venerdì 9 maggio 2014

Un altro intervento immobiliare lungo la costa di Sant'Antioco

Lo scorso 17 aprile a Carbonia si è tenuto un convegno organizzato dalla società immobiliare GEAD srl per informare sulla bontà e salubrità delle acque presenti nel sottosuolo in prossimità della spiaggia di Coa ‘e Cuaddus nell’isola di Sant’Antioco e per presentare un devastante progetto immobiliare in aree sottoposte a rigida tutela - 67 mila mc di cemento da edificare in una Zona di Protezione Speciale, classificata agricola e a
tutela integrale.

Dopo aver letto le dichiarazioni dell'Assessore responsabile dell’Urbanistica e della Pianificazione Territoriale della Regione Sardegna, abbiamo ritenuto opportuno inviargli l’allegata lettera aperta.


Sant'Antioco - Spiaggia di Coa 'e Cuaddus

Egregio Assessore

Abbiamo letto con attenzione e interesse la sintesi, riportata dal giornale di informazione locale “La Provincia del Sulcis Iglesiente”, del suo intervento al convegno organizzato dalla società immobiliare GEAD srl lo scorso 17 aprile a Carbonia per informare sulla bontà e salubrità delle acque presenti nel sottosuolo in prossimità della spiaggia di Coa ‘e Cuaddus nell’isola di Sant’Antioco.
Concordiamo con Lei sulla necessità di non perdere tempo nel dotare la Sardegna di una seria e attenta normativa urbanistica e di adottare iniziative per attivare la semplificazione amministrativa, con tutte le garanzie e le tutele per i beni culturali e paesaggistici. Così come è fondamentale che la pubblica amministrazione dia risposte celeri e immediate al mondo dell’impresa e, aggiungiamo noi, a tutti i cittadini.
Condividiamo meno le parole tranquillizzanti rivolte all’imprenditore garantendogli che “…all’assessorato dell’Urbanistica troverà risposte, orecchie disponibili ad ascoltare, tempo da dedicare per affrontare i nodi che devono essere sciolti … facendoci carico anche del lavoro di regia e di coinvolgimento di altre autorità, quelle ambientali in primo luogo, ma anche le varie soprintendenze, per cercare di costruire le condizioni perché su questo progetto, magari modificato, aggiornato e rivisto ma in linea con le aspettative di un territorio che mi pare di capire su questo progetto crede molto, è nostro dovere occuparcene con serietà e tentare di dare risposte.».
Comprendiamo che i suoi interlocutori non La abbiano ben informata sul progetto proposto che, se analizzato attentamente, più che un’opportunità di sviluppo per il Sulcis Iglesiente, ha tutta l’aria di essere l’ennesima operazione immobiliare che se accolta violerebbe numerose leggi e norme urbanistiche e paesaggistiche.
Si tratta infatti di un progetto che ricade in aree tutelate dal PPR, dal Codice dei Beni Paesaggistici, dal PUC di Sant’Antioco, dalla Rete Natura 2000 della Comunità Europea e dall’attenzione, la cura e il rispetto che gli antiochensi hanno sempre dedicato alla bellissima spiaggia di Coa ‘e Cuaddus e all’area circostante.
Norme e tutele che esistevano all’atto della stipula del rogito di compravendita del terreno e delle quali era a conoscenza la società proponente l’intervento immobiliare. Non è un caso che ai precedenti proprietari fosse stata negata la possibilità di realizzare interventi edificatori meno impattanti di quello proposto.
È appena il caso di ricordare che un imprenditore per essere credibile deve presentare progetti realizzabili e rispettosi delle leggi e delle regole che si è data una comunità e dei beni comuni che ad essa appartengono.

La informiamo inoltre che buona parte della comunità antiochense – partiti, gruppi politici e civici (PD, SEL,  Movimento 5 Stelle, Genti Noa), associazioni ambientaliste e numerosi cittadini - non crede affatto in questo progetto e non ripone nessuna aspettativa economica su tale operazione immobiliare, anche perché non presenta caratteristiche dissimili dalle troppe altre che hanno distrutto parti dell’isola, lasciando in contropartita alla comunità soltanto edifici e seconde case lungo le coste (talvolta chiusi e inutilizzati), scempi paesaggistici, accessi al mare interdetti ai residenti, erosione costiera e nessun beneficio concreto per la comunità locale.
Siamo però convinti che le acque del sottosuolo e i fanghi di laguna utilizzabili a scopi termali e terapeutici rappresentino un valido obbiettivo che andrebbe seriamente perseguito dalla comunità antiochense. Si tratta infatti di una risorsa reperibile nell’intero tratto di costa centro orientale dell’isola, e l’area di Santa Caterina è ricca di fango di laguna, formatosi dalla lenta sedimentazione dei sali minerali e delle sostanze organiche dell'acqua marina nel fondo dei bacini di raccolta delle saline. Lo confermano studi del CNR condotti con le università di Cagliari e Perugia.
All’interno di queste aree sono reperibili tante zone che “veramente” necessitano di trasformazione e di recupero urbanistico del territorio, diverse aree degradate e alcune fortemente compromesse. È in questi siti che può e deve trovare accoglienza una struttura di questo tipo: aree ex Palmas Cave ed Ex Sardamag di proprietà della Regione Sardegna, l’edificio della centrale elettrica di Santa Caterina di proprietà del comune di San Giovanni Suergiu.

La “scoperta dell’acqua calda” a Coa ‘e Cuaddus appare a tutti gli effetti un semplice pretesto per realizzare una struttura edilizia in un’area sensibile e paesaggisticamente rilevante, considerata dagli antiochensi e dalle tante amministrazioni, che negli anni si sono succedute, un luogo di assoluto rispetto.

Avremmo il piacere, se lo riterrà opportuno, di illustrarLe i tanti motivi per cui questa operazione immobiliare non possa essere realizzata nel sito proposto e le tante norme che tale progetto, se approvato, violerebbe. 
La salutiamo cordialmente
Sant’Antioco 08 maggio 2014
 

sull'argomento

La Provincia del Sulcis Iglesiente - Centro termale Coaquaddus: mentre l'imprenditore attende il primo confronto in Regione, Italia Nostra Sardegna si oppone ancora al progetto 


Italia Nostra Sardegna - Maladroxa: la scoperta dell'acqua calda

Tentazioni della penna - Trivellazioni acque termali Coaquaddus


1 commento:

  1. L'acqua calda si trova a Maladroxia (oltre 34 - 35 gradi) rilevabili anche dai bagnanti in diverse zone al limite del bagnasciuga. A Coa de Quaddu è stata trovata acqua che secondo fonti di stampa dovrebbe essere a circa 24-25 gradi. Per realizzare le terme pertanto l'acqua di Coa de Quaddu andrebbe riscaldata e lo stesso dovrebbe avvenire se con tubi e pompe l'acqua di Maladroxia dovesse essere portata in quel di Coa de Quaddu. Le terme hanno tutte acque proprie, anzi tutte sono edificate sulla fonte.
    Una nota sull'occupazione: le maggiore terme italiane, dati rilevati sul Sole 24 Ore lo scorso anno, hanno una media di occupati totali nel corso dell'anno di max 10 dipendenti.
    Ci sono tante altre cose da dire riguardanti la negatività delle terme a Coa de Quaddu e pian pano verranno esposte,

    RispondiElimina