Italia Nostra Sardegna da tempo è impegnata a contestare,
assieme ai Comitati locali di cittadini, lo spostamento del Procedimento di Valutazione
di Impatto Ambientale al Ministero dell’Ambiente relativo ai progetti di
impianto solare termodinamico da ubicarsi in Sardegna. Un vero e proprio
esproprio di attribuzioni, uno scippo di competenze dal chiaro sapore
antidemocratico e antiautonomista, che umilia le prerogative regionali.
Uliveto nell’area agricola scelta per l’impianto CSP |
I giorni scorsi l’Associazione è intervenuta,
presentando Osservazioni Integrative al Ministero dell’Ambiente, contro gli
impianti della potenza lorda di 55 MWe ciascuno denominati "Gonnosfanadiga" e “Flumini
Mannu”, proposti dalla Energogreen (Archimede Solar Energy),
che dovrebbero sorgere rispettivamente nei
territori comunali di Gonnosfanadiga e Villacidro (MC) e di Villasor e
Decimoputzu (CA)
L’Associazione ha chiesto alla Commissione Tecnica VIA un giudizio negativo di
compatibilità ambientale del procedimento di V.I.A. per gli impianti di
Villasor e di Gonnosfanadiga a causa degli impatti negativi sotto l’aspetto
economico, paesaggistico e ambientale.
Diverse le motivazioni addotte a supporto della
richiesta di bocciatura della VIA.
Errata
scelta del sito
Gli impianti
termodinamici sottraggono immense quantità di aree all’agricoltura (circa 500
HA complessivi) per impiantarvi impianti
industriali adibiti alla produzione di
energia elettrica.
Gli stessi deliberati della
conferenza Stato-Regioni ricordano che gli impianti alimentati da fonti di
energia rinnovabile, devono assicurare un corretto inserimento degli impianti
nel paesaggio e nel territorio o, in alternativa, devono trovare ubicazione nelle
aree degradate (brown fields) previa bonifica.
Produzione di foraggio nell’area agricola scelta per l’impianto CSP |
Informazioni
parziali e non veritiere
Le
Osservazioni sono state un utile momento per “raccontare” anche attraverso le
immagini un territorio diverso da quello rappresentato dalla Energogreen: “un’area degradata dall’attività antropica e
prossima alla desertificazione, nelle poche aree coltivate ad uliveto gli
alberi sono in età avanzata …”
Si è chiarito invece che si tratta di territori a forte vocazione agricola nei
quali si produce tra l’altro olio di qualità e la pastorizia vanta prodotti DOP,
e che gli ulivi e le sughere sono alberi secolari in Sardegna, dove esistono
ulivi che superano i 2000 anni di età.
Attività agricola che,
nonostante le false promesse, non sarebbe praticabile
tra i filari di panelli, tubi, specchi e acciaio, infatti la stessa AGEA (Agenzia per le Erogazioni in
Agricoltura) esclude che le superfici industriali possano ricevere i contributi
comunitari a sostegno dell’agricoltura.
Inquinamento
da nitrati
Esiste un reale pericolo di inquinamento delle acque sotterranee e superficiali
provocato dai nitrati provenienti dall’attività della centrale. È vero
che i nitrati sono un fertilizzante utilizzato in agricoltura, ma rappresentano
anche una fonte di inquinamento presente soprattutto nelle aree ad alta
intensità agricola.
Nel
caso delle CSP le quantità movimentate sarebbero tanto elevate (15.000 Ton.
circa) da essere sottoposte alla direttiva “Seveso”
che detta norme severe sulla gestione degli impianti in cui sono presenti
sostanze pericolose per l'ambiente".
Uliveto da espropriare |
Quale energia?
Gli impianti
termodinamici di grossa taglia sono esclusi dalla programmazione regionale
sull’energia. Infatti sia il PEARS del 2006 che quello del 2014 escludono la
possibilità in Sardegna di realizzare delle CSP di grandi dimensioni e sono
orientati alla realizzazione di piccoli impianti termodinamici. Appare dunque
del tutto ingiustificato che la Proponente pretenda di sostituirsi all’autorità regionale suggerendo scenari futuri
che putacaso sono indirizzati a soddisfare soggettivi interessi economici e
creando un'ipoteca sulle future scelte energetiche della comunità sarda.
I dati TERNA
del 2013 (non si capisce perché vengano citati quelli non aggiornati del 2012
visto che i dati 2013 sono disponibili da fine luglio 2014) evidenziano per la
Sardegna una produzione di 14.364 Gwh e un consumo di 9.304 Gwh con un saldo
attivo pari al 3.993 Gwh (42,9%).
Anche
nell’ambito del soddisfacimento degli obiettivi imposti dal Burden sharing 2020 questi appaiono raggiunti con largo
anticipo. Il PEARS 2014 evidenziava che per la Sardegna al 2011 il consumo di
energia da fonte rinnovabile nel settore termico ed elettrico con il 18,4%
aveva superato l’obiettivo posto dal
Burden sharing fissato al 2020 nel 17,8%. Gli ultimi dati TERNA (dicembre 2013)
indicano una produzione di energia da fonti rinnovali in grado di coprire per
il 31% l’intero fabbisogno energetico della Sardegna.
Impatto
paesaggistico
La nuova
attività industriale pretenderebbe di portare via la terra ai legittimi
proprietari che la coltivano da generazioni e che rivendicano il diritto
naturale di continuare a farlo e creerebbe una trasformazione del paesaggio radicale
e irreversibile.
La stessa Soprintendenza per i
Beni Architettonici, Paesaggistici e Storici per le province di Cagliari e
Oristano, nell’esprimere la sua contrarietà all’insediamento riconosceva “la dimensione rilevante dell’impianto e la
natura riflettente dei suoi principali costituenti rendono certamente
preminente l’impatto visivo sia dai territori immediatamente confinanti che
dalle alture circostanti, dai quali si attuerà un significativo mutamento nella
percezione del paesaggio agricolo della piana in ragione dell’inserimento di un
elemento tecnologicamente avulso e non mitigabile".
Foraggera a Gonnosfanadiga |
L’intera
Sardegna non vuole questi impianti
Organi dello
Stato, Regione, amministrazioni comunali, Università, Associazioni
ambientaliste, movimenti popolari, rappresentanze di categorie, semplici
cittadini, tutti insieme hanno contribuito sinergicamente, liberi dai condizionamenti
degli interessi economici e sulla base del proprio bagaglio di conoscenze
tecniche, amministrative e culturali a motivare ampiamente l’opposizione alla
realizzazione della CSP.
Si è quindi
chiesto alla Commissione Tecnica VIA di emettere un giudizio tecnico motivato
sulla base della compatibilità dell’impianto con la Sardegna e con i territori
interessati, un parere quindi libero dai condizionamenti politici che in questa
vicenda stanno pesando in maniera sempre più evidente.
È infatti
palese l’ingerenza nel procedimento di soggetti che non avrebbero titolo ad
intervenire, così come risulta di difficile comprensione la sicumera della
società proponente su uno scontato esito favorevole della procedura di VIA.
Considerate
le premesse e l’aspro scontro che si è andato determinando, non solo in sede
sarda ma anche in quelle centrali, tra la Proponente e la molteplicità dei
soggetti in opposizione – che rappresentano l’intera comunità della Sardegna -
l’assunzione di una decisione non libera da condizionamenti, emergerebbe in
tutta evidenza ed esporrebbe l’amministrazione e lo Stato a molteplici ricorsi
congiunti in sede amministrativa ed europea considerata la violazione in atto
del diritto all’autodeterminazione delle comunità locali, le quali tutte si
sono espresse concordemente per un rigetto dei progetti in questione.
Confronto area impianto Fluminimannu e l'intero abitato di Villasor |
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