Nei giorni scorsi l’Associazione ha ricevuto per conoscenza una petizione inviata agli Assessorati reg.li all’Agricoltura e all’Ambiente con la quale 1126 cittadini di Sant’Antioco e Calasetta chiedono alle competenti autorità un intervento immediato e risolutivo contro l’emergenza ambientale ed economica causata dalla presenza dei cinghiali nell’isola di Sant’Antioco.
Campagna e isola del Toro |
Si tratta
dell’ennesima richiesta che fa seguito a numerosi esposti e denunce presentate
dai cittadini dell’isola, sintomo del crescente conflitto sociale presente
nella comunità derivante dall’inasprimento del conflitto
agricoltori-cacciatori.
La presenza di
cinghiali a Sant’Antioco (specie non autoctona) – provenienti da immissioni
illegali finalizzate al ripopolamento “prontocaccia” - pone una serie di preoccupanti problemi ambientali
derivanti dai danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal
rischio per la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. La
presenza dei cinghiali in un habitat non idoneo limita fortemente la riproduzione
di diverse specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria
rivoluzione della sopravvivenza tra le specie, a discapito di quelle più deboli
e quindi a rischio di estinzione.
La presenza di
queste specie aliene rappresenta un serio rischio per la conservazione della
biodiversità per cui è fondamentale impedire l’insediamento dei nuclei di
cinghiali in un habitat che non è in grado di ospitarli, avviando una campagna
di eradicazione dei cinghiali presenti nell’isola.
Per fermare la
logica perversa dei lanci finalizzati alle battute di caccia, è opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta
l’isola di Sant’Antioco (vanificando in tal modo l’immissione illegale che
si ripete annualmente), e avviare nel contempo il prelievo controllato dei
cinghiali con metodologie meno cruente, che consentano di tenere in vita gli
animali e di utilizzarli per popolare habitat idonei a quella specie.
Con un articolato
documento Italia Nostra ha presentato queste proposte agli Assessori Regionali
e Provinciali alla Difesa dell’Ambiente e ha chiesto l’intervento della Procura
della Repubblica di Cagliari per fermare e reprimere i lanci illegali di
selvaggina e verificare se il danneggiamento ambientale causato dai cinghiali
lanciati in un habitat non idoneo possa ravvisarsi quale reato ambientale.
Sull'argomento:
Tentazioni della Penna: Cinghiali, petizione per eliminarli
Unione Sarda
Edizione
di sabato 01 dicembre 2012 - Sulcis Iglesiente
S. ANTIOCO. Danni
all'ambiente
Cinghiali da trasferire. Da Italia Nostra esposto alla Procura
I
cinghiali “di importazione” che popolano le campagne di Sant'Antioco sono
diventati un pericolo per la conservazione della biodiversità isolana nonché un
attentato all'economia isolana. A denunciare ancora una volta l'insostenibile
situazione è la sezione cittadina di Italia Nostra. Nei giorni scorsi il
presidente Graziano Bullegas, ha inviato un esposto agli assessori regionali e
provinciali alla Difesa dell'ambiente chiedendo che sollecitino l'intervento
della Procura della Repubblica di Cagliari per verificare se possa ravvisarsi
un qualche reato nei danni all'ambiente causati dai cinghiali introdotti in un
habitat non idoneo.
GLI
ESPOSTI Si tratta dell'ennesima richiesta che fa seguito a numerosi
esposti e denunce presentate dai cittadini di Sant'Antioco e dai numerosi
agricoltori che si contrappongono ai cacciatori. I primi, infatti, lamentano i
gravi danni provocati alle coltivazioni dai cinghiali maremmani introdotti anni
fa che hanno finito per colonizzare le campagne dell'isola. “È necessario
impedire l'insediamento dei nuclei di cinghiali in un habitat che non è in
grado di ospitarli -scrive Graziano Bullegas - con l'avvio di una campagna di
eradicazione dei cinghiali presenti nell'isola». Italia Nostra auspica che sia
opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta l'isola di Sant'Antioco ed
avviare, nel contempo, un prelievo controllato dei cinghiali, con metodologie
meno cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per
popolare habitat idonei a quella specie.
I
PROBLEMI La presenza a Sant'Antioco di cinghiali di una specie non
autoctona, pone una serie di preoccupanti problemi ambientali derivanti dai
danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal rischio per
la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. L'habitat in cui
si muove la selvaggina, infatti, non è idoneo per la specie introdotta la cui
presenza sta limitando fortemente la riproduzione di diverse specie faunistiche
autoctone, scatenando una vera e propria lotta per la sopravvivenza a discapito
di quelle più deboli che quindi, sono ormai diventate a rischio di estinzione.
Da qui l'appello di Italia Nostra.
Tito
Siddi
CALASETTA. L'ordinanza
Divieto
di caccia il Tar dà ragione al Comune
Nello
scontro tra il sindaco di Calasetta Antonio Vigo e i cacciatori
dell'Associazione venatoria caccia pesca ambiente la spunta (per ora) il primo
cittadino: così ha deciso il Tar che ha rigettato la richiesta di sospensiva
presentata dai cacciatori contro l'ordinanza del sindaco che vieta la caccia
nelle campagne del paese.
L'ORDINANZA Nell'agosto
scorso Antonio Vigo aveva emanato un'ordinanza che vietava, per garantire la
sicurezza dei cittadini, l'attività venatoria in aree del territorio comunale
che, malgrado l'utilizzo a scopo agricolo, risultano densamente abitate. Ma i
cacciatori non avevano mandato giù la decisione e avevano impugnato l'ordinanza
presentando un ricorso al Tribunale amministrativo regionale accampando
l'“inesistenza di situazioni di pericolo e di danno” e ancora “difetto di
istruttoria ed eccesso di potere”.
I
GIUDICI La risposta del Tar non ha tardato ad arrivare: il 28 novembre,
la richiesta di sospensiva cautelare dell'ordinanza avanzata dai cacciatori è
stata respinta in quanto, hanno motivato i giudici “nel bilanciamento degli
interessi in gioco, la tutela della pubblica incolumità prevale sul diritto ad
esercitare l'attività venatoria”. Il Tar si pronuncerà nel merito. Soddisfatto
il sindaco Vigo: «La sicurezza dei cittadini è stata messa al primo posto:
direi che è un risultato più che soddisfacente».
Serena
Cirina
Sant’Antioco 02 settembre 2003
L’Associazione Italia Nostra fa proprie le preoccupazioni dei
sindaci di Sant’Antioco e di Calasetta in merito alla pericolosità
dell’esercizio dell’attività venatoria nell’isola, e in particolare nelle aree
fortemente antropizzate. L’esercizio della caccia nell’isola e l’eccessiva
presenza di cacciatori sono stati, da tempo, motivo di protesta da parte
dell’Associazione.
Esiste un forte condizionamento alla libera fruizione del
territorio per i cittadini a causa dell’attività venatoria. Durante la stagione
di caccia sono bandite le passeggiate domenicali in campagna e lo testimoniano
le numerose segnalazioni a noi pervenute.
Per questo motivo Italia Nostra ritiene legittime le
ordinanze dei due sindaci emesse a salvaguardia e a tutela della pubblica incolumità, e auspica che anche
altri amministratori della Sardegna seguano il coraggioso esempio dei sindaci
dell’isola. È importante sottolineare che questi provvedimenti amministrativi
sono stati emessi anche su sollecitazione di buona parte dei cacciatori
dell’isola e che sono condivisi dall’autogestita di caccia “Isola di
Sant’Antioco”.
L’Associazione auspica che i provvedimenti sindacali smuovano
l’apatia dell’Assessorato Regionale all’Ambiente che, anziché minacciare inutili
e dispendiosi ricorsi, predisponga al più presto un nuovo piano faunistico che
tenga conto della specificità e della sensibilità dell’ecosistema delle isole
minori, che ridefinisca le superfici interessate all’attività di caccia e
conseguentemente il carico venatorio sopportabile, e che normalizzi l’attività
di ripopolamento faunistico impedendo il lancio indiscriminato di selvaggina
non autoctona e promuovendo la salvaguardia delle specie locali.
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