sabato 28 marzo 2015

La città di Carbonia abbatte le alberature storiche




Viale Trieste
Italia Nostra Sardegna ha chiesto all’amministrazione comunale di fermare l’abbattimento degli alberi di alto fusto che caratterizzano l’assetto viario di Carbonia.
L’Associazione ritiene che l’abbattimento delle alberature storiche di Carbonia sia un’operazione dannosa sotto l’aspetto urbanistico in quanto stravolge completamente la singolarità dei viali della città e modifica l’originaria fisionomia e le caratteristiche paesaggistiche del tessuto urbano.
E’ il caso di ricordare che Carbonia si è aggiudicata la seconda edizione del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa promosso dalla Direzione Generale per il Paesaggio, Belle arti, Architettura e Arte contemporanee. Un premio conquistato grazie alle azioni intraprese volte a recuperare, restaurare, tutelare e riqualificare l’impianto urbanistico e architettonico della città industriale del novecento con le sue piazze, la chiesa, il municipio e la sua torre, le case e le palazzine incastonate nel verde che la rendono unica. 

 Proprio nel momento in cui è entrata in vigore la legge n° 10/2013 che “tutela  e salvaguarda gli alberi monumentali, i filari e le alberate di particolare pregio paesaggistico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri urbani” (art. 7), il comune di Carbonia procede all’abbattimento degli alberi che contraddistinguono l’assetto viario e che verosimilmente appartengono all’impianto originario della città.
Con una lettera al Sindaco di Carbonia e, per conoscenza, alla Soprintendenza  per i beni architettonici, paesaggistici e storici, artistici e al Servizio Ispettorato Ripartimentale di Iglesias del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, l’Associazione ha chiesto di conoscere se i viali alberati della città sono stati sottoposti alla verifica dell’interesse culturale, ai sensi dell’art. 12 del D. L.vo 42/2004 e di conoscere inoltre le motivazioni e i reali obbiettivi del progetto in esecuzione.

Alberi abbattuti di recente

mercoledì 18 marzo 2015

Ddl Edilizia illegittimo senza VAS



Con una lettera al Servizio Valutazione Impatti (SAVI) della Regione Sardegna, al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio Regionale l’Associazione Italia Nostra è intervenuta sull’argomento relativo al Disegno di legge n. 130/A (norme sull’edilizia),  in discussione in questi giorni nel Consiglio Regionale. 
L’Associazione ha chiesto all’ufficio dell’Assessorato all’Ambiente che il DDL in discussione venga sottoposto a procedura di Valutazione Ambientale Strategica nel rispetto di tutte le prescrizioni comunitarie, nazionali e regionali.
Capo Comino - Siniscola
Secondo il nostro ordinamento, infatti, un provvedimento con il contenuto del disegno di legge n. 130/A, non può essere approvato in assenza delle necessarie procedure di partecipazione e di valutazione dell’impatto che produrrà sull’ambiente l’edificazione di un numero indeterminato di milioni di metri cubi.
L’insieme delle norme in esame - la cui applicazione produrrà immediati e notevoli impatti sull’ambiente - riveste il contenuto di un vero e proprio “piano” per l’edilizia e di conseguenza il provvedimento dovrà essere obbligatoriamente sottoposto a Valutazione ambientale strategica, non avendo alcuna rilevanza a tale fine il fatto che lo stesso “piano” venga approvato attraverso uno strumento legislativo.
Intervento edilizio a Masua - Iglesias
Il Ddl in esame presenta aspetti molto rilevanti di modifica dell’ambiente, in totale assenza dei controlli imposti dalla disciplina nazionale e comunitaria agli atti di pianificazione. L’impatto sul territorio non è stato valutato in alcun modo, né si fa cenno negli atti ad una qualche procedura di valutazione preventiva.
La normativa vigente (Direttiva 2001/42/CE, D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152), viceversa, impone che gli atti producenti effetti diretti sull'ambiente siano assoggettati a Valutazione ambientale strategica (Vas). Una legge regionale che recepisca i contenuti del DdL in questione, avente forma di “piano” con effetti diretti su tutta la pianificazione vigente, pertanto, deve essere obbligatoriamente assoggettata a Vas.
 
Costa Verde
Le finalità e l’oggetto della normativa che si vorrebbe approvare sono esattamente gli stessi del Piano Casa della precedente giunta Cappellacci, sinora fortemente avversato anche dall’attuale maggioranza politica. Con l’enorme aggravante che le deroghe al piano paesaggistico e ai regolamenti comunali non sono più da considerarsi provvisorie, ma diventano definitive.            
L’Associazione ha chiesto inoltre alla Giunta regionale, nel rispetto di tutte le prescrizioni comunitarie, nazionali e regionali, che collabori col Servizio Sostenibilità ambientale, Valutazione impatti e Sistemi informativi (SAVI), attivando immediatamente la procedura di Valutazione ambientale strategica “preordinata a garantire che gli impatti significativi sull’ambiente derivanti dall’attuazione di detti piani e programmi siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro approvazione” e al Consiglio regionale la sospensione dell’esame del disegno di legge n. 130/A del 23 ottobre 2014 fino all’esito della procedura di Vas.

 

Buggerru

 

 

 Sull'Argomento

giovedì 5 marzo 2015

I tesori nascosti nel sottosuolo di Cagliari


La sezione di Cagliari di Italia Nostra, con il patrocinio dell'associazione Geoarcheologica Italiana e dell'associazione Geologia e Turismo, organizza l'XI ciclo di conferenze su "Recenti acquisizioni della ricerca archeologica in Sardegna".
Parteciperanno, come relatori, alcuni tra i più noti ricercatori dell'Università degli Studi di Cagliari ed esperti di riconosciuta esperienza. 
Tema specifico di questo nuovo ciclo

"CAGLIARI: I TESORI NASCOSTI NEL SOTTOSUOLO DELLA CITTA' E DEL SUO TERRITORIO"

Le manifestazioni si terranno a Cagliari presso la Sala Conferenze del SEARCH (Sala Espositiva dell'Archivio Storico Comunale), che ha sede nel Palazzo Municipale, Largo Carlo Felice, 2.

dal 5 marzo al 31 marzo 2015
alle ore 17.30



5 marzo                Il periodo prenuragico e nuragico
                            Riccardo Cicciloni
                              Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio  - Università di Cagliari
12 marzo               Il periodo fenicio-punico
                            Alfonso Stiglitz - Direttore Museo Civico San Vero Milis
19  marzo              Il periodo alto medioevale
                            Rosanna Martorelli
                                 Dipartimento Scienze Archeologiche e Storico Artistiche   - Università di Cagliari
26  marzo              Il periodo romano
                            Simonetta Angiolillo
                                Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio  - Università di Cagliari
31  marzo              Itinerario per immagini attraverso i tesori nascosti del sottosuolo della città
                            Marcello Pollastri   
                                 Associazione Sardegna Sotterranea, Gruppo Speleo-archeologico Cavità Cagliarit.


        Italia Nostra - Via Baccaredda, 11 - tel. 070 488791 - e-mail cagliari@italianostra.org


                                                      



domenica 1 marzo 2015

San Quirico Solar Power: milioni di euro di incentivi per un impianto antieconomico e devastante


Le associazioni Italia Nostra, Adiconsum, Wwf e Lipu della Sardegna hanno inoltrato al Servizio  Valutazione Impatti Ambientali (SAVI) dell'Ass.to Reg.le dell'Ambiente le Osservazioni al Procedimento di VIA proposto dalla San Quirico Solar Power srl, relativo al progetto di impianto solare termodinamico con tecnologia CSP a sali fusi, abbinato ad un ciclo a vapore con turbina di taglia pari a 10,8 MWel, affiancato da una caldaia a biomassa e sistema di stoccaggio dei sali fusi e da una caldaia a gasolio supplementare,  da realizzarsi in prossimità della “Borgata San Quirico” nel comune di Oristano.
Un analogo documento è stato presentato dalla sezione Sinis Cabras Oristano di Italia Nostra.
Nell'articolato documento presentato dalle Associazioni si chiede che il provvedimento conclusivo del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale formuli un giudizio negativo di compatibilità ambientale dell'impianto ibrido CSP e biomasse e opere connesse.
In particolare le Associazioni si soffermano sulla necessità di ridurre l'emissione di gas climalteranti attraverso una seria politica di supporto alla produzione di energia da fonti rinnovabili mirate al soddisfacimento, in primo luogo, del fabbisogno energetico delle comunità e delle attività esistenti e realizzate nel rispetto del paesaggio, del territorio in cui gli impianti sono ubicati, del consumo di suolo, e attraverso il coinvolgimento della comunità residente.

In merito all'impianto da realizzarsi in località San Quirico le Associazioni osservano diverse criticità: 

1.      PIANO URBANISTICO COMUNALE E UBICAZIONE DELL'IMPIANTO
L’impianto dovrebbe essere ubicato in un’area classificata come “Zona agricola E” dal PUC di Oristano e in minima parte "Zona di rispetto H". Zone "destinate ad usi agricoli e ad edifici, attrezzatura e impianti connessi al settore agro-pastorale e a quello della pesca, alla valorizzazione dei loro prodotti e alle attività  strettamente connesse".
Area dell'impianto
La stessa normativa regionale prevede che tali impianti devono essere ubicati in aree classificate D o G o in subordine deve essere attivata la procedura di variante dello strumento urbanistico. Non si capisce a quale titolo il comune di Oristano abbia sottoscritto un accordo con la società interessata che prevede la realizzazione di un impianto industriale in difformità dal proprio strumento urbanistico.

Gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai piani urbanistici, purché nell’ubicazione si “tenga conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale” (D.lvo 387/2003). In alternativa questi impianti devono essere localizzati in aree già degradate da attività antropiche pregresse o in atto definite “brown fields” ovvero siti industriali, cave, discariche, siti contaminati (DM 219/2010).
Gli impianti CSP sono incompatibili con le pratiche rurali. Per questo motivo questa tecnologia viene definita  come la "tecnologia del deserto".

Impianto Archimede CSP ENEL Priolo  Gargallo


2.      ATTIVITÀ AGRICOLA IN ATTO
Il carattere di “vocazione all’agricoltura” per queste aree è storicamente accertato e attualmente è presente un'intensa e produttiva attività agricola anche di pregio.
Si tratta di un'area molto fertile e adatta alle coltivazioni di qualità (risicultura, ortaggi, ecc.). Infatti l'economia dei centri che gravitano attorno all'area (Simaxis, Silì, Palmas Arborea etc...) è basata prevalentemente sull'agricoltura con la coltivazione di frumento, riso, carciofi, olivo, vite e mandorlo. Oltretutto una gran parte dei fondi sono irrigati.
Impianti di questa natura appaiono in evidente e stridente contrasto con lo spirito della Politica Agricola Europea che pone tra gli obiettivi primari e irrinunciabili la conservazione delle comunità rurali e dei paesaggi in quanto parte preziosa del patrimonio europeo: "the focus is laid on the preservation of rural communities and landscapes as they form a valuable part of Europe's heritage" ([1].
Vigneto in agro di Simaxis

 [1] European Commission -  Directorate General for Agriculture and Rural Development  Managment Plan 2014  http://ec.europa.eu/dgs/agriculture/documents/management-plan-2014_en.pdf


3.      IMPATTO PAESAGGISTICO E CONSUMO DI SUOLO
Il progetto potrebbe causare il radicale stravolgimento del paesaggio e del suolo agricolo dell'intera area, incidendo negativamente sul rapporto uomo-ambiente e trasformando il contesto agrario in un contesto industriale.
Una operazione in palese contrasto con Convenzione Europea del Paesaggio e col Piano Paesaggistico Regionale che impongono la tutela dei paesaggi che conservano segni significativi della ruralità e la messa in valore dei paesaggi rurali.
Rendering dell'impianto
La movimentazione di suolo dovuta allo scoticamento dovrebbe portare ad un accumulo di terra, superiore a cento mila metri cubi e a un conseguente rimescolamento stratigrafico con la  perdita delle attuali caratteristiche pedologiche e l'induzione di gravi processi di degradazione, provocando una perdita della fertilità dei suoli e un notevole aumento del ruscellamento superficiale.


4.      FABBISOGNO ENERGETICO
Già oggi esportiamo quasi il 50% dell'energia prodotta, nel 2013 esportavamo 4.000 GWh equivalenti al 42,9% dell'intera produzione (report pubblicato da TERNA sulla produzione e consumo di energia elettrica in Italia al 31.12.2013).
Sempre nel 2013 la produzione in Sardegna di energia elettrica da fonti rinnovabili è stata di 2.663 GWh pari al 31% dell'intera produzione (valore equivalente al 123% del fabbisogno domestico dei sardi).
È bene ricordare che abbiamo superato con grande anticipo e quasi raddoppiato l’obbiettivo assegnato alla Sardegna di copertura dei consumi lordi finali di energia prodotta con fonti rinnovabili (Burden Sharing al 2020 pari al 17,8% - DM MISE 15.3.2012)

Produzione energia in Sardegna - dicembre 2013 


5.      PROFILO  PROGETTUALE
L'analisi tecnica della economicità dell'impianto presenta una serie di dubbi. In particolare non si capisce l'utilità di installare un impianto in un'area in cui i valori di radiazione solare diretta al suolo (DNI) rilevati risultano inferiori a 1.700 kWh/m² per anno, valore insufficiente a giustificare la realizzazione di un impianto di CSP. Secondo lo stesso SAVI i valori di DNI per garantire un funzionamento minimo di questi impianti dovrebbero essere non inferiori a 2.000 Kwh/
Schema di impianto CSP
E’ quindi chiaro che l'impianto risulta economicanicamente sostenibile solo grazie agli incentivi elargiti dall'Italia in quanto le spese risultano ampiamente ristorate dai sussidi pubblici (si tratta di importi superiori ai 10 milioni di euro annui prelevati direttamente dalle tasche dei cittadini attraverso la bolletta elettrica), mentre le conseguenze ambientali  e gli eventuali recuperi dell'area potrebbero finire per gravare sulla comunità locale.


6.      RISCHIO AMBIENTALE
Nel progetto non sono compitamente valutati gli effetti che l'installazione potrebbe arrecare alla fauna e alla flora, e quindi alla biodiversità e al valore degli habitat sia nell’area di progetto che in area più ampia. La realizzazione di opere civili comporterebbe modifiche degli assetti preesistenti del suolo e, di conseguenza, la completa distruzione del sistema degli habitat con la perdita delle specie faunistiche e botaniche presenti.
Nell'impianto saranno usati i sali fusi (nitrati di sodio e potassio) che vengono presentati come innocui per l’ambiente e per la salute umana perché "usati come fertilizzanti in agricoltura", ma questo vale solo per piccole quantità di nitrati. Per la movimentazione di quantità rilevanti di questi sali è prevista l’applicazione della direttiva “Seveso” che detta norme sulla gestione degli impianti in cui sono presenti determinate sostanze pericolose, comprese quelle classificate come "pericolose per l'ambiente", in quantità tali da poter dar luogo ad incidenti rilevanti quali emissioni, incendi o esplosioni di grave entità.

Approvvigionamento di biomassa
Considerata la difficoltà e l'incertezza sulla disponibilità di biomassa in Sardegna è ragionevole supporre che la biomassa lignocellulosica necessaria a garantire il funzionamento dell'impianto non sarebbe a km zero ma presumibilmente importata da altri continenti, come avviene in impianti simili ubicati in altre località europee e italiane. L'Europa è infatti tra i maggiori importatori di biomassa (palma e jatropha) per la produzione di energia termica e di energia elettrica. Pratica che, oltre a creare disastri ambientali nel sud est asiatico, non garantisce la sostenibilità della produzione energetica e, anzichè ridurre, incrementa l'emissione di gas climalteranti.
Piantagione di Jatropha
Si rammenta che la produzione di CO2 pari a zero, obiettivo della produzione a biomasse, decade immediatamente nel momento in cui l’approvvigionamento non è più a km 0.

Alterazione del microclima territoriale.
Nel progetto non è stata riservata adeguata attenzione alle profonde alterazioni che sarebbero indotte dall’impianto nel microclima locale per l’immissione nell’atmosfera di considerevoli quantità di energia termica.
Apporti energetici concentrati e localizzati che potranno determinare un diverso equilibrio dell’attuale ecosistema ed avranno effetti climalteranti locali.


7.      FATTORI DI IMPATTO NEGATIVI
Tra i fattori di impatto negativi non sono stati citati i danni di immagine, e quindi economici, delle produzioni agricole - alcune  come si è detto di qualità ed eccellenza - che deriverebbero dalla provenienza da un'area agricola interessata da emissioni inquinanti. Infatti, pur ammettendo una quantità di emissioni inferiore ai valori limite fissati dalla vigente normativa, l'impianto emetterà comunque in atmosfera sostanze inquinanti quali Anidride Solforosa, Ossidi di Azoto, Nano particelle e Ossidi di Carbonio che potrebbero incidere sulla qualità dei prodotti agricoli.
Tra i fattori negativi dell'impianto andrebbe quindi inserita l'eventuale riduzione di forza lavoro nel settore agricolo a causa della criticità di mercato derivante dalla possibile riduzione delle produzioni stesse in termini di quantità e qualità.



8.      INCREMENTO DEL CONSUMO IDRICO
Il consumo idrico necessario al funzionamento dell’impianto è stimato in 117.429 metri cubi di acqua/anno, che verrebbe prelevato da  risorse del Consorzio di Bonifica dell'Oristanese, che dalle  risorse idriche sotterranee mediante due pozzi da realizzare nel sito.
Esiste intanto un ragionevole dubbio che il fabbisogno idrico sia sottostimato perchè gli impianti CSP sono considerati idroesigenti, e il loro esercizio determina inevitabilmente significative sottrazioni della risorsa idrica di falda ed alla rete acquedottistica.
Inoltre, anche considerando attendibile la stima di 117.000 mc/a ne conseguirebbe una distrazione delle risorse idriche e, nell'ipotesi di emungimento intensivo dai pozzi, un notevole prelievo di acqua dal sottosuolo che potrebbe determinare l’impoverimento delle falde, l'eventuale prosciugamento dei pozzi circostanti e la messa in crisi delle attività agricole e zootecniche del territorio esistenti nell'area interessata al progetto.


Documentazione

GSE - Incentivi per il solare termodinamico 
ENEA - Solare termodinamico
Sardegna Ambiente - Documentazione presentata per la Valutazione di Impatto Ambientale


Sull'argomento

LinkOristano - Dossier alla Regione per fermare il termodinamico di San Quirico
La Nuova Sardegna - Il progetto della San Quirico Solar Power srl occuperà 55 ettari di terre dell'hinterland

Campidano