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Per una società del secondo millennio appariva impensabile che si potesse verificare una crisi sanitaria con effetti paragonabili a quelle che abbiamo appreso dai libri di scuola. Oggi ci ritroviamo confinati nelle nostre case, privi delle nostre certezze, divisi nelle scelte. Nessuno può ritenersi depositario di un futuro, che già in precedenza appariva nebuloso e incerto sotto i colpi delle crisi ricorrenti. Con questo documento, partendo dall'analisi di alcuni momenti chiave del disastro pandemico, intendiamo proporre una riflessione sugli effetti che ne sono derivati. Dal quadro che ne scaturisce risulta in tutta la sua evidenza la fragilità di un pianeta prossimo al collasso e la necessità di un cambiamento sistemico che investa tutti i campi dell'agire umano, piuttosto che la ripresa dissennata di una corsa senza meta.
Sussiste la conferma scientifica che allevamenti intensivi, sottrazioni di habitat alle specie selvatiche, inquinamento sono stati fattori concorrenti nella diffusione del virus. Ulteriore pericolo proviene dal fatto che negli allevamenti vengono somministrate massicce dosi preventive di antibiotici che rendono gli agenti patogeni più resistenti. Anche l’inquinamento atmosferico ed in particolare le polveri sottili giuocano un ruolo importante nel veicolare i virus. Tra i fattori di diffusione vanno inoltre considerate le condizioni di deprivazione in cui è costretta a vivere la maggior parte della popolazione mondiale.
Problema rimosso nella società italiana è quello delle carceri sulle quali è calato il totale silenzio. Occorre rendere pubblici i dati epidemiologici degli istituti di pena e rendere dignità umana alle condizioni di vita di coloro che vi sono detenuti, obbligo richiamato anche dalla comunità internazionale
Anche la scuola è stata pesantemente coinvolta in questa tragedia nazionale. Gli insegnanti hanno svolto una funzione di sostegno civile nell’ambito delle stesse attività pedagogiche. All’impegno profuso lo Stato ha risposto con l’esasperazione dei controlli e l’inasprirsi di un regime verticistico. La scuola, come sanità e ambiente, ha bisogno di risorse e sostegno pubblico, nonché della rivalutazione culturale del suo ruolo all’interno di una società che richiede in modo sempre più pressante conoscenza e formazione. Scuola, sanità, ambiente devono ritornare ad avere un ruolo centrale, pena il collasso dell’intero sistema sociale, in una visione complessiva di una società nuova, più inclusiva, più giusta, che consideri sì le tecnologie strumento di progresso ma nello stesso tempo assuma a valore fondante le relazioni umane e con esse la valorizzazione delle diversità senza lasciare spazio allo sfruttamento delle persone e dei sistemi.
Il Governo per contrastare il diffondersi del covid19 ha creato una task force composta di soli tecnici dimostrando di avere una visione settoriale, polarizzata quasi esclusivamente sui fattori tecnici. Un approccio interdisciplinare con la presenza di esperti e di rappresentanti della società civile sarebbe stato più idoneo a risolvere l’emergenza, sia perché il covid 19 coinvolge l’intero sistema nazione, ma anche perché è in seno alla commissione che si porranno le basi per suo rilancio.
Il problema pandemia è stato affrontato a colpi di DPCM. Pur se previsto dalla Costituzione e giustificato dall’emergenza tale strumento legislativo comporta una deparlamentarizzazione dei processi decisionali e pone le premesse per una pericolosa deriva antidemocratica. Il pericolo risulta accentuato dalla concomitante adozione di misure che limitano le libertà individuali sancite dalla Costituzione.
Si propone invece il ritorno al rispetto delle garanzie democratiche e l’adozione di un Protocollo Sanitario, con misure differenziate per emergenze, situazioni e localizzazioni e la messa a disposizione immediata dei dpi. A seguire, l’adozione di politiche che prevedano il ripristino dell’intero sistema pubblico sanitario al fine di garantire l’accesso collettivo ai servizi anche mediante la loro razionalizzazione e diffusione nelle aree più marginali ed esposte, e che promuovano la prevenzione sanitaria, l’educazione alimentare, e tutti gli interventi intesi a limitare al minimo le cause dell’inquinamento ambientale.
La tutela della salute pubblica dovrebbe essere assicurata attraverso la totale revisione delle produzioni industriali e il rispetto del termine del phase-out dai combustibili fossili (2025). Come pure si pone la necessità di intraprendere le attività volte al contrasto al dissesto idrogeologico, alla bonifica delle aree degradate dalle attività industriali, alla messa in sicurezza antisismica degli edifici pubblici e dei centri storici, al potenziamento della rete di trasporti pubblici e di infrastrutturazione cittadina, al sostegno finanziario dell’efficientamento e del risparmio energetico, alla messa in valore dello straordinario patrimonio ambientale e paesaggistico del nostro paese
Accantonare queste esigenze nazionali a vantaggio esclusivo del rilancio economico e produttivo significa predisporre il terreno per una nuova e più grave crisi sanitaria e ambientale.
Graziano Bullegas, Presidente Italia Nostra Sardegna
Giorgio Canetto, Cesp Cobas - Centro Studi per la Scuola Pubblica Cagliari
Mauro Gargiulo, Segretario Italia Nostra Sardegna
Antonio Muscas, Attivista per l'ambiente e i diritti umani
Gisella Trincas, Presidente A.S.A.R.P.
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