Alghero e la carenza di aree verdi: un progetto di WWF Sardegna e Italia Nostra Sardegna si propone di rendere la città molto più “green” richiedendo la piantumazione di 40.000 alberi nell’area di Maria Pia. Ecco in due interviste a Graziano Bullegas, Italia Nostra Sardegna, e Carmelo Spada, delegato WWF Sardegna, le coordinate del piano.
INTERVISTA A Graziano Bullegas – PRESIDENTE Italia Nostra Sardegna
Il deficit di verde di Alghero affonda le sue radici, è il caso di dirlo, nella mancanza di progettazione di aree destinate a parco che la città ha conosciuto nel tempo, un’eredità pesante che si trascina fino ai giorni nostri.
D. Graziano Bullegas, chiedo a Lei la ragione per la quale avete dato vita a questo progetto così innovativo per la città di Alghero.
R. Sono anni ormai che chiediamo importanti interventi sul verde pubblico, anche a compensazione per gli standard urbanistici non rispettati. È una richiesta che abbiamo avanzato anche in occasione dell’annuale Rally Internazionale ospitato ad Alghero da quasi vent’anni. Si tratta di mettere in pratica atti concreti come la piantumazione di migliaia di alberi a Maria Pia, nelle colline e negli spazi utili della città di Alghero quali misure concrete per mitigare gli effetti negativi pregressi causati dalle emissioni di CO2 durante il Rally.
D. Si tratta di un piano di forestazione urbana vero e proprio che ha alla base anche la volontà di fornire una migliore qualità dell’aria agli abitanti, ovvero di un progetto in grado di coniugare l’aspetto climatico con la dotazione di spazi verdi per i cittadini.
R. Questa iniziativa rientra nel più ampio panorama degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, e per quanto riguarda la Sardegna l’iniziativa è in continuità con la proposta di Italia Nostra e WWF Sardegna, elaborata assieme ad alcuni sindacati di base, sul futuro energetico sostenibile dell’ isola che abbiamo denominato “Zero CO2” e che prevede misure concrete e realizzabili per la decarbonizzazione della Sardegna.
D. Abbiamo trattato del PUC di Alghero. Potrebbe fornirci qualche dettaglio in merito alla mancanza di progettazione urbanistica della città.
R. Sono anni che il Comune di Alghero, come tanti comuni della Sardegna, sta lavorando all’adeguamento del proprio strumento urbanistico al Piano Paesaggistico Regionale (PPR) e al Piano di Assetto Idrogeologico (PAI). Il PPR rendeva obbligatorio l’adeguamento entro un anno dalla sua approvazione (2006) son trascorsi quasi 15 anni e purtroppo pochi Comuni hanno adempiuto a tale obbligo. In tutti questi anni tanti sindaci hanno coltivato la speranza che il PPR venisse modificato (è stata una promessa di tutte le giunte regionali che si sono succedute in questi anni) e fosse possibile riprendere, soprattutto per i Comuni costieri, l’assalto alle coste della Sardegna, senza le “fastidiose” tutele imposte dal PPR!
Grazie anche alla nostra azione di difesa del Piano Paesaggistico e di forte opposizione ai vari tentativi di indebolirlo il PPR – fortemente voluto dal Presidente Soru e redatto da un pool di tecnici coordinati da Edoardo Salzano – è ancora in vigore e dobbiamo trovare il modo di costringere i Comuni ad adeguarsi.
D. Quali saranno le prossime mosse che dovrete compiere affinché il progetto inizi a vedere la luce?
R. La vegetazione garantisce effetti positivi sul clima locale, sulla qualità dell’aria, sui livelli di rumore, sulla stabilità del suolo e l’assorbimento di CO2 grazie all’attività fotosintetica e alla capacità di fissare il carbonio nei propri tessuti e di assorbire le sostanze gassose altamente concentrate in ambiente cittadino. Torneremo quindi alla carica in occasione del prossimo Rally Internazionale, ma non intendiamo fermarci alla città di Alghero. Quasi tutte le città della Sardegna soffrono della carenza di verde pubblico e questo influisce negativamente sulla salute dei cittadini. Pensiamo quindi di lavorare ad una proposta organica che interessi l’intera isola.
INTERVISTA A Carmelo Spada – DELEGATO WWF Sardegna
“Quando la città iniziò ad espandersi oltre le mura della città fortificata, la prima cosa che si fece fu quella di realizzare il parco oltre le mura, dedicato all’illustre concittadino, storico e giurista, Giuseppe Manno – precisa Carmelo Spada – Molto diversamente andarono le vicende urbanistiche dal secondo dopoguerra ad oggi: ad una decisa espansione urbanistica a cui non corrispose, purtroppo, un’adeguata dotazione di spazi verdi, un’eredità pesante che si trascina nel tempo.”
D. Carmelo Spada, perche’ avete scelto la zona di Maria Pia?
R. Anzitutto perche’ è un’area pubblica che ha peraltro una storia particolare essendo stata colonia penale e poi successivamente azienda agricola; presenta inoltre delle emergenze storiche e architettoniche come la cosiddetta “tomba del cavaliere”, in stile gotico-catalano. Mentre dal punto di vista ambientale si tratta di 70 ettari, alcuni dei quali gravati da cause di usucapione da parte di privati, per fortuna, recentemente, alcune si sono risolte a favore della città. Un bene comune che ritorna ai cittadini, ma sembrerebbe che l’amministrazione locale stia pensando di destinarne una parte a nuove costruzione con destinazione urbanistica di carattere turistico-ricettive, pur in presenza di varie criticità. Questa scelta, non è condivisibile. Noi abbiamo una proposta alternativa.
D. E le istituzioni che dicono in merito al progetto di piantumazione?
R. Noi abbiamo lanciato la proposta proprio perché nelle more della pubblicazione del PUC, che si attende qui da oltre 30 anni, siamo in condizione di poter definire un assetto della città che non sia solo di carattere edificatorio ma anche alla qualità della vita e quindi, in primis tenga in considerazione l’equilibrio ecologico.
D. Come è stata gestita sinora la programmazione urbanistica cittadina?
R. Senza ombra di dubbio non ha privilegiato la progettazione di spazi verdi, questo è un dato inconfutabile. Dal mondo ambientalista si auspica l’abbandono di quella spinta “cementificatoria” che non porta più presenze di turisti in città. Riteniamo si debba puntare alla riconversione di quanto costruito di seconde case piuttosto che continuare a cementenficare. Oggi si assiste ad significativa riduzione demografica e, al tempo stesso, emerge un panorama urbanistico cittadino a tratti anonimo, composto unicamente da appartamenti per vacanza vuoti, spettrali e inutilizzati o alberghi chiusi per troppi mesi all’anno.
D. Quali tempi si prevedono affinché la vostra proposta diventi realtà?
R. Abbiamo appena lanciato la proposta e speriamo presto di ottenere sempre maggiori consensi in questa direzione, la direzione per far prevalere il bene comune e la qualità della vita.
sull'argomento
La Repubblica - Villette e Residence in Sardegna nella rete della speculazione. di Antonio Cederna
Nessun commento:
Posta un commento