mercoledì 28 novembre 2012

Cinghiali nell’isola di Sant’Antioco: emergenza ambientale ed economica

Sant’Antioco 28 novembre2012

Nei giorni scorsi l’Associazione ha ricevuto per conoscenza una petizione inviata agli Assessorati reg.li all’Agricoltura e all’Ambiente con la quale 1126 cittadini di Sant’Antioco e Calasetta chiedono alle competenti autorità un intervento immediato e risolutivo contro l’emergenza ambientale ed economica causata dalla presenza dei cinghiali nell’isola di Sant’Antioco.
Campagna e isola del Toro
Si tratta dell’ennesima richiesta che fa seguito a numerosi esposti e denunce presentate dai cittadini dell’isola, sintomo del crescente conflitto sociale presente nella comunità derivante dall’inasprimento del conflitto agricoltori-cacciatori.
La presenza di cinghiali a Sant’Antioco (specie non autoctona) – provenienti da immissioni illegali finalizzate al ripopolamento “prontocaccia” -   pone una serie di preoccupanti problemi ambientali derivanti dai danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal rischio per la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. La presenza dei cinghiali in un habitat non idoneo limita fortemente la riproduzione di diverse specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria rivoluzione della sopravvivenza tra le specie, a discapito di quelle più deboli e quindi a rischio di estinzione.
La presenza di queste specie aliene rappresenta un serio rischio per la conservazione della biodiversità per cui è fondamentale impedire l’insediamento dei nuclei di cinghiali in un habitat che non è in grado di ospitarli, avviando una campagna di eradicazione dei cinghiali presenti nell’isola.
Per fermare la logica perversa dei lanci finalizzati alle battute di caccia, è opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta l’isola di Sant’Antioco (vanificando in tal modo l’immissione illegale che si ripete annualmente), e avviare nel contempo il prelievo controllato dei cinghiali con metodologie meno cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per popolare habitat idonei a quella specie.
Con un articolato documento Italia Nostra ha presentato queste proposte agli Assessori Regionali e Provinciali alla Difesa dell’Ambiente e ha chiesto l’intervento della Procura della Repubblica di Cagliari per fermare e reprimere i lanci illegali di selvaggina e verificare se il danneggiamento ambientale causato dai cinghiali lanciati in un habitat non idoneo possa ravvisarsi quale reato ambientale.
 

Sull'argomento:

Tentazioni della Penna: Cinghiali, petizione per eliminarli
 

Unione Sarda

Edizione di sabato 01 dicembre 2012 - Sulcis Iglesiente
S. ANTIOCO. Danni all'ambiente
Cinghiali da trasferire. Da Italia Nostra esposto alla Procura
I cinghiali “di importazione” che popolano le campagne di Sant'Antioco sono diventati un pericolo per la conservazione della biodiversità isolana nonché un attentato all'economia isolana. A denunciare ancora una volta l'insostenibile situazione è la sezione cittadina di Italia Nostra. Nei giorni scorsi il presidente Graziano Bullegas, ha inviato un esposto agli assessori regionali e provinciali alla Difesa dell'ambiente chiedendo che sollecitino l'intervento della Procura della Repubblica di Cagliari per verificare se possa ravvisarsi un qualche reato nei danni all'ambiente causati dai cinghiali introdotti in un habitat non idoneo.
GLI ESPOSTI Si tratta dell'ennesima richiesta che fa seguito a numerosi esposti e denunce presentate dai cittadini di Sant'Antioco e dai numerosi agricoltori che si contrappongono ai cacciatori. I primi, infatti, lamentano i gravi danni provocati alle coltivazioni dai cinghiali maremmani introdotti anni fa che hanno finito per colonizzare le campagne dell'isola. “È necessario impedire l'insediamento dei nuclei di cinghiali in un habitat che non è in grado di ospitarli -scrive Graziano Bullegas - con l'avvio di una campagna di eradicazione dei cinghiali presenti nell'isola». Italia Nostra auspica che sia opportuno vietare la caccia al cinghiale in tutta l'isola di Sant'Antioco ed avviare, nel contempo, un prelievo controllato dei cinghiali, con metodologie meno cruente, che consentano di tenere in vita gli animali e di utilizzarli per popolare habitat idonei a quella specie.
I PROBLEMI La presenza a Sant'Antioco di cinghiali di una specie non autoctona, pone una serie di preoccupanti problemi ambientali derivanti dai danneggiamenti arrecati alle colture agricole dagli ungulati e dal rischio per la sopravvivenza di alcune specie della macchia mediterranea. L'habitat in cui si muove la selvaggina, infatti, non è idoneo per la specie introdotta la cui presenza sta limitando fortemente la riproduzione di diverse specie faunistiche autoctone, scatenando una vera e propria lotta per la sopravvivenza a discapito di quelle più deboli che quindi, sono ormai diventate a rischio di estinzione. Da qui l'appello di Italia Nostra.
Tito Siddi
 Edizione di venerdì 30 novembre 2012 - Sulcis Iglesiente
CALASETTA. L'ordinanza
Divieto di caccia il Tar dà ragione al Comune
Nello scontro tra il sindaco di Calasetta Antonio Vigo e i cacciatori dell'Associazione venatoria caccia pesca ambiente la spunta (per ora) il primo cittadino: così ha deciso il Tar che ha rigettato la richiesta di sospensiva presentata dai cacciatori contro l'ordinanza del sindaco che vieta la caccia nelle campagne del paese.
L'ORDINANZA Nell'agosto scorso Antonio Vigo aveva emanato un'ordinanza che vietava, per garantire la sicurezza dei cittadini, l'attività venatoria in aree del territorio comunale che, malgrado l'utilizzo a scopo agricolo, risultano densamente abitate. Ma i cacciatori non avevano mandato giù la decisione e avevano impugnato l'ordinanza presentando un ricorso al Tribunale amministrativo regionale accampando l'“inesistenza di situazioni di pericolo e di danno” e ancora “difetto di istruttoria ed eccesso di potere”.
I GIUDICI La risposta del Tar non ha tardato ad arrivare: il 28 novembre, la richiesta di sospensiva cautelare dell'ordinanza avanzata dai cacciatori è stata respinta in quanto, hanno motivato i giudici “nel bilanciamento degli interessi in gioco, la tutela della pubblica incolumità prevale sul diritto ad esercitare l'attività venatoria”. Il Tar si pronuncerà nel merito. Soddisfatto il sindaco Vigo: «La sicurezza dei cittadini è stata messa al primo posto: direi che è un risultato più che soddisfacente».
Serena Cirina
 

Sant’Antioco 02 settembre 2003

L’Associazione Italia Nostra fa proprie le preoccupazioni dei sindaci di Sant’Antioco e di Calasetta in merito alla pericolosità dell’esercizio dell’attività venatoria nell’isola, e in particolare nelle aree fortemente antropizzate. L’esercizio della caccia nell’isola e l’eccessiva presenza di cacciatori sono stati, da tempo, motivo di protesta da parte dell’Associazione.
Esiste un forte condizionamento alla libera fruizione del territorio per i cittadini a causa dell’attività venatoria. Durante la stagione di caccia sono bandite le passeggiate domenicali in campagna e lo testimoniano le numerose segnalazioni a noi pervenute.
Per questo motivo Italia Nostra ritiene legittime le ordinanze dei due sindaci emesse a salvaguardia e a tutela  della pubblica incolumità, e auspica che anche altri amministratori della Sardegna seguano il coraggioso esempio dei sindaci dell’isola. È importante sottolineare che questi provvedimenti amministrativi sono stati emessi anche su sollecitazione di buona parte dei cacciatori dell’isola e che sono condivisi dall’autogestita di caccia “Isola di Sant’Antioco”.
L’Associazione auspica che i provvedimenti sindacali smuovano l’apatia dell’Assessorato Regionale all’Ambiente che, anziché minacciare inutili e dispendiosi ricorsi, predisponga al più presto un nuovo piano faunistico che tenga conto della specificità e della sensibilità dell’ecosistema delle isole minori, che ridefinisca le superfici interessate all’attività di caccia e conseguentemente il carico venatorio sopportabile, e che normalizzi l’attività di ripopolamento faunistico impedendo il lancio indiscriminato di selvaggina non autoctona e promuovendo la salvaguardia delle specie locali.
 
                                                                                                                              


 

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