giovedì 27 maggio 2021

Governiamo la transizione ecologica, non massacriamo il paesaggio italiano

In questi giorni il Consiglio dei Ministri è chiamato a una decisione epocale: dovrà decidere se il Paesaggio italiano che conosciamo e che il mondo ci invidia esisterà ancora o se sopravviverà qua e là tra distese di pannelli solari e pale eoliche. A questo si riduce, infatti, il dibattito in corso in questi giorni tra sostenitori tout court della transizione energetica e organi dello Stato preposti alla tutela del Paesaggio italiano, cioè le Soprintendenze. 

Sotto la spinta dell’imperativo della decarbonizzazione globale, l’ambientalismo industriale della transizione ecologica sta imponendo una radicale trasformazione del Paesaggio e dei Suoli, da agricoli a industriali, riproducendo su più vasta scala quello che già è successo a intere provincie del Sud, stravolte dall’eolico selvaggio. È, infatti, la tutela paesaggistica l’unico strumento giuridico efficace per governare la transizione proposta da Roberto Cingolani, poiché solo la categoria del Paesaggio include tutti gli elementi significativi per impedire che i pannelli fotovoltaici nelle campagne e le pale eoliche sui crinali rendano invivibile l’Ambiente.

Eliminare le tutele esercitate con competenza giuridica e scientifica dalle Soprintendenze significa che in futuro, affacciandoci dalle torri di San Gimignano o di Monteriggioni, invece di vedere le dolci colline senesi, potremmo trovarci davanti a distese di pannelli solari. Non mancano d’altronde esempi emblematici: le campagne della Tuscia, scrigno di siti archeologici etruschi e di biodiversità, sono ormai compromesse irreparabilmente da vaste estensioni di pannelli fotovoltaici; affacciandosi sulla Capitanata dal Castello di Lucera, costruito da Federico II e da Carlo I d’Angiò, l’orizzonte è punteggiato di torri eoliche. Se poi, come ipotizzato, si vogliono togliere le tutele delle aree contermini ai beni culturali vincolati, la trasformazione comprometterà lo stesso patrimonio che molti insistono a chiamare il “nostro vero petrolio”, salvo poi gridare alla lesa maestà quando le Soprintendenze tentano di tutelarlo. Non ammazziamo il turismo nei Borghi, risorsa importante per le aree interne che proprio in questi ultimi anni hanno iniziato a vedere qualche piccolo beneficio dalle politiche messe in atto. 

Questa miope politica di depotenziamento del ruolo degli organi periferici del MiC rischia comunque di non essere veramente efficace nel velocizzare la transizione ecologica. Infatti, i problemi che si vogliono risolvere annullando le tutele si riproporranno quando si cercherà di imporre ai territori gli impianti industriali necessari a produrre i 70 gigawatt pianificati dal Ministero della Transizione Ecologica. Già si vedono le avvisaglie della rivolta in atto: Regioni come la Puglia e l’Abruzzo hanno ultimamente sospeso ogni ulteriore impianto sul loro territorio fino alla definizione di un piano concertato delle zone idonee. Già Coldiretti Veneto è insorta contro i panelli solari sui terreni di pregio del vitivinicolo e sui suoli agricoli in genere. E non mancano clamorose bocciature di impianti da parte dei TAR, cui alcuni Sindaci si sono dovuti rivolgere per proteggere i territori dall’attacco dei grandi gruppi industriali della green economy. Fino ad arrivare al caso della bocciatura l’11 giugno 2020 del megaimpianto fotovoltaico nei Comuni di Tuscania e Montalto di Castro da parte dello stesso Consiglio dei Ministri. 

Per questo Italia Nostra lancia un ultimo urgente appello al Governo: nella fretta di realizzare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti del PNRR concordati con l’Europa non annulliamo l’unico strumento valido di guida e governo della sua realizzazione, la categoria del Paesaggio ma, anzi, affianchiamogli finalmente un Piano delle aree idonee ad accogliere gli impianti di energia rinnovabile secondo standard di piena sostenibilità. L’Italia ha un’impronta carbonica pro-capite inferiore del 16% alla media europea, del 32% rispetto alla Germania e inferiore addirittura del 38% rispetto all’Olanda: non esiste quindi alcun bisogno di sacrificare il nostro Paesaggio.

Le proposte al Governo

·       avviare i procedimenti autorizzativi solo per i progetti redatti con cura e non ingolfare inutilmente i lavori delle Commissioni con fascicoli incompleti o sbagliati, da bocciare rapidamente;

·       rivedere il sistema degli incentivi, concentrandoli sull’installazione dei pannelli solari sui capannoni industriali, sugli edifici nelle periferie delle città e sui parcheggi;

·       prevedere limitazioni allo sviluppo incontrollato del agri-voltaico

·       favorire l’utilizzo dei fondi previsti per le comunità energetiche di auto-consumo da Fonti di Energie Rinnovabili adeguando il carente quadro legislativo;

·       incentivare la ricerca di soluzioni tecnologiche nuove e meno impattanti;

·       pianificare le aree idonee per gli impianti;

·       puntare ancora più efficacemente sull’efficientamento e il risparmio energetico.

Italia Nostra



All.ti due dossier fotografici su alcuni dei più gravi casi documentati da Italia Nostra:

quaderno eolico

quaderno fotovoltaico

sull'argomento

Italia Nostra Sardegna - In Sardegna pale eoliche al posto di querce secolari

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mercoledì 26 maggio 2021

Lettera ai prossimi graditi visitatori della Sardegna

Tratto di costa nell'isola di Sant'Antioco
Voi tutti conoscete la Sardegna paradiso delle vacanze, meta da visitare d’estate per bagnarsi sulle sue acque cristalline e passeggiare nelle bianche spiagge, fare magari una capatina nel selvaggio Supramonte. 

Ma la Sardegna non è solo un paesaggio accattivante o un mare limpido … è molto altro. È di quest’altra Sardegna che vi vogliamo parlare, della Sardegna fatta di migliaia di persone che resistono attivamente e sono mobilitate per proteggerla dalle numerose insidie che attentano la sua integrità ambientale, paesaggistica e la salubrità dell’aria e del suo suolo. 

Assistiamo ancora oggi nell’isola ad un accaparramento delle terre, anche di quelle più fertili,  derivante da numerose attività antropiche talvolta nocive e alcune volte umanamente e moralmente non accettabili.

La Sardegna è stata ed è ancora vittima di una industrializzazione eterodiretta, finanziata con capitali pubblici che ha stravolto l’ecosistema e la salute dei cittadini (insufficienze polmonari e neoplasie nell’area di Portotorres, l’alta presenza di piombo nel sangue causa di significativi deficit cognitivi nei bambini di Portoscuso), che ha distrutto gli assetti sociali di numerose comunità. Finito solo parzialmente il business dell’industria inquinante è iniziato quello infinito delle bonifiche e quello della raccolta dei rifiuti più o meno pericolosi provenienti da ogni dove: rifiuti di acciaierie (ne arrivano anche di radioattivi) e rifiuti derivanti dalla raffinazione del petrolio (syngas) bruciati nella centrale elettrica della Saras a Sarroch. I rifiuti dei depuratori di diverse regioni italiane, spalmati nelle campagne della Planargia e quelli contenenti amianto sotterrati nelle vecchie miniere del Sulcis. 

L'area industriale di Portovesme

L’ultima proposta è quella delle scorie radioattive.

L’isola sembrerebbe tra i siti più appetibili: bassa densità abitativa, basso rischio sismico e la presenza della più alta estensione di servitù militari d’Italia a garanzia della sicurezza del sito. Poco importa se la Sardegna non ha mai prodotto rifiuti nucleari … in alcune aree regionali le opportunità, gli scarti e le scorie nella discarica chiamata Sardegna.

Gli immensi spazi a terra e a mare occupati dalle servitù militari (il 65% dell’intera Italia), oltrechè una dipendenza e un condizionamento, rappresentano esse stesse un elevato rischio di pericolo per la salute con i loro veleni esplosi dappertutto: a Quirra come a Teulada la gente muore di neoplasie molto più che negli altri territori, gli animali nascono deformi…. è il rischio calcolato della difesa nazionale! La penisola Delta a Teulada è stata dichiarata non bonificabile a causa della presenza di migliaia di bombe e missili Milan inesplosi e di inquinanti radioattivi. Uno spazio interdetto forse per migliaia di anni, un’eredità che lasciamo alle future generazioni a perenne testimonianza di un uso scellerato del territorio e della inadeguatezza di quanti hanno governato la Sardegna dal dopoguerra ad oggi. 

Industrializzazione e servitú militari che hanno reso sempre più povere e malate le nostre comunità, disponibili oggi ad accettare qualsiasi compromesso per un pezzo di pane. Anche quello di accogliere a braccia aperte una fabbrica di micidiali bombe d’aereo utilizzate in vari conflitti mondiali per bombardare la popolazione inerme, in particolare nella sanguinosa guerra dello Yemen, in pieno sfregio del dettato Costituzionale. Gli affari vanno a gonfie vele, la RWM si espande per triplicare la sua produzione di ordigni micidiali. 

Manifestazione contro la fabbrica di bombe

Ma non è questo il lavoro che vogliamo, rivendichiamo un lavoro libero e dignitoso.

Purtroppo anche l’energia presenta un costo molto elevato alla Sardegna. Da una parte una finta decarbonizzazione (sostituire il carbone col metano), dall’altra l’invasione di impianti di energia rinnovabile proposti da una miriade di piccole srl dietro cui si nascondono i grandi speculatori delle rinnovabili (asiatici e nord europei) e talvolta anche la malavita organizzata. Cambiano le fonti di energia, ma restano i padroni del vapore: l’accentramento dell’energia in poche mani anziché la produzione democratica, diffusa e partecipata.

La risposta alla miseria e alla disperazione della gente che viene dal Governo regionale è sempre la stessa, si ripete negli anni come un mantra: piani casa e cemento! Nuovi volumi lungo le coste, colate di cemento nei centri storici e un incentivo alle lottizzazioni abusive nei terreni agricoli. Casette a gogò finalizzate a deturpare il nostro straordinario patrimonio paesaggistico in aperto contrasto con il PPR. Lo stesso Governo nazionale, sollecitato dagli ambientalisti è dovuto intervenire a più riprese per impugnare davanti alla Corte Costituzionale numerose di queste improponibili leggi regionali.

Vi invitiamo a ricordare tutto questo quando venite a trovarci in Sardegna, vi chiediamo di pensare ai tanti sardi che lottano quotidianamente per rendere dignità a questa terra e ai suoi abitanti, alle madri mobilitate contro la repressione dell’operazione lince, che in questi giorni vedono i propri figli sotto processo per aver manifestato contro l’oppressione delle servitù militari. Ai cittadini, ai comitati e alle associazioni ambientaliste che sono mobilitati per impedire l’espansione della RWM, la fabbrica di bombe, e che stanno raccogliendo fondi per dimostrare davanti al Consiglio di Stato e alla Magistratura ordinaria le numerose illegittimità di quell’inaccettabile progetto finalizzato alla produzione di ordigni di morte. 

Alle iniziative degli ambientalisti e del Comitato No Nucle – No Scorie, contro il deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna, alle proteste dei comitati contro discariche e inceneritori, a quelli della Planargia che insieme a Italia Nostra sono riusciti a bloccare, temporaneamente, il traffico interregionale di rifiuti speciali. 

Ai quasi quotidiani interventi nelle procedure di VIA di cittadini e di Italia Nostra per impedire che il paesaggio sardo, i boschi e le pianure siano costellate da centinaia di mostri eolici alti 250 mt che nel giro di pochi anni sostituiranno gli antichi nuraghi e le maestose querce, per impedire che migliaia di ettari di fertile terreno agricolo vengano occupati da specchi, acciaio e panelli fotovoltaici che via via sostituiranno i classici muretti a secco, testimonianza di altri eventi storici legati anch’essi all’accaparramento delle terre. 

Eppure una Sardegna a emissioni Zero è possibile senza con questo dover dare il colpo di grazia al paesaggio sardo, unico e irripetibile. Basterebbe semplicemente il buon senso di utilizzare le numerose aree già degradate.

Sit-in contro la speculazione edilizia
Pensate alla mobilitazione che da 30 anni impegna i sardi contro la speculazione edilizia, e contro gli stessi amministratori regionali e talvolta locali che vorrebbero trasformare la Sardegna e le sue coste nella città lineare, denunciata da Antonio Cederna, in nome di un turismo mordi e fuggi che deturpa e lascia sul posto più rifiuti che ricchezza. "

Noi vi invitiamo a venire a trovarci in questo paradiso, a visitare con noi questa meta suggestiva, e vi invitiamo a sostenere le nostre battaglie in nome delle comuni emergenze che uniscono in una grande mobilitazione tante altre regioni italiane, soprattutto le regioni e i territori del Sud Italia.

sull'argomento

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domenica 16 maggio 2021

In Sardegna pale eoliche al posto di querce secolari

Italia Nostra Sardegna ha presentato le osservazioni alla procedura di VIA dell’impianto eolico denominato “Pranu Nieddu” nei comuni di Siurgus Donigala e Selegas. Quasi 100 MW di potenza suddivisa in 14 aerogeneratori alti 220 mt ciascuno. 

L’impianto, se realizzato, creerà un insostenibile impatto ambientale e paesaggistico in un’area nota come “Su Monti”, caratterizzata dalla presenza di una vasta foresta primaria di querce secolari e da un contesto paesaggistico di “valore storico” per i suoi aspetti naturalistici e i contenuti culturali ed identitari. 

La richiesta presentata al Ministero della Transizione Ecologica dalla Siurgus S.r.l. si aggiunge alle numerose nuove richieste in fase di Valutazione Ambientale presso lo stesso MiTE e il Servizio Valutazione Impatti della Regione Sardegna. Saranno 254 aerogeneratori suddivisi in 21 nuovi impianti eolici da distribuire nelle parti paesaggisticamente più rilevanti della Sardegna che andrebbero ad aggiungersi ai circa 200 già esistenti. È questo il desolante quadro che si delinea per il paesaggio della Sardegna. 

Sempre in tema di impianti di produzione di energie rinnovabili sono state richieste circa 80 autorizzazione per nuovi impianti fotovoltaici. Se venissero approvati tutti questi impianti si avrebbe un consumo di suolo di circa 10 mila ettari e una produzione di energia elettrica da FER superiore ai 5 mila GWh annue, che sommate alle 3 mila GWh attualmente prodotte, sarebbero in grado di coprire l’intero fabbisogno regionale.  

La nostra Associazione, pur essendo favorevole all’abbandono dei combustibili fossili per privilegiare le fonti di energia rinnovabile, esprime viva preoccupazione per l’eccessivo consumo di suolo agricolo e l’aggressione alla fauna selvatica, al paesaggio e al territorio derivante dall’impiego massiccio degli impianti da energia rinnovabile. 

Per ovviare a questi disastrosi interventi erroneamente definiti ecologici è necessario pianificare il territorio individuando le aree idonee e quelle non idonee per ospitare tali impianti, come tra l’altro previsto dall’art. 5 della recente legge n. 53 del 22 aprile 2021 che introduce rilevanti innovazioni nel quadro normativo che regolamenta le FER. A tal proposito sarebbe oltremodo opportuna una moratoria nel rilascio delle autorizzazioni fino alla predisposizione delle direttive di attuazione della legge.

Inoltre, a fronte di una produzione elettrica concentrata in impianti sempre più affetti da gigantismo e impattanti sulle matrici ambientali, è necessario ricercare modelli alternativi quali quelli delle Comunità Energetiche, che garantiscono la condivisione dell’energia e consumi localizzati in prossimità dei centri di produzione. Per una vera riconversione ecologica e ambientale è necessario, in sintesi ribaltare l’attuale sistema di produzione, basato sulla privatizzazione dei profitti e sulla collettivizzazione degli oneri e talvolta anche sulla speculazione e la malavita, supportando i produttori-consumatori e garantendo la democraticità della produzione energetica.


Per chi volesse conoscere il progetto, approfondire e presentare osservazioni, il link al sito del MiTE: cliccare qui 

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Buongiorno Alghero - Transizione ecologica problematica: 14 torri Eiffel a Pranu Nieddu - Contrari gli ambientalisti

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L'Unione Sarda - Italia Nostra contro il parco eolico del Sud Sardegna

Il Fatto Quotidiano - A chi vuole campagne tappezzate da panelli e pale eoliche, rispondiamo con proposte reali




lunedì 10 maggio 2021

La rigenerazione urbana salvaguardi la città storica

 Appello di Italia Nostra

La più grande Opera Pubblica della quale l’Italia ha bisogno è senza dubbio quella di conservare l’immenso patrimonio storico e artistico che caratterizza il paesaggio, insieme alle sue componenti naturali e coltivate sapientemente dall’uomo. 

La crisi edilizia ha da tempo evidenziato l’eccesso di nuove costruzioni e di consumo del suolo, fenomeno che non può essere aggravato dall’aggressione delle aree storiche più importanti e di qualità, sacrificate per soddisfare un mercato che genera diseguaglianze e illegalità. La memoria non si vende, altrimenti si cancella per sempre.


Cagliari vista da Castello

La necessità di ripensare un modello di crescita rispettoso del patrimonio ambientale e culturale, resa evidente dalla pandemia, richiede scelte molto più rigorose nell’utilizzo delle risorse.
Gli strumenti di analisi, conoscenza e progettazione oggi disponibili, la vera e profonda innovazione nel lavoro e nel mercato, vanno indirizzati verso percorsi virtuosi e condivisi per valorizzare in senso culturale - e quindi economico in modo duraturo - il patrimonio della nazione.

La città storica rappresenta la concentrazione di saperi e civiltà che hanno distinto la storia italiana, determinato le forme del paesaggio, promosso le libertà dei Comuni e le prime prove di democrazia. Nei sessant’anni trascorsi dall’approvazione della Carta di Gubbio, per garantire la conservazione dei centri storici - da considerare nel loro complesso beni culturali tutelati dallo Stato, nel rispetto delle attribuzioni urbanistiche di Regioni e Comuni - sono stati elaborati strumenti e metodi indispensabili per la certezza del diritto e lo snellimento delle pratiche. 

Borgo di Tratalias


In proposito si richiama la Proposta di legge n. 970 (elaborata nel corso del 2018 da alcuni dei maggiori esperti nazionali guidati dall’associazione Bianchi Bandinelli) che riporta in soli 6 articoli di estrema chiarezza i principi fondamentali per un programma di interventi necessari alla salvaguardia fisica e culturale delle città e degli insediamenti storici.

Attualmente alcuni aspetti di questa proposta risultano inseriti nel più ampio provvedimento sulla Rigenerazione urbana - in discussione ora al Senato, che raccoglie confusamente anche le istanze contro il consumo di suolo - ma sono stati privati di ogni efficacia, superati dalle velleità di un’edilizia regolata esclusivamente dal mercato.

La posizione di Italia Nostra sui borghi storici, viceversa, ha già espresso l’esigenza di coniugare la prevenzione di rischi naturali e antropici con rigide norme di tutela che garantiscano la conservazione dei contesti di grande interesse paesaggistico.

Tanto premesso, le Associazioni e le persone che sottoscrivono questo appello 

CHIEDONO
al Governo, ai Ministeri competenti, alle Istituzioni pubbliche e ai cittadini:

  1. Di rilanciare il tema della tutela dei centri storici già cancellato da numerose leggi urbanistiche regionali, escludendo azioni semplificatorie dannose;

  2. Dipromuoverelaformazionedistrumentiurbanisticiadeguatialleconoscenzedellerealtàfisiche, sociali e culturali del patrimonio esistente e agli obiettivi della loro tutela e valorizzazione;

  3. Di predisporre appositi interventi di edilizia popolare pubblica nei centri storici, finanziandoli adeguatamente, come misura di ripopolamento e sostegno alle classi meno agiate.

    Bosa


sabato 8 maggio 2021

La transizione ecologica del PNRR ha scordato suolo e paesaggio

Su 337 pagine del PNRR il suolo viene citato appena 14 volte e il paesaggio solamente 7 volte. 

Nel PNRR il suolo appare come un semplice elemento su cui poggiare impianti per la produzione di energia, green ovviamente, e il paesaggio diventa un ingombrante optional.

Nei prossimi anni si spenderanno ben 248 miliardi di euro per trasformare lItalia, ma le somme destinate alla conservazione della natura, alle bonifiche ambientali e alla messa in sicurezza del territorio sono abbastanza esigue. 

Desta serie preoccupazioni il drastico taglio dei processi che regolano le Valutazioni dImpatto ambientale per piccole e grandi opere, le modifiche delle regole sugli appalti, il proliferare di opere e infrastrutture di ogni genere, lassenza di programmi complessivi per ripristinare la biodiversità e favorire lagricoltura biologica, lassenza di un piano programmatico per gli impianti di energia da fonti rinnovabili; non sono previsti provvedimenti importanti per assicurare lincremento del patrimonio arboreo o la messa in sicurezza del territorio e magari anche un Piano di prevenzione sismica.

Il rapporto tra i sostegni previsti per contrastare il dissesto idrogeologico e quelli destinati alle opere è molto indicativo: 3,61 miliardi contro 25 miliardi di euro.

Mentre consumo di suolo e tutela paesaggistica vengono citate come buoni propositi da perseguire in un futuro non si sa quanto lontano.

Pagina 114   in conformità agli obiettivi europei, il Governo si impegna ad approvare una legge sul consumo di suolo, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro delledilizia e la tutela e la valorizzazione dellattività agricola.

Pagina 144 Per esempio, la transizione verde e la sostenibilitàambientale nel nostro Paese non possono che fondarsi sulla tutela e sulla valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale, attraverso politiche intrinsecamente ecologiche che comportino la limitazione del consumo di suolo.

Tratto dal sito Salviamo il Paesaggio

http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/04/la-transizione-ecologica-del-pnrr-si-e-scordata-del-suolo-e-del-paesaggio/