La più grande Opera Pubblica della quale l’Italia ha bisogno è senza dubbio quella di conservare l’immenso patrimonio storico e artistico che caratterizza il paesaggio, insieme alle sue componenti naturali e coltivate sapientemente dall’uomo.
La crisi edilizia ha da tempo evidenziato l’eccesso di nuove costruzioni e di consumo del suolo, fenomeno che non può essere aggravato dall’aggressione delle aree storiche più importanti e di qualità, sacrificate per soddisfare un mercato che genera diseguaglianze e illegalità. La memoria non si vende, altrimenti si cancella per sempre.
La città storica rappresenta la concentrazione di saperi e civiltà che hanno distinto la storia italiana, determinato le forme del paesaggio, promosso le libertà dei Comuni e le prime prove di democrazia. Nei sessant’anni trascorsi dall’approvazione della Carta di Gubbio, per garantire la conservazione dei centri storici - da considerare nel loro complesso beni culturali tutelati dallo Stato, nel rispetto delle attribuzioni urbanistiche di Regioni e Comuni - sono stati elaborati strumenti e metodi indispensabili per la certezza del diritto e lo snellimento delle pratiche.
In proposito si richiama la Proposta di legge n. 970 (elaborata nel corso del 2018 da alcuni dei maggiori esperti nazionali guidati dall’associazione Bianchi Bandinelli) che riporta in soli 6 articoli di estrema chiarezza i principi fondamentali per un programma di interventi necessari alla salvaguardia fisica e culturale delle città e degli insediamenti storici.
Attualmente alcuni aspetti di questa proposta risultano inseriti nel più ampio provvedimento sulla Rigenerazione urbana - in discussione ora al Senato, che raccoglie confusamente anche le istanze contro il consumo di suolo - ma sono stati privati di ogni efficacia, superati dalle velleità di un’edilizia regolata esclusivamente dal mercato.
La posizione di Italia Nostra sui borghi storici, viceversa, ha già espresso l’esigenza di coniugare la prevenzione di rischi naturali e antropici con rigide norme di tutela che garantiscano la conservazione dei contesti di grande interesse paesaggistico.
Di rilanciare il tema della tutela dei centri storici già cancellato da numerose leggi urbanistiche regionali, escludendo azioni semplificatorie dannose;
Dipromuoverelaformazionedistrumentiurbanisticiadeguatialleconoscenzedellerealtàfisiche, sociali e culturali del patrimonio esistente e agli obiettivi della loro tutela e valorizzazione;
Di predisporre appositi interventi di edilizia popolare pubblica nei centri storici, finanziandoli adeguatamente, come misura di ripopolamento e sostegno alle classi meno agiate.
Nessun commento:
Posta un commento