lunedì 6 aprile 2015

Mare di Sardegna: ricerche di combustibili fossili off-shore avvolte nel mistero



Lo scorso anno la società petrolifera texana Schlumberger chiedeva il permesso di prospezione, e conseguente attivazione della procedura di Valutazione di Impatto Ambientale, nell’area marina “E” (una superficie di circa 20 mila km2, nella costa nord occidentale della Sardegna). Una massiccia e partecipata protesta a tale richiesta è stata data dalla comunità sarda: ben 283 Atti di Osservazione sono stati presentati al Ministero dell’Ambiente da associazioni ambientaliste, cittadini, comitati e istituzioni. La richiesta unanime è stata quella di dichiarare l’incompatibilità ambientale del progetto. 

La Commissione Tecnica VIA ha accolto le Osservazioni ed ha emesso un parere negativo.  Il mistero consiste appunto nell’assenza a tutt’oggi, a 5 mesi dall’emissione del parere, del conseguente e obbligatorio decreto ministeriale.

 Che attende il Ministro dell’Ambiente a decretare il NO alle ricerche?
Intanto a febbraio 2015 è stata presentata un’altra richiesta per effettuare ricerche nella stessa area marina. 
Questa volta la società richiedente è la TGS-NOPEC con sede in Norvegia, ma  le tecniche di ricerca sono le medesime basate sul metodo sismico a riflessione che utilizza come fonte energizzante i dispositivi cosiddetti Air Gun.
Tecnologia che dovrebbe essere bandita dai nostri mari perché fortemente nociva e di forte pericolosità per i mammiferi marini e per l’intera fauna ittica. Infatti lo scorso mese il Senato della Repubblica Italiana ha approvato un emendamento che mette fuorilegge tale tecnica “Chiunque per le attività di ricerca e di ispezione dei fondali marini finalizzate alla coltivazione degli idrocarburi, utilizza la tecnica dell’air gun o altre tecniche esplosive è punito con la reclusione da uno a tre anni”.
Il mistero si infittisce sempre più. Come può il ministero dell’Ambiente attivare procedure di VIA e eventualmente approvare ricerche off-shore per idrocarburi con l’uso di tecniche inserite nell’ambito dei  ”Delitti ambientali” e punite con la reclusione?
Italia Nostra, intervenendo con proprie osservazioni nella procedura di VIA - oltre a chiedere la dichiarazione di incompatibilità ambientale del progetto proposto dalla TGS-NOPEC - ha posto questi interrogativi alla Commissione Tecnica VIA del Ministero dell’Ambiente con un corposo dossier nel quale sono state affrontate tutte le problematiche inerenti l’aspetto procedurale e l’impatto ambientale che le prospezioni potrebbero creare all’ecosistema marino e alla biodiversità presente nel mare Mediterraneo e nelle aree costiere.
Alcune delle eccezioni tra le più rilevanti sollevate nelle Osservazioni:
Ø  Indebito frazionamento della Valutazione di Impatto Ambientale: - La richiesta presentata si riferisce alla sola prospezione geofisica 2D e 3D. Ma risulta evidente che i dati che verranno ottenuti costituiranno il punto di partenza per futuri probabili lavori di esplorazione diretta mediante carotaggi del fondo marino ed estrazione degli idrocarburi. Il frazionamento artificioso delle opere e dei progetti sottoposti a VIA rappresenta un vizio del procedimento che  impedisce la valutazione dell’impatto complessivo;
Ø  Sottovalutazione dell’impatto acustico delle attività di ricerca (i livelli di pressione sonora superano di una volta e mezzo il valore limite stimato dal National Marine Fisheries Service) e, in considerazione della pericolosità per l’ecosistema della tecnologia utilizzata, richiesta di applicazione del Principio di precauzione, in base al quale non dovrebbe essere effettuata la prospezione sismica, che risulta imprescindibilmente legata alla futura estrazione di idrocarburi;

Ø  Richiamo al rispetto della normativa internazionale e nazionale in materia di emissioni acustiche sottomarine e di modalità di svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi;
Ø  Presenza di Pelagos (il Santuario dei Cetacei) e di diversi Parchi Nazionali e Internazionali, Aree Marine Protette e numerosi siti a tutela della biodiversità, territori compresi nella rete Natura 2000 (SIC e ZPS);
Ø  Danno di immagine per l’attività turistica e criticità per le numerose attività economiche esistenti lungo la costa e nelle aree prospicienti, in particolar modo la pesca.

Ø  Incompatibilità di un impianto per l’estrazione di idrocarburi nel tratto di mare individuato: realizzazione di un pozzo esplorativo, costruzione di una piattaforma permanente di estrazione, impianti per lo stoccaggio e il trasporto degli idrocarburi con strutture a terra e ulteriore traffico navale annessi.




sull'argomento

Documentazione della procedura di VIA depositata al Ministero dell'Ambiente
Blog Italia Nostra Sardegna - Incompatibilità ambientale delle ricerche di idrocarburi lungo le coste sarde
ILLA tv.it - Ricerche di combustibile. Italia Nostra fa il punto

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