domenica 1 maggio 2022

La colpa di celebrare la Giornata della terra nel 2022

 


In occasione della Giornata della Terra 2022, si è tenuto ad Iglesias l'incontro pubblico “Costruire insieme Comunità future” nel corso del quale le forze dell'ordine presenti hanno proceduto alla identificazione e alla schedatura dei presenti.

L'incontro era regolarmente autorizzato dalla Questura, non si capisce pertanto la motivazione di questo anomalo, ingiustificato, inquietante e intimidatorio atteggiamento della polizia di stato.

Nel ribadire l'importanza della libertà di espressione delle idee, sancita e tutelata dalla nostra costituzione, abbiamo inviato una lettera al Prefetto di Cagliari, con richiesta di incontro e di interessamento del Ministero degli Interni, affinché fatti del genere non abbiano a ripetersi e sia garantita la piena agibilità delle iniziative libere e democratiche come la nostra.

 

AL SIG. PREFETTO DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI

RICHIESTA DI CHIARIMENTI E DI INCONTRO

Egregio Dott. Tomao, 

si è svolto ad Iglesias il 22 aprile scorso, un incontro pubblico importante, partecipato, forte nei contenuti espressi, di grande valore culturale e pedagogico per la presenza di uno dei massimi esponenti del Movimento Nonviolento del nostro Paese e di una numerosa rappresentanza di Associazioni della società civile.

Organizzato da un’ampia rappresentanza di associazioni, organismi e progetti (Scuola Civica di Politica  - La città in Comune, Arci Sardegna, Centro Sperimentazione Autosviluppo, Comitato Riconversione RWM,  Italia Nostra Sardegna,  Rete Warfree - Lìberu dae sa gherra, Tutto Cambia – Liberi di essere,  ASD Gennarta, - Associazione Consultiamoci, Movimento nonviolento Sardegna, I Giardini della Biodiversità, Socie e soci di Banca Etica Sardegna sud), ha visto inoltre la partecipazione di alcuni bambini della scuola primaria e un alunno dell’Ipia, dei rappresentanti della Fondazione del Cammino di Santa Barbara, della Rete sarda per la difesa della sanità pubblica, dei movimenti La Società della Cura – Fuori dall’economia del profitto,  Sardinnia Aresti e Fridays for future di Cagliari.

Si è svolto in una sala comunale prestigiosa, gentilmente concessa dall’Amministrazione Comunale di Iglesias, stracolma, che non poteva certo contenere la bellezza, la ricchezza e i bi-sogni che quindici espressioni organizzate intendevano condividere in un incontro progettato per una piazza, che però il maltempo ha consigliato di spostare al chiuso.  La finalità era quella di promuovere confronto, approfondimento, progettazione comune di azioni positive per un cambiamento urgente, necessario come salto di civiltà di fronte ad una Terra che secondo i rapporti dell’Onu ha solo otto anni prima di raggiungere un punto di non ritorno. Problematiche acutizzate dalla guerra in atto in Europa (insieme ad altre decine presenti nel mondo) e dalla grave scelta di ridurre le spese vitali per la cultura, la scuola, la ricerca, la transizione ecologica e aumentare a dismisura le spese militari. 


Partendo dal presupposto che stiamo vivendo un momento storico che impegna ciascuna/o di noi ad assumere la responsabilità di un cambiamento profondo per affrontare le sfide di una estinzione della nostra specie di fronte alle minacce di una guerra nucleare e della crisi climatica, è stato ribadito che la strada che porta alla pace, in un momento di conflitti crescenti, non può essere che quella che ha come faro la nostra Costituzione, verso un’economia della cura e non del profitto, la finanza etica, la riconversione in senso civile delle industrie delle armi, un’agricoltura biologica e biodiversa, un turismo sostenibile e lento, una democrazia energetica fuori dalle speculazioni, fatta di risparmio e comunità energetiche, una difesa e sviluppo della sanità pubblica che davvero si occupi di favorire uno stato di salute e benessere, non solo di curare quando questi elementi vengono a mancare.  

E tutto ciò, aprendo un largo e partecipato dibattito, un confronto democratico anche di posizioni diverse su alcuni nodi di fondo che oggi stringono il nostro vivere civile in una morsa di intolleranza, creando assurde contrapposizioni anziché stimolare la ricerca di soluzioni comuni anche con la disobbedienza culturale al pensiero unico che alimenta la paura, l’odio e la violenza, per lasciare posto al coraggio e all’amore.  

Il significato inclusivo, culturale e educativo dell’incontro veniva immediatamente identificato nella presentazione iniziale di alcuni alunni della scuola primaria in un loro percorso pluriennale di educazione alla pace dove l’arte ci racconta che la guerra è dolore e morte dovunque e per tutti   e artisti come Francesco Ciusa e Picasso la rappresentano non come eroica e rigenerativa, ma da evitare a tutti i costi con la forza della ragione.

A ciò è seguito il racconto della storia di Ibra, giovanissimo studente africano, ascoltato con un silenzio assoluto, dal suo cammino per fuggire dalle tante difficoltà che molte zone dell’Africa purtroppo presentano, alla nuova vita qui, in un percorso positivo di accoglienza, a partire dalla scuola.

Il momento centrale della serata è stato la presentazione del libro di Pasquale Pugliese, “Disarmare il virus della violenza. L’ autore collabora con il Movimento Nonviolento fondato nel 1961 da Aldo Capitini, di cui è stato segretario per nove anni. 

Ha contribuito a fondare ed animare a Reggio Emilia la Scuola di Pace. Oggi si occupa in particolare di progettazione educativa e di politiche giovanili per lo stesso Comune e cura percorsi laboratoriali e di formazione sui temi della nonviolenza e della formazione dei volontari del Servizio Civile. 



Pugliese si è rifatto ai giovani, ai milioni di giovani che in questi anni gridavano nelle piazze “Non rubateci il futuro” con la violenza che stiamo facendo alla terra, sostenendo il bisogno di attrezzarci culturalmente per capire se quello che sta accadendo possa darci un futuro e costruire altri strumenti in sintonia con il ripudio della guerra proclamato dall’art. 11 della nostra Costituzione. 

In tal senso ha ribadito l’impegno sistematico per la pace come decostruzione di tutte queste forme di violenza, da quella culturale, a quella diretta come la guerra, a quella strutturale del nostro modello di sviluppo, per trovare alternative soprattutto in un esteso progetto educativo.

Gli strumenti rimangono ancora l’obiezione di coscienza, la disobbedienza civile nonviolenta contro la guerra, e l’istituzione e la formazione dei corpi civili di pace, strumento organizzato capace di intervenire nei conflitti prima che degenerino in guerre, con la mediazione, l’interposizione, il coinvolgimento positivo delle popolazioni. 

Nella parte finale dell’incontro, si è svolto lo spazio di dialogo “Per una economia libera dalla guerra e una società inclusiva e giusta”. Si sono susseguiti brevi interventi dei portavoce di alcune associazioni e organismi.

È emerso un territorio che costruisce importanti esperienze che vanno oltre il locale, che creano lavoro etico, opportunità di confronto con idee e culture diverse, passaggio di pellegrini e turisti responsabili, nuova vita sociale.

In particolare i giovani hanno portato un punto di vista sistemico e complesso che denuncia insieme sfruttamento del territorio in funzione della guerra e nuovo colonialismo energetico.

L’incontro rappresenta una continuità con le espressioni di una coscienza pacifista e antimilitarista in Sardegna fin dagli anni cinquanta, guidate e organizzate anche dall’azione di un leader morale della levatura di Aldo Capitini, docente di pedagogia all’Università di Cagliari dal 1956 al 1965 e dalla docente Elisa Nivola che promossero nell’isola una Consulta per la pace, un Movimento giovanile di azione e un Movimento contro le basi militari.

In tale percorso, espressioni simboliche come “Gettare le basi” o “Tagliare le reti” hanno rappresentato la richiesta che la Sardegna possa liberarsi da un carico enorme di occupazione del territorio, fonte di disastri ambientali e sanitari gravissimi, escalation belliche e una delle cause del sottosviluppo. Come più volte evidenziato anche da vari governi regionali.

Già nel corso della riunione alcuni partecipanti che per vari motivi uscivano dalla sala e si recavano nella piazza antistante venivano avvicinati dai funzionari in borghese che, dopo essersi qualificati, chiedevano di esibire un documento di riconoscimento e ne trascrivevano i dati.

Dopo tre ore di dibattito vivace e sereno, al termine dell’incontro, è proseguita la richiesta da parte delle forze dell’ordine di identificare un certo numero di persone presenti all’interno del locale, rallentandone l’uscita e il rientro alle loro attività personali fino alla identificazione e successiva registrazione dei dati, richiesta contro la quale abbiamo naturalmente espresso la nostra incredulità e contrarietà,  decidendo di superare l’impasse con l’offerta spontanea delle generalità da parte di tutti i presenti. 


L’episodio ha chiaramente creato disagi e tensioni ma, soprattutto, preoccupazioni rispetto alla agibilità delle prossime iniziative pubbliche delle associazioni organizzatrici.

Come segno della nostra volontà di utilizzare sempre strumenti di nonviolenza, dialogo e accoglienza, abbiamo donato una copia del libro “Disarmare il virus della violenza” all’ispettore della Digos, ribadendo che tale variegata e poliedrica aggregazione non meritava certo un epilogo così discriminatorio, che non rasserena il clima di intolleranza in atto verso chi dissente dalle scelte belliche del Paese, e va nella direzione opposta alle finalità che l’incontro voleva perseguire.

Ci chiediamo, perché richiedere le generalità e identificare le persone presenti all’interno dei locali? Non era mai successo a Pasquale Pugliese che da trent’anni gira l’Italia in lungo e in largo, in tantissimi incontri aperti con i cittadini.  Non era mai successo ad Iglesias. Appare quindi anomalo, ingiustificato, inquietante, intimidatorio. L’ espressione delle idee è ancora libera e tutelata dalla nostra Costituzione e mostrare le Forze dell’ordine in una veste che fa pensare alla repressione delle opinioni, non fa altro che radicalizzare le posizioni.

Ci rivolgiamo a lei, Sig. Prefetto, per chiederle con urgenza un incontro per capire ciò che comunque rimane un episodio inspiegabile e ingiustificato e contemporaneamente ribadire di fronte ad un alto rappresentante dello Stato la nostra dedizione verso tutti i princìpi democratici costituzionali e contro ogni atto di violenza.

Le chiediamo inoltre di farsi promotore di qualsiasi utile iniziativa, anche con l’interessamento del Ministro degli Interni, affinché fatti del genere non abbiano a ripetersi e sia garantita la piena agibilità delle iniziative libere e democratiche come la nostra.

 

Scuola Civica di Politica - La città in Comune, Arci, Centro Sperimentazione Autosviluppo, Socie e soci Banca Etica Sardegna sud, Comitato Riconversione RWM, Italia Nostra Sardegna, Rete “Warfree - Lìberu dae sa gherra”, Tutto Cambia – Liberi di essere,  ASD Gennarta, - Associazione Consultiamoci, Movimento nonviolento Sardegna, I Giardini della Biodiversità.


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