domenica 4 febbraio 2018

La Commissione Valutazione Impatti ritiene che non esista alcun obbligo per creare un "sito unico" per le scorie nucleari

In data 12 dicembre 2017 la Commissione Tecnica di verifica dell’Impatto ambientale (CTVIA) del Ministero dell’ambiente ha formulato il parere n. 2577 in relazione alla proposta del Programma nazionale (PN) per la gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. In questa sede vorremmo sciogliere alcuni nodi interpretativi di una procedura complessa come quella che inerisce la localizzazione e la realizzazione del Deposito nazionale unico (DN), nel quale dovrebbero essere stoccati tutti i rifiuti nucleari (ad esclusione di quelli militari dei quali non si conosce il destino, NdR) al fine di andare a chiudere il ciclo del nucleare in Italia. Si tratta di scorie radioattive che provengono dall’industria, dalla medicina e dalla ricerca, attualmente stoccate in depositi temporanei distribuiti nella penisola, ma non presenti in Sardegna. Il sito dovrebbe occupare una superficie di circa 150 ettari, di cui 40 per un parco tecnologico ed, oltre ad accogliere 75.000 mc di materiali radioattivi a bassa e media attività già condizionati e contenuti in fusti metallici, dovrebbe ospitare (per almeno 50 anni) 16.000 mc di rifiuti ad alta attività da confinare nel futuro in strati geologici profondi. Il primo passo della procedura è la localizzazione dell’impianto e a tal fine l’ISPRA ha redatto la Guida Tecnica n. 29, nella quale sono elencati i requisiti per la individuazione delle aree idonee ad ospitare il deposito.

La Procedura prevedeva che il PN fosse sottoposto a VAS (valutazione ambientale strategica), con relativa pubblicazione e presentazione delle Osservazioni. Sulla base degli esiti della VAS la SOGIN avrebbe dovuto procedere a redigere una Carta delle Aree potenzialmente idonee (CNAPI), da sottoporre, dopo la validazione da parte di ISPRA e MISE, ad una fase successiva di consultazione pubblica insieme al Progetto preliminare del Deposito. Il condizionale è d’obbligo perché, stando alle dichiarazioni dello stesso Ministro Calenda (giugno 2017), la SOGIN, avvalendosi delle sole indicazioni formulate dall’ISPRA e senza attendere gli esiti della VAS, aveva di fatto già approntata la CNAPI, col risultato di ridurre ad adempimento meramente formale la procedura di VAS e le relative Osservazioni. L’anomalia procedurale e l’analisi dei labili criteri di esclusione formulati da ISPRA avevano a giusta ragione rafforzato nei Sardi il sospetto che i giochi fossero già fatti e che la Sardegna oltre ad Eden per nababbi fosse stata vocata a pattumiera nucleare nazionale.
L’allarme aveva scosso l’Isola e una valanga di Osservazioni (158) si erano riversate sul Ministero dell’Ambiente (competente per la VAS). La CTVIA ha precisato nel citato Parere conclusivo che buona parte di tali Osservazioni non sono pertinenti a questa fase del procedimento e che quindi dovranno essere riformulate nella fase di consultazione pubblica e all’indomani della pubblicazione della Carta.

Spigolando il Parere nella parte del Dispositivo si possono cogliere comunque notevoli convergenze con i contenuti delle molteplici Osservazioni, alcune contenute anche nelle osservazioni presentate da Italia Nostra Sardegna. In particolare si evidenzia la richiesta di “integrare l’analisi con la strategia brown field ossia della trasformazione degli attuali siti nucleari in depositi di sé stessi rispetto alla realizzazione del DN”, una soluzione - che contrasta con la logica del “sito unico” da noi avversata - da non scartare a priori in considerazione della realistica impossibilità di restituire le aree interessate dalle centrali allo status quo ante (green field). Come pure si segnala l’estensione delle analisi alle componenti ambientali dell’intera regione che dovrà ospitare il DN, nonché l’ampliamento dei rilievi degli effetti ambientali conseguenti alle attività di decommissioning delle centrali, soprattutto per quanto concerne le opere di smantellamento delle stesse centrali e il trattamento dei materiali di risulta. Tale ultimo aspetto è stato infatti sottostimato se non trascurato nell’ambito della proposta del PN, col risultato di fornire un quadro inattendibile dei quantitativi di rifiuti radioattivi e incidere per difetto sulle previsioni di dimensionamento del DN.  

Altra convergenza significativa inerisce “un’appropriata analisi dei trasporti dalla quale si evidenzino le direttrici di trasporto ed i relativi rischi ambientali connessi”, aspetto del tutto ignorato sia nelle linee guida ISPRA, sia nella formulazione del PN, che va ad aggiungersi alla richiesta di integrazione degli indicatori al fine di misurare gli effetti connessi alla fase dei trasporti definiti “indiretti” rispetto a quelli “diretti” connessi al funzionamento del DN. Ancora l’invito ad eseguire un accurato monitoraggio attraverso l’applicazione di opportuni indicatori sia delle componenti ambientali, sia della salute umana (indagini epidemiologiche), affinché si possa avere nel tempo un quadro completo dell’incidenza delle attività connesse al DN e delle alterazioni rispetto alla fase iniziale non perturbata. In sintesi si può dire che i contenuti delle Osservazioni sono stati, anche se solo in parte, recepiti nel Parere delle CTVIA, anche perché, va ricordato per correttezza, nell’Allegato sono riportati ampi stralci delle Osservazioni sui quali la Commissione non ha ritenuto di dover estendere la sua competenza. 

Diversamente da quanto comunicato dai Media in nessun luogo del documento è resa esplicita un’esclusione della Sardegna dalle aree idonee ad ospitare il DN e quindi l’Isola rimane coinvolta in questa drammatica partita ancora tutta da decidere. Per questo motivo non ci uniamo all’ottimismo di quanti festeggiano lo scampato pericolo.
Lo stesso titolare dello Sviluppo economico aveva preannunciato la chiusura della fase in corso e l’adozione del PN entro il quarto trimestre del 2017, ma è evidente che il Governo, dopo gli esiti nefasti del referendum costituzionale e le vicende delle ruberie bancarie, ha ritenuto di non dover rischiare i voti di un’intera regione. L’Ambiente è il convitato di pietra di questa demenziale campagna elettorale, giocata su mance e sgravi fiscali, mentre il cerino di questa vicenda come di altri irrisolti problemi italici scotterà le dita di chi avrà la ventura di vincere la tornata elettorale. Nel caso infatti dei rifiuti nucleari non esiste una soluzione ideale e la mannaia delle errate scelte del passato in campo energetico dovrà per forza abbattersi sul collo di un territorio. Sta a noi vegliare perché ancora una volta la Sardegna non si riproponga come vittima sacrificale. Il prossimo appuntamento è la pubblicazione della Carta dei siti idonei (CNAPI) e l’apertura della consultazione pubblica. Sarà quello il momento per reiterare ed integrare le Osservazioni e la sede in cui dare battaglia. Siamo certi che nessuno di quegli oltre cento si sottrarrà e che molti altri ancora si schiereranno al nostro fianco.
Mauro Gargiulo

Delegato Italia Nostra Sardegna per le tematiche energetiche



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