venerdì 17 novembre 2023

Sardegna a tutto gas


Cambiano i governi, ma la musica è la stessa: trasformare la Sardegna in un hub energetico che da un lato soddisfi gli appetiti delle multinazionali delle fossili e dall’altro sia funzionale alla speculazione legata alle energie rinnovabili. Chi pensava che la dorsale del gas fosse un capitolo accantonato resterà deluso: eccolo riaprirsi sotto la spinta di quei poteri occulti che hanno interesse alla sua realizzazione!

Assistiamo in questi anni ad una politica energetica schizofrenica.  Da un lato si incentivano senza regole, né governance megaimpianti per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, dall’altro si dissipano risorse ingenti in inutili infrastrutture per la diffusione del gas.

Il metano è un combustibile fossile definito “di transizione”.  Come tale ha gli anni contati a causa delle emissioni derivanti dalla sua combustione e per la sua stessa natura di gas climalterante. Pur se considerato nella vulgata il più verde dei fossili per il poco particolato primario, produce comunque in fase di combustione pericolosi inquinanti gassosi tra cui il biossido di azoto e il biossido di zolfo, con pesanti ricadute sanitarie sul breve periodo. 


Investire in infrastrutture legate al gas fossile contrasta dunque con gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra ed ostacola la transizione a fonti energetiche meno impattanti. L'Unione Europea si è impegnata a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 (target fit for 55) e a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Costruire nuovi gasdotti e rigassificatori significa aumentare la dipendenza dal gas fossile ed ostacolare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi Comunitari. Inoltre la realizzazione di queste infrastrutture si pone in aperta antitesi con gli indirizzi formulati dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) che, nelle sue indicazioni per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, qualifica come insostenibile qualunque futuro investimento in fonti fossili.

Piuttosto che sperperare ingenti risorse economiche nella realizzazione di metanodotti e rigassificatori, basterebbe investire solo una quota parte di esse nello sviluppo delle energie rinnovabili, privilegiando autoproduzione, consumi condivisi ed efficienza energetica, riducendo in tal modo la dipendenza dell’Italia dal mercato estero delle fossili. 


Oggi la Sardegna non ha bisogno di nuove infrastrutture per continuare ad alimentare la cultura dei fossili. Serve invece una seria politica energetica che metta al centro gli interessi dei Sardi, che sottragga gli incentivi alla speculazione energetica legata ai grandi impianti da FER per indirizzarli verso le Comunità energetiche, che persegua la riduzione dei consumi energetici anche attraverso il miglioramento di un edificato anacronistico per tecnica e scadente per qualità.

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martedì 14 novembre 2023

Nuovo ricorso delle associazioni ambientaliste sui lavori di mitigazione rischio frana sulle falesie di Punta Giglio

Le Associazioni Italia Nostra Sardegna, Punta Giglio Libera - Ridiamo Vita al Parco, Earth Gardeners, Siamo Tutti Importanti hanno inviato al Ministero dellAmbiente e allAssessorato regionale della Difesa dellAmbiente un nuovo esposto relativo al progetto dei Lavori di mitigazione Rischio frana sulle falesie di Punta Giglio nel comune di Alghero, nel quale vengono segnalate le numerose incongruenze emerse dallesame degli elaborati tecnici acquisiti solo di recente, a seguito di una formale richiesta di accesso agli atti.

In particolare si fa presente che le dettagliate prescrizioni di tutela del bene naturale dettate con due distinti pareri dal Ministero e dalla Regione in merito alle modalità di esecuzione dei lavori (lobbligo di recupero dei materiali rocciosi disgaggiati e abbattuti per impedirne il deposito nei fondali marini, limposizione di speciali precauzioni per evitare il coinvolgimento dellambiente acqueo prospiciente le falesie, ladozione di particolari misure a protezione della componente naturalistica) risultano sostanzialmente ignorate. Dallesame della documentazione emerge, infatti, che esse non solo non sono state recepite in sede progettuale ma in più punti sono anzi contraddette dalle previsioni degli elaborati tecnici.

È evidente daltra parte che, considerate la tipologia degli interventi, da compiere essenzialmente in ambiente subaereo, nonché le peculiarità geologiche di una falesia viva, in costante evoluzione, il rispetto delle misure imposte con le Autorizzazioni non può che comportare, nellambito esecutivo, inevitabili se non insormontabili difficoltà operative. Da ciò dovrebbe scaturire lobbligo di unesplicita menzione delle stesse prescrizioni allinterno dei patti contrattuali in modo da evitarne lelusione e prevenire assai probabili contenziosi. Al contrario lomesso computo dei relativi oneri aggiuntivi comporterebbe unimponderabile lievitazione dei prezzi difficilmente gestibile nel corso dei lavori, specie se si considera lentità del ribasso di aggiudicazione della gara risultato pari al 34,62%. 


Si fa inoltre presente che a detta degli stessi progettisti e soprattutto a detta del Servizio distrettuale idrografico regionale (ADIS), la finalità progettuale della mitigazione del rischio non sarebbe conseguibile a fine lavori a causa della natura stessa della falesia e per la molteplicità delle linee di frattura e dei potenziali punti di distacco. I fenomeni evolutivi di una falesia viva non sono infatti per loro stessa natura prevedibili con sufficienti margini di sicurezza. Non sussiste dunque alcuna garanzia che a lavori ultimati possa essere rivista la classificazione Hg4 (alta pericolosità di frana) imposta dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI), né che sia rimossa linterdizione alla navigazione nella fascia dei 200 mt disposta nel 2015 dalla Capitaneria di Porto. La soluzione più efficace e non impattante non può che essere quella dellOpzione Zero ovvero la scelta della non interferenza con i fenomeni naturali in atto, conservando le misure di sicurezza che di fatto azzerano il rischio.

Le Associazioni rilevano che, seppure in assenza di simulazioni degli effetti degli interventi, le tavole di progetto dimostrano in modo inequivoco che le caratteristiche morfologiche, laspetto esteriore e limmagine stessa della falesia non potrebbero che risultare profondamente compromessi dalle demolizioni, dalle reti di protezione, dai tiranti e dalle funi metalliche. In altri termini a lavori ultimati la falesia risulterebbe irreversibilmente sfregiata, senza che la comunità possa peraltro averne alcun beneficio. Le Associazioni sottolineano infine i gravi deficit decisionali determinati dallautoreferenzialità del management dellEnte Parco e resi manifesti dallomesso coinvolgimento dei portatori di interesse nel procedimento amministrativo, dallassenza di unadeguata informazione allAssemblea del Parco, dal mancato riconoscimento del ruolo della Commissione di Riserva dellArea Marina Protetta, che avrebbe dovuto assumere un ruolo rilevante nella valutazione di un progetto che ha come fulcro la gestione dellambiente marino, e che invece non è stata neppure consultata.

Link per visionare e scaricare il documento inviato al Ministero dell'Ambiente e al Servizio VIA della Regione Sardegna





Le immagini sono estrapolate dal progetto esecutivo dei lavori AMP PNM_25_05