Il Consiglio di Stato cancella la
decisione del TAR Sardegna
Con una discutibile sentenza (la N. 07544/2014
REG.RIC. del 25 febbraio 2015), la quinta sezione del Consiglio di Stato (C.d.S.)
ha cassato la sentenza del TAR Sardegna dell'11 luglio 2014 che riconosceva
l'illegittimità delle serre fotovoltaiche installate in agro di Narbolia e
accoglieva il ricorso presentato da Comitato s'Arrieddu, Adiconsum e Italia
Nostra.
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Area coperta dalle serre |
Il C.d.S. liquida con cinque paginette (solo 5) di
motivazioni la sentenza del TAR Sardegna che ben argomentava le ragioni per cui
le serre di Narbolia della Enervitabio
Santa Reparata società agricola srl , rappresentata dal cittadino cinese sig. Gao Zhan, sono da considerarsi illegittime.
Cosa ancora più grave è che tale decisione è basata principalmente su una
grossolana falsità.
Andiamo per ordine. Il C.d.S. ha ritenuto valide
alcune delle ragioni addotte dagli appellanti, in particolar modo la tardività
del ricorso e la sussistenza dell'interesse pubblico alla convalida regionale
dell'autorizzazione comunale che, è bene
ricordarlo, non aveva competenza per rilasciare l'autorizzazione.
Considerato che il ricorso è stato presentato nei
termini previsti dalla legge (entro 60 giorni dalla piena conoscenza
dell'evento), per poter sostenere la tardività della presentazione del ricorso
il C.d.S. ha dovuto però inventarsi che
il ricorso è stato presentato ben due anni dopo la realizzazione dell'opera.
"… Invero -
scrivono i giudici - sembra alquanto
inverosimile che per un così lungo lasso di tempo possa sfuggita ai residenti
della zona che pure hanno proposto ricorso a distanza di più di due anni
dalla ultimazione dei lavori, la realizzazione di un impianto di
dimensioni tali da compromettere a detta degli stessi ricorrenti il contesto
territoriale." Affermazione davvero grave e non riscontrabile neppure
tra le memorie presentate dagli appellanti.
Nei fatti invece
i lavori hanno avuto inizio il 17 febbraio 2012, la richiesta di accesso
agli atti riporta la data del 28 febbraio 2012 e il ricorso davanti al TAR
Sardegna è stato presentato 13 aprile 2012. Gli atti richiesti son stati
forniti invece il 12 giugno 2012.
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Cartello inizio lavori prodotto anche al C.d.S. |
Ai cittadini viene impedito il
diritto di accedere agli atti e oltre il danno la beffa! Infatti l'accesso agli
atti è stato possibile solo dopo un ulteriore sollecito e superati i 100 giorni
dalla richiesta (la legge prevede 30 gg) e le richieste di informazioni
avanzate dai cittadini sono considerate dai giudici "...
elementi puramente formali o atti di iniziativa di parte, quali strumentali
e tardive richieste di accesso agli atti, …"!
L'altra questione sulla quale
si basa la sentenza riguarda invece l'esistenza della pubblica utilità
dell'intervento.
A pagina 21 della sentenza i giudici richiamano l'art. 12
comma 1 del D. lgs. 387 del 2003:
“.. intrinseca valenza pubblicistica degli impianti che producendo
energia da fonte rinnovabile sono qualificate dall’articolo 12, comma 1, del d.
lgs. n. 387 del 2003 come “opere di pubblica utilità, indifferibilità ed
urgenza” ed evidenziando la necessità che detti impianti – una volta
regolarizzato anche sul piano formale il quadro autorizzativo – possano
immettere l’energia pulita prodotta all’interno della rete elettrica nazionale,
beneficiando dei relativi incentivi.
Né può condividersi la prospettazione del TAR secondo cui l’accesso
agli incentivi rappresenterebbe un interesse privato e non un interesse
pubblico, atteso che un pilastro della politica energetica comunitaria e
nazionale è rappresentata proprio dall’incentivazione pubblica."
Se i giudici avessero letto
anche gli altri commi dell'art . 12 dello stesso decreto, avrebbero constatato che questo impianto non poteva essere
realizzato in area agricola. Comma 7 D. lgs 387/2003:
"Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo
2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate
agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione
si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore
agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni
agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio
culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57,
articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo
14."
Pertanto un impianto industriale, seppur
camuffato da azienda agricola, non poteva essere ubicato in quell'area fertile
e irrigua.
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Stato attuale delle serre in completo abbandono |
Si tratta a tutti
gli effetti di una sentenza
politica che anzichè decidere sulla legittimità o meno delle finte serre, ha inteso
tranquillizzare i nostri partner politico-economici internazionali (la Cina) e con la condanna a pagare 15 mila euro di spese
legali, ha voluto lanciare un monito affinché non si disturbi il 'manovratore
che manovra'. Un monito rivolto a
comitati, associazioni e semplici cittadini che volessero tutelare i propri
diritti.
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Area interessata dalle serre e abitato di Narbolia |
Comunque non finisce qui, a breve verrà
presentato, salvo improcedibilità accertata, un ricorso alla Corte di Giustizia
Europea contro la sentenza del Consiglio di Stato ed un appello alle Procure di
Cagliari e di Oristano perché dicano una buona volta se nella vicenda del mega
impianto delle serre fotovoltaiche di Narbolia è stato commesso qualche reato.
In conclusione esortiamo i cittadini, vista l'assurda
e inusuale condanna beffa a pagare 15.000,00 € di spese legali, a fare una
donazione liberale (ovviamente libera e facoltativa) per cercare di aiutarci ad
affrontare l'onere delle spese legali.
La donazione può essere effettuata mediante
bonifico bancario a:
causale: EROGAZIONE LIBERALE SPESE LEGALI
DIFESA AGRO NARBOLIA
conto: ITALIA NOSTRA
IBAN: IT61D0101585560000000010436
presso: Banco di Sardegna, ag. di Cabras
Riportiamo
in sintesi i punti fermi di questa nostra battaglia contro la speculazione
delle rinnovabili, la speculazione industriale e quella politica.
Questi i nostri obbiettivi e le nostre
richieste
1.
riportare
tutto alla legalità
2.
ridare i
terreni agricoli alla comunità
3.
salvaguardare
i terreni agricoli (anche lottando contro il loro accaparramento), incentivando
e agevolando un'agricoltura e un allevamento che tenga conto e rivaluti le
produzioni e le necessità locali, principalmente attraverso il sostegno dei
piccoli contadini e dell'accesso alla terra, guardando prima di tutto ai
giovani
4.
sollecitare
e proporre alla Regione un Piano Agronomico adeguato alle esigenze della sua
popolazione
5.
salvaguardare
l’ambiente e il paesaggio che rischiano di essere stravolti, coinvolgendo così
anche la nostra identità, l’identità della nostra Isola, provocando anche gravi
danni economici al settore agricolo e a quello turistico e al nostro futuro
6.
partecipare
alla redazione del Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna
(PEARS), attualmente in fase di VAS, che
tenga conto delle esigenze del popolo sardo e del suo futuro,
coinvolgendolo nella sua stesura;
7.
evitare
un ulteriore accentramento di potere, e conseguente monopolio, nella produzione
e distribuzione di energia e promuovere una produzione diffusa e dal basso
dell’energia necessaria
8.
confermare
e valorizzare l‘importanza del coinvolgimento della popolazione nella stesura e
approvazione di progetti importanti
9.
consolidare
il concetto di bene comune anche quando si parla di terreni agricoli, di energia,
di ambiente e di paesaggio e agevolare la loro salvaguardia
10.
sensibilizzare
i cittadini a riprendersi in mano il futuro e a non essere succubi dei poteri
forti perché i veri forti siamo noi stessi
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Particolare che dimostra l'inesistenza di produzione agricola |