In data 12 dicembre 2017 la
Commissione Tecnica di verifica dell’Impatto ambientale (CTVIA) del Ministero
dell’ambiente ha formulato il parere n. 2577 in relazione alla proposta del
Programma nazionale (PN) per la gestione del combustibile esaurito e dei
rifiuti radioattivi. In questa sede vorremmo sciogliere alcuni nodi interpretativi
di una procedura complessa come quella che inerisce la localizzazione e la
realizzazione del Deposito nazionale unico (DN), nel quale dovrebbero essere
stoccati tutti i rifiuti nucleari (ad
esclusione di quelli militari dei quali non si conosce il destino, NdR) al
fine di andare a chiudere il ciclo del nucleare in Italia. Si tratta di scorie radioattive
che provengono dall’industria, dalla medicina e dalla ricerca, attualmente
stoccate in depositi temporanei distribuiti nella penisola, ma non presenti in
Sardegna. Il sito dovrebbe occupare una superficie di circa 150 ettari, di cui
40 per un parco tecnologico ed, oltre ad accogliere 75.000 mc di materiali
radioattivi a bassa e media attività già condizionati e contenuti in fusti
metallici, dovrebbe ospitare (per almeno 50 anni) 16.000 mc di rifiuti ad alta attività
da confinare nel futuro in strati geologici profondi. Il primo passo della
procedura è la localizzazione dell’impianto e a tal fine l’ISPRA ha redatto la
Guida Tecnica n. 29, nella quale sono elencati i requisiti per la
individuazione delle aree idonee ad ospitare il deposito.
La Procedura prevedeva che il PN
fosse sottoposto a VAS (valutazione ambientale strategica), con relativa
pubblicazione e presentazione delle Osservazioni. Sulla base degli esiti della
VAS la SOGIN avrebbe dovuto procedere a redigere una Carta delle Aree
potenzialmente idonee (CNAPI), da sottoporre, dopo la validazione da parte di
ISPRA e MISE, ad una fase successiva di consultazione pubblica insieme al
Progetto preliminare del Deposito. Il condizionale è d’obbligo perché, stando
alle dichiarazioni dello stesso Ministro Calenda (giugno 2017), la SOGIN,
avvalendosi delle sole indicazioni formulate dall’ISPRA e senza attendere gli
esiti della VAS, aveva di fatto già approntata la CNAPI, col risultato di
ridurre ad adempimento meramente formale la procedura di VAS e le relative
Osservazioni. L’anomalia procedurale e l’analisi dei labili criteri di
esclusione formulati da ISPRA avevano a giusta ragione rafforzato nei Sardi il
sospetto che i giochi fossero già fatti e che la Sardegna oltre ad Eden per nababbi
fosse stata vocata a pattumiera nucleare nazionale.
L’allarme aveva scosso l’Isola e una
valanga di Osservazioni (158) si erano riversate sul Ministero dell’Ambiente
(competente per la VAS). La CTVIA ha precisato nel citato Parere conclusivo che
buona parte di tali Osservazioni non sono pertinenti a questa fase del
procedimento e che quindi dovranno essere riformulate nella fase di consultazione
pubblica e all’indomani della pubblicazione della Carta.
Spigolando il Parere nella parte
del Dispositivo si possono cogliere comunque notevoli convergenze con i
contenuti delle molteplici Osservazioni, alcune contenute anche nelle osservazioni
presentate da Italia Nostra Sardegna. In particolare si evidenzia la richiesta
di “integrare l’analisi con la strategia
brown field ossia della trasformazione degli attuali siti nucleari in depositi
di sé stessi rispetto alla realizzazione del DN”, una soluzione - che
contrasta con la logica del “sito unico” da noi avversata - da non scartare a
priori in considerazione della realistica impossibilità di restituire le aree
interessate dalle centrali allo status quo ante (green field). Come pure si segnala l’estensione delle analisi alle
componenti ambientali dell’intera regione che dovrà ospitare il DN, nonché l’ampliamento
dei rilievi degli effetti ambientali conseguenti alle attività di decommissioning delle centrali,
soprattutto per quanto concerne le opere di smantellamento delle stesse
centrali e il trattamento dei materiali di risulta. Tale ultimo aspetto è stato
infatti sottostimato se non trascurato nell’ambito della proposta del PN, col
risultato di fornire un quadro inattendibile dei quantitativi di rifiuti
radioattivi e incidere per difetto sulle previsioni di dimensionamento del DN.
Altra convergenza significativa
inerisce “un’appropriata analisi dei
trasporti dalla quale si evidenzino le direttrici di trasporto ed i relativi
rischi ambientali connessi”, aspetto del tutto ignorato sia nelle linee
guida ISPRA, sia nella formulazione del PN, che va ad aggiungersi alla richiesta
di integrazione degli indicatori al fine di misurare gli effetti connessi alla
fase dei trasporti definiti “indiretti” rispetto a quelli “diretti” connessi al
funzionamento del DN. Ancora l’invito ad eseguire un accurato monitoraggio
attraverso l’applicazione di opportuni indicatori sia delle componenti
ambientali, sia della salute umana (indagini epidemiologiche), affinché si
possa avere nel tempo un quadro completo dell’incidenza delle attività connesse
al DN e delle alterazioni rispetto alla fase iniziale non perturbata. In
sintesi si può dire che i contenuti delle Osservazioni sono stati, anche se
solo in parte, recepiti nel Parere delle CTVIA, anche perché, va ricordato per
correttezza, nell’Allegato sono riportati ampi stralci delle Osservazioni sui
quali la Commissione non ha ritenuto di dover estendere la sua competenza.
Diversamente da quanto comunicato
dai Media in nessun luogo del documento è resa esplicita un’esclusione della
Sardegna dalle aree idonee ad ospitare il DN e quindi l’Isola rimane coinvolta
in questa drammatica partita ancora tutta da decidere. Per questo motivo non ci
uniamo all’ottimismo di quanti festeggiano lo scampato pericolo.
Lo stesso titolare dello Sviluppo
economico aveva preannunciato la chiusura della fase in corso e l’adozione del
PN entro il quarto trimestre del 2017, ma è evidente che il Governo, dopo gli
esiti nefasti del referendum costituzionale e le vicende delle ruberie
bancarie, ha ritenuto di non dover rischiare i voti di un’intera regione.
L’Ambiente è il convitato di pietra di questa demenziale campagna elettorale,
giocata su mance e sgravi fiscali, mentre il cerino di questa vicenda come di
altri irrisolti problemi italici scotterà le dita di chi avrà la ventura di
vincere la tornata elettorale. Nel caso infatti dei rifiuti nucleari non esiste
una soluzione ideale e la mannaia delle errate scelte del passato in campo energetico
dovrà per forza abbattersi sul collo di un territorio. Sta a noi vegliare
perché ancora una volta la Sardegna non si riproponga come vittima sacrificale.
Il prossimo appuntamento è la pubblicazione della Carta dei siti idonei (CNAPI)
e l’apertura della consultazione pubblica. Sarà quello il momento per reiterare
ed integrare le Osservazioni e la sede in cui dare battaglia. Siamo certi che
nessuno di quegli oltre cento si sottrarrà e che molti altri ancora si schiereranno
al nostro fianco.
Mauro Gargiulo
Delegato
Italia Nostra Sardegna per le tematiche energetiche
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