martedì 10 gennaio 2023

Tutela dell'Ambiente o poligoni militari? Il caso della penisola Delta a Capo Teulada.


La Penisola Delta Poligono di Capo Teulada, che sulla carta risulta inserita in una zona naturalistica protetta, è in realtà l’emblema della devastazione dovuta alle esercitazioni militari: in 70 anni di bombardamenti è stata colpita da milioni di proiettili, missili e razzi, tanto da essere dichiarata non bonificabile e interdetta agli stessi militari. I bombardamenti sono cessati solo nel 2017 in seguito all’inchiesta della Procura di Cagliari che ha poi portato all’imputazione dei vertici militari per il disastro ambientale provocato.

Il 15 Dicembre scorso l’amministrazione della Difesa ha proposto una Valutazione di Incidenza Ambientale per una “bonifica” della Penisola Delta, finalizzata esplicitamente alla ripresa dei bombardamenti nell’area. 

Questo cosiddetto progetto di “bonifica” dovrebbe prevedere la rimozione dei numerosi ordigni inesplosi e di tutti i residuati presenti nell’area, ma non contiene alcuna stima dei né dei quantitativi da bonificare, né dell’inquinamento prodotto, ne sono indicati tempi e metodi della bonifica. Oltretutto è previsto che le attività di “bonifica” siano svolte dagli stessi militari, o da una ditta da essi incaricata, senza alcun controllo civile esterno. 

Così come è stato proposto l’intervento di bonifica della Penisola Delta non è né efficace né adeguato ai fine di tutelare gli habitat e le specie protette ancora presenti, nonostante tutto, nell’area. La sua vera finalità sembra piuttosto quella di chiudere il contenzioso per la mancata bonifica dell’area, che ha portato all’imputazione dei vertici militari responsabili del poligono e all’apertura di una procedura di infrazione della Commissione Europea per la mancata istituzione della Zona di Protezione Speciale (ZSC) a Capo Teulada. Un espediente per poter riprendere i bombardamenti sospesi nel 2017.

I dati disponibili mostrano chiaramente come le esigenze di tutela di un area protetta come la  ZSC ITB040024 ISOLA ROSSA E CAPO TEULADA siano assolutamente incompatibili con le esercitazioni militari. Sosteniamo pertanto la necessità di elaborare un piano di bonifica reale, completo ed adeguato, non solo per la Penisola Delta, ma per tutte le altre aree inquinate da decenni di attività militari e di procedere alla smilitarizzazione di tutte le aree naturalistiche protette interne ai poligoni militari. 

Per esporre e discutere criticamente i contenuti e le finalità del piano di “bonifica” della Penisola Delta, presentato dalle autorità militari vi invitiamo ad un

INCONTRO – DIBATTITO

Sabato 14 Gennaio 2023 ore 10:00

Mediateca del Mediterraneo, I piano

Cagliari – Via Mameli 164


Organizzano:
Italia Nostra Sardegna
Cagliari Social Forum
USB Sardegna
Cobas Cagliari
Madri contro la repressione


Valutazione di Incidenza nel portale Sardegna Ambiente

Recupero dei residuati di esercitazione della penisola “delta” del poligono permanente di Capo Teulada. Comune: Teulada. Proponente: Comando Militare Esercito Sardegna. Valutazione appropriata (Livello II della V.Inc.A.), ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. n. 357/97 e s.m.i. e delle Direttive regionali per la V.Inc.A. (D.G.R. n. 30/54 del 30 settembre 2022)


Teulada: "Bonifiche" fasulle e bombe vere. I video dell'incontro dibattito del 14 gennaio 2023

L'incontro registrato è disponibile nella pagina Facebook della Biblioteca Autogestita Zarmu

L'incontro nella sala della Mediateca del Mediterraneo


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Diverse foto dimostrano la gravità dell'inquinamento presente nell'area e mari adiacenti


















Lettera di saluti all'incontro inviata dall'Associazione ANVUI 

Milano, 12.01.2023

Ciao a tutti e tutte, sono Emanuele Lepore e parlo a nome dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito (ANVUI). La nostra associazione da anni si occupa di lottare per la verità e la giustizia per quei militari che sono stati contaminati dall’uranio impoverito e dai metalli pesanti durante le missioni militari all’estero ma anche a seguito dell’addestramento nei poligoni militari NATO su suolo italiano. Molti dei nostri associati sono sardi, padri, madri, mogli, sorelle o fratelli di militari che si sono addestrati nei poligoni NATO in Sardegna e che sono scomparsi o sono, tutt’ora, gravemente ammalati. La nostra lotta quindi si lega alla vostra: noi abbiamo tutto l’interesse affinché i poligoni NATO in Sardegna vengano chiusi e bonificati, affinché nessuno più venga contaminato dall’inquinamento bellico dovuto ai giochi di guerra fatti sulle nostre spalle, dove gli stessi militari spesso di truppa (mica i generali!) vengono utilizzati come carne da macello, bassa manovalanza sacrificabile. Ci ha stupito l’interesse del Ministero della Difesa nella bonifica della penisola Delta di Capo Teulada, penisola duramente bombardata con ogni sorta di armamenti (di cui, stranamente, sono state rese pubbliche liste molto vaghe e striminzite!!!) e ci stupisce tra le altre cose che avvenga in un momento in cui alcuni ufficiali delle Forze Armate italiane siano sotto processo proprio per il disastro ambientale causato dalle esercitazioni, che qualcuno vorrebbe dare solo per “presunto” nonostante la IV Commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito presieduta da Gianpiero Scanu abbia accertato a suo tempo le criticità ambientali dei poligoni NATO in Sardegna e nonostante lo stesso Ministero negli anni abbia dichiarato “imbonificabile” proprio il poligono di Capo Teulada. Un posto talmente inquinato che non è bastato l’innalzamento delle soglie di metalli pesanti, innalzati fino a 100 volte nel 2014 con il via libera al disegno di legge ‘Competitività’ proposto dal Governo Renzi, per far risultare “accettabili” i livelli di inquinamento anche da un punto di vista burocratico. 

Nel dispositivo visionabile sul sito della Regione Autonoma Sardegna si legge che “La finalità dell’attività di rimozione dei residuati da esercitazione è quella di ripristinare le condizioni del Poligono “Delta” per consentire il normale transito in sicurezza e l’utilizzo futuro dello stesso quale zona bersaglio per arrivo colpi che sarà delimitata con materiale ecosostenibile e collocata all’interno di un sito privo di essenze arboree pregiate. (…) In tale quadro, si intende avviare quanto prima, con l’impiego di assetti specialistici, le attività necessarie alla rimozione di tutti i residuati da esercitazione, fino alla profondità di un metro, presenti nell’area in questione e classificabili/smaltibili a norma di legge come rifiuti.”

Tradotto vuol dire che l’area deve essere resa agibile a nuove esercitazioni. Ci chiediamo però, da vittime e malati oncologici che oltre 300 sentenze hanno accertato correlate alla contaminazione da metalli pesanti utilizzati in vari tipi di munizionamento: l’uranio impoverito, il torio 232 ecc, si rilevano solo ad un metro di profondità? L’acqua, l’aria non sono oggetto di esame? Le tonnellate di nano-polveri residuo delle esplosioni, che viaggiano per chilometri trasportate dal vento, sono considerate “residuato da esercitazione”? L’uranio impoverito e gli altri metalli pesanti sono considerati smistabili come “rifiuti”? E ciò che non è considerato tale?

Se hanno intenzione di bonificare come è stato fare ai militari italiani in Bosnia, Serbia, Afghanistan, Iraq, allora conosciamo bene la metodologia e circa 8000 malati di tumore e 400 morti stanno a testimoniare che non sono servite a molto. La popolazione serba, che conta un aumento dell’incidenza tumorale del 65% da quando la NATO nel 1999 vi ha scaricato 15 tonnellate di Uranio Impoverito (oltre 200 invece le tonnellate che saranno scaricate sull’Iraq), non è molto convinta delle bonifiche che sono state effettuate con la stessa metodologia ripresa nel dispositivo della RAS, presa pari pari dai manuali di bonifica delle Forze Armate. 

Temiamo che l’operazione di bonifica del poligono di Capo Teulada serva ad un doppio scopo: il primo, riprendere le esercitazioni rese impossibili dagli inerti inespolsi: non è un problema di salute pubblica, di recupero di un territorio, ma solo per continuare a fare esercitare gli eserciti NATO e far scaricare loro la peggiore immondizia che spesso chiamano anche “armi convenzionali”; in secondo luogo, una operazione utile a confondere le acque e dare elementi contrastanti di valutazione utili a far assolvere in qualche modo gli ufficiali coinvolti nel processo in corso proprio sul disastro ambientale di Teulada, in maniera simile di come hanno fatto con i rilevamenti ed indagini “discutibili” nel PISQ per dare elementi probatori contrastanti nel processo sui “Veleni di Quirra”. 

Le bonifiche sono necessarie, ma devono essere quelle vere: tracciare i metalli pesanti dispersi nell’ambiente, attuare le misure necessarie per bonificarli, impedire che nuove esercitazioni depositino nuovi metalli pesanti prodotti da sempre più aggiornati e sofisticati armamenti, altamente distruttivi e inquinanti. Bisogna quindi vigilare sulle manovre che stanno portando avanti e cercare di imporre delle bonifiche reali, trasparenti, che siano controllate da organismi esterni (in questo caso invece, l’apparato militare controlla sè stesso!), dalle associazioni che si occupano del tema e che hanno chiara l’idea di cosa vuol dire risolvere il problema! 

La nostra associazione è al fianco della vostra lotta perché abbiamo un interesse comune: farla finita con il massacro che il Ministero della Difesa promuove a danni dei suoi stessi militari e della popolazione civile che vive e lavora nei pressi dei poligoni NATO in Sardegna. Siamo disponibili quindi a fare insieme la strada necessaria che può portarci all’interdizione dei poligoni, alla loro reale bonifica e alla tutela della salute collettiva senza sé e senza ma. 

Colgo l’occasione di questa iniziativa per invitarvi ad un convegno che insieme ad altre realtà antimilitariste stiamo organizzando per il 4 e 5 febbraio: il suo titolo è “il futuro è NATO?” essere un momento di confronto e dibattitto sull’emergenza guerra e la necessità di fare rete tra tutti coloro che oggi lottano contro la guerra e i suoi effetti. 

Grazie mille e a presto, Emanuele, ANVUI



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