martedì 26 novembre 2019

Al soprintendente Martino un importante riconoscimento nazionale

PREMIO ZANOTTI BIANCO A FAUSTO MARTINO, GIÀ SOPRINTENDENTE PER I BENI CULTURALI E PAESAGGIO DI CAGLIARI, ORISTANO E SUD SARDEGNA 


ITALIA NOSTRA ha conferito a Fausto Martino il premio nazionale intitolato a Umberto Zanotti Bianco fondatore dell’Associazione e antesignano delle politiche di difesa del patrimonio culturale e dell’ambientalismo. 
La cerimonia del conferimento si è svolta venerdí 22 novembre nel Palazzo Giustiniani a Roma.
Il premio Zanotti Bianco è un importante riconoscimento destinato, con cadenza biennale, a pubblici funzionari dello stato che si siano distinti «per l’attività nell’ambito della difesa del patrimonio storico artistico naturale paesaggistico nel rispetto e nell’applicazione delle Leggi di tutela» come prescrive l’articolo 9 della Costituzione e il Codice dei Beni culturali e del paesaggio.
Nella sua lunga carriera da Soprintendente, e in particolare nei tre anni trascorsi in Sardegna a dirigere la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna,  l’architetto Fausto Martino è stato fra i più decisi nella lotta all’abusivismo edilizio e a difesa del patrimonio ambientale e culturale e dei beni comuni.
Il premio a Martino, rappresenta per Italia Nostra Sardegna, un importante riconoscimenti all’impegno e alla resistenza dei numerosi cittadini, comitati e associazioni che in Sardegna combattono per la salvaguardia e la difesa dei propri territori.  

Queste le motivazioni del premio conferito a Fausto Martino:  
 Esempio non comune di onestà intellettuale e di rettitudine professionale, l’architetto Martino è meritevole della massima considerazione per non avere ceduto a pressioni e minacce, per la sua corretta interpretazione delle leggi regionali sui condoni edilizi e sul piano casa in Sardegna, applicate anche in aree tutelate, malgrado lo vietassero le norme dello Stato e quelle del Piano Paesaggistico Regionale. 
La sua coraggiosa attività e il dissenso mostrato verso disastrose politiche di gestione del territorio hanno attirato su di sé le ire degli amministratori locali che ne hanno chiesto la rimozione, è stato persino presentato un ordine del giorno all’Assemblea Regionale per chiedere l’intervento del Ministero dei beni culturali affinché prendesse provvedimenti contro il soprintendente, il quale, tuttavia, è stato sostenuto con forza e convinzione dallo stesso Ministro. 
Anche Italia Nostra, assieme ad altre associazioni e personalità, si è più volte schierata a difesa dell’architetto Fausto Martino e a sostegno del suo operato, sempre teso alla reale difesa dei beni culturali, paesaggistici e ambientali. 

sull'argomento 







lunedì 25 novembre 2019

Il rischio delle fabbriche di esplosivi vicino ai centri urbani

La fabbrica di fuochi artificiali esplosa
Alla luce del grave incidente avvenuto il pomeriggio del 20 novembre scorso alla fabbrica di fuochi artificiali Costa, in cui hanno perso la vita a cinque persone, ci dobbiamo chiedere come è possibile che una fabbrica di esplosivi ed ordigni militari, come quella di RWM Italia S.p.a. che opera in Sardegna, nel territorio di Domusnovas-Iglesias, possa ancora oggi farlo senza tener conto della salute e dei rischi alla sicurezza di lavoratrici, lavoratori e popolazioni del territorio. 
Quello alla fabbrica di Vito Costa e figli, in provincia di Messina, è l'ennesimo grave incidente in una fabbrica di esplosivi; in questo caso pare sia bastata una scintilla sfuggita da una saldatrice e un’esplosione devastante ha spazzato via l’impianto facendo 5 vittime. Non è certo la prima volta che accade; un incidente analogo il 14 marzo scorso aveva provocato una vittima a Gesualdo, in provincia di Avellino e un altro ancora più grave nel 2015 rase al suolo una fabbrica di fuochi di artificio a Modugno, causando la morte di 10 persone[1], in quel caso si parlò apertamente di violazione delle norme sulla sicurezza[2].
Giustamente il CODACONS chiede più controlli e ricorda che le vittime provocate da esplosioni, nelle sole fabbriche di giochi pirotecnici dal 2000 ad oggi, sono addirittura 68.
Le fabbriche di esplosivi sono infatti impianti estremamente pericolosi, e sono perciò soggette a una normativa speciale che riguarda gli "stabilimenti a rischio di incidente rilevante" (normati dal decreto legislativo.105 del 2015), che prevede controlli e misure di sicurezza stringenti e rigorosi, ma che purtroppo non sempre vengono rispettati. Nel caso di RWM, ad esempio, una parte dello stabilimento dove sono stoccate quantità incredibili di liquido infiammabile, è ubicata a 400 mt. dal centro urbano di Iglesias e non a 4 km come prevede la vigente normativa.


Il piano per la gestione delle emergenze in caso di incidente nelle aree esterne allo stabilimento RWM Italia S.p.a. risale al 2012 ed è impostato sui rischi derivanti da una produzione prevalente di esplosivi per uso civile (di tipo SLURRY, ANFO e Miccia Detonante), che è totalmente cessata già alla fine del 2012, mentre considera la produzione di tipo militare del tutto marginale.  Il piano è visibile al pubblico nel sito della prefettura di Cagliari[3] (il tipo ed il volume della produzione sono illustrati a pag. 34).
Il piano di emergenza ancora oggi in vigore è ormai del tutto obsoleto e inadeguato, un piano scaduto, infatti:
-       la produzione per uso civile descritta nel piano di emergenza per le aree esterne era cessata del tutto già a dicembre 2012, le relative linee di produzione sono state dismesse e i locali riconvertiti alla fabbricazione di esplosivi e di ordigni militari. La produzione militare è stata invece di molto incrementata, passando dalle appena 500 tonnellate/anno (200 di esplosivo di tipo PBX e 300 di esplosivo a base di TNT) del 2012 alle attuali 6.000 tonnellate/anno, con un incremento di ben 12 volte (+1200%) rispetto a quanto indicato nel piano di emergenza delle aree esterne attualmente in vigore.
-       la differenza tra la situazione produttiva dell'impianto nel 2012, periodo in cui è stato adottato il PEE ancora vigente, e quella attuale determina una condizione di grave pericolo, in aperto contrasto con l'art. 21, comma 6, D.Lgs. 105/2015, il quale afferma che il PEE «è riesaminato, sperimentato e, se necessario, aggiornato, previa consultazione della popolazione, dal Prefetto ad intervalli appropriati e, comunque, non superiori a tre anni». Il comma 5 della stessa norma prevede inoltre che il Prefetto rediga il PEE «entro due anni dal ricevimento delle informazioni necessarie da parte del gestore». La legge prevede inoltre che il Piano deve essere obbligatoriamente aggiornato ogniqualvolta si determinano variazioni significative nella produzione. È appunto il caso della RWM.
Nessuna modifica al Piano di Sicurezza delle Aree Esterne è mai stato apportata dal 2012 a oggi.
Gli impianti per la produzione bellica attualmente in gestione a RWM, sono da considerarsi particolarmente pericolosi e sono già stati soggetti a gravissimi incidenti in anni non lontani, quando erano ancora in gestione alla società SEI. In particolare la linea produttiva degli esplosivi e degli ordigni a base di TNT fuso, quando ancora gli impianti operavano nello stabilimento SEI di Ghedi (provincia Brescia), il 23 agosto 1996, era stata devastata da un’esplosione accidentale che aveva provocato tre morti tra gli operai. Si può ad esempio consultare in merito l’articolo del quotidiano La Repubblica dal titolo “Tre morti in una fabbrica di bombe” dell’8 agosto 1996[4].
Dalle successive indagini risultò all’epoca che lo stabilimento operava nel rispetto della normativa di sicurezza, cosa che comunque, è bene ricordarlo, non può garantire l’assoluta assenza di rischio di incidente in uno stabilimento con livelli di pericolosità così elevati. Successivamente tale linea di produzione è stata spostata dalla SEI nel suo stabilimento di Domusnovas-Iglesias, dove attualmente continua a operare sotto la gestione di RWM.
Nonostante i rischi che l’esistenza di questo stabilimento comporta per i cittadini e senza tenere in adeguata considerazione la  normativa urbanistica, il comune di Iglesias ha recentemente approvato numerose altre autorizzazioni per ampliare lo stabilimento:
a) il raddoppio delle linee produttive per la realizzazione di esplosivi militari di tipo PBX e dei relativi ordigni (nuovi reparti R200 ed R210), un intervento che a detta di RWM porterebbe la capacità produttiva dello stabilimento di Domusnovas-Iglesias sino a 9.000 tonnellate/anno;
b) la realizzazione di un nuovo poligono per test esplosivi denominato "Campo Prove R140", senza neppure una Valutazione di Impatto Ambientale.
Per tutti questi motivi e per le palesi violazioni alle norme, numerose associazioni del territorio hanno infatti contestato la legittimità dei provvedimenti che hanno autorizzato queste opere, anche perché violano palesemente la normativa di sicurezza vigente, presentando:
1) il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Sardegna contro la licenza edilizia rilasciata dal comune di Iglesias ai nuovi reparti R200 ed R210, presentato il 7 gennaio 2019;
2) il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la licenza edilizia rilasciata dal comune di Iglesias per il nuovo poligono per test esplosivi Campo Prove R140, depositato il 18 novembre 2019.
Entrambi i ricorsi sono tuttora pendenti.
Lo stato di elevato rischio nella gestione della sicurezza dello stabilimento produttivo di RWM a Domusnovas-Iglesias è stato oggetto di un esposto al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari, presentato ad aprile 2019, oltre che essere stato prospettato, già in precedenza, all’attuale sindaco di Iglesias da una delegazione di cittadini nel corso di un incontro tenutosi il 31 luglio 2018 in municipio.
Al momento nessun provvedimento è stato preso e la situazione, dal punto di vista della sicurezza, è immutata. A dispetto di una crisi aziendale continuamente sbandierata, inoltre, RWM Italia S.p.a. ha aperto tutti i cantieri previsti dal piano per il potenziamento e l'ingrandimento dei suoi stabilimenti, e li porta avanti pervicacemente, mentre la produzione di ordigni bellici procede senza sosta. 
Viene da chiedersi se è proprio necessario che si verifichi una tragedia perché le esigenze di sicurezza vengano prese finalmente in esame.
Evidentemente la sicurezza della popolazione viene sempre per ultima quando ci sono da tutelare interessi e profitti che vengono dal commercio delle armi e dalla guerra.
Le lavoratrici e i lavoratori di RWM così come le popolazioni di Domusnovas, Iglesias, Musei e zone limitrofe si sentono realmente al sicuro?

Il presente documento-Appello è stato sottoscritto da diverse Associazioni e Comitati

[1]https://bari.repubblica.it/cronaca/2017/03/24/news/modugno_la_strage_dei_fuochi_d_artificio_un_paio_di_forbici_innescarono_il_rogo_poi_nessuno_diede_l_allarme_-161313245/