venerdì 23 febbraio 2024

La Maddalena: parco naturale o scenario bellico?

Le acque della Maddalena hanno assistito in questi giorni ad una surreale tragicommedia. Con l’ordinanza n.16 del 15.02.2024 (ore 16.33) la Capitaneria di Porto La Maddalena aveva interdetto dal 20 febbraio all’8 marzo dalle ore 8 alle 22 ogni tipo di attività tra La Maddalena (Punta Chiara) Cannigione e Monaci. Dopo pochi minuti con Ordinanza n.17 (ore 16.44) estendeva l’interdizione ad un’area di raggio pari a 1.000 mt intorno ai punti denominati Alfa e Bravo (sic!) situati a N-E di S. Maria e a S-E di Caprera dalle ore 6 alle 16.  In pratica per 18 giorni maddalenini e galluresi frontalieri si sarebbero visti defraudare dell’accesso all’arcipelago ed a tutto lo specchio acqueo compreso tra Caprera, Cannigione e la Maddalena. 


Mappa dell'area interessata dalle esercitazioni

Motivazione: una richiesta del COMSUBIN (Comando Raggruppamento Subacquei e Incursori della Marina Militare) che aveva perentoriamente deciso di eleggere l’arcipelago a sito per “operazioni di addestramento con impiego di esplosivi”!

Solo grazie ad un intervento in extremis dell’Ente Parco si è scongiurato un caso di follia ecocida. La Capitaneria ha provveduto ad evitare l’assalto parabellico, revocando in data odierna le Ordinanze con la singolare motivazione che non ci si era accorti dell’inserimento di un’area SIC all’interno del poligono marino interdetto. 

Come Italia Nostra Sardegna ci chiediamo. E’ mai accettabile il fatto che le Forze Armate, pur disponendo di migliaia di ettari di superfici e centinaia di chilometri di coste in Sardegna, già devastate e inquinate in modo irreversibile da attività militari, debbano eleggere a scenario delle loro “missioni impossibili” un’area che vanta la presenza di un Parco Nazionale e di un’Area Marina Protetta, nonché Sito di interesse comunitario e Zona a protezione speciale? 


In altri termini è legittimo che il più alto grado di tutela ambientale, imposto da leggi comunitarie e nazionali, debba essere violato, anzi impunemente violentato, da esercitazioni a fuoco che contemplano l’esplicito uso di esplosivi? Quali caratteristiche strategiche hanno questi luoghi ai fini della sicurezza nazionale (l’Italia, art.11 della Costituzione, “ripudia” la guerra) per giustificarne un utilizzo che è agli antipodi, sia in termini naturalistici che etici, della fruibilità sostenibile?

Vorremmo anche sapere. E’ammissibile che la Capitaneria di Porto, organo deputato alla sicurezza della navigazione, non si ponga alcun interrogativo in merito alla legittimità della richiesta del COMSUBIN e nello spazio di soli 11 minuti e con un anticipo di appena 5 giorni proceda d’imperio, con avallo tacito e subalterno, all’isolamento dell’arcipelago e della costa frontaliera, nemmeno interrogandosi sui vincoli e sulle prerogative istituzionali che tutelano un’area naturale protetta? Siamo forse a nostra insaputa precipitati in uno stato di guerra o peggio ancora il Tempo della Storia ha invertito il suo corso?

E’ appena il caso di ricordare le responsabilità accertate da Commissioni di inchiesta parlamentari, le molteplici sentenze sia in sede penale che civile, i dati epidemiologici incontrovertibili, che puntano il dito contro le più alte gerarchie dell’esercito e sono collegate all’uso illecito di quelle servitù che il Ministero della difesa ha, con un inscrollabile giogo, imposto ad una così ampia parte del suolo sardo.

Ad un giogo politico ed a subalternità culturale sembra soggiacere il Ministero dell’Ambiente nei confronti della stessa compagine governativa, visto che assiste inerte (quando non compiacente) alla devastazione degli ecosistemi, alla violenza sui paesaggi, alla distruzione della fauna e degli habitat, pur di non intralciare interessi economici e racimolare consensi elettorali. 

Mappa dell'area interessata dalle esercitazioni

Occorre forse ricordare che nei Santuari della Natura, brandelli di Riserve a stento sopravvissute ad una hybris antropocentrica, istituendo i quali l’Uomo appena soffoca il rimorso per la distruzione del creato, l’uso della caccia è vietato e quindi, di sottesa conserva, l’uso delle armi e degli esplosivi. Che senso avrebbe, infatti, proteggere gli habitat per poi distruggerli, così come nel caso emblematico della penisola Delta a Teulada, anch’essa Sito di interesse comunitario.

Riteniamo che questi reiterati attacchi all’ETICA della Natura debbano una volta per tutte avere fine, che la Terra sarda si debba affrancare dalla violenza delle armi e delle bombe, che la Sardegna abbia il diritto di scegliere la via della pace e non subire l’obbligo di preparare le guerre. 




sull'argomento

L'Unione Sarda - La Maddalena, stop alle esercitazioni con le bombe nell'area marina protetta

venerdì 9 febbraio 2024

Riprendono le conferenze di Italia Nostra sulle recenti acquisizioni della ricerca archeologica

La sezione di Cagliari di Italia Nostra riprende il ciclo di conferenze sulle recenti acquisizioni della ricerca archeologica in Sardegna.

Il 22 febbraio 2024 incomincerà il XVII ciclo organizzato in collaborazione con G&T e AGAI.

Il titolo di quest’anno è: 

Arte, architettura, spiritualità, siti di culto nella preistoria e nella protostoria.

Progetto della “Tentative List Unesco Domus de Janas

Le conferenze si terranno a Cagliari nella sala conferenze della sede Fondazione di Sardegna in via Salvatore d’Horta, 2.

Il ciclo è suddiviso in 5 incontri che si terranno ogni giovedì pomeriggio, alle ore 17,30 a partire dal prossimo 22 febbraio fino al 21 marzo.

Iniziativa culturale curata dal prof. Felice Di Gregorio


La locandina con il programma dettagliato



Area archeologica di Pranu Mutteddu


mercoledì 24 gennaio 2024

La RWM chiede di cancellare 5 affluenti del rio Figu per svincolare l'area della fabbrica dal vincolo idrogeologico

Alle decine e decine di richieste edilizie inoltrate dalla fabbrica di bombe della Rwm Italia S.p.A. al Comune di Iglesias, se n’è aggiunta, qualche tempo fa, una di altro genere, anche questa attentamente presa in considerazione dalla macchina comunale. Nel giugno del 2022, la Rwm proponeva la modifica del reticolo idrografico dell’area (di sua proprietà) dove ha sede lo stabilimento, attraversata dal Rio Figu, considerato, dal Piano per l’Assetto Idrogeologico regionale, ad alto rischio di esondazione. Nell’istanza, la Rwm chiedeva di cancellare dal suddetto piano ben 5 affluenti dello stesso Rio Figu, in quanto “non significativi”. 

Considerando la situazione delle autorizzazioni edilizie già concesse dal Comune di Iglesias a Rwm, ma passate sotto la falce del Consiglio di Stato, che le ha definite illegittime, la richiesta appare tesa a declassare il grado di rischio idrogeologico (finora alto) del territorio dello stabilimento, consentendo potenzialmente di ottenere autorizzazioni ambientali finora precluse e, eventualmente, di sanare opere già realizzate in area ad elevato rischio idrogeologico.

L’amministrazione comunale di Iglesias non solo ne ha preso atto ma, sulla scorta di fondi regionali del 2020, ha inserito la richiesta di Rwm, corredata di relazione tecnica, in un piano di revisione complessiva dell’idrografia comunale, commissionato ad un tecnico specializzato.

La cittadinanza viene a conoscenza di tutto questo solo ora, marginalmente, in quanto risulta convocato un Consiglio Comunale Straordinario per l’approvazione della complessiva revisione del reticolo idrografico, primo passo verso la definitiva approvazione da parte dell’autorità di bacino.

Le scriventi organizzazioni segnalano la possibilità (e chiedono rassicurazioni in merito) che dietro l’operazione possa esserci la volontà di consentire a Rwm di mettere a frutto gli ampliamenti ad oggi bloccati dalla decisione del Consiglio di Stato, ampliamenti che hanno comportato ingenti danni ambientali, con lo spianamento di intere colline e la distruzione del manto boschivo, al solo fine di produrre più bombe, più mine sottomarine, più missili, più droni killer, destinando il territorio ad una vocazione di morte. 

Oltre ai boschi e alle colline ora si vogliono cancellare anche i fiumi? O piuttosto, i fiumi rimangono, in quanto elementi conseguenti alla conformazione orografica, ma si cancellano le tutele previste per chi nei territori limitrofi vive e lavora?

I corsi d’acqua non spariscono per votazione, sono preziosi, vanno tutelati, e quando non vengono sufficientemente monitorati, o sono oggetto di interventi non sufficientemente ponderati, possono diventare pericolosi. Gli affluenti del Rio Figu che si vogliono cancellare dalle mappe sono forse stati tombati come sembrerebbe da alcune fotografie? Con quali autorizzazioni? I consiglieri hanno preso visione di tutta la documentazione con cognizione di causa? Hanno verificato la realtà dei luoghi? Che risposte danno a questi semplici interrogativi?

All’amministrazione comunale chiediamo di ripensare le decisioni già prese e di fornire tutte le spiegazioni del caso, all’opposizione di farsi portavoce delle istanze di salute, di vero progresso, di benessere sociale che provengono dagli scriventi e dalla società civile del territorio e di non approvare la proposta. Una fabbrica di armi non porta sviluppo, nè aiuta la transizione ecologica. È sempre più evidente.

In ogni caso, i sottoscritti si riservano, prima del pronunciamento dell'autorità di bacino, di effettuare approfondimenti di natura tecnica da divulgare e su cui riflettere, oltre che di segnalare, eventualmente, all’autorità giudiziaria, quelle che potrebbero essere violazioni di legge.

COMITATO RICONVERSIONE RWM - ITALIA NOSTRA SARDEGNA - COBAS CAGLIARI - DISARMISTI ESIGENTI – USB SARDEGNA – CAGLIARI SOCIAL FORUM


sull'argomento






mercoledì 17 gennaio 2024

La fabbrica di bombe RWM assolta per abuso edilizio, ma pacifisti e ambientalisti non mollano.

Scritto da: LAURA TUSSI

"La mancanza di individuazione dei responsabili è motivo di preoccupazione". Abbiamo intervistato Graziano Bullegas di Italia Nostra Sardegna, tra le associazioni che si sono costituite parte civile nel processo sui presunti abusi edilizi legati all'ampliamento della fabbrica di bombe RWM, secondo cui l'assoluzione degli imputati non plasma una realtà oggettiva. "È inaccettabile che nessuno sia stato ritenuto responsabile di un'operazione così dannosa per l'ambiente e in violazione delle norme paesaggistiche e delle leggi in materia edilizia".Non ci fu nessun abuso edilizio con l’ampliamento della fabbrica di bombe della RWM a Domusnovas. A stabilirlo, con l’assoluzione di tutti gli imputati in quanto il fatto non sussisterebbe e non costituirebbe quindi reato, è stato il tribunale di Cagliari con la sentenza del 21 dicembre. L’inchiesta – come riportato dall’agenzia Ansa – era nata da una serie di querele presentate da diverse associazioni pacifiste ed ecologiste, comitati e organizzazioni sindacali, costituitesi parte civile con contestazioni che denunciavano la mancanza di necessarie autorizzazioni urbanistiche, ambientali e paesaggistiche, in merito al progetto di espansione della fabbrica tra il 2017 e il 2019.

A spiccare nel capo di imputazione, i reati di falso e una trentina di presunte violazioni alle norme edilizie e ambientali. In merito abbiamo intervistato Graziano Bullegas di Italia Nostra Sardegna, associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e culturale, tra le realtà costituitesi parte civile.

Graziano Bullegas

Partiamo dalla sentenza del 21 dicembre che ha assolto tutti gli imputati accusati di falso e di abusi edilizi per non aver commesso i fatti o perchè i fatti non costituiscono reato.

Abbiamo necessità di leggere il dispositivo della sentenza per capire quali siano le motivazioni che hanno portato il giudice a emettere la sentenza assolutoria, per cui possiamo al momento formulare delle semplici constatazioni sugli effetti di tale pronunciamento. Registriamo che la sentenza ha galvanizzato i vertici della RWM che si sono affrettati a dichiarare l’inesistenza degli abusi. Noi invece continuiamo ad affermare che gli abusi esistono.

Lo confermano le due sentenze del Consiglio di Stato che hanno annullato tutte le autorizzazioni edilizie da noi impugnate davanti al tribunale amministrativo e la delibera della Regione Sardegna di non assoggettare a Valutazione di Impatto Ambientale l’ampliamento dello stabilimento. Proprio a seguito di questa sentenza gli impianti sono fermi pur essendo stati ultimati oltre due anni fa. Ribadiamo pertanto che l’assoluzione dei nove imputati del processo RWM non cancella i numerosi abusi edilizi commessi nel corso dell’ampliamento dello stabilimento di Domusnovas–Iglesias. E, per fortuna, neppure li sana.

Quindi nonostante la sentenza assolutoria gli impianti non possono produrre armi e munizioni?

La comunicazione di fine lavori dei nuovi impianti è stata consegnata a novembre del 2021, il giorno successivo alla pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato. Siccome quella sentenza stabiliva l’illegittimità urbanistica e ambientale dell’insediamento industriale, l’azienda non ha potuto avviare gli impianti.

L’ampliamento ha causato un grave danno ambientale, come evidenziato dalla PM Rossella Spano nella sua requisitoria

Questo rappresenta un freno per l’approvvigionamento di armi e di munizioni ai paesi in guerra?

Il blocco della nuova parte dello stabilimento RWM sta arrecando grosse perdite economiche all’azienda, che ha investito ingenti capitali sull’impianto, e indubbiamente la mancata produzione incide in maniera rilevante anche sull’approvvigionamento europeo di armi e munizioni ai paesi in guerra. Anche perché le scorte di materiale bellico obsoleto di cui questi paesi si sono felicemente liberati sono da tempo esaurite.

Ritornando alla sentenza del tribunale di Cagliari, come mai sono state sollevate accuse ai danni di ben 9 persone e poi queste si son rivelate infondate?

L’inchiesta condotta dalla Procura di Cagliari ha rilevato numerosi abusi edilizi e irregolarità nel processo di ampliamento dell’RWM in un’area tutelata dal Piano Paesaggistico Regionale. Nonostante le indagini e il rinvio a giudizio dei vertici aziendali, dei tecnici e dei funzionari comunali responsabili delle autorizzazioni edilizie, nessun colpevole è stato individuato. Questo è stato un limite della sentenza emessa ieri e dell’intera inchiesta.

Quali conseguenze ha comportato l’ampliamento abusivo dell’RWM?

L’ampliamento abusivo ha comportato lo scavo e lo sbancamento di oltre 100.000 metri cubi, la rimozione di circa 80.000 metri quadrati di copertura boschiva e la costruzione di edifici e impianti anche in aree soggette a vincoli per il rischio idrogeologico e nell’alveo del torrente con alto rischio di esondazione. Questo intervento ha causato un grave danno ambientale, come evidenziato dalla PM Rossella Spano nella sua requisitoria.

Chi sono i responsabili?

La mancanza di individuazione dei responsabili è motivo di preoccupazione. È inaccettabile che nessuno sia stato ritenuto responsabile di un’operazione così dannosa per l’ambiente e in violazione delle norme paesaggistiche e delle leggi in materia edilizia.

Una situazione abbastanza ingarbugliata. Quali saranno gli sviluppi futuri di questo stabilimento? E poi, è stata avviata una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale postuma nel tentativo di sanare in qualche modo l’abuso?

Noi restiamo del parere che gli abusi devono essere demoliti e che debba essere compensato il danno prodotto attraverso opere di bonifica e di rimboschimento, anche perché la presenza dello stabilimento è incompatibile con le tutele presenti nell’area. Al momento l’azienda ha attivato una procedura di Valutazione di Impatto Ambientale postuma nel tentativo di sanare in qualche modo l’abuso e poter finalmente produrre i micidiali ordigni di guerra anche nei nuovi reparti. 

Si tratta quindi di una sanatoria?

Dalle dichiarazioni rilasciate dall’azienda e dagli amministratori pubblici sembrerebbe che questa procedura sia intesa appunto come una pratica finalizzata a sanare l’intero impianto realizzato abusivamente. Noi sosteniamo che la procedura di VIA ex-post non deve essere considerata come una pratica di sanatoria, ma come un modo per verificare l’impatto ambientale dell’impianto realizzato abusivamente. La normativa europea e italiana supporta questa posizione e sostiene che questa richiesta di VIA, cosí come proposta, non possa essere accettata perché mancano gli elementi per una valutazione ambientale completa e accurata. Si sottolinea inoltre che lo stesso stabilimento attualmente in funzione è anch’esso fuori norma poiché non è mai stato sottoposto a VIA.

Striscione Campagna Stop RWM

Come associazioni e gruppi portatori di interesse diffuso, avrete comunque l’opportunità di esprimere le vostre opinioni all’interno della procedura di VIA.

Abbiamo partecipato alla pubblica inchiesta prevista dalla procedura e abbiamo presentato numerose osservazioni e relazioni tecniche, nonostante il sistematico boicottaggio che ci impedisce di conoscere nel dettaglio il progetto e gli elaborati tecnici che lo accompagnano. L’assenza di trasparenza nella diffusione dei documenti relativi al progetto rappresenta un ulteriore motivo di annullamento della procedura in quanto impedisce ai cittadini e ai portatori di interesse di poter accedere a tutte le informazioni pertinenti.

Quanto è importante garantire la libera circolazione delle informazioni?

Tutto ciò contraddice i principi di trasparenza e partecipazione che sono fondamentali per un sano processo decisionale e per la tutela dell’interesse pubblico. È importante garantire la libera circolazione delle informazioni, affinché i cittadini possano essere adeguatamente informati e partecipare attivamente alle decisioni che li riguardano.

Finisce qui la vicenda giudiziaria della RWM? 

Da questo processo ci aspettavamo delle risposte su fatti e azioni avvenute nell’area di San Marco. Avremmo voluto conoscere i nomi dei responsabili che hanno illegittimamente deciso di spianare quelle colline, di distruggere quei boschi, di realizzare quei poligoni e costruire pericolosi capannoni sul fiume.  Attendiamo quindi altre indagini e altri processi, perché da cittadini attivi e impegnati per il bene comune vogliamo continuare a sperare che, al di là della sentenza, qualcuno possa far luce su tutto questo e i veri responsabili vengano identificati e portati ad assumersi le loro colpe. 

Quando si conclude il processo legale per la RWM e le istituzioni coinvolte? 

Il processo legale per la RWM e le istituzioni coinvolte non si conclude qui. Il prossimo 24 gennaio il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cagliari dovrà decidere sul rinvio a giudizio di un altro funzionario del Comune di Iglesias, accusato di omissione di atti di ufficio per aver occultato il ricorso straordinario presentato da numerose associazioni al Capo dello Stato contro l’autorizzazione per la costruzione del Campo Prove degli esplosivi. È evidente inoltre che, nel caso in cui la Regione Sardegna dia un parere favorevole alla Valutazione di Impatto Ambientale, questa decisione sarà nuovamente contestata davanti al Tribunale Amministrativo.

Intervista pubblicata da:

ITALIA CHE CAMBIA

FarodiRoma

LA CITTÀ DI SOTTO

Agorà Vox 

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Il Manifesto Sardo - Buoni motivi per insorgere contro l'economia di guerra