La Sardegna e il
suo popolo hanno già espresso un plebiscitario NO con il referendum consultivo
del 2011 al deposito unico delle scorie nucleari in Sardegna.
Locandina della giornata di mobilitazione |
Domenica 7 giugno
2015 questa contrarietà sarà ribadita dai sardi che si raccoglieranno in 5
piazze dell’isola, Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia.
Una battaglia
preventiva quella portata avanti dai sardi, dal Comitato NONUCLE-NO SCORIE,
appoggiata dall’ANCI Sardegna, dalla CHIESA, dalle associazioni ambientaliste e
dai numerosi comitati spontanei e da tutti gli schieramenti politici.
Nonostante le
rassicurazione del ministro Galletti e le numerose controindicazioni tecniche
per l’ubicazione del sito unico delle scorie nucleari, rimane sempre accreditata
l’ipotesi della Sardegna come sede per ospitare le scorie nucleari prodotte in
Italia e chissà dove. La Sardegna potrebbe trovarsi in testa alla lista elaborata
dalla Sogin s.p.a (società di Stato incaricata dello smantellamento delle
centrali a fine vita) dei siti potenzialmente
idonei.
Sono numerosi i criteri
di esclusione della nostra isola – in base alle linee guida 2014 fornite dall’ISPRA
(istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), ciononostante la
Sardegna rimane uno dei siti più appetibili per la sua stabilità geologica, la
bassa densità abitativa, l’assenza di condizioni meteorologiche estreme e l’elevata
militarizzazione del territorio che “vanta” il ben noto primato di ospitare il 67%
delle servitù militari della Nazione.
Un’area “favorita”
per ospitare un’infrastruttura di superficie per lo smaltimento definitivo di
75 mila m3 di rifiuti a bassa e media radioattività (provenienti
dall’attività medica ed industriale) e lo smaltimento
temporaneo di lunga durata di 15 mila m3 di rifiuti ad alta
radioattività (provenienti dalle centrali dismesse).
Sui quantitativi
di scorie da stoccare insistono grosse perplessità visto che i dati non sono omogenei avendo ISPRA e Sogin
diffuso numeri diversi: ISPRA parla di 1.770 m3 di scorie altamente
radioattive mentre Sogin di 15 mila m3, dieci volte superiore, una
differenza non da poco.
È previsto quindi
un sito deputato allo smaltimento
temporaneo di lunga durata, un’espressione inquietante e subdola che significa:
“chi ce le avrà se le terrà e per sempre”
- ex D.Lgs 31/2010 e s.m.i. del D.Lgs
45/2014.
Nessuna forma di
deposito è completamente sicura per le “scorie ad alta radioattività”. ovvero
quelle che hanno un tempo di decadimento (il tempo necessario per raggiungere
una radioattività simile a quella presente in natura) che oscilla intorno ai
300 al milione di anni.
Quantitativi da
stoccare poco chiari, modalità di
stoccaggio inappropriate, tempi di stoccaggio incerti . A ciò va aggiunto che,
laddove non si raggiunga alcuna intesa durante la fase di consultazione delle
Regioni e degli Enti Locali, si agirà per decreto dichiarando il sito di
interesse strategico nazionale. Se nessuna Regione dovesse dichiararsi
disponibile ad accogliere il deposito, sarà una Commissione Interministeriale a
decidere dove collocarlo. A quel punto sarà una decisione d’imperio!
È davvero paradossale che le peculiarità dell'Isola
- scarsa densità demografica, vastità di spazi, stabilità geologica,
straordinario patrimonio minerario - che potrebbero costituire il volano di uno
sviluppo ecosostenibile centrato sugli interessi dei sardi, possano essere
usati per distruggere ecosistema ed economia della Sardegna, mortificando le
speranze di una seria economia turistica, di una possibile produzione alimentare
"di nicchia", di un'agricoltura e una pastorizia capaci di
garantire prodotti sani e di alta qualità.
Sull'argomento
La Nuova Sardegna - Scorie nucleari, il 7 giugno protesta contro il deposito in Sardegna
Il Fatto Quotidiano - Scorie nucleari, deposito cercasi