L'associazione ha predisposto un libro bianco con i 50 casi più drammatici che verranno presentati in tutta Italia nel corso di incontri, visite guidate, convegni e quant'altro per far capire a tutti, dai mass media ai cittadini, che il mare e le sue coste sono belle, ma troppo spesso assalite per favorire interessi privati.
Pensiamo a Capo Malfatano nella costa di Teulada dove si costruisce qualcosa di enorme per quel luogo, di spropositato. Con la promessa di posti di lavoro”. 150mila metri cubi in una zona selvaggia e verde. Davvero devastante.
Is Arenas - OR |
Nessuna nuova idea purtroppo, ma solo la vecchia ossessiva idea di gettare colate di cemento sul territorio, di distruggere le nostre coste e il paesaggio, di favorire la speculazione immobiliare.
Di trarre vantaggi immediati, di vendere e alienare tutto ciò che è cedibile in cambio di pochi posti di lavoro precario.
A Sant’Antioco, nel corso dell’incontro di domenica 24 ottobre si è discusso degli effetti delle “Nuove Idee della Sardegna” sull’isola.
Partendo da una prima considerazione sulla tutela delle piccole isole della Sardegna.
Dalle normative urbanistiche degli ’80 fino all’odierno “piano casa” e passando per le varie norme che si sono succedute negli anni, le diverse discipline urbanistiche hanno previsto che le coste delle isole minori della Sardegna avessero la tutela dimezzata: vincolo di inedificabilità su una striscia di 300 mt dalla battigia per l’intera Sardegna, per le isole minori solo 150 mt.
Non si comprende quale sia la motivazione che la ispira, perché se la “ratio” del vincolo di inedificabilità è quella di tutelare la costa, come mai le coste delle isole minori devono essere tutelate di meno rispetto a quelle dell’isola madre? La norma avrebbe un senso se queste isole fossero lunghe e strette, tanto da non consentire nessuna costruzione, ma la larghezza di queste isole oscilla dai 4 ai 7 km!
Nel corso dell’incontro sono stati illustrate le
ipotesi edificatorie derivanti da richieste
di lottizzazione presentate nel 2006 – prima dell’entrata in vigore del PPR
– da ulteriori richieste di lottizzazioni presentate nel 2007 dalla Giunta
Comunale alla Regione ai sensi della procedura
intesa art. 11 norme tecniche di attuazione PPR e dal parere favorevole della
Giunta Regionale alla compatibilità ambientale per il raddoppio del residence
Peonia Rosa.
I nuovi volumi ipotizzabili nel sud dell’isola di Sant’Antioco
(Turri, Capo Sperone, Is Pruinis, Cala Sapone) in base alle richieste già
presentate superano i 500 mila mc corrispondenti a quasi 9.000 nuovi abitanti
insediabili.Si tratta indubbiamente di numeri che non possono trovare spazio in un’isola che non possiede ricettività balneare e che non è in grado di reggere un tale carico di visitatori, anche per la sua sensibilità ambientale e paesaggistica.
Anche perché in questi anni si è comunque costruito senza sosta. Negli anni 2003-2007 sono stati realizzati volumi stimati per ospitare oltre 5.000 nuovi abitanti, senza alcun beneficio per l’economia! E neppure per gli imprenditori locali (neppure le imprese edili), per i disoccupati (sono aumentati del 4% in 5 anni), mentre l’emigrazione giovanile è rimasta pressoché costante, a fronte di un decremento demografico di alcune centinaia di unità annue. Anche i senza casa sono rimasti tali.
In questi anni si è creata una bolla
speculativa che ha drogato il mercato edilizio e il suo indotto (le imprese
locali non sono più concorrenziali e perdono sempre più competitività).
Nascono e scompaiono società immobiliari, di costruzione, di intermediazione e
nel loro disastroso percorso senza regole trascinano anche le piccole imprese
del territorio. Di alcune di queste società si sta occupando da diversi anni la
magistratura.
Nel corso dell’incontro si è affrontata anche la
questione dell’identità culturale del
Territorio Rurale e dell’aggressione senza precedenti che si è scatenata
negli ultimi anni. La costruzione di villette nella piana di Canai, Su Pranu,
Cussorgia, Tuppei, Is Pranneddas etc… e
in tutte le zone costiere, sta stravolgendo in maniera irreversibile gli ultimi
lembi di terra fertile presenti nell’isola e l’irripetibile paesaggio agrario.Si stima che negli anni 2003 – 2006 la quantità di volumi realizzati nelle sole aree agricole dell’isola corrispondano all’insediabilità di circa un migliaio di abitanti, ma gli interventi continuano inarrestabili anche in questi ultimi anni. Nell’agro sono sorti degli agglomerati di case per i quali potrebbero integrarsi gli estremi della “lottizzazione abusiva”, e le tante villette che si stanno realizzando in questo periodo non possiedono certo i requisiti di strutture al servizio dell’agricoltura così come prevede la normativa urbanistica in materia di costruzioni in zone agricole.
Oggi incominciano a nascere le contraddizioni di questo dissennato utilizzo del territorio agricolo. Ad esempio, la costruzione di una struttura agricola reale nella piana di Canai sta generando la protesta di quanti avevano costruito finte “stalle” e annessi “fienili.
L’Associazioni ha ricordato inoltre i pericoli per il paesaggio agricolo derivanti dal cosiddetto “Piano di Recupero e rinaturalizzazione” della cava di calcare della Calcidrata in loc. Cannai. Piano che ha già ricevuto la concessione ad eseguire i lavori dal Comune di Sant’Antioco e il parere favorevole del Servizio SAVI (Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti).
L’Associazione manifesta seri dubbi sulla bontà del progetto di Recupero in quanto è prevista la movimentazione di 120 mila mc di materiale da portare negli stabilimenti di proprietà della Calcidrata per essere commercializzato.
Dubbi fatti propri anche dal Ministero dell’Ambiente che ha rilevato delle irregolarità nel rilascio delle autorizzazioni.
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