La giornata mondiale delle zone umide aiuta
noi tutti a ricordare i progressi nella percezione del valore di queste aree,
abbiamo parzialmente superato l’avversione verso gli “acquitrini”, generalmente
liquidati come luoghi malsani da bonificare e riconosciamo finalmente l’importanza
di questi delicati ecosistemi che contengono una grande varietà di forme di
vita e, per questo motivo, hanno necessità di essere tenuti sotto controllo e
protetti da fattori inquinanti e di squilibrio. Nonostante le zone umide
rappresentino meno del 15% della superficie terrestre e circa lo 0,5% del
volume degli oceani, da esse deriva il 90% delle risorse ittiche mondiali.
In Sardegna purtroppo la gestione delle
Zone Umide è poco razionale, abbiamo delle aree realmente protette e messe a
valore anche grazie a cospicui finanziamenti pubblici, come il compendio naturalistico
intorno a Cagliari, e delle zone pressoché dimenticate come gli stagni del Sud
- Ovest sardo dove i cavi elettrici dell’alta tensione fanno carneficina di
uccelli e le fabbriche di Portovesme continuano a spargere sostanze inquinanti
attorno ad esse, dove non si è istituito nessun parco o Sito Ramsar e tutto è
lasciato al degrado, all’incuria e al disinteresse e alla irresponsabilità degli
amministratori locali e regionali.
Insomma, in Sardegna esiste l’avifauna
protetta e quella “figlia di un dio minore”!
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