domenica 30 settembre 2018

La legge urbanistica di Mario Melis e di Luigi Cogodi è ancora attuale

Una nota scaturita da uno scambio di mail tra due architetti e urbanisti sardi, Alan Batzella e Sandro Roggio, componenti della Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna.
Sull'epilogo malinconico della legge urbanistica. Colpiti dalle capriole dei protagonisti che rifuggono da una analisi- autocritica. 
Lo stesso pensiero di governo RAS e Confindustria-Ance nei versi di una canzone molto pop.

Dei nostri giochi confusi, nell'ipocrisia
il tempo ruba i contorni, ad una fotografia.
E il vento, spazza via
questa nostra irreversibile follia
chissà, se il seme di un sentimento rivedrà
la luce del giorno che un'altra vita ci darà! 
Renato Zero

Smettetela quanto prima di dire che la Sardegna è priva di regole per il governo del territorio o che la mancata approvazione della legge urbanistica impedirà lo sviluppo della Sardegna nei prossimi anni. 
Questo racconto, brrrr, che circola da circa un anno è un travisamento della realtà, una vera e propria mistificazione, un imbroglio degno della CIA, mirato a creare in un'opinione pubblica non competente e generalmente in buona fede, con l'ausilio di un drappello di araldi altrettanto incompetenti ma allineati e coperti, un sentiment a favore di una brutta legge: a priori e senza dimostrazione alcuna dell'urgenza per il bene della Sardegna e dei sardi.
Sarà difficile fare passare l'idea che la Legge 45 del 1989 (voluta soprattutto dal sardista Mario Melis e dal comunista Luigi Cogodi), modificata e integrata nel 1993, sia arretrata e inservibile. Il quadro normativo vigente, come è stato riconosciuto da autorevoli studiosi, è di tutto rispetto e a distanza di quasi trent'anni dà ancora dei punti ad altre legislazioni urbanistiche regionali più recenti. E soprattutto, poteva essere aggiornato in poche mosse per recepire le più evolute visioni del governo del territorio in ambito europeo, in termini di sostenibilità ambientale ma soprattutto sociale. 

D'altra parte la buona legge urbanistica nazionale è stata scritta nel 1942, adeguata via via soprattutto per le necessità di tutela di ambiente e paesaggio del delicato territorio italiano; e corre l'obbligo di aggiungere che se per assurdo non disponessimo di leggi regionali in materia urbanistica (di cui invece siamo fortemente dotati), non navigheremmo di sicuro nel vuoto normativo, dal momento che sarebbero pienamente operative la Legge urbanistica nazionale e la Legge ponte del 1967. 
La Sardegna, se solo ci fosse la volontà politica, è oggi in possesso degli strumenti per impedire le peggiori trasformazioni contro lo sviluppo e accogliere gli interventi più convenienti per lo sviluppo.
Vi sfidiamo a dire – quando avrete elaborato il lutto – in quali aree urbane dell'Isola è impedito da leggi e piani della Regione o statali di realizzare opere pubbliche necessarie, edilizia economica e popolare, lavori di riqualificazione di centri storici e di periferie, la previsione di zone di espansione commisurate alle esigenze abitative e di accoglienza turistica. 
Dite da quali disposizioni discenda il divieto di realizzare in campagna aziende agricole vere e infrastrutture per aiutare i coltivatori e i pastori in rivolta. O in quale area industriale sia impedito di impiantare nuove attività produttive o bonificare lo schifo di precedenti produzioni.
Non cercate alibi. Non c'è nessun allarme per chi volesse fare impresa nell'isola.
Ma c'è di più: con le norme vigenti si potrebbe impedire – se solo si volesse – ogni forma di abuso edilizio da cui dipendono molti guai della disgraziata Sardegna: dal consumo di suolo, al dissesto idrogeologico, alla concorrenza di case fuorilegge affittate in nero durante l'estate. In questo imbarbarimento la Sardegna eccelle.

Chiedete ai sindaci del Cal o dell'Anci, e vi sapranno dire se lo spopolamento dei paesi e l'impoverimento delle comunità è il frutto della arretratezza delle regole in materia edilizia e non di ben altri motivi strutturali, che nulla hanno a che fare con la materia urbanistica, e di cui la Regione non si è preoccupata in questi anni.
Neppure nelle fasce costiere – sappiatelo – ci sono vincoli che impediscono le trasformazioni degli abitati e molto si può fare pure in attesa dell' adeguamento della pianificazione locale al malfamato (per racconti devianti) Piano paesaggistico regionale. 
Le maggiori cautele, nelle more di aggiornare le regole comunali, sono pensate per impedire il consumo e le trasformazioni dei paesaggi litoranei da parte di speculatori, intenzionati ad estrarne quanto prima il massimo plusvalore possibile, con tanti saluti alle prossime generazioni, nello sfondo il ricordo di una costa che tutto il mondo ci invidiava, sepolta da metri cubi di pessima e arrogante edilizia. 
Occorre chiedersi per quale ragione alcuni importanti comuni non hanno ancora fatto come si dovrebbe in un Paese civile, mentre pochi altri si sono già adeguati. 
Quelli più in ritardo nell'adeguamento dei loro strumenti urbanistici, lo sono da oltre 40 anni quando Soru era ancora un ragazzo e il padre dei No-isti/leninisti era solo un tifoso di Rombo di tuono.
L'inquietudine non tarderebbe a diffondersi se si spiegasse (come fa Lilli Pruna) il pericolo del dato relativo alla produzione industriale in Sardegna: il 44% dell'occupazione è nel comparto edilizio – sob – mentre il dato medio nazionale sta sotto il 25%. Per cui sono i costruttori associati i più ascoltati nei finti processi partecipativi RAS e d'altra parte i loro rappresentanti possono presiedere contemporaneamente – alè – Confindustria e Camere di Commercio.
Alan Batzella - Sandro Roggio




sabato 29 settembre 2018

La ruspa: un simbolo e un programma di governo del territorio

È innegabile che il dissesto del nostro territorio sia dovuto esclusivamente all’attività umana, proprio a quel falso modello di sviluppo e progresso di cui tanto si parla. Abbiamo costruito tanto e male. Abbiamo sporcato ogni pezzetto raggiungibile di terra, tombato ogni corso d’acqua possibile, tagliato ogni albero che si frapponesse a noi. La ruspa, il braccio meccanico diventato oggi simbolo politico, è nel nostro cuore dagli anni sessanta. Sbancare, e poi sbancare e poi sbancare.L’Italia sta crollando, i ponti sono marci, le strade bucate, i costoni infragiliti dalle frane, tutto il costruibile costruito! 

I risultati della nostra opera appaiono nella loro triste realtà: inquinamento dell’ambiente e del suolo, dei corsi d’acqua e delle falde, disastri ambientali periodici. Risultati che appaiono ancor più visibili quando si contano i danni catastrofici prodotti da una pioggia abbondante o da un terremoto di media entità o ancora da un ponte che collassa, amplificati e trasformati in immani tragedie proprio dalla fragilità del territorio figlia di quella visione devastatrice. 
È emblematico che nel rapporto ISPRA 2018 sul consumo di suolo venga citata la città di Olbia tra gli esempi negativi con un incremento del consumo di suolo di 12 ettari complessivi nel periodo 2016 - 2017. Si, proprio la città dove maggiori sono stati i disastri e le morti causate dalle inondazioni negli anni precedenti.

Prima e dopo l'intervento dell'uomo

Stiamo correndo un grave pericolo per non aver saputo difendere e proteggere la nostra terra da ogni forma di egoismo predatorio e di sfruttamento, abbiamo agito come se le nostre risorse fossero infinite e l’ecosistema fosse in grado di sopportare qualsiasi oltraggio. Senza voler fare dell’allarmismo, occorre essere realisti per tentare di procedere, se ancora in tempo, verso quelle inversioni e correzioni di rotta, quelle vie di uscita che tutti indicano come indispensabili per evitare il peggio.

In Sardegna da anni si sta combattendo una battaglia impari tra cittadini, comitati, associazioni ambientaliste contro le tante sfaccettature dei nuovi colonizzatori che stanno occupando la nostra terra, la stanno inquinando, violentando, impermeabilizzando e cementificando, la stanno bombardando e avvelenando.
Le Associazioni ambientaliste sono accusate di contrastare le opere pubbliche e private e di fermare cosí “sviluppo e progresso”, nonostante da anni queste Associazioni chiedano con forza di fermare questo scempio e propongano di avviare la più grande opera pubblica indispensabile per il nostro paese, un grande progetto per la difesa dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità: la messa in sicurezza del territorio. 
Interventi per contrastare il dissesto idrogeologico, completamento delle reti idriche e fognarie e annessi impianti di depurazione, avvio concreto delle opere di bonifica ambientale necessarie per risanare territori fortemente inquinati dalle attività civili e militari, contrasto vero del consumo di suolo e dell’abusivismo edilizio.                                            
Bel progetto, ma mancano le risorse! Ci informano i più pragmatici.

Basterebbe “fermare per i prossimi dieci anni la realizzazione di opere inutili e impattanti e investire  tutto nella messa in sicurezza del territorio”, dichiarava qualche anno fa Franco Gabrielli, allora capo della Protezione Civile. Secondo l'Ispra occorrerebbero 40 miliardi in 15 anni per la messa in sicurezza del territorio, basterebbe la stessa cifra che si spende ogni anno per riparare i danni provocati dalle catastrofi (2,6 miliardi).
È arrivato il momento di attivare una discontinuità nella gestione della cosa pubblica ponendo un limite alla cementificazione, ripensando l’intera politica delle infrastrutture e dando priorità ai progetti utili alla comunità e cancellando quelli inutili e devastanti.
Noi chiediamo che si faccia tesoro di una sentenza del 2014 del Consiglio di Stato che suggeriva “Uno sviluppo che tenga conto sia delle potenzialità edificatorie dei suoli in relazione alle effettive esigenze di abitazione della comunità ed alle concrete vocazioni dei luoghi – sia di valori ambientali e paesaggistici, sia di esigenze di tutela della salute e quindi della vita salubre degli abitanti …



Sull'argomento











giovedì 27 settembre 2018

Nelle nostre biografie c’è di mezzo il mare

COAST DAY 2018

Sabato 29 settembre ad Arborea, si terrà un Talk a più voci sulla "Costa che vorrei...".
Un dialogo pubblico sulla tutyela e la valorizzazione del paesaggio costiero e un’occasione per ripensare ed evidenziare l'esigenza della doverosa ricerca di politiche pianificatorie rispettose di sistemi sensibili, fragili e al contempo complessi, essenziali per tutti noi.

Intervengono:
Bastiana Madau, editor critica letteraria
Enrico Pau, regista
Giacomo Mameli, giornalista
Lilli Pruna, sociologa e docente UniCA
Milena Agus, scrittrice
Sandro Roggio, architetto


introduce i lavori Manuela Pintus sindaca di Arboera.
Ai giornalisti Cosimo FilighedduPaola PintusPablo Sole, il delicato compito di intervistare e informare.

Sabato 29 settembre ore 16 - Arborea

Informazioni dettagliate sull'evento e sui protagonisti nel sito maristanis http://www.maristanis.org/images/pdf/CoastDay_TALK_Interventi.pdf

martedì 25 settembre 2018

Pigliaru e Erriu sono anch’essi no-isti o c’é dell’altro?

Le ragionevoli ed eleganti valutazioni svolte in queste ultime ore dall’Assessore all’Urbanistica meritano rispetto.Nessun facile dileggio è ammesso in questi casi; l’avvocato Erriu ha le carte più di altri per sostenere la necessità di un ripensamento sulla legge in discussione. 
E non è solo una questione di numeri in Aula, come è evidente.

Rassicura che il presidente Francesco Pigliaru che avevo deciso si portare a tutti i costi
il provvedimento alla discussione – nonostante le perplessità diffuse ai vari livelli pure istituzionali - abbia accolto la richiesta del suo collega di Giunta e si sia infine deciso di rimandare il testo alla Commissione consiliare.
Il movimento ambientalista sardo l'ha raccomandato anche di recente, consigliando di non avere fretta e lo ha fatto contro uno schieramento a sostegno di una legge purchessia, come se la Sardegna fosse all'anno zero in materia di governo del territorio; una falsificazione che non ha fatto bene al confronto politico e ha impedito l'estensione del PPR alle zone interne sempre più in crisi.

Stupisce l'ostinazione delle più alte cariche della Regione a difesa, per oltre un anno, di un testo molto sbilanciato verso il mondo palazzinaro.
D'altra parte le revisioni nella fase finale, per quanto apprezzabili, paiono del tutto insufficienti ad assicurare la tutela dei beni paesaggistici.
Con questo atteggiamento è stata aperta un'autostrada ai prossimi legislatori che volessero dare il via libera a nuove speculazioni nelle aree costiere; se costoro decidessero di partire dal DDL approvato nella primavera del 2017 provocherebbero un grande imbarazzo nella coalizione.
Alla fine, in questo quadro politico più che confuso, che sembra utile far emergere il non detto a scapito delle posizioni ufficiali, salta all’occhio un dato politico inconfutabile: questa brutta bozza di legge risulta indigesta anche a coloro che più di altri l’hanno voluta e sostenuta. Il DDL, così com’è non piace a nessuno, men che meno al centrosinistra; tanto vale affossarla nei meandri della commissione.
Alla luce di ciò ci sarebbe da chiedere: chi sono i veri No-isti? 
Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna 


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giovedì 20 settembre 2018

Legge Urbanistica: il "processo partecipativo" esclude i sindaci (se non sono allineati)

Comunicato stampa della "Consulta Ambiente e Territorio Sardegna"alla quale aderisce Italia Nostra Sardegna assieme ad altre Associazioni, urbanistici, tecnici etc...

La Legge sul "Governo del territorio" in Consiglio.
Ma per quale motivo le più alte cariche istituzionali della Regione hanno deciso  di  fare a meno del parere dei sindaci, ossia del Consiglio delle Autonomie Locali (CAL)?
Una circostanza insolita  per quanto si tratti di un parere non vincolante  per l'approvazione ma fondamentale per la formazione della decisione per una Legge che dovrebbe decidere dei destini delle comunità locali.
E allora com'è che i trombettieri dei processi partecipativi,  gli organizzatori  del  premuroso  tour dell'ascolto in ogni dove, non hanno avuto il benché minimo ripensamento o dubbio, manco un bah?
Hanno continuato, in questi mesi, a intonare l'inno alla gioia del coinvolgimento popolare: imprenditori, forze sociali, semplici cittadini.
Ma nella fretta di mettere insieme  la maggioranza virtuale del  popolo sardo contro i No-isti non si sono accorti del malumore di un consistente gruppo di sindaci; “Le  nostre sentinelle nei territori dell'Isola” aveva detto con enfasi un esponente della Giunta Regionale.
Al governo guidato da Pigliaru è sfuggito però che tra i  Sindaci – sensori del disagio –  crescevano le perplessità sulla visone urbanistica della Regione e, quando lo hanno scoperto, hanno deciso che il parere non doveva essere espresso secondo la bozza proposta  dalla Commissione del CAL e a cui accenna, in una nota, la sindaca di Fonni Daniela Falconi.
Inquietante quello che scrive la Falconi: è stato impedito  che un Approfondimento giunto dai massimi  rappresentanti delle comunità locali diventasse un parere formale.
Chi ha ostacolato la convocazione dell'Assemblea del CAL  dovrebbe uscire allo scoperto e spiegarne le ragioni.
Prima o  poi i sardi lo scopriranno, ma ad oggi c'è la certezza che chi decide nel Palazzi della Regione non ha alcun interesse a sapere cosa pensano le popolazioni, neppure attraverso i loro rappresentanti.
Nel frattempo, il contestato DDL arriva in Consiglio Regionale in una versione, se possibile, ancora peggiore di quella sottoposta all’analisi della Commissione, e c’é da giurare che i tentativi di peggiorarla ulteriormente - si veda la pericolosissima norma sull’agricoltura hobbistica presentata sotto forma di emendamento dal Prof. Pulina, novello Dioscuro - non mancheranno.
Se non fosse in gioco il futuro di un’intera comunità ci sarebbe da urlare “si salvi chi può”.

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martedì 18 settembre 2018

Il pasticcio urbanistico arriva in Consiglio Regionale

E alla fine, dopo un lungo e travagliato iter il testo unificato della legge sul mal governo del territorio arriva oggi nell’aula del Consiglio Regionale. Appena in tempo prima della chiusura della legislatura, questa legge infatti sarà il simbolo e rappresenterà la miglior sintesi della non brillante attività di questa amministrazione regionale. 

Questa Giunta con caparbietà ha deciso di mantenere gli impegni, quelli presi con industriali, costruttori, albergatori, confedilizia e perfino col sultano del Qatar, affinché nel territorio costiero della Sardegna, e visto che la legge è sottomano anche nelle aree agricole, si allentassero le tutele del Piano Paesaggistico Regionale. 
Poco male se mancano importanti e obbligatori pareri (quello dei sindaci rappresentati dal Consiglio delle Autonomie Locali), se manca la Valutazione Ambientale Strategica, se urbanisti, associazioni, cittadini, studiosi, intellettuali si sono mobilitati contro questa legge, se questa proposta non è coerente con gli impegni assunti 5 anni fa con gli propri elettori del centro sinistra. Si parlava d’altro in campagna elettorale, si diceva che le scelte urbanistiche della giunta Cappellacci andavano cancellate, che il PPR sarebbe stato esteso alle zone interne, che il piano casa era una iattura. Salvo poi rispolverare quei provvedimenti e, se possibile, peggiorarli.

Abbiamo avuto modo in questi pochi giorni di studiare il provvedimento che andrà in Consiglio licenziato dalla Quarta Commissione permanente. Salta all’occhio la riduzione del numero degli articoli, ma il testo della legge si è dilatato. Poco male, non ne avevamo mai fatto una questione di pagine, ci interessano e ci preoccupano i contenuti di una legge fatta su ordinazione per soddisfare gli interessi di alcune categorie e di cui i sardi, la Sardegna e il suo paesaggio non sentivano la mancanza e l’urgenza.
L’altra novità del provvedimento è lo stralcio del contestatissimo art. 43 – quello sugli interventi economicamente rilevanti realizzabili anche in contrasto col PPR – che, come spiegava il dott. Paolo Numerico in un suo recente articolo su Sardegna Soprattutto ricompare però, in una sorta di gioco delle tre carte, ben mimetizzato tra le pieghe della legge approdata in Consiglio Regionale.  
Per il resto è una norma, quella in discussione, in continuità rispetto alle scelte in materia edilizia e urbanistica adottate da questa amministrazione regionale e da quella precedente, e in forte discontinuità con le scelte urbanistiche dei primi anni duemila che hanno portato all'adozione del Piano Paesaggistico Regionale e con la stessa normativa urbanistica che ha contraddistinto la legislazione della Regione Sardegna già dalla fine degli anni '70. Scardina di fatto le tutele garantite dal Piano Paesaggistico Regionale consentendo interventi edilizi di varia natura in aree sensibili sotto l’aspetto paesaggistico e ambientale. Appare perlopiù una norma sull'edilizia piuttosto che una legge di governo del territorio.

L'elemento di maggior contrasto, ma non l'unico, tra PPR del 2006 e la presente proposta urbanistica è rappresentato dall'interpretazione che si da della fascia costiera, il Testo Unificato riesuma l’area dei 300 mt  dalla battigia (150 metri per le isole) in contrasto col PPR che tutela uno spazio molto più ampio e non ne fissa un limite rigido (anche 1 km in alcune parti) e lo definisce “Bene paesaggistico con valenza ambientale”; in cui è "precluso qualsiasi intervento di trasformazione…”.
Con la norma sugli incentivi volumetrici alle strutture ricettive la legge, oltre che scardinare PPR e Codice dei BBCC, accentua il divario esistente tra aree a forte presenza turistica e aree in cui i posti letto scarseggiano. Col paradosso che oltre la metà dei volumi realizzabili attraverso gli incentivi – si tratta di diversi milioni di mc - interesseranno la fascia costiera della Gallura, mentre l’Oristanese, il Sulcis e l’Ogliastra raccoglieranno i resti del sontuoso banchetto allestito per il ricco sceicco e amici, con buona pace di quanti ritengono non equa e non funzionale la distribuzione della ricettività turistica nell’isola. 
Ma nessuno è in grado di dire, neppure in maniera approssimata, quali siano i numeri veri di cui si parla, qual è la reale portata di questa legge, quanti sono realmente i volumi che potranno essere scaricati sulla fascia costiera, quali le zone sensibili maggiormente a rischio. Se ne parlerà fra qualche anno, quando la legge avrà esperito i suoi nefasti effetti, quando vedremo gli alberghi dilatarsi e crescere in altezza, oppure figliare con i corpi separati al fianco. Solo a danno consumato capiremo la portata offensiva di questa legge, in barba alla pianificazione urbanistica e alla Valutazione Ambientale Strategica, in questi casi obbligatoria e da Italia Nostra inutilmente richiesta anche nelle ultime Osservazioni presentate alla Quarta Commissione permanente del Consiglio Regionale. 
Un’ultima considerazione sulla forsennata corsa ad approvare questa legge. Vogliamo ricordare che una legge urbanistica esiste in Sardegna ed è efficace nonostante risalga al 1989. Potrebbe eventualmente essere suscettibile di ulteriori modifiche, così come avvenuto in questi anni, ma non si sente davvero l'esigenza di una nuova legge che stravolge il PPR e le attuali e buone norme sul governo del territorio.  

Scarica il testo unificato della legge licenziato dalla IV Commissione e presentato al Consiglio Regionale





sull'argomento

Italia Nostra Sardegna - Salviamo le coste della Sardegna
Italia Nostra Sardegna - Una nuova (?) legge urbanistica




domenica 16 settembre 2018

Il nuovo business dei Comuni è fare cassa privatizzando i litorali

Lo scorso luglio il Consiglio Comunale di Sant’Antioco ha approvato l’Atto di indirizzo per il rilascio delle “concessioni demaniali nei litorali dell’isola per la realizzazione di strutture di interesse turistico-ricreativo destinate all’ormeggio, alaggio, varo e rimessaggio di imbarcazioni e natanti da diporto” più comunemente conosciuti come Campi Boe. Si tratta di una vera e propria rete di porticcioli in un lungo tratto della costa orientale dell’isola.  

La nostra Associazione non pur non entrando nel merito della legittimità di tale scelta, ritiene comunque inopportuno rilasciare ben 5 concessioni demaniali per la realizzazione di altrettante strutture per l’attracco di imbarcazioni fino a 10 mt di lunghezza, con annesse aree di rimessaggio, nelle more dell’approvazione del Piano di Utilizzo dei Litorali e dell’adeguamento del Piano Regolatore del porto di Sant’Antioco, in quanto tale decisione rappresenta un elemento di condizionamento e impedisce una libera e corretta pianificazione.
È appena il caso di ricordare che i Piani di Utilizzo dei Litorali hanno come finalità quella di disciplinare “L’ubicazione delle aree da affidare in concessione, nonché i manufatti da installare e le opere da realizzare” (compresi appunto i Campi Boe), attraverso “l’individuazione di adeguati criteri di pianificazione del demanio marittimo con finalità turistico-ricreative per una corretta e produttiva gestione del bene pubblico”. Tali criteri devono derivare da “… un’analisi accurata dei diversi elementi e componenti paesaggistico-ambientali, antropici, sociali ed economici dell’intero ambito territoriale di riferimento, allo scopo di formulare strategie e modalità di gestione coerenti con lo stato originario dei luoghi.” Analisi del tutto assente nella delibera consiliare dello scorso luglio.
Italia Nostra ritiene prioritario stabilire cosa si intende fare nel porto di Sant’Antioco, quante barche e quali tipo di natanti la struttura sarà in grado di ospitare, quante sono le barche che possono trovare ancora alloggio nel semivuoto porticciolo di Sant’Antioco e solo dopo decidere se sono necessarie ulteriori aree e spazi attrezzati per ospitare natanti lungo le coste dell’isola. 
La nostra Associazione non è contraria tout court ai campi boe, ben vengano se servono per mettere ordine all’anarchia regnante nel lungomare di Sant’Antioco, a nord e a sud del centro urbano. Ben vengano strutture per ricoverare le barche dei pescatori dell’isola, recuperando magari aree degradate del fronte mare di Sant’Antioco, ma non certo compromettendo spazi acquei attualmente liberi e fruibili per altri fini.

Ci sarebbe però da eccepire sull’individuazione delle aree sul litorale di Is Pruinis, non distanti tra l’altro da un’area SIC e luogo frequentato dalle famiglie locali!
Nelle more dell’approvazione del Piano di Utilizzo dei Litorali e ribadendo la priorità dell’azione pianificatoria la sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra chiede la sospensione della delibera e l’attivazione di una pianificazione cumulativa dell’intero fronte mare di Sant’Antioco, compresi i litorali. 

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sabato 1 settembre 2018

Dismettere la stazione di Palau Marina è una scelta scellerata

Le Associazioni riportate in calce vogliono ricordare a tutti ed alla Regione Sarda in particolare che l’improvvida Delibera del 2008 di sopprimere la Stazione di Palau Marina è di fatto ILLEGITTIMA perché la Linea Sassari-Palau Marina, nella sua interezza, è oggi tutelata dalla legge 128/2017 sulle “Ferrovie Turistiche”, che la annovera tra le tratte ferroviarie nazionali di particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico per cui da SALVAGUARDARE e VALORIZZARE.
Le Associazioni chiedono inoltre che la Regione tenga conto che:
·       la Stazione di Palau Marina costituisce uno dei Beni culturali e storici più importanti del nord Sardegna ed è attorno a questa stazione ferroviaria che negli anni è cresciuto il paese di Palau;
·       la Stazione di Palau Marina, con la sua asta di manovra che si affaccia sull'Arcipelago, è sicuramente la più bella stazione ferroviaria turistica della Sardegna, ma anche una tra le più belle d'Italia e del Mediterraneo;
·       la Stazione di Palau Marina non può essere considerata un mero patrimonio del solo Comune di Palau ma è parte di un patrimonio turistico della Gallura e della Sardegna tutta. Che il Comune di Palau decida in autonomia di chiudere la stazione di Palau Marina, equivale, in assurdo, a che il Comune di S. Antonio di Gallura decidesse di chiudere la condotta che dal Lago del Liscia porta l’acqua a Palau;
·       la Stazione di Palau Marina costituisce il capolinea di un “corridoio ambientale protetto che collega il mare Tirreno al Mar di Sardegna, che le Associazioni scriventi stanno proponendo ai territori attraversati dalla linea ferroviaria Palau Marina – Sassari – Alghero;
·       mentre in tutto il mondo il traffico delle auto viene espulso dal centro delle città, il Comune di Palau motiva la dismissione della stazione con (letteralmente) “attraverso la modifica della viabilità si vuole garantire la possibilità dell’accesso diretto al centro urbano per i veicoli che sbarcano dai traghetti, ..”
·      è impensabile che il futuro di La Maddalena, riferimento internazionale della Riserva Naturale delle Bocche di Bonifacio, non preveda il divieto di sbarco sull’isola delle auto private, divieto che genererà di certo ulteriori problemi di parcheggi in Palau. Realizzare una metropolitana leggera, utilizzando proprio i binari che oggi si vogliono espiantare, potrebbe attrarre i turisti nel centro di Palau e sul molo del porto, lasciandone però le auto fuori dall’abitato;
·       la legge 128 ha stimolato azioni positive anche sulle ferrovie non comprese nell'elenco delle Turistiche, vedi la decisione presa dalla Sovrintendenza pugliese che ha vincolato la soppressione dell'antenna ferroviaria del porto di Gallipoli, per molti aspetti simile a quella di Palau Marina. 



Le Associazioni pertanto chiedono che la Regione annulli ogni azione pendente riguardante la Stazione di Palau Marina e apra invece un Tavolo di Visione che coinvolga l’intero territorio attraversato dai binari del Trenino Verde, territorio beneficiario alla pari del Comune di Palau dei vantaggi commerciali e di occupazione prodotti dall’utilizzo turistico permesso dalla Legge 128. Tavolo di Visione a cui devono contribuire tutti gli amministratori e gli operatori turistici del territorio, gli Assessori regionali al Turismo, all’Ambiente e alla Cultura e le Associazioni aderenti che si interessano di turismo attivo e in mobilità dolce.

Le Associazioni :

A.MO.DO. - l’Alleanza per la Mobilità Dolce,
AFRS - Associazione Ferrovie Ridotte Sarde,
ASTSS - Associazione Sarda Treni Storici Sardegnavapore,
FIFTM - Federazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali,
ITALIA NOSTRA SARDEGNA,
SARDOS - Movimento culturale,
TOURING CLUB Italiano.


sull'argomento

Ferrovie abbandonate - Ferrovia Sassari-Luras-Palau Marina
Stazione di Palau


Di seguito il documento inviato a Regione e sindaci interessati

Cagliari, 3 Settembre 2018 
Spett.le
Regione Autonoma Sardegna 
c.a. Componenti della Giunta 
c.a. Componenti del Consiglio 
e, p.c. Comuni della tratta Palau-Sassari 

Oggetto : Dismissione Stazione Palau Marina 

A.Mo.Do., l’Alleanza per la Mobilità Dolce, insieme al Movimento Culturale Sardos, Italia Nostra Sardegna, l’Associazione Sarda Treni Storici Sardegnavapore, l’Associazione Ferrovie Ridotte Sarde, FIFTM e ai Consoli sardi del Touring Club Italiano si vede ancora una volta obbligata a segnalare con forza il pericolo che la Giunta Regionale confermi la decisione di sopprimere il tratto finale della linea turistica Sassari - Palau Marina, linea che invece con la sua asta di manovra immersa nella pineta e affacciata sull'Arcipelago di La Maddalena è non solo la più bella stazione ferroviaria della Sardegna, ma anche tra le più belle d'Italia e del Mediterraneo. 
Le Associazioni vogliono ricordare alla Giunta e al Consiglio regionale che l’improvvida Delibera del 2008 oggi illegittima alla luce dei contenuti della legge 128/2017 ("Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche in aree di particolare pregio ambientale e archeologico") che tutela tra le altre in modo esplicito anche quella linea turistica, sia perché la Regione non ha fatto richiesta di esclusione della linea Sassari - Palau Marina entro i termini di legge, sia perchè il parere dell'USTIF e gli atti dell'Assessorato dei trasporti sono stati formalizzati quando ormai la Linea era sotto il vincolo di salvaguardia della legge 128/2017. 
Inaugurazione della ferrovia - 1938
Oltre a questo incontrovertibile vizio di legittimità, la Associazioni sottolineano il difetto del mancato coinvolgimento dell'Assessorato del Turismo nelle decisioni di espianto di una parte chiave di una ferrovia definita turistica dalla stessa Regione da almeno due decenni e ora “formalmente” tale ope legis, approvata all'unanimità dal Parlamento, anche su forte iniziativa di parlamentari sardi. Si tenga conto che la legge ha agito da stimolo per una positiva riflessione nazionale sulla problematica della tutela delle ferrovie storiche, di cui è un esempio significativo quello che proviene dalla Soprintendenza pugliese che ha posto sotto tutela l'antenna ferroviaria del porto di Gallipoli, per molti aspetti simile a quella di Palau Marina, pur non figurando la stessa nell'elenco delle ferrovie turistiche. 
E’ appena il caso di ricordare anche che tale Linea con le sue pertinenze deve ritenersi ricompresa per le sue caratteristiche intrinseche nel novero dei Beni paesaggistici ed identitari tutelati dal PPR della Sardegna, ancorchè il Comune interessato non abbia provveduto in forza della L.R. 4 agosto 2008 alla delimitazione dell’area di rispetto ed alla stesura degli atti ricognitori. Parimenti trattandosi di un’opera pubblica di proprietà della Regione, realizzata per il soddisfacimento di un interesse pubblico da oltre settanta anni, la ferrovia storica rientra di diritto tra i Beni tutelati dall’art.12, comma 1, del Codice dei Beni Culturali (Dlgs.22 gennaio 2004) e pertanto la sua demolizione è sottoposta al procedimento della verifica dell’interesse culturale del bene ad opera della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MIBACT. 
A favore del mantenimento del capolinea storico e culturale dell'intera linea ferroviaria che collega la Gallura verso Sassari, A.MO.DO e le altre Associazioni evidenziano motivi storici, culturali e turistici. La linea ha costituito in passato l'asse di comunicazione tra capoluogo e Gallura, attraverso paesaggi di incomparabile bellezza, ed è oggi il supporto indispensabile per la creazione di “un corridoio ambientale finalizzato allo sviluppo di un turismo sostenibile dal mare alle aree interne”. Sopprimere Palau Marina vorrebbe dire cancellare di fatto e dalla stessa memoria culturale quella che in passato è stata definita la Porta della Gallura, chiudendo ogni possibilità di accesso agli afflussi turistici ferroviari, via treno o ferrociclo. 

E tutto questo avviene oggi che nel mondo il traffico delle auto viene allontanato dal centro delle città mentre a Palau, invece, si vorrebbe sacrificare la ferrovia a favore di una maggiore attrazione di traffico verso la strada principale e la Regione non valuta che mantenere e migliorare i 500 metri di binari incriminati potrebbe invece favorire la nascita di una sorta di metropolitana di superficie che colleghi aree di sosta esterne a Palau con gli imbarchi verso La Maddalena, progettando sin d'ora un futuro che non prevede l'arrivo di mezzi privati inquinanti sull'isola ed evitando, come ha dichiarato il governatore Pigliaru, forse memore di quanto avvenuto a Cagliari con l'espianto di una delle più belle reti tramviarie del Mediterraneo, che espiantando i binari siano prese nuovamente delle SCELTE SCELLERATE da parte della Politica. 
Le Associazioni pertanto chiedono che la Regione annulli ogni azione, pendente o nuova, riguardante la Stazione di Palau Marina e apra invece un Tavolo di Visione che coinvolga l’intero territorio attraversato dai binari del Trenino Verde. Territorio beneficiario alla pari del Comune di Palau dei vantaggi commerciali e di occupazione che saranno prodotti dal nuovo tipo di utilizzo turistico previsto dalla Legge 128. 
Tavolo di Visione a cui devono contribuire tutti gli amministratori e gli operatori turistici del territorio, gli Assessori regionali al Turismo, all’Ambiente e alla Cultura e le Associazioni aderenti che si interessano di turismo attivo e in mobilità dolce
Le Associazioni : 
A.MO.DO. - l’Alleanza per la Mobilità Dolce,
AFRS - Associazione Ferrovie Ridotte Sarde,
ASTSS - Associazione Sarda Treni Storici Sardegnavapore, 
FIFTM - Federazione Italiana Ferrovie Turistiche e Museali,
Italia Nostra Sardegna,
Sardos, Movimento culturale,
Touring Club Italiano. 

Stazione di Nulvi