lunedì 20 maggio 2019

Energia in Sardegna: presente e futuro

Si svolgerà a Sassari venerdì 24 maggio dalle ore 16.00 nella Sala Angioy del Palazzo della Provincia di Sassari in Piazza d’Italia, la conferenza dal titolo ““ENERGIA IN SARDEGNA. PRESENTE E FUTURO”, organizzata dalle associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra Sardegna e Fridays for Future. 
L’incontro sarà̀ articolato in due parti. Nella prima, con inizio alle ore 16,00, il giornalista Vito Biolchini e il delegato del Wwf Italia per la Sardegna Carmelo Spada converseranno con l’antro- pologo e scrittore Bachisio Bandinu sul modello di sviluppo della Sardegna negli ultimi sessant’anni. La conversazione vuole porre l’attenzione sulle scelte di sviluppo del passato rivelatesi drammaticamente fallimentari e le conseguenze sul presente. Quale insegnamento si può trarre per il futuro senza incorrere negli stessi errori del passato? Quale realtà dobbiamo consegnare alle giovani generazioni che si battono per la giustizia climatica? 
La seconda parte dell’incontro pubblico sarà̀ articolata con gli interventi di Carmelo Spada (Wwf): “Presente energetico della Sardegna"; Paola Pilisio (comitato No MetaNo): “La metaniz- zazione della Sardegna: dorsale, depositi costieri, reti cittadine”; Graziano Bullegas (Italia Nostra Sardegna) “Prospettive energetiche sostenibili per la Sardegna”; Lillino Sini (Comune di Benetutti): “Un possibile modello di autogenerazione energetica per Sassari”; Lorenzo Paolicchi, (Friday for Future): “Un futuro per il pianeta e le prossime generazioni”. 
L’incontro vuole fare il punto sulla situazione energetica della Sardegna mettendo in luce che nell’isola si produce un surplus energetico di circa il 35% (Fonte Terna, produzione 2017: 12.335 GWh; consumi 8.426 GWh ) che viene esportato, ma con i costi ambientali e sanitari scaricati sulla Sardegna e sui cittadini visto che quasi l’80% di questa produzione avviene con carbone e derivati dal petrolio altamente inquinanti e climalteranti. 
Altro elemento che vuole essere messo in evidenza è il fatto che la dorsale per il gas non è in costruzione (l’iter di valutazione di impatto ambientale è in corso presso il ministero competente) e non va confusa con gli scavi per le reti cittadine in fase di realizzazione. 
Il metano è una fonte fossile considerata di transizione e obsoleta, che non costituisce il futuro prossimo ma che manterrebbe la Sardegna in una dimensione di inesorabile arrettratezza e sudditanza al mercato internazionale dei combustibili fossili come già avviene per petrolio e carbone. Con il metano rischiamo di farci ingannare, ancora una volta, da uno sfasamento del tempo: grandi investimenti per il metano sarebbero stati giustificati e razionali nei decenni passati, non oggi. 

La realizzazione di un’inutile e costoso metanodotto – a tutt’oggi non si capisce chi dovrà accollarsi il costo - istituirebbe una nuova servitù̀ energetica per la Sardegna senza alcuna garanzia di costi inferiori nelle bollette per famiglie e imprese. Nel merito del progetto proposto di metanodotto, non è altresì̀ chiaro quale sia la capacità di trasporto annuo e quali siano stati i criteri che hanno portato al dimensionamento della condotta principale, delle sue derivazioni e delle opere accessorie. Cosí come è del tutto assente la valutazione complessiva dei potenziali impatti cumulativi sulle diverse matrici ambientali, sulle opzioni di approvvigionamento, sulla dislocazione dei rigassificatori e dei depositi di stoccaggio. E’ altamente probabile che il progetto venga rigettato e/o rinviato per ulteriori approfondimenti. Insomma, il metano potrebbe rivelarsi l’ennesimo miraggio, - dopo quello industriale che ha lasciato sulla martoriata terra di Sardegna inquinamento, malattia e disoccupazione. 
Nel corso dell’incontro le associazioni ambientaliste proporranno soluzioni alternative, concrete e attuabili per la Sardegna, basate essenzialmente sul risparmio e sull’incremento dell'efficienza energetica e la produzione di energia da fonte rinnovabile seguendo le strategie per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU e quella nazionale del 2017. 


La Sardegna è sempre in ritardo, scrive nella premessa al suo libro “Noi non sapevamo” l’antropologo Bachisio Bandinu.
Parole di grande attualità che rappresentano la Sardegna e la sua classe dirigente, capace di inseguire negli anni scelte politico-economiche sbagliate, frutto di una pianificazione attenta agli interessi particolari, piuttosto che agli interessi comuni.
Basti guardare l’industrializzazione degli anni ’60, completamente estranea alla Sardegna, alle sue risorse, alla sua specificità, non certo adatta a un’isola che poteva contare su un suo tessuto produttivo e su risorse proprie che andavano supportate e non cancellate. 
Oppure la grande avventura turistica degli anni 80, adottata scimmiottando le attività turistiche della Riviera e alienando le coste e i migliori paesaggi dell’isola.
Noi allora non sapevamo sostiene Bandinu, ma alla fine del secolo scorso e ancora oggi sappiamo che quelle erano scelte sbagliate, eppure continuiamo ad adottarle, sostenendo le inquinanti e fallimentari industrie in crisi.
Ancora oggi prosegue questo secolare ritardo con la metanizzazione della Sardegna: una tecnologia obsoleta per un combustibile di transizione. È figlia della stessa politica del ritardo e delle scelte di retroguardia la protesta di sindacati e politici contro la chiusura nel 2025 delle centrali a Carbone.


L’ ultima sfida, ora soluzioni credibili
"Il fatto è che di fronte a emergenze di occupazione e di reddito, l’istinto italiano, sbagliato, è di esercitare un vero e proprio accanimento terapeutico a favore dell’impresa in crisi, anche quando le prospettive di mercato sono improbabili o nulle. Sono interventi che bruciano risorse pubbliche preziose e, creando false aspettative, consumano futuro. 
Quasi sempre sarebbe più saggio lasciare le imprese al loro destino e occuparsi invece dei lavoratori, sostenendo il loro reddito e accompagnandoli con servizi di qualità (orientamento e formazione, in primo luogo) verso una nuova occupazione".   
prof. Francesco Pigliaru– La Nuova Sardegna agosto 2012


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