giovedì 1 agosto 2019

Il MISE è impegnato a trovare le soluzioni tecniche per la decarbonizzazione della Sardegna entro il 2025

Nella riunione del 30 luglio al Mise c/o la Direzione Generale per il Mercato Elettrico, le rinnovabili, l’efficienza energetica, il nucleare, il Direttore ing. Gilberto Dialuce introducendo la riunione ha comunicato le difficoltà per la Sardegna di rispettare la data del 2025 come termine ultimo per l'uscita dal carbone: per questo è stato istituito un tavolo tecnico affinché le parti convocate si facciano promotrici di proposte operative utili ad arrivare preparati a tale scadenza.

La decarbonizzazione, ovvero la riduzione progressiva delle emissioni di CO2 fino all'obbiettivo “emissioni zero”, come richiesto dalla comunità scientifica, non è una semplice opzione, ma un obiettivo indispensabile e improrogabile per contrastare i cambiamenti climatici in atto. In questa direzione il PNIEC ha assunto come primo e condivisibile obiettivo di eliminare il carbone nel nostro Paese entro il 2025, un obiettivo tecnicamente perseguibile ed è alla nostra portata.
Lasciano quindi alquanto sgomenti le dichiarazioni dei rappresentanti della Giunta Regionale e di CGIL, CISL, UIL, che invece di sostenere questa globale e stringente necessità, invocano di posticipare la fuoriuscita dal carbone e la sua sostituzione con un’altra energia fossile, il metano, pretendendo una infrastruttura, ”la metanizzazione della Sardegna”, che per costi e ricavi una volta realizzata deve per forza mantenersi almeno per i prossimi 25 anni. In ciò contribuendo al danno climatico e della salute delle popolazioni sarde, che già stanno pagando un prezzo altissimo in tumori e malattie degenerative a causa dell’inquinamento da servitù industriali, energetiche e militari. 
Il metano è un pericoloso climalterante che, come confermato da diversi studi e ricerche, renderebbe impossibile realizzare il processo di decarbonizzazione, motivo per cui gli scienziati non lo considerano più come un combustibile di transizione. 


Ribadiamo pertanto che non esiste una emergenza della rete elettrica o problemi alla sicurezza del sistema elettrico sardo, anche con la chiusura delle centrali a carbone. 
Esiste, come affermato da TERNA, una certa fragilità del sistema che in un arco temporale di 5 anni, che va da oggi al 2025, si può agevolmente superare programmando l'uscita dal carbone e dal Targas, senza, tra l'altro, necessità alcuna di onerosi investimenti per avviare lunghe, inutili e deleterie fasi di “transizione” con il metano,
La conclamata emergenza climatica e ambientale ha ispirato l’“Agenda 2030 per lo sviluppo Sostenibile” dell’ONU ed è stata la ragione che ha promosso gli accordi di Parigi sul clima con l'impegno dei firmatari a giungere a emissioni zero entro il 2050 e che la “SEN 2017" e il PNIEC hanno recepito stabilendo come prima cosa il 2025 come data di uscita dal carbone.  
La Sardegna è in grado di fare la sua parte garantendo l’autosufficienza attraverso l’ulteriore sviluppo delle fonti rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica. Di più, può diventare un laboratorio della decarbonizzazione e dell’economia circolare dove sperimentare ed utilizzare nuove energie, tecnologie e apparecchiature, per semplificare il sistema elettrico, per renderlo più decentrato diffondendo l’autoproduzione, e potenziando all’uopo le Università e i centri di Ricerca presenti nell’Isola.

Italia Nostra Sardegna, WWF Sardegna, USB – Unione Sindacale di Base, Cobas – Confederazione di Base, Cagliari Social Forum, Assotziu Consumadoris Sardigna, Confederazione Sindacale Sarda


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