domenica 23 febbraio 2025

Finalmente una legge regionale a tutela della flora autoctona della Sardegna



Nella seduta del 19 febbraio scorso il Consiglio regionale, relatrice Maria Laura Orrù (Alleanza Verdi-Sinistra) e con i soli voti della maggioranza, ha varato la legge sulla tutela e conservazione della flora autoctona sarda (Legge Regionale 19/02/2025). Si tratta di un provvedimento normativo fondamentale per la conoscenza e la conservazione delle specie botaniche sarde, oltre che strumento di contrasto alla biopirateria vegetale a fini commerciali, una sciagura che continua a sottrarre risorse alla Sardegna.  La nuova legge prevede la predisposizione degli elenchi ufficiali delle specie vegetali autoctone sottoposte a protezione totale e di quelle di cui è limitata la raccolta; stabilisce che la Regione adotti il Piano di censimento, tutela e valorizzazione della Flora autoctona della Sardegna; istituisce la Commissione tecnico-scientifica regionale per la protezione della Flora autoctona sarda; fissa tutta una serie di misure per il monitoraggio, lo studio e la conservazione della biodiversità.

La redazione del disegno di legge, frutto della cooperazione degli atenei isolani e di un pool di studiosi di rilievo internazionale, è comunque solo il primo passo di un percorso ancora lungo che dovrà portare ad un corpus normativo finalizzato alla tutela del complesso sistema della biodiversità sarda, da quella microbica, a quella fungina, a quella animale. E’ appena il caso di ricordare che l’art. 9 della Costituzione, oltre alla promozione della cultura e della ricerca scientifica e tecnica (comma 1), impone alla Repubblica italiana la tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico (comma 2), nonché quella dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nell’interesse delle future generazioni (comma 3). La predisposizione di uno strumento normativo regionale, così complesso ed articolato, consente di dare pratica attuazione ai principi enunciati in ambito costituzionale. Nel corso delle audizioni Italia Nostra Sardegna, d’intesa con LIPU e Società Botanica Italiana - Sez. Sarda, oltre che sostenere i contenuti della bozza, aveva perorato la necessità dei tempi stretti per il varo della legge. Il gioco di squadra ha funzionato e le istanze della società civile sono state accolte bruciando i tempi: un evento inusuale in ambito politico! 

Al fine di diffondere i contenuti di una normativa, ai più ignota. la Sezione di Sassari di Italia Nostra e l’APS Punta Giglio libera hanno organizzato un seminario che si terrà il 26 c.m. ad Alghero in viale Mazzini 99 (ore 18). Relatore sarà il prof. Emmanuele Farris, docente dell’ateneo sassarese, che è stato uno dei redattori e promotori della legge insieme al prof. Gianluigi Bacchetta, al compianto prof. Ignazio Camarda e ad altri insigni botanici isolani. 

La scelta della sede di Alghero ha molteplici motivazioni. Numerose specie endemiche sono state individuate e classificate per la prima volta dallo stesso professor Farris proprio nel comprensorio algherese. Inoltre sono molti i soci dell’APS Punta Giglio che hanno contribuito alla raccolta di firme a sostegno dell’iniziativa legislativa. Sono infine consolidati i rapporti di stretta sodalità tra le due Associazioni, che hanno consentito efficaci iniziative comuni a tutela dell’ambiente e del territorio Algherese.

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A ricordare le storiche battaglie in favore del patrimonio culturale e ambientale che la Sezione algherese di Italia Nostra ha condotto nell’arco di un settantennio (quest’anno ricorre l’anniversario della fondazione di IN) interverranno, nella seconda parte dell’incontro, Carlo Sechi, Giovanni Oliva, Toni Torre e Roberto Barbieri, figure storiche dell’ambientalismo cittadino, che ancora oggi sono attivamente impegnate nella tutela del territorio.  

L’evento si concluderà con la consegna del riconoscimento di “Socio Meritevole”, conferito dalla Direzione Nazionale di Italia Nostra, a Roberto Salmon, figura ben nota ai circoli culturali ed ambientalisti algheresi, uno dei fondatori della sezione locale di Italia Nostra ed a tutt’oggi presente tra gli iscritti della sezione di Sassari.




Ulivo a s'Ortu Mannu - Villamassargia

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sabato 22 febbraio 2025

A Capo Teulada il greenwashing non fermerà il disastro ambientale e sanitario in atto

I giorni scorsi diverse organizzazioni portatrici di interessi diffusi e collettivi (Italia Nostra Sardegna, USB Sardegna, Cagliari Social Forum, COBAS Cagliari, Assotziu Consumadoris Sardigna e Confederazione Sindacale Sarda) sono intervenute nel procedimento inoltrando al Servizio Valutazione Impatti e Incidenze Ambientali le osservazioni con le quali chiedono alla Regione Sarda un pronunciamento negativo in merito alla richiesta avanzata dal Comando Militare dell’Esercito.Dopo 30 anni di esercitazioni militari irregolari nel poligono di Capo Teulada, il Comando Militare Esercito Sardegna presenta una richiesta di Valutazione di incidenza ambientale (V.Inc.A.), attivando di fatto un’operazione di greenwashing finalizzata al proseguimento delle esercitazioni con le stesse modalità distruttive di prima, con qualche flebile misura di mitigazione.

Aree marine interdette durante le esercitazioni

Fino ad oggi le esercitazioni militari nel poligono di Teulada e in tutti i poligoni della Sardegna in cui sono presenti siti Natura 2000 si sono svolte eludendo la vigente normativa in materia di tutela delle specie a rischio di estinzione. Nonostante all’interno del poligono siano state individuate, già dalla fine del secolo scorso, due Zone Speciali di Conservazione (ZSC): la ITB040024 “Isola Rossa e Capo Teulada” e la ITB040025 “Promontorio, dune e zona umida di Porto Pino” istituite in base alla normativa europea a tutela degli habitat sensibili. Ebbene, fino ad oggi le esercitazioni si sono svolte in contrasto con gli stessi piani di Gestione delle Zone Speciali di Conservazione, che impongono una Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.) per qualsiasi attività potenzialmente dannosa, incluse le esercitazioni militari, in quanto si tratta di aree soggette a vincoli ambientali stringenti.

La richiesta presentate di sospendere le attività addestrative nelle Zone Speciali di Conservazione è motivata dal fatto che lo studio presentato è esclusivamente finalizzato al proseguimento delle distruttive esercitazioni militari che si svolgono indisturbate da oltre mezzo secolo e in spregio della normativa a tutela delle specie protette. La V.Inc.A. appare a tutti gli effetti una sanatoria piuttosto che una reale procedura volta a valutare la coerenza delle attività proposte con gli obiettivi di conservazione dei siti Natura 2000. 

Foto ISPRA - Ordigni rinvenibili nel poligono


Tra le criticità evidenziate nelle osservazioni presentate si è rilevato:

·    Il negativo impatto ambientale e sanitario prodotto dalle esercitazioni, in particolare quelle a fuoco;

·    Non vengono indicate le modalità delle attività che si svolgono all’interno del Poligono;

·     Non si considera il danno arrecato agli habitat marini;

·      Mancano le indicazioni sugli ordigni utilizzati e l’impatto chimico-fisico sul suolo e sulle acque;

·       Assenza di un’analisi delle possibili alternative all’uso per esercitazioni militare a fuoco delle aree protette;

·     Non si è tenuto conto degli impatti cumulativi rispetto ad altre attività in corso e degli impatti paesaggistici;

·    Le misure di mitigazione risultano sostanzialmente blande e prive di obiettivi finalizzati al miglioramento della situazione ambientale attualmente esistente.

È ovvio d’altronde che le esercitazioni militari all’interno e/o in prossimità di un sito Natura 2000 siano incompatibili con la biodiversità tutelata e pertanto assolutamente da evitare. 

Le Organizzazioni hanno osservato che sebbene le recenti iniziative del Ministero della Difesa segnino, dopo 30 anni, un passo verso la legalità, permangono grossi dubbi sull’efficacia delle misure di mitigazione proposte. Non esiste infatti alcuna garanzia che le attività militari non compromettano il patrimonio naturale del sito, e sono del tutto assenti concrete proposte per ridurre il degrado accumulato in tanti anni di esercitazioni e per avviare bonifiche complete del sito.

Si è chiesto pertanto che in questa fase si sospendano le esercitazioni militari all’interno delle Zone Speciali di Conservazione e si attivino misure di compensazione ambientale per risanare e bonificare le aree. La Sardegna, con il 65% del demanio militare italiano, merita un approccio esemplare di tutela, non ulteriori deroghe e sanatorie.

La sospensione delle esercitazioni militari nei siti Natura 2000, seguita da bonifiche, compensazioni e riforestazione, appare l’unica via percorribile, oltrechè un investimento per il futuro. È necessario un cambio di rotta per non perpetuare un danno ambientale e sanitario irreversibile, come dimostra appunto la vicenda del poligono di Capo Teulada.

Clicca qui per visionare e/o scaricare le osservazioni presentate al Servizio Valutazione impatti e Incidenze Ambientali della Regione

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