possono trovare spazio in un’isola che non possiede ricettività balneare e che non è in grado di reggere un tale carico di visitatori, anche per la sua sensibilità ambientale e paesaggistica.
Anche perché in questi anni si è comunque costruito senza sosta. Negli anni 2003-2007 sono stati realizzati volumi stimati per ospitare oltre 5.000 nuovi abitanti, senza alcun beneficio per l’economia! E neppure per gli imprenditori locali (neppure le imprese edili), per i disoccupati (sono aumentati del 4% in 5 anni), mentre l’emigrazione giovanile è rimasta pressoché costante, a fronte di un decremento demografico di alcune centinaia di unità annue. Anche i senza casa sono rimasti tali.

In questi anni si è creata una bolla speculativa che ha drogato il mercato edilizio e il suo indotto (le imprese locali non sono più concorrenziali e perdono sempre più competitività). Nascono e scompaiono società immobiliari, di costruzione, di intermediazione e nel loro disastroso percorso senza regole trascinano anche le piccole imprese del territorio. Di alcune di queste società si sta occupando da diversi anni la magistratura.
 
Nel corso dell’incontro si è affrontata anche la questione dell’identità culturale del Territorio Rurale e dell’aggressione senza precedenti che si è scatenata negli ultimi anni. La costruzione di villette nella piana di Canai, Su Pranu, Cussorgia, Tuppei, Is Pranneddas etc…  e in tutte le zone costiere, sta stravolgendo in maniera irreversibile gli ultimi lembi di terra fertile presenti nell’isola e l’irripetibile paesaggio agrario.
Si stima che negli anni 2003 – 2006 la quantità di volumi realizzati nelle sole aree agricole dell’isola corrispondano all’insediabilità di circa un migliaio di abitanti, ma gli interventi continuano inarrestabili anche in questi ultimi anni. Nell’agro sono sorti degli agglomerati di case per i quali potrebbero integrarsi gli estremi della “lottizzazione abusiva”, e le tante villette che si stanno realizzando in questo periodo non possiedono certo i requisiti di strutture al servizio dell’agricoltura così come prevede la normativa urbanistica in materia di costruzioni in zone agricole.
Oggi incominciano a nascere le contraddizioni di questo dissennato utilizzo del territorio agricolo. Ad  esempio, la costruzione di una struttura agricola reale nella piana di Canai sta generando la protesta di quanti avevano costruito finte “stalle” e annessi “fienili.

L’Associazioni ha ricordato inoltre i pericoli per il paesaggio agricolo derivanti dal cosiddetto “Piano di Recupero e rinaturalizzazione” della cava di calcare della Calcidrata in loc. Cannai. Piano che ha già ricevuto la concessione ad eseguire i lavori dal Comune di Sant’Antioco e il parere favorevole del Servizio SAVI (Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti).
L’Associazione manifesta seri dubbi sulla bontà del progetto di Recupero in quanto è prevista la  movimentazione  di 120 mila mc di materiale da portare negli stabilimenti di proprietà della Calcidrata per essere commercializzato.
Dubbi fatti propri anche dal Ministero dell’Ambiente che ha rilevato delle irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni.

mercoledì 6 ottobre 2010

Il piano cemento della Giunta Cappellacci


In Consiglio Regionale va avanti un “Piano casa”peggiorativo delle norme di salvaguardia paesaggistica 

Chiediamo ad alta voce una modifica correttiva

La Sardegna è l’unica tra le Regioni ad avere inserito nel disegno di legge detto “Piano casa” norme relative – e peggiorative – al Piano Paesaggistico vigente.

Il rischio è palese e i sardi devono essere informati che attraverso un dispositivo di legge in teoria volto a rendere possibili e più semplici piccoli ampliamenti edilizi, si vuole far passare, grazie a ‘maglie larghe’ e deroghe, una vera e propria modifica di fatto delle norme in vigore di tutela del paesaggio.
La città lineare di Calasetta
Con la discussione in Consiglio  si sta purtroppo riconfermando lo stesso impianto del disegno di legge che premia con volumetria aggiuntiva anche gli interventi nelle zone di maggior pregio paesaggistico, persino nella fascia dei 300 metri e nei centri storici, nonché la concessione dell’abitabilità ai sottotetti e ai seminterrati  ( che subiscono danni ad ogni nubifragio).
Le associazioni Legambiente Sardegna, Italia Nostra e WWF, in attesa del richiesto confronto col Presidente Cappellacci, hanno subito avviato una serie di incontri con i gruppi in consiglio regionale per ribadire con forza la necessità di modificare il disegno di legge secondo le richieste già avanzate in commissione urbanistica, che riguardano la riaffermazione, senza deroghe, dei principi fondamentali del Piano Paesaggistico e la rigorosa salvaguardia della fascia dei 300 metri e dei centri storici, nonché la esclusione di eventuali “accordi di programma” che possano riaprire  le coste alle colate di cemento.
Poiché dagli incontri non sembra emergere alcuna volontà in tal senso, aumenta la preoccupazione e diventa necessaria una mobilitazione immediata:
 
 martedi 6  ottobre  alle ore 18 davanti

al Consiglio Regionale  di via Roma,

 Legambiente Sardegna, Italia Nostra e WWF

invitano tutte le associazioni e i cittadini a partecipare all’assemblea partecipativa per chiedere al Consiglio una svolta correttiva nel segno della salvaguardia.

domenica 4 luglio 2010

La conservatoria delle Coste è un investimento per il futuro della Sardegna

Foto tratte dal Calendario 2010 realizzato dalla Conservatoria

Italia Nostra contro la cancellazione della Conservatoria

 
La cancellazione dell’Agenzia della Conservatoria delle coste sarde, prevista dal disegno di legge sulla manovra per il riassetto finanziario della Regione, rappresenta una grave ipoteca sul futuro sviluppo sostenibile della Sardegna.

Italia Nostra ha seguito con interesse e spirito critico la istituzione della Conservatoria delle Coste e,
assieme alle altre Associazioni ambientaliste della Sardegna, ha avuto modo di collaborare in diverse
importanti iniziative realizzate in questi pochi anni di attività. Certo avremmo voluto che oltre ai
qualificanti progetti di recupero già avviati, l’Agenzia fosse il gestore dei tratti di costa sarda più
significativi sotto l’aspetto ambientale e naturalistico, ma riteniamo che sia un obbiettivo ancora 
raggiungibile se esiste la volontà politica per perseguirlo. La volontà di conservare il patrimonio
costiero della Sardegna attraverso un investimento a lungo termine, che recuperi alla pubblica
fruizione i beni ambientali e storico-culturali che rappresentano i fattori produttivi primari della
nostra economia.

Constatiamo invece che la scelta della Giunta Cappellacci va in tutt’altra direzione. 

Col pretesto del riassetto finanziario della Regione si cerca di demolire quanto di più qualificante (anche sotto l’aspetto economico) esista in Sardegna.
Gli ultimi fatti politici accaduti in questi giorni nella nostra regione mettono in evidenza una
aggressione senza precedenti del territorio e dell’ambiente sardo da parte di questa Amministrazione
Regionale: il cosiddetto piano casa 2 – tentativo per fortuna fallito di riaprire la strada alla
cementificazione delle coste sarde - e la rielaborazione del PPR in chiave speculativa sono la punta
dell’iceberg di tale politica.

Assieme alla revisione del Piano Paesaggistico Regionale, unanimemente considerato uno dei più
avanzati e preveggenti strumenti di tutela del Territorio e indicato da autorevoli urbanisti, paesaggisti
e perfino dagli organismi preposti dell’ONU, quale esempio da prendere a modello, si vuole  cancellare anche l’Agenzia per la Conservatoria delle Coste Sarde altro modello istituzionale di un progetto di amministrazione del bene pubblico che pone l’ambiente tra i valori primari di una cultura comunitaria.


E mentre in Sardegna si continua a divorare territorio in nome di un falso sviluppo, nella vicina
Corsica la tendenza è diametralmente contraria: grazie anche al Conservatoire du Littoral sono stati
acquisti importanti siti costieri e avviata una seria politica di tutela ambientale e di sviluppo
economico.
Italia Nostra ritiene pertanto che l’Agenzia della Conservatoria delle coste sarde debba essere
mantenuta, potenziata, e messa nelle condizioni di raggiungere la sua missione di acquisizione
e gestione integrata delle aree costiere più importanti dal punto di vista paesaggistico e
naturalistico per preservarli dal rischio speculativo sempre più in agguato.

Cagliari 04 luglio 2010

venerdì 7 maggio 2010

Le seconde case non portano ricchezza alla comunità

Con l’intento di contribuire al dibattito in corso sull’adeguamento degli strumenti urbanistici dei Comuni di Sant’Antioco e Calasetta al Piano Paesaggistico Regionale e al Piano di Assetto Idrogeologico,  la sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra  ha redatto un documento sulla pianificazione urbanistica dell’isola, e lo ha trasmesso alle Amministrazioni e ai Gruppi Consiliari.
Buggerru

Il documento – partendo dalle positive critiche, seppur tardive, degli amministratori di Calasetta sulla realizzazione di seconde case “che non portano ricchezza alla comunità” -   analizza il territorio e la situazione urbanistica, per  individuare quali siano state le ricadute economiche e ambientali dello sfrenato ricorso al  “mattone” che ha visto competere i due comuni dell’isola e per proporre reali strumenti urbanistico-economici in grado di dare risposte accettabili e sostenibili alle reali esigenze dell’intera comunità isolana.  
 
L’Associazione, ricordando la positiva esperienza della pianificazione e la valutazione d’impatto ambientale delle zone turistiche “F” nel comune di Sant’Antioco alla fine degli anni ’80, propone che sia un economista e eventualmente un sociologo a coordinare il gruppo che studia il territorio e lo pianifica, in quanto sarebbe la condizione necessaria perché la pianificazione territoriale possa dare risposte vere ai reali fabbisogni della comunità residente.
Il documento evidenzia la criticità e le attuali contraddizioni dell’uso dissennato del territorio agricolo, non ultime le proteste contro la realizzazione di una struttura agricola nella piana di Canai da parte di chi ha realizzato in zona agricola vere e proprie abitazioni e propone che venga salvaguardata l’identità culturale del territorio e del paesaggio rurale. Analizza inoltre il preoccupante fenomeno dell’erosione delle spiagge dell’isola, considerate una straordinaria risorsa ambientale ed ecologica e auspica, tra l’altro, che le Amministrazioni Comunali - facendo valere la proprie prerogative in materia urbanistica -  si facciano carico di prevedere nei nuovi strumenti urbanistici una fascia costiera di tutela (non più di 150 mt), ma ben superiore ai 300 mt.
L’interessante apertura da parte di operatori del mare e di amministratori verso l’istituzione di aree protette è considerata dall’Associazione una valida risposta al recupero ambientale del territorio e un elemento in grado di  attivare efficaci processi di sviluppo culturale ed economico.
L’Associazione è convinta che le isole minori rappresentino veri e propri poli di sviluppo del Mediterraneo, laboratori dello sviluppo sostenibile e aree di sperimentazione meritevoli di salvaguardia ambientale e di recupero socioeconomico, e ritiene che una lungimirante politica di pianificazione territoriale che tenga conto della protezione dei propri beni ambientali non rappresenti un limite allo sviluppo economico e sociale ma, se abilmente gestita, possa diventare una importante opportunità economica per la comunità locale.

Sant’Antioco 07 maggio 2010

sull'argomento

La Nuova Sardegna: Un investimento nell'edilizia non fa andare avanti il paese

martedì 13 aprile 2010

Sardegna: le piccole isole sono figlie di un Dio minore


“Si tutelino le coste della Sardegna, ma quelle delle isole minori siano tutelate a metà”. Pensiamo abbiano seguito questo precetto gli amministratori regionali che negli ultimi trent’anni hanno legiferato in materia urbanistica in Sardegna.

Costa di Sant'Antioco
Dai tanti decreti sull'urbanistica della regione Sardegna, fino ai tanti piani per l'edilizia della Giunta Cappellacci e passando per le varie norme che si sono succedute negli anni, le diverse discipline urbanistiche hanno previsto che le coste delle isole minori della Sardegna avessero la tutela dimezzata: vincolo di inedificabilità su una striscia di 300 mt dalla battigia per la Sardegna, per le isole minori solo 150 mt!
Anche la “legge salvacoste” emanata dalla giunta Soru, pur essendo un vincolo provvisorio, ha gravemente penalizzato le coste delle isole sarde, apponendo il vincolo alla sola fascia dei 500 mt, mentre nel resto della Sardegna è stato fissato in 2 km. Questo ha consentito che sulle zone costiere delle isole – e nelle aree agricole adiacenti - si scaricaricassero, negli anni di vigenza della “salvacoste”, gli appetiti speculativi dei tanti costruttori che affollano la Sardegna.
Nell’isola di Sant’Antioco, ad esempio, negli anni 2003-2009 sono stati realizzati volumi stimati per ospitare oltre 5.000 nuovi abitanti, senza alcun beneficio per l’economia! Non se ne sono accorti gli imprenditori locali (neppure le imprese edili), non se ne sono accorti i disoccupati (sono aumentati del 4% in 5 anni), mentre l’emigrazione giovanile è rimasta pressoché costante, a fronte di un decremento demografico di alcune centinaia di unità annue.
Negli ultimi anni si è creata una bolla speculativa che ha drogato il mercato edilizio e il suo indotto (le imprese locali non sono più concorrenziali e perdono sempre più competitività). Nascono e scompaiono società immobiliari, di costruzione, di intermediazione e nel loro disastroso percorso senza regole trascinano anche le piccole imprese del territorio. Di alcune di queste società si sta occupando da diversi anni la magistratura.
Un’altra considerazione va fatta sulla destinazione degli immobili costruiti: si è edificato tanto eppure non si è risolto il problema abitativo dei residenti - sempre più poveri e sempre meno competitivi su un mercato aperto ai più facoltosi “continentali” – e inoltre manca quasi del tutto la ricettività alberghiera.  
Ritornando alla tutela dimezzata, non si comprende quale sia la motivazione che la ispira, perché se la “ratio” del vincolo di inedificabilità è quella di tutelare la costa, come mai le coste delle isole minori devono essere tutelate di meno rispetto a quelle dell’isola madre? La norma avrebbe un senso se queste isole fossero lunghe e strette, tanto da non consentire nessuna costruzione, ma la larghezza di queste isole oscilla dai 4 ai 7 km!
La sezione di Sant’Antioco e il Consiglio Regionale Sardo di Italia Nostra hanno inutilmente sollevato la questione in diverse occasioni (nelle osservazioni al Piano Paesaggistico Regionale, in fase di discussione della legge urbanistica mai varata dalla Giunta Soru, e ultimamente nel corso dell’audizione e delle iniziative sul “piano casa”) ma per quanto sia stato manifestato interesse sull’argomento, non si è mai riusciti ad eliminare questa palese assurdità urbanistica.
Rimaniamo convinti che le isole rappresentino ecosistemi sensibili unici e irripetibili e pertanto degni di tutela quanto l’intero territorio costiero della Sardegna e continueremo a batterci affinché non siano più previsti regimi di protezione attenuati per le isole minori e perché sia piuttosto   prevista una particolare forma di tutela e di salvaguardia diversa e più attenta alle peculiarità locali, rispetto a quella applicata nell’isola madre.
Le isole minori possono rappresentare veri e propri poli di sviluppo del Mediterraneo, laboratori dello sviluppo sostenibile e aree di sperimentazione, meritevoli pertanto di salvaguardia ambientale e di recupero socioeconomico. Una intelligente e lungimirante politica di pianificazione territoriale che tenga conto della protezione dei propri beni ambientali non rappresenta un limite allo sviluppo economico e sociale ma, se abilmente gestita, può rappresentare una opportunità economica per la comunità locale. In quest'ottica, l'istituzione di aree marine protette, o di parchi, ove mancanti, come nell’arcipelago del Sulcis, potrebbe rappresentare un significativo contributo sia sul versante della tutela che su quello dello sviluppo economico.

Sardegna svenduta, Sardegna consumata

Ci eravamo appena procurati un Piano Paesaggistico che ce lo vogliono cambiare.
E devono fare in fretta perché questo Piano, gridano sindaci di destra sinistra e centro, gli blocca lo sviluppo.
Dicono anche, con una nota di umorismo, che questi rimaneggiamenti del Piano, avvengono in un laboratorio del Pensiero che si chiama Sardegna Nuove Idee, un alambicco dove si mettono le idee a reagire. La formula base è "concertazione e condivisione".
Abbiamo letto attentamente le decine di pagine di "concertazioni e condivisioni" tra Regione e Comuni che riassumono la Nuova Idea di Sardegna e siamo stati investiti da una ventata d'aria fresca.
La Nuova Idea di Sardegna è rivoluzionaria, mai sentita prima da orecchio umano e disegna un mondo rinnovato. Ecco la novità. Finalmente anche nell'Isola si può iniziare a costruire, edificare, mettere un mattone sull'altro, ma senza troppe complicazioni, senza troppe regole. e ogni metro cubo sarà "condiviso". Be', nessuno lo aveva mai fatto prima con tanta sincerità.
E tutti d'accordo per "semplificare". Troppe regole, dicono, sono opprimenti. "Semplificare" significa, come sempre, fare quello che si vuole, visto che basterà una semplice dichiarazione di inizio di attività familiarmente detta DIA e il silenzio assenso degli uffici.
Cala Cartoe - Dorgali
Raccontano che 'Isola era "bloccata", l'edilizia "bloccata", l'economia "bloccata" dal cattivissimo Soru. Eppure la Sardegna aveva già con Soru un record di seconde case (200.000 su 850.000 totali mentre in Italia le seconde case sono solo 1/5 di quelle totali) e saremmo già dovuti essere ricchi.
Nel primo Piano Casa, detto "Piano Cemento", dove non si fa cenno di edilizia popolare, è saltato perfino il limite dei 300 metri e in quella fascia sacra nel resto del Paese verranno edificati, si calcola, 2 milioni di metri cubi.
Una bestemmia, anche giuridica, che non si reggerà sulle sue gambe.
Spacciano l'anarchia per liberismo e alla cosidetta crisi si risponde con il commercio e la consunzione dei suoli.
Gli studiosi del gruppo Nuove Idee concerteranno le richieste dei Comuni isolani i quali, dopo aver devastato i paesi passeranno all'agro avvilito dall'abbandono.
La Nuova Idea per le campagne consiste nel non coltivarle, ci mancherebbe, ma nel costruirle in modo "concertato e condiviso" con i nostri sindaci di impresa. Qualcuno, più innovatore,  ha perfino chiesto che si potesse costruire anche in lotti minimi di un ettaro, e Il primo Piano Casa prevede dal 10 al 20% di metri cubi in più nell'agro. Insomma, tirare su un muro diventa sempre più facile e si viene perfino ricompensati.
Li chiamano "premi di cubatura".
I più premiati sono gli alberghi con compensi che arrivano sino al 35% di metri cubi in più. Premiati perché siccome non riescono per manifesta incapacità ad allungare la stagione, allora allungano gli alberghi.
Era ora che si costruisse qualcosa da queste parti. Nessuno ci aveva mai pensato. Purché, s'intende, sia fatto in modo ecosostenibile e biodegradabile, purché ogni metro cubo sia bio oppure eco, dicono i ricercatori di Sardegna Nuove Idee. Gli ecostudiosi di Nuove Idee hanno deciso di chiamare intorno a un tavolo i sindaci biocompatibili i quali vogliono essere alla pari con la Regione e con lo Stato perché si considerano i padroni del loro territorio.
Basta un'occhiata per vedere cosa ne hanno fatto e immaginare cosa ne faranno.
Nell'Isola, salvo brevi parentesi, tutti hanno fatto quello che volevano. No, nessuna Nuova Idea. Solo la vecchia, ossessiva idea di costruire, guadagnare (in pochi) e consumare la propria terra.
Il Piano Casa 1, il Piano Casa 2 - quello autobocciato in Consiglio Regionale dalla stessa maggioranza - lo stravolgimento del Piano Paesaggistico sono i piedi di porco per rendere finalmente anche la Sardegna simile ad altre orride regioni del Paese. Una squallida città lineare costiera. 
In questo progetto di cementificazione finale rientra l'abolizione della Conservatoria delle Coste che, sul modello del Conservatoire du Littoral francese che esiste dal 1975, cercava di acquisire alla Regione Sardegna tratti di costa nobile e, sopratutto, avrebbe dovuto fornire un parere obbligatorio sulle pregiate aree militari dismesse.
Ancora un poco di Nuove Idee, di "concertazione e condivisione" e la Sardegna sarà tutta consumata.
Aprile 2010
Giorgio Todde

mercoledì 24 febbraio 2010

Metanodotto Galsi: un'infrastruttura che non rispetta la Sardegna


Percorso dell'infrastruttura
L’Associazione Italia Nostra Sardegna ritiene che il metanodotto che trasporterà il gas dall’Algeria all’Italia attraverso la Sardegna, potrà avere un impatto ambientale irreversibile sulle aree interessate dal tracciato (a terra e in mare), sui beni archeologico-ambientali, sulle oasi di protezione della fauna, sul mare, oltre all’impatto negativo sulle aree e sull’economia agricola.


Per questo motivo il Consiglio Regionale di Italia Nostra ha inviato una serie di dettagliate e formali osservazioni al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Sardegna chiedendo forti e significative modifiche al progetto, condizione necessaria affinché il metanodotto Galsi rappresenti una reale opportunità economico-ambientale per la Sardegna e non un ulteriore elemento di degrado del sempre più compromesso territorio dell’Isola.

ln particolare l’Associazione evidenzia i pericoli derivanti dalla realizzazione del metanodotto alle numerose aree sensibili inserite nella rete natura 2000 che saranno interessate dal tracciato, alle aree umide del Golfo di Palmas e alle praterie di posidonia (habitat ideale della Pinna Nobilis) con conseguente sconvolgimento dell’ecosistema.

L’Associazione evidenzia la difficile compatiblità del metanodotto con l’istituenda Area Marina Protetta nel Golfo di Palmas e il forte condizionamento che da questa opera potrà
derivare all’attività economica del comparto ittico.

Le modalità di realizzazione dell’opera contrastano inoltre col Piano Paesaggistico Regionale che privilegia la localizzazione delle infrastrutture nelle aree di minore pregio
paesaggistico e una progettazione orientata alla mitigazione degli impatti visivi e ambientali. Il PPR, così come l’art. 13 della Legge Regionale 4/09, hanno inoltre inserito le praterie di posidonia oceanica tra le categorie di beni paesaggistici che costituiscono l’assetto territoriale ambientale regionale meritevole di salvaguardia, vietando qualunque intervento ne possa compromettere l’integrità.

L’Associazione ha quindi chiesto una più attenta e rigorosa verifica , nell’ottica della
sostenibilità ambientale, delle diverse opzioni di approdo previste nella stessa VIA e la ricerca di eventuali percorsi alternativi. In ogni caso, a prescindere dalla soluzione scelta, si è chiesto di adottate le più evolute tecniche al fine di eliminare del tutto le possibili interferenze del metanodotto con la prateria di posidonia oceanica e con tutte le aree di rilievo culturale, paesaggistico e ambientale. Non si capisce infatti perché, anziché prendere in esame moderne tecniche non invasive quali la perforazione orizzontale – già previste in Italia in analoghe situazioni (si vedano ad esempio il progetto di gasdotto Poseidon Grecia-Italia e il metanodotto Mortara-Alessandria nel tratto di attraversamento

del fiume Po) - si propongano nella realizzazione del metanodotto in oggetto tecniche di
interramento fortemente impattanti.


In conclusione l’Associazione auspica che il gas possa rappresentare un’efficace fonte
energetica di transizione verso soluzioni a zero impatto ambientale. Il che significa
abbracciare una cultura del risparmio energetico e di miglioramento dell’efficienza degli
impianti e degli utilizzatori e, naturalmente l’incremento, la promozione e la diffusione
delle fonti rinnovabili a basso impatto ambientale e rispettose del territorio, dell’ambiente e
del paesaggio.

Sant’Antioco 24 febbraio 2010

Sull'argomento
Sito Ufficiale GALSI
Pro Sardegna NO gasdotto
AGI ENERGIA: Galsi, è quasi un addio. L'ultima parola a fine primavera