Dopo la fallimentare esperienza della Marmilla, anche il Logudoro interessato dalla nuova “febbre dell’oro”.
clicca qui per scaricare le Osservazioni inviate al ministero dell'AmbienteE’ stato attivato presso il Ministero dell’Ambiente un procedimento di verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale (VIA) inerente un permesso di ricerca minerario denominato “Sa pedra bianca”. Il permesso è finalizzato alla ricerca di minerali di Pb, Zn, Cu, Ni, Co, Sb, Sn, W, Ag, Au, Zr, Ti, Terre Rare, Quarzo e Feldspato ed interessa una vasta area di circa ha.3.135 compresa nel territorio comunale di Osilo (SS) e, in limitate porzioni, il territorio comunale di Nulvi, Cargeghe (SS) e di Ploaghe (SS). La proponente è la società Valmisa s.r.l.
Italia Nostra Sardegna è intervenuta nel procedimento con un Atto di Osservazioni inviato al Ministero dell’Ambiente gli scorsi giorni.
Nel documento si ricordano le nefaste vicende legate alla corsa all’oro in Marmilla nel decennio 1990-2020. In quella occasione l’australiana Gold Mining, una joint venture tra la Gold Mines of Sardinia Limited e con una partecipazione di una quota del 10% della Regione Sardegna attraverso la società regionale Progemisa, di cui era direttore generale l’attuale legale rappresentante di Valmisa s.r.l., aveva eseguito una vasta serie di ricerche minerarie proprio nel comprensorio territoriale oggetto della richiesta, oltre che proceduto alle estrazioni aurifere nella collina di Santu Miali in agro di Furtei. Sono a tutti note le devastazioni ambientali e il diffuso inquinamento di un’area di oltre 500 ha, che ne erano conseguiti, il cui risanamento è ancora in corso con relativi oneri a carico della Regione.
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Il disastro della miniera di Furtei |
Nelle Osservazioni si fa rilevare che i cospicui dati conseguenti alle indagini geognostiche eseguite in passato consentono di disporre di un quadro conoscitivo sufficientemente ampio e sono tali da non giustificare ulteriori perforazioni. Queste ultime piuttosto che ampliare la gamma dei minerali, così come dichiarato nelle finalità della ricerca, avrebbero in realtà lo scopo di determinare con maggior precisione la concentrazione del metallo prezioso su di un ampio areale, con la finalità di convertire quest’ultimo in un distretto minerario aurifero da sfruttare. In virtù della disponibilità acquisita dei dati e della dubbia finalità dichiarata è stata eccepita l’improcedibilità della richiesta.
Sono stati poi evidenziati i potenziali danni ambientali connessi alle attività di perforazione del sottosuolo per l’accertata presenza di sostanze altamente inquinanti che potrebbero contaminare falde acquifere e strati geologici sigillati o impermeabilizzati. Per quanto concerne la soluzione prospettata nello Studio preliminare, allegato alla richiesta, di eseguire il trasporto del tout venant di scavo, derivante dalle future attività di coltivazione fuori dell’isola per eseguire i trattamenti di arricchimento, essa è stata considerata come non realistica sotto l’aspetto tecnico e come non sostenibile sotto l’aspetto ambientale.
Si è infine rilevato che tutte le attività dalle quali derivano possibili impatti ambientali in forza della Convenzione di Aarhus devono essere preceduti dall’attivazione di processi partecipativi pubblici. Nello stesso tempo, trattandosi di permessi di ricerca e di concessioni minerarie, l’art.8 della L.R. 9 agosto 2002 n.15 stabilisce che si debba procedere prioritariamente alla stipula di un’Intesa tra Regione e Comuni interessati. L’assenza di tale documento rende dunque inammissibile lo stesso procedimento di verifica.
Il link al portale del MASE dove trovare la richiesta presentata dalla società Valmisa srl
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Tipico paesaggio della Romangia |
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