sabato 23 settembre 2017

Ancora terreni agricoli espropriati per la speculazione delle rinnovabili

In data 22 Settembre 2017 l’associazione Italia Nostra, il Coordinamento Comitati Sardi e la Confederazione Sindacale Sarda hanno presentato una segnalazione presso la Procura della Repubblica, l’Assessorato degli Enti Locali, l’Assessorato dell’Industria e la Procura della Corte dei conti contro la notifica dell’esproprio ordinato dalla Regione Sardegna a favore della società Green Energy Sardegna per la realizzazione di un nuovo parco eolico nei terreni agricoli compresi tra il comune di Villacidro e San Gavino Monreale.

All’Assessorato degli Enti Locali si è chiesto in particolare di prvvedere, in via di autotula alla:
  • revoca immediata della Determina n. 3758 rep. 1887 del 24.07.2017
  • riformulazione del procedimento espropriativo
  • rinuncia all’occupazione d’urgenza
  • partecipazione esaustiva degli interessati fin dalla fase di avvio del procedimento
Alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei Conti si è chiesto, nel caso in cui il procedimento di esproprio abbia seguito, l'accertamento dei presupposti di legittimità dell’operato dell’Assessorato, in qualità di Amministrazione procedente nell’ambito della realizzazione dell’opera in oggetto, con specifico riguardo ai diritti di proprietà da essa insorgenti e agli eventuali danni erariali che da teli violazioni di legge possano conseguire.


Le criticità sollevate rigurdano in particolare la procedura autorizzativa, e di riflesso quella espropriativa, prevista per la costruzione dell’impianto per la generazione di energia elettrica da fonte rinnovabile ed infrastrutture connesse, sito nei Comuni di S. Gavino Monreale e Villacidro e proposto dalla soc. Green Energy Sardegna s.r.l.
In riferimento all'applicazione dell’art.12 del Dlgs.387/03, comma 1, che recita come segue:
  1. Le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti, autorizzate ai sensi del comma 3, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti.
 ... l’opera sarebbe da considerarsi “di pubblica utilità”, nonché “indifferibile ed urgente”, ne consegue che per la sua realizzazione si può ricorrere alla procedura di esproprio, secondo le modalità previste dal Testo Unico (D.P.R. 8 giugno 2001 n.327).
Dall’analisi di tale quadro normativo di riferimento si ricava una precisa distinzione tra “opera pubblica o di pubblica utilità” ed “opera privata di pubblica utilità”, che di seguito può essere così riassunta:
Protesta contro il minieolico a Villanovaforru - 2014
  • l’opera pubblica o di pubblica utilità consiste in un intervento, effettuato da un soggetto pubblico o privato, necessario per l’utilizzazione di beni da parte della collettività o di singoli individui, allo scopo di soddisfare un interesse pubblico, a seguito del quale il diritto sul bene, la cui sopravvivenza in capo all’originario proprietario sia divenuta incompatibile con la nuova destinazione, confluisce nel patrimonio di un soggetto pubblico;
  • l’opera privata di pubblica utilità consiste in un intervento, effettuato da un soggetto pubblico o privato, necessario per l’utilizzazione di beni da parte della collettività o di singoli individui, allo scopo di soddisfare un interesse promiscuo pubblico e privato, a seguito del quale il diritto sul bene, la cui sopravvivenza in capo all’originario proprietario sia divenuta incompatibile con la nuova destinazione, confluisce nel patrimonio di un soggetto privato.
Ne consegue nello specifico caso in esame, in forza dell’enunciato dell’art. 12, comma 1, che, essendo gli impianti alimentati da fonti rinnovabili da ritenersi “opere pubbliche”, i beni espropriati e gli impianti su di essi realizzati dovranno confluire, come tali, nel patrimonio di un soggetto pubblico.
Di contro nel caso di si dovesse trattare di opere private, pur ammettendo per esse una finalità di interesse pubblico, non potrebbero comunque farsi rientrare nell’ambito di applicazione dell’art.12 comma 1, facendo quest’ultimo esplicito ed esclusivo riferimento ad un’opera pubblica e quindi di proprietà di un soggetto pubblico.
Con riferimento all’art. 3 del T.U. devono essere così individuati i soggetti del procedimento espropriativo:
  • L’Autorità espropriante è il soggetto pubblico – nello specifico la Regione Sardegna, titolare del potere di esproprio e curatore del procedimento – nello specifico la Regione Sardegna, considerato che da essa proviene l’atto amministrativo citato in oggetto, in quanto non vi è alcuna norma che attribuisca al privato (nello specifico la Green Energy Sardegna) tale potere.
  • Il Beneficiario dell’espropriazione in cui favore verrà emesso il decreto di esproprio dovrà essere necessariamente un soggetto pubblico, considerato che si tratta di “un’opera pubblica”, quindi si suppone la Regione stessa.
  • Il Promotore dell’espropriazione è il soggetto privato che ha richiesto l’espropriazione, nello Specifico la Green Energy Sardegna, come richiedente dell’A.U. per la realizzazione dell’impianto.
Sulla base di tali presupposti ne discendono le seguenti considerazioni:
  • Il diritto di proprietà (o altro diritto espropriato) non può risultare che in capo alla Regione, alla quale incombe l’onere della corresponsione dei relativi indennizzi.
  • La proprietà dell’impianto che verrà realizzato sui terreni espropriati, configurandosi come “Opera Pubblica” realizzata su “suolo pubblico”, non potrà che risultare della stessa Regione.
  • Il rapporto con la società ai fini dell’esercizio dell’impianto e degli utili che da esso ne deriveranno dovrà esser regolato da un apposito atto di concessione e la “Green Energy Sardegna”, con il quale la stessa verrà costituita concessionaria dell’impianto. Nell’ambito della Concessione troveranno recetto le clausole di esercizio, i patti economici e gli obblighi cui adempiere da parte del Concessionario per la rimozione dell’impianto una volta che sia esaurito il ciclo vitale dello stesso, con la reductio in pristino dei luoghi, anche al fine di assicurare ai proprietari l’eventuale esercizio del diritto alla retrocessione dei beni nelle condizioni iniziali, una volta cessata la destinazione di uso pubblico degli stessi.
Attesa la sinteticità dell’art. 12, l’assenza di procedimenti analoghi posti in essere a livello nazionale, cui poter far riferimento, la labilità dei contenuti di una norma, peraltro controversa anche da un punto di vista di legittimità costituzionale, si ritiene che tali aspetti, oltre che essere oggetto di un’accurata analisi sia sotto il profilo giuridico che amministrativo, debbano essere prefissati fin dal momento del rilascio dell’Autorizzazione Unica nell’ambito del procedimento fino ad ora posto in essere.
In proposito, attesa l’assenza di ogni riferimento a tali aspetti nell’ambito degli atti pubblicati, si evidenzia la implicita violazione dell’art. 11 del T.U., che prevede la partecipazione attiva degli interessati a tutte le fasi del procedimento fin dal suo avvio.
Sembrano potersi evidenziare ulteriori violazioni del T.U. e in particolare si evidenzia l’incongruenza con quanto previsto dall’art.22 bis del T.U.:
Qualora l’avvio dei lavori rivesta particolare carattere d’urgenza, tale da non consentire in relazione alla particolare natura delle opere, l’applicazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2 dell’art.20, può essere emanato, senza particolari indagini e formalità, decreto motivato che determina in via provvisoria l’indennità di occupazione e che dispone anche l’occupazione anticipata dei beni immobili necessari”.
Si eccepisce che la Determina n. 37158 rep1887 del 24.07.2017 costituisce Atto amministrativo non assimilabile ad un “decreto”, né sono riscontrabili nella struttura dello stesso quelle “motivazioni”, che giustifichino il dispositivo ovvero il carattere d’urgenza dell’occupazione.
Tale aspetto formale peraltro non sembra emergere nemmeno dalla natura dell’opera, né dalle stesse finalità, atteso che l’utile derivante dal suo esercizio è di fatto di esclusiva fruizione della proponente. La sussistenza di oggettive motivazioni che giustifichino la particolare urgenza dell’opera, richiesta espressamente dall’art. 22 bis del D.lg. 302/2002, sottrae tale valutazione all’ambito dell’assoluta discrezionalità ed all’arbitrio dell’Amministrazione, tanto più che in forza delle norme introdotte dal TU l’espropriato finisce per vedersi privato del bene con una procedura abbreviata e senza che sia stato eseguito il frazionamento catastale.


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venerdì 22 settembre 2017

Metanizzazione della Sardegna: progetto nocivo e obsoleto

L'arrivo del metano in Sardegna non produrrà gli effetti promessi nella lotta al riscaldamento globale e contribuirà ad accrescere le già importanti ricadute negative in ambito sanitario derivanti dalla combustione delle fonti fossili. Il progetto, in realtà, nasce già obsoleto per la rapidità con cui si stanno sviluppando le tecnologie di produzione e accumulo delle fonti rinnovabili, e forti dubbi permangono anche sulla diminuzione del prezzo dell'energia. Piuttosto è certo che il gas sottoporrà l'Isola a una nuova servitù.

Governo e giunta regionale puntano sulla metanizzazione della Sardegna, rinunciando così alle opportunità offerte da un nuovo corso energetico basato sull'efficientamento della rete attuale e sulle rinnovabili per l'autoconsumo, proprio mentre il mondo comincia a correre in questa direzione.
Solo favorendo -anche attraverso incentivi e agevolazioni fiscali- il modello della generazione distribuita e intelligente da fonti rinnovabili, alternativo rispetto al modello degli impianti di grossa taglia, è possibile creare valore aggiunto ad impatto quasi zero e una reale indipendenza energetica per cittadini ed aziende, oltre a prevenire la dipendenza energetica da altri Stati.
Non solo: l'eccessiva capacità di stoccaggio del Gas Naturale Liquefatto (GNL) prevista dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) rivela che la Sardegna è destinata a contrarre una nuova servitù, a trasformarsi, cioè, in una piattaforma del GNL al centro del Mediterraneo, chiamato a gestire la fase calante del mercato del gas. Sul piano interno, inoltre, tale capacità di stoccaggio può indirettamente favorire lo sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi allo stato gassoso nel Mar di Sardegna e sulla terra ferma, incrementando inoltre il consumo di suolo (oltre 5000 ettari), già fuori misura per l'uso distorto delle fonti rinnovabili. Insomma, la scelta del metano appare figlia di un rivendicazionismo fuori dal tempo (“La Sardegna è l'unica regione italiana a non avere il metano”) e della solita politica eterodiretta ad appannaggio di terzi che perpetuerà la dipendenza dai combustibili fossili.



Per quanto olio combustibile o carbone abbiano un impatto emissivo superiore in termini di CO2, giova ricordare che il metano è esso stesso un gas serra 25 volte più efficiente della CO2 nel trattenere il calore della radiazione infrarossa, quindi eventuali fughe di CH4 immetterebbero in atmosfera un gas 25 volte più attivo della CO2 nell'incrementare il riscaldamento del pianeta, e si dimostra incompatibile con le indicazioni emerse durante la Cop21 tenutasi a Parigi nel 2015, che ha evidenziato come il contenimento del riscaldamento globale entro 1,5 gradi richieda un taglio delle emissioni tra il 70 e il 95%.
La Sardegna, fortemente condizionata da modelli di struttura industriale inefficienti, basati quasi totalmente sulla combustione da fonti fossili, condizionata inoltre dall’alto spreco di energia e dall’elevata produzione di rifiuti, dà un significativo contributo al riscaldamento globale dal momento che il coefficiente emissivo per ogni unità di energia prodotta dalle centrali termoelettriche sarde è pari a 842 gCO2/kWh contro la media italiana di 505 gCO2/kWh.
Nell’ultimo PEARS del 2016, proposto dalla Giunta in carica, la riportata ulteriore riduzione delle emissioni di CO2 è frutto di un“artificio” di bilancio ottenuto considerando solo le emissioni relative all’energia prodotta per consumo interno, e nascondendo quelle relative alla produzione di energia per l’esportazione fuori dall’isola (pari al 46,4% nel 2014, anno preso in considerazione dal Piano Energetico ed Ambientale della Regione Sardegna - PEARS). Per così dire, un “falso in bilancio”.
Con ogni evidenza, dunque, il problema del clima non è in cima all'agenda del presidente Francesco Pigliaru.


In questo contesto, dare spazio a progetti di metanizzazione quale sistema di transizione verso una migliore efficienza energetica a minor costo, o sollecitare finanziamenti governativi per progetti di cattura e stoccaggio della CO2, solleva criticità ambientali, socioeconomiche e sanitarie e dimostra la crisi programmatica e progettuale dell’“élite” al momento al governo della Regione. In altre parole, il tentativo di ridurre l'impatto ambientale e sanitario della produzione energetica attraverso un altro combustibile fossile – il gas naturale – appare quantomeno schizofrenico. Va, infatti ricordato che ogni forma di combustione, compresa quella del metano, genera, disperdendoli nell'aria, ossidi di azoto e di zolfo, ma anche metalli pesanti, IPA, molecole diossino-simili, particolato fine e ultrafine. Ne deriva uno scadimento della qualità dell’aria con gravi danni per la salute. Ciò è accertato indiscutibilmente sul piano scientifico. Oggi, in Sardegna, a fronte di numerose indagini epidemiologiche che hanno messo in evidenza preoccupanti valori dell'incidenza e della mortalità per patologie eziologicamente riconducibili all'inquinamento ambientale, dovrebbe essere chiara a tutti la criticità delle condizioni di salute delle popolazioni che risiedono nelle aree ricomprese nei Siti d'Interesse Nazionale per bonifiche (S.I.N. di Porto Torres/Sassari e del Sulcis/Iglesiente/Guspinese), e possiamo aggiungere a quelle le aree metropolitane.
Da segnalare inoltre che i “costi esterni”, cioè i dati sanitari relativi alle malattie e ai morti prematuri legati alle emissioni inquinati con ricaduta locale, pur essendo richiesti dalla programmazione Europea, non vengono calcolati. La scarsa conoscenza di tali tematiche è sconcertante e tutto questo è inaccettabile per uno Stato civile che abbia a cuore il benessere dei propri cittadini. Non va demonizzata l’evoluzione tecnologica e industriale né il progresso delle infrastrutture, ma va cambiata l’unità di misura per valutarli: questa non può più essere un PIL che non tenga conto del benessere dell’uomo e dell’ambiente che lo ospita, e non può prescindere dal preferire sviluppi imprenditoriali e scelte politiche che siano pienamente sostenibili.

Il metano – si dice – abbatterà il prezzo dell'energia: ma gli utenti sardi non avvertiranno benefici economici grazie al metano, infatti continueranno a pagare l'energia al costo del Prezzo unico nazionale (P.u.n), molto poco sensibile alle quantità di energia prodotta in Sardegna. Al contrario, la causa del prezzo dell'energia più elevato in Italia che nel resto d'Europa è proprio il metano, come ricordato dagli stessi estensori del Piano Energetico Regionale, concordi nell'affermare che le rinnovabili hanno invece un effetto ribassista sui prezzi dell'energia, come documentato anche dal Cnr. Oltre al danno, c'è la beffa, visto che a causa dell'assenza di un quadro regolatorio – si legge nel PEARS – nel settore del GNL i costi potrebbero ripercuotersi pesantemente sul prezzo finale all’utenza. Particolare attenzione, inoltre, merita la parte della bolletta del gas relativa agli incentivi – che si trasformano in oneri per l'utente –, che, secondo stime prudenziali, si aggirano intorno ai 200 milioni di euro l'anno per la metanizzazione della Sardegna

Oggi in Sardegna si verifica una straordinaria concomitanza di fattori che rende a portata di mano l'obiettivo di coprire il fabbisogno energetico dei sardi (energia elettrica e termica per attività produttive, mobilità e usi domestici) attraverso le rinnovabili.
I dati Terna vedono la Sardegna esportare gran parte dell'energia prodotta (+36,2 % nel 2016) verso il continente attraverso il cavo Sapei, rivelando che l'Isola funziona come una piattaforma energetica il cui tubo di scarico è puntato sulla popolazione sarda: l'Isola quindi può già ridurre il proprio parco impianti da combustibili fossili.


Oggi, inoltre, le rinnovabili coprono il 40% circa del fabbisogno energetico sardo. E preme anche sottolineare che, ormai da anni – quasi si trattasse di un piano deliberato – l'idroelettrico appare ampiamente sottosfruttato. Stando così le cose, la classe politica sarda dovrebbe, anche tramite l'utilizzo dei fondi europei e l'alleggerimento fiscale, favorire il ricorso a fonti rinnovabili su piccola scala da parte delle pubbliche amministrazioni, dei cittadini e delle attività produttive, siano esse agricole o manifatturiere, interconnettendo tra loro i nuovi punti di produzione attraverso reti intelligenti.

In quest'ottica occorre anche sostenere l'installazione di sistemi di accumulo dell'energia, ormai disponibili. In Sardegna, inoltre, il problema della non programmabilità e dell'interrompibilità delle rinnovabili può essere essere attenuato o del tutto risolto sfruttando in modo sostenibile, attraverso le migliori tecnologie disponibili (BAT), il complesso di dighe, salti e centrali idroelettriche del Taloro, che può anche giocare un ruolo decisivo – com'è avvenuto in passato – per bilanciare la rete. Un problema, questo, che come noto, può essere risolto anche tramite il cavo Sapei e/o gli accumulatori di Codrongianos.

I finanziamenti per la "metanizzazione" della Sardegna, sarebbero meglio utilizzati per ottenere una maggiore efficienza energetica e per la realizzazione delle tecnologie in grado di sostituire completamente le attuali centrali da fonti fossili con le energie alternative, che in Sardegna non mancano, e senza ulteriore consumo di suolo.

Coordinamento Comitati Sardi
ISDE –Medici per l’Ambiente Sardegna
Assotziu Consumadoris Sardigna 
Confederazione Sindacale Sarda (CSS)
Sardegna Pulita
Italia Nostra – Sardegna


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mercoledì 20 settembre 2017

Sardegna: è in atto una aggressione senza precedenti contro le regole e quelli che ne chiedono il rispetto



Nebida
In risposta alla mozione farsa dei consiglieri regionali del PD e alle continue aggressioni verbali contro le  associazioni, i funzionari, i sottosegretari e quanti chiedono il rispetto delle regole e delle norme a tutela dei beni paesaggistici e culturali, Italia Nostra ha scritto una lettera al presidente del consiglio dei ministri, al ministro dei BBCC  e alla sottosegretaria Borletti Buitoni, reiterando la manifestazione di piena solidarietà nei confronti della stessa Sottosegretaria e del Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, Architetto Fausto Martino e chiedendo al Governo di confermare il sostegno già manifestato dal Ministro Franceschini nei confronti del rappresentante del Mibact in Sardegna e del suo operato.
Italia Nostra è convinta che l'autonomia della Sardegna non possa essere rivendicata per aggirare e allentare le regole che la stessa Regione si è data in anni precedenti, ma che una seria politica di tutela debba passare attraverso una leale collaborazione e confronto tra Regione e Stato con il coinvolgimento di cittadini e portatori di interesse.
Così non è stato fino ad oggi, ed i motivi di contrasto tra Regione e sedi periferiche del MiBact riguardano proprio la corretta applicazione di leggi e norme sulla gestione del paesaggio. Queste alcune cause di contrasto:
Ø  L'illegittima applicazione della legge sul condono edilizio del 2003, varato dal governo Berlusconi, che in Sardegna è stata estesa anche alle aree tutelate, malgrado le norme dello Stato lo vietassero;
Ø  L’illegittima interpretazione del piano casa, applicato in deroga al Piano paesaggistico regionale;
Ø  La posizione assunta dalla Soprintendenza contro la "forestazione produttiva" del Marganai perché priva di nulla osta paesaggistico;
Ø  Il parere contrario per violazione dei vincoli paesaggistici espresso dalla Soprintendenza di Cagliari nell’ambito del procedimento autorizzativo per la rimessa in funzione dell’impianto dell'Eurallumina. Unico parere negativo avverso un nuovo disastro ambientale preannunciato.
In tutti i casi sopra citati le decisioni del Soprintendente, hanno suscitato polemiche pretestuose e strumentali in sede locale, pur essendo in linea con la normativa vigente e coerenti con le finalità istituzionali del Ministero.

Rendering di un intervento speculativo sulla costa di Sant'Antioco - art. 43 DdL

Il testo della lettera  


Al Presidente del Consiglio dei Ministro
on. Paolo Gentiloni
Al Ministro dei Beni Culturali
on. Dario Franceschini
Alla Sottosegretaria ai Beni Culturali
on. Ilaria Borletti Buitoni

Assistiamo in questi giorni a una serie di gravi censure nei confronti di quanti dissentono dalle disastrose politiche di gestione del territorio e del paesaggio avviate dalla giunta e dal consiglio regionale della Sardegna, da parte della stessa Giunta regionale e dai consiglieri del partito di maggioranza.
Primo bersaglio sono state le Associazioni ambientaliste e la società civile accusate di raccontare falsità, poi la Sottosegretaria ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni, rea di aver denunciato la palese continuità tra le politiche in materia urbanistica della precedente giunta di centrodestra e l’attuale. Infine è stato oggetto di pesanti critiche un pubblico funzionario, il soprintendente per l’archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Fausto Martino, accusato di un atteggiamento “inappropriato”, solo per avere svolto con il necessario rigore il ruolo cui è delegato per la difesa del patrimonio culturale.
Lo stesso assessore all'urbanistica nella sua lettera al Ministro, nell’affermare "con gli uffici locali del ministero dei Beni e delle attività culturali c’è stata un’estenuante difficoltà di interlocuzione sin dal momento dell’insediamento dell’attuale governo regionale", riconosce che il problema non riguarda solo il rapporto con l'attuale Soprintendente, nominato un anno e mezzo dopo l’insediamento della Giunta regionale, ma che si tratta di un conflitto con le sedi periferiche del MiBact, con origini pregresse, sorto dall’insofferenza nei confronti degli organi di tutela e delle leggi che la dispongono. Niente a che vedere, dunque, con  il dovere di difendere le prerogative e le competenze della Regione, tra le quali non rientrano certo atti contrastanti con la normativa vigente in materia di tutela del paesaggio e dei beni culturali.
Appare chiaro che è solo dall’intolleranza verso un funzionario “scomodo”, colpevole di fare con solerzia il proprio dovere, che scaturiscono gesti istituzionalmente non corretti..
E’ bene ricordare alcune delle cause dei contrasti tra la Giunta regionale e la Soprintendenza di Cagliari, comprensibilmente dimenticate dalla mozione presentata dai consiglieri PD:


  • L'illegittima applicazione della legge sul condono edilizio del 2003, varato dal governo Berlusconi, che in Sardegna è stata applicata anche in aree tutelate, malgrado le norme dello Stato lo vietassero;
  • L’illegittima interpretazione del piano casa, applicato in deroga al Piano paesaggistico regionale;
  • L'ordinanza di sospensione dei lavori adottata dalla Soprintendenza contro la "forestazione produttiva" della rinomata foresta Marganai perché priva di nulla osta paesaggistico e l’interpretazione normativa che ne è scaturita fortemente avversata dalla Regione Sardegna;
  • Il parere contrario per violazione dei vincoli paesaggistici espresso dalla Soprintendenza di Cagliari nell’ambito del procedimento autorizzativo per la rimessa in funzione dell’impianto dell'Eurallumina. Unico parere negativo, purtroppo, avverso un nuovo disastro ambientale preannunciato.
Scelte del tutto coerenti con le finalità istituzionali del Ministero.
Italia Nostra reitera, pertanto, la manifestazione di piena solidarietà nei confronti della Sottosegretaria ai Beni culturali Ilaria Borletti Buitoni e del Soprintendente per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari, Architetto Fausto Martino e chiede al Governo di confermare il sostegno già manifestato dal Ministro Franceschini nei confronti del rappresentante del Mibact e del suo operato.

Li, 20 settembre 2017

                                   Oreste Rutigliano    presidente nazionale Italia Nostra
                                   Graziano Bullegas   presidente Italia Nostra Sardegna

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