Italia Nostra rispetta, come tutti, le disposizione dettate dall’emergenza sanitaria – #iorestoacasa – e quindi la campagna di primavera, dedicata al recupero del nostro Patrimonio Culturale cambia veste: da realizzazione coordinata di manifestazioni su tutto il territorio nazionale, diventa la GIORNATA VIRTUALE DEI BENI IN PERICOLO – la Lista Rossa.
Sulla pagina Facebook dell’associazione https://www.facebook.com/ItaliaNostraOnlus/ verranno lanciati decine di post nel primo fine settimana di maggio (il 2 e 3) e per tutto il mese successivo sui tanti beni in pericolo che necessitano di azioni di recupero. Un viaggio virtuale alla scoperta di tesori nascosti che necessitano di attenzioni e cura.
In questa campagna, però, Italia Nostra non si limita ad elencare siti in pericolo, ma propone soluzioni per il loro recupero, per contribuire alla ricostruzione non solo materiale, ma anche sociale del Paese.
Intraprendere un vasto programma di restauro e recupero del nostro Patrimonio Culturale potrebbe infatti essere spesa pubblica di qualità, capace di sostenere il settore delle PMI edilizie specializzate. I fondi impegnati nei cantieri gestiti dalle Soprintendenze seppure attualmente contribuiscano in maniera marginale al PIL, sono investimenti da alto valore aggiunto, che impiegano maestranze specializzate, il fiore all’occhiello dell’edilizia. Aumentare tale capacità di spesa potrebbe aiutare il settore edilizio e restituire al Paese un Patrimonio Culturale ben curato, restaurato e recuperato alla fruizione pubblica e al turismo internazionale.
L’Italia ha maestranze nell’edilizia artigianale di altissimo valore e capacità che sarebbe doveroso sostenere attraverso il potenziamento dell’offerta formativa degli Istituti d’Arte e delle Scuole di Mestieri artigiani.
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Su Semafuru - Stazione semaforica di Sant'Antioco |
BENI CULTURALI SULLE COSTE DELLA SARDEGNA (*)
La Giornata Virtuale dei Beni in Pericolo (GVBP 2020) dedica un focus ai beni culturali presenti sulle coste dalla Sardegna: torri di avvistamento, fortificazioni, stazioni semaforiche, fari, antichi insediamenti storici di alto valore paesaggistico e storico che costituiscono un’importante risorsa per l’Isola e che purtroppo si trovano spesso in condizione di grave degrado e abbandono. Si ricordi a tal proposito il crollo nel 2012 della Torre di Scau 'e Sai nel litorale di San Vero Milis.
Italia Nostra ha dedicato sempre grande attenzione a questi beni, con una serie di iniziative e interventi presso le autorità locali, il demanio marittimo e il demanio regionale al fine di stimolare interventi di tutela, recupero e valorizzazione. Importante è stata l
a mobilitazione del 2011 di Associazioni, Comitati e Cittadini per impedire che la stazione semaforica di Capo Sperone e altri promontori della costa occidentale della Sardegna venissero trasformati in siti militari per ospitare radar di profondità. In quell’occasione fu il TAR Sardegna, su ricorso presentato da Italia Nostra, a mettere una pietra tombale sul progetto.
Questi edifici appartengono alla storia e quindi alla collettività, anche perché ubicati in luoghi assolutamente unici e di incomparabile bellezza. Italia Nostra auspica che siano oggetto di interventi di recupero perché potrebbero essere volano di sviluppo per le comunità locali, per un turismo slow, sostenibile e di prossimità che risponda alla crisi generalizzata del turismo di massa internazionale dovuto all’emergenza sanitaria. Pertanto deve essere assicurata in ogni modo la loro messa in sicurezza, la tutela e la fruibilità pubblica.
TORRI E FORTIFICAZIONI
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Torre di Cala Domestica - Buggerru |
Le Torri costiere della Sardegna vennero erette a partire dal 1570 circa, per volontà della Corona di Spagna, proprio in attuazione di un piano di difesa dalle scorrerie dei Saraceni. L’intero sistema difensivo era amministrato dalla Reale Amministrazione delle Torri, istituita da Filippo II di Spagna, nel 1581. Tale istituzione rimase in attività anche in periodo sabaudo per essere definitivamente soppressa soltanto nel 1842 e doveva provvedere alla progettazione e costruzione di nuove torri, alla manutenzione di quelle già esistenti, all'arruolamento dei soldati e al rifornimento di armi, munizioni e tutto l’occorrente per il funzionamento delle guarnigioni.
Le torri di avvistamento lungo le coste sarde sono sempre situate in posti spettacolari e dovrebbero diventare parte di un progetto generalizzato di affidamento alle comunità locali per finalità sociali e turistiche. Italia Nostra ha maturato una importante esperienza nel recupero e nella gestione delle Torri Costiere, dalla fine degli anni '80 del secolo scorso, quando è stata recuperata e resa alla pubblica fruizione la
Torre Canai di Sant'Antioco. Dopo averla ottenuta in concessione, l’associazione ha effettuato un intervento di restauro in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali di Cagliari e con il Ministero dell’Ambiente. Al suo interno è visitabile una mostra fotografica e cartografica sugli aspetti culturali e naturalistici dell’isola di Sant’Antioco. Il modello proposto dall’associazione, che garantisce con i suoi volontari l’apertura del monumento tutta la stagione estiva e ad appuntamenti fissi e che nel 2019 ha visto l’affluenza di più di 4.000 visitatori, può facilmente essere replicato in altre località.
Per altre quattro torri in particolare Italia Nostra si è spesa a più riprese, per cercare di contrastare il degrado di queste strutture.
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Torre di Ischia Ruja - Tresnuraghes |
1. Torre di Columbargia di Tresnuraghes, Sinis Cabras. Torre del sistema difensivo costiero spagnolo. Fruizione difficoltosa e pericolosa a causa delle precarie condizioni della torre, segnalazione in Lista Rossa del 2016 della Sezione di Sinis Cabras.
2. Torre di Ischia Ruja, Sinis Cabras. Torre del sistema difensivo costiero costruita tra il 1580 e il 1584, oggi in abbandono. Sono necessari interventi di consolidamento senza i quali il bene rischia, inesorabilmente di crollare. Segnalata dalla Sezione di Sinis Cabras nel 2016
3. Torre di Caladomestica, Buggerru. Segnalazione in Lista Rossa della Sezione di Sant’Antioco. L'edificazione della "Nuova Torre di Caladomestica" risale al periodo sabaudo. I lavori ebbero inizio nel 1765 e furono conclusi intorno al 1780. In tempi moderni la torre è stata gestita dal Ministero della Marina Mercantile. Attualmente la gestione è affidata all'ufficio demanio della Regione Sardegna ma bisognerebbe che il Comune di Buggerru chiedesse la concessione per poi presentare un progetto di recupero conservativo alla Regione Sarda, oppure ottenere un finanziamento del Parco Geominerario, visto che la torre e la spiaggia omonima ricadono nel territorio di sua competenza.
4. Torre di Frignano, Comune di Castelsardo. Torre circolare parte delle difese di Castelsardo. Inserita tra le fortificazioni genovesi del Progetto Europeo EIRENE di cui Italia Nostra è capofila.
Il Progetto Europeo EIRENE, che promuove la candidatura nella World Heritage List UNESCO delle fortificazioni genovesi nel mediterraneo, ha classificato molte fortificazioni e torri presenti sul territorio della Sardegna. Ecco una mappa che illustra la consistenza di tale patrimonio.
STAZIONI SEMAFORICHE E FARI
Con delibera della Giunta Regionale n. 52/36 del 23/12/2011, furono affidati alla Conservatoria delle Coste della Sardegna 15 tra fari, semafori e torri costiere, di proprietà regionale al fine di provvedere all’elaborazione di un programma dettagliato per il loro recupero e valorizzazione attraverso eventuali procedimenti pubblici per l’affidamento in concessione. Si trattava di beni per la maggioranza in grave stato di abbandono e facenti parte della storica rete di segnalamento nautico che ha consentito la navigazione prima dell’avvento dalla moderna tecnologia satellitare o da sistemi automatizzati. Le uniche due eccezioni al degrado sono il Faro e Torre di Torregrande di Oristano e la Stazione Segnali di Capo Sant'Elia di Cagliari.
A seguito del provvedimento, Italia Nostra, WWF, Legambiente, Grig e FAI siglarono una sorta di accordo con la Conservatoria per assicurare la fruizione pubblica dei beni in caso di affido a privati. Oltre ai siti affidati alla Conservatoria, gli unici altri casi di affido in Sardegna hanno riguardato in questi anni il Faro di Capo Spartivento, nel territorio del Comune di Domus de Maria, affidato in concessione ad un privato che vi ha realizzato un resort di lusso, e il Faro di Punta Sardegna, nel Comune di Palau, affidato al Costal and Marine Geology Group dell’Università di Cagliari. Nel primo caso purtroppo non si è garantita la fruizione pubblica del bene e Italia Nostra non ha mancato di eccepire alle modalità dell’operazione.
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Estremo sud dell'Isola di Sant'Antioco |
Nel 2017 la Regione Autonoma Sardegna e l’Agenzia del Demanio hanno avviato un accordo di collaborazione, di durata triennale, per predisporre le procedure ad evidenza pubblica per l’affidamento in concessione o in locazione dei 10 Fari e Stazioni semaforiche già affidati a suo tempo alla Conservatoria. L’accordo ricalca il modello del progetto nazionale Valore Paese – FARI ed è stato denominato Orizzonte Fari Sardegna. Davvero incomprensibile questa rocambolesca operazione, dopo anni di conflitti con lo Stato per rivendicare questi beni, ottenuti poi attraverso il “federalismo demaniale” conseguente alla riforma del Titolo V della Costituzione in base alla legge costituzionale n. 3/2001, la Regione Sardegna, dopo pochi lustri, rinuncia alla gestione delle Stazioni Semaforiche sottraendoli all’Agenzia per la Conservatoria delle Coste (sorta proprio per la gestione del patrimonio costiero) e li cede nuovamente la gestione allo Stato!
Per i beni sono stati individuati possibili scenari di riutilizzo, anche attraverso nuove destinazioni d'uso, che permetteranno, secondo gli intenti della Regione, di realizzare un sistema di ricettività dedicata al turismo sostenibile e allo sviluppo delle eccellenze locali. I singoli bandi delle strutture sono stati gestiti dalla società InvestinItaly. Le gare sono ormai chiuse e i verbali di ammissione sono stati già pubblicati online e per 4 stazioni l’ultimo provvedimento riguarda la nomina della Commissione per la verifica di convenienza economica delle migliori offerte. I bandi parlano di riqualifica “secondo un modello di valorizzazione turistico-culturale principalmente legato ai temi del turismo sostenibile, alla scoperta del territorio ed alla salvaguardia del paesaggio, anche attraverso la coesistenza dell’uso pubblico, inteso come servizio di pubblica utilità.”
È evidente che l’affido a privati appare essere ormai l’unica soluzione praticabile, viste le limitate risorse a disposizione della Regione e le gravi condizioni di incuria in cui versano i beni, spesso a rischio crollo. Italia Nostra quindi non può che approvare il progetto ma si augura che, quanto specificato nei bandi, trovi concreta applicazione nella realtà, che casi come quello del Faro di Capo Spartivento - che hanno di fatto trasformato il faro in una struttura esclusiva e inaccessibile al pubblico - non si ripetano e che si trovi un’armoniosa coesistenza tra esigenze privatistiche e uso pubblico. Per questo Italia Nostra ha voluto segnalare questi beni nella Giornata Virtuale dei Beni in Pericolo, affinché venga tutelata la fruibilità futura.
1. Stazione segnali di Capo Sperone (Sant’Antioco) inserita nella
prima edizione della Lista Rossa. Realizzato nel 1886 dall’imprenditore Giuseppe Mosca di Cagliari, l’edificio disposto su due piani ha disegno e materiali interessanti. Oltre agli alloggi, ci sono l’ufficio radio-trasmittente e la torretta di avvistamento, realizzata in parte in granito. Oggi purtroppo, anche la torretta è crollata!
2. Stazione di vedetta di Marginetto (La Maddalena). Domina un largo tratto di mare delle Bocche di Bonifacio, costituito da vari di caseggiati oggi abbandonati che, con ogni probabilità, facevano parte integrante del sistema di fortificazioni costituito verso la fine dell’800 per proteggere le navi della Regia Marina Italiana.
3. Stazione semaforica di Capo Ferro (Arzachena) L’architettura è quella tipica delle stazioni semaforiche costruite in Sardegna durante gli ultimi anni dell’800 e i primi decenni del ‘900 con un grande ambiente di pianta semicircolare, dal quale è possibile osservare il panorama. In stato di abbandono, ma con ancora l’antenna.
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Stazione semaforica di Capo Figari - Golfo Aranci |
4. Stazione di vedetta di Capo Figari (Golfo Aranci) La stazione gode della vista panoramica sul golfo di Olbia, edificata in periodo bellico per esigenze militari è composta dagli alloggi, i servizi collettivi e torretta di avvistamento di forma semi circolare. Fanno parte della stazione anche l’alloggio sottufficiali e quello per l’ufficiale. Attualmente la struttura si trova in pessimo stato di conservazione, sono infatti in corso degli interventi di messa in sicurezza.
5. Stazione segnali di Punta Falcone (Santa Teresa di Gallura) Parte del sistema di segnalazione marittima tardo ottocentesco, bellissimo esempio di architettura integrata con il territorio circostante. Costituita dagli alloggi e dalla stazione di vedetta sulla sommità di una serie di rocce granitiche, forma semicircolare con aperture disposte a raggiera, struttura di elevato valore architettonico e paesaggistico.
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Torre di Cala Domestica - Buggerru |
Resta però ancora da risolvere il grave degrado dei seguenti beni, originariamente affidati alla Conservatoria, che pertanto fanno parte della Lista Rossa dei Beni in Pericolo di Italia Nostra:
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Stazione semaforica di Punta Scorno - Asinara |
1. Stazione semaforica di Punta Scorno (Isola dell’Asinara). Costituita da tre corpi di fabbrica: il semaforo su due livelli con la “torretta” sul fronte principale, un piccolo deposito munizioni e un alloggio destinato al Capoposto. In pessimo stato di conservazione e con tetto crollato l’edificio è riconoscibile grazie al profilo dei muri portanti, in parte esistenti.
2. Ex Stazione di vedetta di Capo Ceraso, Olbia. Consta degli alloggi e della vedetta è costituita da una torretta di avvistamento cilindrica in cemento armato dal diametro interno di 2,10 m rivestiti in conci irregolari di pietra locale per mimetizzarsi nel contesto, in precarie condizioni di conservazione.
3. Ex Stazione di vedetta Testiccioli, La Maddalena. A presidio dello specchio acqueo a nord dell’Isola, contro attacchi nemici provenienti dalla vicina Corsica. La vedetta, difficilmente raggiungibile vista la non praticabilità dell’antico sentiero, è costituita da un unico corpo di fabbrica in pessime condizioni di conservazione.
4. Faro di Punta Filetto Isola S. Maria, La Maddalena. Situato nella parte est dell’Isola, è costituito da un edificio di due piani fuori terra che, oltre alla famiglia del fanalista, ospitava in passato anche una maestra elementare e un aiutante. Oggi il faro risulta non accessibile ed è stato sostituito con un sistema di segnalazione automatizzato.
5. Vecchio Faro Isola di Razzoli, La Maddalena. Si tratta di uno dei fari più imponenti presenti sulle coste sarde a supporto del transito del tratto di mare delle Bocche di Bonifacio. Formato da imponente caseggiato di tre piani fuori terra, più un piano assimilabile a un attico, sormontato dalla torre che sorreggeva la lanterna, oggi non più presente. Costruito a fine ‘800, l’edificio risulta oggi in cattive condizioni.
6. Faro Capo d’Orso, Palau. Capo d’Orso, estremo lembo della costa sarda, la struttura è quella tipica dei fari, dalle linee essenziali e dalle forme semplici. Attualmente l’edificio poco accessibile è in stato da abbandono, sostituito da un sistema automatizzato.
7. Faro Capo Mannu, San Vero Milis. Edificato dalla Marina Militare nel 1960 costa orientale della Sardegna è costituito da una torre quadrata alta 11 metri su cui è posizionato il segnale marittimo, innestata su fabbricato di servizio rettangolare che si sviluppa su un piano.
(*) Scheda realizzata dall'ufficio Stampa di Italia Nostra, con la collaborazione del CR Sardegna e delle sezioni di Sant'Antioco e del Sinis-Cabras-Oristano
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Cala Domestica - Buggerru |
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Torre Columbargia - Tresnuraghes
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