Italia Nostra Sardegna è tra i promotori del documento politico sulla transizione ecologica denominato “Carta dei Sindaci”, lanciato dagli amministratori della Corona De Logu e da altri amministratori sardi, da alcune associazioni ambientaliste, da associazioni di categoria per attirare l’attenzione sulle modalità e la totale assenza di pianificazione e di governo con le quali si sta attuando in Sardegna la cosiddetta transizione ecologica.
Vi invitiamo a sottoscrivere per partecipare a questa importante partita per il presente e futuro della nostra Terra.
https://docs.google.com/.../1FAIpQLSfx0KAsu9lOsn.../viewform
Carta dei Sindaci
Noi amministratori della Corona de Logu, unitamente ad altri amministratori sardi ed ai rappresentanti delle Associazioni ambientaliste, dei movimenti politici, delle associazioni di categoria, della Chiesa sarda, esprimiamo viva preoccupazione per le modalità attraverso le quali si sta attuando in Sardegna il processo di transizione e conversione economica alle energie rinnovabili.
Attualmente la Sardegna è interessata da centinaia di richieste di installazione di impianti per energie rinnovabili (eolici on shore e off shore, fotovoltaici) per oltre 6 mila MW di potenza. Questo processo di transizione ecologica, che investe modi di produzione, strutture sociali ed ecosistemi, sta trovando pratica attuazione in un clima di totale deregulation, secondo modalità che si sottraggono alla pianificazione istituzionale ed al controllo delle autonomie locali, legittime rappresentanze degli interessi collettivi e diffusi del popolo sardo. Tutto questo in aperta violazione della normativa europea e italiana che pure detta precisi indirizzi nel merito.
L’articolo 5 della legge delega n. 53 del 22 aprile 2021, infatti, stabilisce che il Governo produca, “al fine del concreto raggiungimento degli obiettivi indicati nel PNIEC, una disciplina per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee per l'installazione di impianti a fonti rinnovabili”. L’azione caratterizzante dovrà comunque svolgersi “nel rispetto delle esigenze di tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, delle aree agricole e forestali, della qualità dell'aria e dei corpi idrici, […] privilegiando l'utilizzo di superfici distrutture edificate, quali capannoni industriali e parcheggi, e aree non utilizzabili per altri scopi”. Il processo programmatorio delle aree idonee – prosegue l’articolo della legge delega – è a carico delle Regioni. Queste, tuttavia, non possono procedere all’individuazione delle stesse perché sono ancora in attesa dei decreti attuativi del MITE (art. 20 D.Lgs. 199/2021): “Con uno o più decreti del Ministro della transizione ecologica, […] da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono stabiliti principi e criteri omogenei per l'individuazione delle superfici e delle aree idonee e non idonee all'installazione di impianti a fonti rinnovabili”.
In dispregio all’obbligo di adempiere a tali propedeutici adempimenti normativi, il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera all’ampliamento del parco eolico di Nulvi-Ploaghe, ignorando i pronunciamenti di Regione, del Tar Sardegna e del Ministero della Cultura, e deturpando irrimediabilmente la vallata in cui sorge la basilica romanica di Saccargia. Uno scempio senza precedenti!
È appena il caso di sottolineare il grave vulnus ai nuovi diritti costituzionali introdotti di recente con la modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione, secondo i quali la difesa dell’ambiente prevale sugli interessi legati all’attività economica, qualora quest’ultima si dovesse svolgere “in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente.”
Questo colpo di mano autocratico, incurante ed avverso alle prerogative peculiari della nostra comunità storica, riporta alla mente la logica politica alla base della distruzione delle foreste sarde, avvenuta durante il primo Regno d’Italia, quando “l’Isola di Sardegna fu letteralmente rasa al suolo come per un’invasione barbarica”, come ricorda Antonio Gramsci. Anche allora i Sardi non poterono scegliere!
Se l’implementazione di nuovi parchi eolici e, più in generale, di impianti a fonti rinnovabili non risponderà a dettami normativi specifici, che impedendo la speculazione energetica tutelino il patrimonio materiale e immateriale della nazione sarda, la nostra terra verrà certamente sottoposta ad un assalto speculativo senza precedenti, che minerà rapidamente il caposaldo strategico di tutta la nostra industria turistica e del comparto agro-alimentare sardo: la qualità ambientale e la sua peculiarità paesaggistica.
Chiediamo pertanto alla Regione Sardegna che in sede di Conferenza Unificata ponga in essere azioni efficaci affinché il Governo emani al più presto i decreti attuativi e che, nelle more dell’individuazione delle aree idonee, vengano unicamente autorizzati gli impianti ubicati nelle zone di cui al comma 8 dell’art. 20 D.Lgs. 199/2021 comma 8 art. 20, ovvero:
a) i siti ove sono già installati impianti della stessa fonte e in cui vengono realizzati interventi di modifica non sostanziale ai sensi dell'articolo 5, commi 3 e seguenti, del decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28;
b) le aree dei siti oggetto di bonifica individuate ai sensi del Titolo V, Parte quarta, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;
c) le cave e miniere cessate, non recuperate o abbandonate o in condizioni di degrado ambientale.
La Sardegna intende dare il proprio contributo alla lotta contro il cambiamento climatico attraverso l’eliminazione delle fonti fossili e garantendo la protezione degli ecosistemi, al fine di assicurare un ambiente di vita e di lavoro in cui l’Uomo possa riconoscersi come una componente armonica di tutte le forme biotiche e abiotiche, nel rispetto della conservazione delle risorse naturali e nella tutela della propria identità culturale.
Per assicurare un’amministrazione razionale delle risorse e la sostenibilità delle scelte occorre dunque che esse siano governate da una visione olistica ed integrata, frutto di una governance non inficiata da logiche di sfruttamento e da meri interessi economici. Non possiamo più tollerare che i Beni Comuni dell’Isola (e tra essi le risorse energetiche) siano sottoposti all’ennesimo saccheggio, con il triste lascito della progressiva sterilizzazione dei territori.
La Corona de Logu, di concerto con gli altri amministratori locali, con le forze della società civile e del mondo politico, si farà portatrice di iniziative di mobilitazione democratica a difesa dei beni storici, ambientali e paesaggistici del popolo sardo, espressione sostanziale della sua identità.