mercoledì 13 aprile 2011

L'anfiteatro Romano. Chi pagherà i danni?

Anfiteatro Romano di Cagliari

 
L’Associazione Italia Nostra manifesta gravi perplessità in seguito alla richiesta di
finanziamento - avanzata dal Comune di Cagliari nei confronti della Regione - per la
realizzazione dei lavori di messa in sicurezza delle gradinate lignee, che dall'anno 2000
sono state sovrapposte all'impianto originario dell' Anfiteatro Romano di Cagliari.
Le impalcature che oggi ricoprono i gradoni furono autorizzate dall’allora soprintendente ai
Beni Archeologici, dott. Vincenzo Santoni, solo in via provvisoria e dovevano essere
improrogabilmente smantellate nell'anno 2005. Per venire incontro alle richieste degli
operatori dello spettacolo la scadenza non venne però rispettata e furono concesse varie
proroghe, con l’impegno di trovare una soluzione funzionale e definitiva adatta ad ospitare
in città gli spettacoli all’aperto.
Vista dell'anfiteatro
Si discusse a lungo e furono avanzate varie proposte per individuare un'area idonea da inserire nel PUC, magari riutilizzando le grandi e costose impalcature che, caso unico in tutto il Mediterraneo, nascondono l’anfiteatro, lo snaturano e lo trasformano in un sito
anonimo.
Nel corso degli anni nulla è cambiato e ancora oggi siamo costretti a subire l'uso
improprio di un monumento di grande bellezza e di notevole interesse archeologico. Sarà, forse per questo che i visitatori della nostra città cercano invano il suggestivo teatro romano scavato nella roccia, menzionato nelle loro guide, e restano sfavorevolmente colpiti quando al suo posto trovano un ponteggio di legno e ferro, che stravolge la percezione del sito archeologico.
Nel corso degli anni la stessa Amministrazione comunale ha più volte contraddittoriamente
indicato nella mancanza di fondi la causa dei reiterati rinvii dell’intervento di ripristino
mostrando, tuttavia, di non avere dubbi sulla necessità del definitivo recupero
dell’anfiteatro.
Secondo le recenti dichiarazioni dell'Assessore alla Cultura invece i finanziamenti  
 vengono destinati non all'asportazione delle strutture ma al loro consolidamento e questo
nonostante migliaia di cittadini - sottoscrivendo una petizione all'allora sindaco Delogu -
e lo stesso Tribunale Amministrativo si siano chiaramente espressi per la rimozione delle
impalcature.
Per questi motivi l’Associazione Italia Nostra Sardegna chiede alle autorità interessate di
valutare con estrema attenzione e senso di responsabilità tutte le implicazioni relative alla
fruizione del monumento e auspica che, in aderenza alle disposizioni legislative vigenti, si
dia primaria importanza alla necessità di tutelare e restituire dignità a questa preziosa
testimonianza della storia della Sardegna.

Cagliari 10 giugno 2009
Fanny Cao - presidente Italia Nostra Sardegna 


Solidarietà al Soprintendente

L’Associazione ITALIA NOSTRA Sardegna esprime piena solidarietà al Soprintendente per i Beni Archeologici per le province di Cagliari e Oristano dott. Marco Minoja per il suo intervento a difesa dell’ Anfiteatro Romano di Cagliari attraverso il quale, nell’esercizio del suo ruolo istituzionale, ha inteso rimarcare la priorità delle esigenze di tutela su interessi settoriali e di diversa natura.
Al Soprintendente, fatto oggetto di pesanti attacchi da parte di improbabili e sedicenti esperti, portiamo il consenso di migliaia di cittadini che fin dal 2000 hanno deplorato l’occultamento del monumento ed il suo progressivo degrado ed un vivo incoraggiamento a continuare su una linea di rigorosa difesa del nostro patrimonio culturale e dell’interesse pubblico. È bene ricordare che le impalcature che oggi ricoprono i gradoni furono autorizzate dall’allora soprintendente ai Beni Archeologici, dott. Vincenzo Santoni, solo in via provvisoria e dovevano essere improrogabilmente smantellate nell’anno 2005. Per venire incontro alle richieste degli operatori dello spettacolo la scadenza non venne però rispettata e furono concesse varie proroghe, con l’impegno di trovare una
soluzione funzionale e definitiva adatta ad ospitare in città gli spettacoli all’aperto. Nel corso degli anni nulla è cambiato e ancora oggi siamo costretti a subire l’uso improprio di un sito di grande bellezza e di notevole interesse archeologico che auspichiamo possa finalmente essere restituito alla sua dignità monumentale.

Cagliari 19 aprile 2011
Fanny Cao
Presidente Italia Nostra Sardegna

                      

Sull'argomento

Corriere della sera: Cagliari, ferito e oscurato l'anfiteatro romano
La Nuova Sardegna: Italia Nostra solidale con Minoia
Blog Vito Biolchini

Intervento di Carlo Dore - socio onorario di Italia Nostra

La stampa locale ha dato ampio rilievo all’apertura, da parte della Procura della Repubblica,di un’inchiesta penale sulla vicenda dell’Anfiteatro romano di Cagliari. E non poteva essere diversamente tenuto conto delle risultanze dell’iniziativa del Sovrintendente ai beni archeologici Marco Minoja e dell’ esito degli accertamenti dell’Istituto superiore del restauro, da cui si è avuta conferma che quel bene di straordinario valore paesaggistico, archeologico e storico (uno dei pochissimi al mondo interamente scavato nella roccia), a causa della pesante struttura lignea nella quale è ingabbiato da oltre dieci anni, è ormai in preda ad un grave degrado e che le stesse gradinate posticce rischiano di marcire.
Si tratta di una vicenda che conferma l’incompetenza e l’arroganza con cui è stata amministrata la città di Cagliari negli ultimi quindici anni.
Vale la pena di ripercorrerla brevemente. Nel 1999, profittando dei fondi stanziati in vista del Giubileo dell’anno successivo, il Comune di Cagliari predisponeva ed approvava all’unanimità (con delibera del Consiglio n.21 del 23 febbraio) un progetto che prevedeva, ai fini dell’adeguamento funzionale in vista della stagione lirica, la copertura della platea e delle gradinate dell’anfiteatro romano, con strutture un legno e metallo. Purtroppo il progetto otteneva il nulla osta dellaSovrintendenza per i beni archeologicie quello dell’Assessorato regionale della Pubblica Istruzione e Beni culturali.
Tutto in regola si direbbe. Peccato che, nel provvedimento del Comune, si prevedesse, anzitutto, chele strutture da realizzare dovessero essere “quasi interamente amovibili ad eccezione di alcuni locali di modesto volume”; peccato che fosse anche previsto che, una volta terminata la stagione lirica, le strutture dovessero essere rimosse; peccato, infine, che i nulla osta autorizzativi dell’interventonon prevedessero che, per realizzarlo, si dovessero danneggiare le gradinate con perforazioni di vario genere dirette ad ancorare alla roccia i pali metallici di sostegno delle strutture in legno.
Appena iniziati i lavori, di fronte all’imperversare dei martelli pneumatici che foravano la roccia, il mondo culturale e quello ambientalista reagivano con decisione chiedendone l’immediata sospensione. Niente da fare. I lavori dovevano proseguire senza sosta e gli oppositori, se volevano evitare di essere aggrediti, come lo storico Antonio Romagnino o l’archeologo, accademico dei Lincei, Giovanni Lilliu, definiti dal Sindaco degli sfaccendati, dovevano starsene zitti e buoni. Le lororipetute proteste restavano comunque lettera morta.In poco tempo l’obbrobrioveniva portato a termine. Ma, conclusasi la stagione lirica, al danno si aggiungeva la beffa. Chi aveva assicurato la rimozione delle strutture si defilava, parlando di costi astronomici; la Sovrintendenza stava a guardare o, comunque, non interveniva con la dovuta energia; l’Assessorato regionale, da un lato, sosteneva che il nulla osta aveva la validità non di uno ma di tre anni, dall’altro, ipotizzava che gli oneri di rimozione e ripristino –non si sa in base a quale disposizione-potessero, almeno in parte, essere accollati alla Regione. Inutili si rivelavano le proteste della cittadinanza; inutili erano le iniziative in sede politica promosse da chi scrive e da altri nove Consiglieri regionali (cfr. interpellanza n. 93/A del 18 ottobre 2000); inutili si rivelavano i tentativi finalmente posti in essere dalla Sovrintendenza per indurre il Comune a far fronte ai propri impegni; inutile, infine, era la sentenza del TAR Sardegna del febbraio del 2006 che, accogliendo le ragioni della Sovrintendenza, riconosceva sostanzialmente che le impalcature dovevano essere rimosse. L’Anfiteatro continuava a restare ingabbiato e sottratto alla vista dei turisti e, per di più, adibito non più alla rappresentazione delle opere liriche, maa mediocri spettacoli di musica leggera.Nel frattempo la roccia delle gradinate si sgretolava, le infiltrazioni aumentavano e le strutture lignee cominciavano a marcire. Un vero e proprio disastro.
Ma quel che è più sconcertante è l’atteggiamento degli esponenti della destra cittadina che, anziché riconoscere gli errori compiuti e cercare di limitare i danni, hanno reagito duramente contro la decisione del
Sovrintendente Minoja di impedire lo svolgimento di nuovi spettacoli. L’iperattivo deputato Mauro Pili ha interrogato il Ministro e, insieme al Sindaco in carica Emilio Floris (per fortuna prossimo al pensionamento) ha accusato il Sovrintendente (che non ha fatto altro che il proprio dovere) di voler fare “lo sceriffo”; l’ex sindaco Delogu, attuale Senatore e coordinatore regionale berlusconiano, ha addirittura deciso di ricorrere al TAR Sardegna (sic!!).
Comunque, c’è da augurarsi che, finalmente si sia giunti al redde rationem; e, in sostanza,che la legnaia venga rimossa, che le responsabilità dello scempio vengano accertate e che i responsabili di azioni ed omissioni vengano chiamati a risponderne.

Cagliari 13 aprile 2011



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