mercoledì 24 febbraio 2010

Metanodotto Galsi: un'infrastruttura che non rispetta la Sardegna


Percorso dell'infrastruttura
L’Associazione Italia Nostra Sardegna ritiene che il metanodotto che trasporterà il gas dall’Algeria all’Italia attraverso la Sardegna, potrà avere un impatto ambientale irreversibile sulle aree interessate dal tracciato (a terra e in mare), sui beni archeologico-ambientali, sulle oasi di protezione della fauna, sul mare, oltre all’impatto negativo sulle aree e sull’economia agricola.


Per questo motivo il Consiglio Regionale di Italia Nostra ha inviato una serie di dettagliate e formali osservazioni al Ministero dell’Ambiente e alla Regione Sardegna chiedendo forti e significative modifiche al progetto, condizione necessaria affinché il metanodotto Galsi rappresenti una reale opportunità economico-ambientale per la Sardegna e non un ulteriore elemento di degrado del sempre più compromesso territorio dell’Isola.

ln particolare l’Associazione evidenzia i pericoli derivanti dalla realizzazione del metanodotto alle numerose aree sensibili inserite nella rete natura 2000 che saranno interessate dal tracciato, alle aree umide del Golfo di Palmas e alle praterie di posidonia (habitat ideale della Pinna Nobilis) con conseguente sconvolgimento dell’ecosistema.

L’Associazione evidenzia la difficile compatiblità del metanodotto con l’istituenda Area Marina Protetta nel Golfo di Palmas e il forte condizionamento che da questa opera potrà
derivare all’attività economica del comparto ittico.

Le modalità di realizzazione dell’opera contrastano inoltre col Piano Paesaggistico Regionale che privilegia la localizzazione delle infrastrutture nelle aree di minore pregio
paesaggistico e una progettazione orientata alla mitigazione degli impatti visivi e ambientali. Il PPR, così come l’art. 13 della Legge Regionale 4/09, hanno inoltre inserito le praterie di posidonia oceanica tra le categorie di beni paesaggistici che costituiscono l’assetto territoriale ambientale regionale meritevole di salvaguardia, vietando qualunque intervento ne possa compromettere l’integrità.

L’Associazione ha quindi chiesto una più attenta e rigorosa verifica , nell’ottica della
sostenibilità ambientale, delle diverse opzioni di approdo previste nella stessa VIA e la ricerca di eventuali percorsi alternativi. In ogni caso, a prescindere dalla soluzione scelta, si è chiesto di adottate le più evolute tecniche al fine di eliminare del tutto le possibili interferenze del metanodotto con la prateria di posidonia oceanica e con tutte le aree di rilievo culturale, paesaggistico e ambientale. Non si capisce infatti perché, anziché prendere in esame moderne tecniche non invasive quali la perforazione orizzontale – già previste in Italia in analoghe situazioni (si vedano ad esempio il progetto di gasdotto Poseidon Grecia-Italia e il metanodotto Mortara-Alessandria nel tratto di attraversamento

del fiume Po) - si propongano nella realizzazione del metanodotto in oggetto tecniche di
interramento fortemente impattanti.


In conclusione l’Associazione auspica che il gas possa rappresentare un’efficace fonte
energetica di transizione verso soluzioni a zero impatto ambientale. Il che significa
abbracciare una cultura del risparmio energetico e di miglioramento dell’efficienza degli
impianti e degli utilizzatori e, naturalmente l’incremento, la promozione e la diffusione
delle fonti rinnovabili a basso impatto ambientale e rispettose del territorio, dell’ambiente e
del paesaggio.

Sant’Antioco 24 febbraio 2010

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