Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Wwf e Lipu Sardegna sono intervenute con motivate osservazioni nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa alla “Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord” proposta dalla società Snam Rete Gas S.p.a chiedendo che il provvedimento conclusivo del procedimento di V.I.A. dichiari l’improcedibilità dell’istanza per la parzialità del progetto in quanto non èstato esaminato l’impatto cumulativo dell’intera opera della rete metanifera sarda, ai sensi degli artt. 24 e 25 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., oltreché per l’eccessivo costo ambientale richiesto dall’opera rispetto agli scarsi benefici derivanti alla comunitàe agli obbiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.
In sintesi le Associazioni Italia Nostra, Wwf e Lipu hanno evidenziato che:
• Rispetto ad un proliferare di infrastrutture per la metanizzazione dell’isola è del tutto assente una analisi costi benefici e una seria valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto in relazione alla triplicità degli aspetti ambientale, sociale ed economico delle opere e la valutazione cumulativa degli impatti ambientali di tali opere sull’ecosistema sardo;
• In una fase di transizione dall'attuale sistema energetico mondiale quasi esclusivamente basato sulle fonti fossili ad un auspicabile sistema futuro basato sulle fonti rinnovabili, la realizzazione di una infrastruttura fortemente impattante per il trasporto del gas naturale non rappresenta una possibile soluzione di transizione, anche per gli eccessivi costi da sopportare;
• La proposta di una dorsale, idonea per una capacitàdi trasporto notevole di metano, risulta poco utile in aggiunta ai depositi costieri, che sarebbero comunque in grado di soddisfare la domanda di metano, anche grazie alla loro localizzazione in prossimitàdei maggiori centri di consumo;
• La Sardegna presenta un surplus di produzione di energia elettrica pari a un terzo di quella prodotta;
Purtroppo l'assenza di programmazione ha lasciato l'isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una serie di fattori negativi quali i lauti incentivi statali elargiti agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e la sostituzione delle produzioni agricole tradizionali con biomasse o biocombustibili, i bassi costi delle royalties e le generose franchigie elargite all'estrazione degli idrocarburi etc.. Gli interessi privati che si sono sostituiti ai decisori pubblici nel ruolo di pianificatori dei propri interessi.
I costi di tale deregulation, che si è rivelata a più riprese essere in diretta connessione con gli affari della malavita organizzata e del riciclaggio di denaro sporco[1], sono tutti a carico del paesaggio agrario, delle colline sarde e del territorio agricolo fortemente compromessi da attività industriali di produzione energetica maldestramente camuffate da attività agricole.
Il progetto di metanizzazione della Sardegna presenta inoltre una obsolescenza tecnologica ed economica determinata dalla stessa rapidità con cui evolvono i mezzi di produzione e di accumulo delle fonti rinnovabili. L’irrazionalità di una tale scelta non solo si riverbererà sul futuro energetico dell’Isola, ma diventerà di fatto l’ostacolo principale alla ricerca di uno sviluppo alternativo.
La non rinnovabilitàe emissioni inquinanti del gas lo fanno considerare oggi un combustibile a termine, un combustibile il cui uso èlimitato nel tempo a qualche decennio. Va inoltre ricordato che ogni forma di combustione, compresa quella del metano, genera, disperdendoli nell'aria, ossidi di azoto e di zolfo, ma anche metalli pesanti, IPA, molecole diossino-simili, particolato fine e ultrafine. Ne deriva uno scadimento della qualitàdell’aria con gravi danni per la salute.
Le nostre Associazioni hanno avuto modo di osservare, già in fase di discussione del Piano Energetico Ambientale Regionale Sardo (PEARS), la incongruenza di realizzare una infrastruttura funzionale a una economia di transizione da un sistema energetico a forte incidenza di combustibili fossili ad uno scenario di energia da FER. Si ritiene infatti che in questa situazione economico-industriale, e considerati i dati sulla produzione da FER nell’isola, si possa saltare a pièpari la fase di transizione per affrontare con coraggio il passaggio diretto della Sardegna verso una economia fondata sulle energie rinnovabili, autoprodotte e diffuse.
In una tale ottica, l’unica che si ponga il Bene Comune come obiettivo prioritario e con esso il Bene dell’Isola, i finanziamenti per la "metanizzazione" della Sardegna, sarebbero meglio utilizzati se rivolti ad incentivare una maggiore efficienza energetica e a porre in essere strategie e tecnologie in grado di sostituire completamente le attuali centrali da fonti fossili con quelle alimentate da fonti energetiche alternative, una risorsa di cui la Sardegna si èdimostrata ricca, ma di cui ancora una volta la si vuole privare per aumentarne la subalternità.
Purtroppo il metanodotto inciderà in maniera notevole sui tratti boschivi del territorio attraversato, basti pensare che il tracciato comporterà l’abbattimento di circa 5 mila alberi tra latifoglie, sughere, lecci e conifere. Sarà una nuova ferita che segnerà in maniera irreversibile il caratteristico paesaggio della Sardegna.
Produzione energia elettrica Sardegna - anno 2016 |
➢ Ruolo del gas nella politica energetica regionale
L'attuale situazione energetica in Sardegna, unica regione italiana e fra le pochissime in Europa non servita da una rete di distribuzione del gas naturale, èfortemente dipendente dal petrolio e dal carbone il che evidenzia l'esistenza di un significativo gap energetico-economico rispetto alle altre regioni d’Italia e a quelle che si affacciano nel Mediterraneo. Nonostante presenti una produzione di tutto rispetto di energia da fonti rinnovabili (26% della produzione totale, corrispondente al 37% del fabbisogno dell’isola[2]).
Con il massiccio intervento verso una infrastrutturazione dell’isola a vantaggio del gas appare chiaro che il modello energetico proposto per superare questa criticitàsia fortemente sbilanciato verso l'ipotesi di metanizzazione dell'isola, confinando le energie rinnovabili ad un ruolo subalterno nello scenario energetico sardo e cancellando qualsiasi intervento a sostegno del risparmio energetico e mettendo in secondo piano l’autoproduzione e la produzione distribuita.
Pertanto, le criticitàche affliggono una tale scelta strategica, appaiono ancora di piùdifficile risoluzione se inserite in un quadro ambientale e geografico di particolare peculiaritàcome quello sardo. In prima approssimazione puòessere rilevato che qualora si prenda in esame l’estesa superficie dell’isola, le sue complesse caratteristiche geomorfologiche, il sistema abitativo diffuso, poco urbanizzato e ancor meno popolato, l’ipotesi di una metanizzazione indiscriminata dell’intera Isola si profila priva di razionalitàse si rapportano i benefici con i costi e i tempi di realizzazione e se si valutano le inevitabili resistenze sociali.
La realizzazione della dorsale ipoteca fortemente le scelte energetiche alternative con la rinuncia alle opportunitàofferte da un nuovo corso energetico basato sull'efficientamento della rete attuale e sulle rinnovabili per l'autoconsumo, proprio mentre il mondo comincia a correre in questa direzione.
Solo favorendo - anche attraverso incentivi e agevolazioni fiscali - il modello della generazione distribuita e intelligente da fonti rinnovabili, alternativo rispetto al modello degli impianti di grossa taglia, èpossibile creare valore aggiunto ad impatto quasi zero e una reale indipendenza energetica per cittadini ed aziende, oltre a prevenire la dipendenza energetica da altri Stati.
Non solo: l'eccessiva capacitàdi stoccaggio del Gas Naturale Liquefatto (GNL) prevista dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) rivela che la Sardegna èdestinata a contrarre una nuova servitù, a trasformarsi, cioè, in una piattaforma del GNL al centro del Mediterraneo, chiamato a gestire la fase calante del mercato del gas.
Unica e possibile scelta razionale potrebbe essere quella di concentrare gli sforzi per realizzare il minimo delle infrastrutture necessarie a servire i distretti energetici che gravitano nelle aree ad alta densitàabitativa, giàdotate di reti di distribuzione del gas, e nelle aree industriali attualmente attive. In un tale scenario infatti la parte della Sardegna, che non fruirebbe del GNL, potrebbe giovarsi di una maggiore disponibilitàenergetica da FER e delle innovazioni apportate dalle reti intelligenti, e puntare in modo deciso all’affrancamento dalla dipendenza dai fossili, adottando pienamente quel modello di “distretto a energia quasi zero”, che lo stesso PEARS indica come obiettivo e che risulta giàattuato in ampie zone dell’Isola.
➢ Valutazione di Impatto Ambientale Cumulativa ed esame complessivo della rete del gas della Sardegna
Attualmente la Sardegna èinteressata dalle due dorsali metanifere (Nord e Sud) e dai depositi costieri, si tratta di progetti attualmente in fase autorizzativa, ma non si comprende se si tratta di impianti alternativi o complementari.
La presentazione di questi progetti in modo indipendente e scorrellato, rende impossibile una valutazione complessiva delle infrastrutture necessarie per la metanizzazione della Sardegna, della loro utilità, dei benefici economico ambientale che questi impianti comporteranno e non ultimo dell’impatto ambientale complessivo dell’intera opera.
Una adeguata valutazione dell'impatto ambientale complessivo in tutti i suoi aspetti (quali ad esempio le ricadute sull’ecosistema, l’impatto sulle numerose aree protette attraversate dalla rete, l’impatto sul sistema idrico, l’inquinamento in fase di cantiere e la turbativa alle specie protette, l'incremento del traffico veicolare, l'impatto sull'ambiente umano e naturale, etc...) richiede infatti l'esame accurato dell'intervento nel suo complesso e non scorporato in tanti singoli progetti.
Queste Associazioni, vista la documentazione presentata dalla SNAM e gli altri progetti in atto, in forza del Dlgs 152/06, della vigente normativa sulle VIA, delle numerose sentenze in merito a tale aspetto, ritengono indispensabile che la procedura di VIA interessi l’intera infrastrutturazione della rete del gas e dei depositi costieri e che pertanto non si possa procedere ad una Valutazione di impatto ambientale di progetti separati.
La normativa sulla VIA è abbastanza chiara in proposito, supportata tra l'altro da numerose sentenze di tribunali amministrativi e dallo stesso Consiglio di Stato (Sentenza Consiglio di Stato n°36/2014), nell'imporre la VIA cumulativa nei casi in cui più impianti insistono nella stessa area, nel nostro caso l’intera regione Sardegna.
È quindi un obbligo normativo che la VIA del progetto "Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord" prenda in esame la cumulabilità degli effetti derivanti dall'intera rete di metanizzazione della Sardegna comprensiva di tutti i progetti in fase di autorizzazione o giàautorizzati. La violazione dell’analisi preventiva della cumulabilitàdegli effetti contrasta col principio fondamentale della Sostenibilità, cosìcome enunciato dal D.Lgs. 152/2006.
[1]Sardinia Post 25/02/2015 - Mafia, la Dna: “Infiltrazioni su rifiuti e rinnovabili, Isola crocevia della droga”
Italia Nostra Sardegna 13/07/2016 – In Sardegna la truffa si cela dietro i numerosi progetti di “miglioramento fondiario”
2]Dati TERNA 2016
sull'argomento
Sardinia post - Dorsale gas Sardegna: Regione e sindacati uniti sul progetto
La Nuova Sardegna - Depositi per il gas: 5 siti per la rete Sarda
Buongiorno Alghero - Gli ambientalisti smontano il metano, per Italia Nostra, Lipu e Wwf "Un opera inutile"
Tentazioni della penna - Rete del gas in Sardegna (Wwf, Italia Nostra e Lipu): l'inutilità di un opera
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