martedì 11 luglio 2017

Question time sulla centrale termodinamica di Gonnosfanadiga: uno schiaffo all’isola

L'area dell'intervento tra Decimoputzu e Villasor
A chi ha a cuore le sorti di questa nostra terra non sarà sfuggita la risposta del ministro Galletti al deputato Roberto Capelli sulle Centrali Solari Termodinamiche proposte nel Medio Campidano, in particolare su quella denominata “Gonnosfanadiga”.  Alle molteplici problematiche ricordate dal parlamentare circa la fragilità di un territorio aggredito da un’iniziativa imprenditoriale di tipo speculativo, che solleva motivati interrogativi per i rilevanti impatti ambientali, il devastante consumo di suolo, l’incidenza negativa sulle produzioni agricole e sugli allevamenti, il Ministro ha fornito una risposta che dà l’esatta misura di quel NULLA che oggi pervade i riti della democrazia parlamentare.
Va ricordato che il progetto è attualmente assoggettato a procedura di VIA Statale, la cui attività istruttoria è di competenza (art.7 Codice dell’ambiente) del dicastero dell’Ambiente. Dei contenuti di tale istruttoria, cui collabora il Ministero per i Beni e le attività culturali e del turismo (MIBACT) e che vede coinvolti Regione, Comuni ed Enti pubblici (Soprintendenze), nonché il pubblico attraverso la presentazione di Osservazioni od elementi conoscitivi e valutativi, ci si sarebbe atteso di avere notizia.
Viceversa il Ministro si è dilungato, in modo generico, sul pronunciamento della Commissione Tecnica di verifica dell’impatto ambientale (CTVIA), che com’è noto ha espresso un giudizio    positivo sulla    compatibilità ambientale    dell’impianto (Parere n. 2320 del 3.3.2017), mentre solo un fugace cenno è stato riservato al Parere Tecnico Istruttorio negativo del MIBACT (prot.27771 del 12.11.2015). Va detto che diversamente da quanto affermato da Galletti i due rilevanti Atti amministrativi, dai quali si possono desumere le motivazioni che hanno presieduto alla formulazione dei pareri, non sono mai stati pubblicati sul sito del  Ministero da lui presieduto, nonostante le pressanti e ripetute sollecitazioni di Italia Nostra.

L'incontro tra comitati, associazioni e la Giunta Regionale
Merita di essere ricordato il fatto che dei 48 membri della Commissione sono stati in 29 a pronunciarsi favorevolmente. Volendo entrare nel merito delle conoscenze solo a 5 di questi  hanno specifiche competenze in materia di ambiente e di ecosistemi, mentre ben 9 hanno titoli in materie giuridiche. Tali considerazioni non possono essere sottaciute sia per la citazione che il ministro ha riservato all’operato della Commissione, sia per le assurde valutazioni tecniche che motivano il giudizio positivo della stessa.
Valgano a titolo di esempio i contenuti di alcune  di quelle Prescrizioni, che esibite dal ministro come garanti delle competenze dispiegate dalla CTVIA, costituiscono autentiche self  declaration of foolishess della stessa. La Prescrizione 3  “raccomanda” alla Società di “limitare l’interferenza delle fondazioni con le acque sotterranee” nel porre in opera gli oltre 10.500 pali (in c.a. dai 6 ai 30 mt. di profondità) e la Prescrizione n.13 impone la sospensione momentanea dei lavori di costruzione della CSP  in “caso di avvistamento di una significativa presenza di gallina prataiola”.


Dimentico del fatto che il Codice dell’Ambiente riconosce al MIBACT un ruolo di pari dignità nel procedimento di VIA, richiedendo che i due ministeri si debbano esprimere di “concerto” , Galletti ha fatto appena cenno all’opposto pronunciamento del Dicastero dei Beni Culturali, quasi a voler attribuire a quest’ultimo  una posizione subordinata ed ancillare,  ignorando l’esistenza dell’accurata istruttoria redatta dalle Direzioni Generali del MIBACT, sulla scorta di Relazioni redatte da tecnici delle Soprintendenze, che per competenza e conoscenza del territorio non sono secondi ai Commissari della CTVIA.
Questi ultimi, a scorrere le motivazioni del Parere positivo e le relative Prescrizioni,  danno esplicita dimostrazione di una totale assenza di conoscenza del territorio interessato dalla Centrale e delle  tecniche di mitigazione dell’impatto proposte. In sintesi un pugno di consulenti, buona parte dei quali privi di adeguata preparazione scientifica, decide del destino di un territorio senza nemmeno averne cognizione, affidando il processo decisionale nella valutazione degli impatti sull’Ambiente alla tirannide della maggioranza!

In chiusura il ministro ha evocato gli obiettivi per il clima ed energia al 2030 destinati all’Italia (quota di 27% da energie rinnovabili), dimenticando che tali obiettivi vanno suddivisi in burden sharing a livello regionale e che la Sardegna ha da tempo superato quel 17%, energia da fonte rinnovabile, obiettivo previsto per l’Italia al 2020, che nel 2015 ha prodotto circa il 30% del suo fabbisogno di energia elettrica da FER, risultati conseguiti pagando un prezzo altissimo in termini di impatti ambientali, paesaggistici, consumo di suolo.
Assurdo che il richiamo a privilegiare le FER venga fatto da parte di chi solo nell’aprile dello scorso anno si è battuto per il proseguimento dell’estrazione degli idrocarburi dall’Adriatico, perché è nel merito dell’impatto ambientale e paesaggistico determinato dalla scellerata localizzazione dell’impianto e degli effetti perversi della speculazione energetica  che si è giocata la partita della VIA, non certo sull’indiscussa necessità dell’abbandono delle fossili, e sulla necessità di adozione di un modello di produzione energetica diffusa destinata all’autoconsumo.

Ad un esame più attento del progetto al Ministro e ai suoi “esperti” non sarebbe dovuto sfuggire che questo tipo di tecnologia, oltre all’irrazionalità del costo stimato di quasi 30 centesimi di €/kmh (quindi bel oltre i 6 c€/kwh del solare tradizionale), rappresenta un autentico salasso ecologico per i territori in termini di consumo di suolo e irreversibilità degli effetti ambientali indotti.


E’ però, a nostro avviso, nelle studiate omissioni il vero nocciolo del question time. Tace il Ministro ogni riferimento alla dura opposizione dei territori, ignora manifestazioni di popolo, decine di Atti di Osservazioni di Comitati, Associazioni, Università, studiosi, cittadini comuni. Non ritiene degne di menzione le Delibere avverse delle Amministrazioni dei Comuni interessati. Silenzio tombale  sui pareri negativi della Regione Sardegna e sull’approvazione unanime della Mozione n.250 del 2 settembre 2016, con la quale il Consiglio Regionale dà mandato al Presidente di opporsi in tutte le sedi alla realizzazione delle Centrali nel medio campidano.
Riecheggia tacito nell’afa romana dell’aula quel “…pecché io so’ io e tu si tu, e tu  non conti niente!”,  il non detto di questo moderno epigono del celebre Marchese, che relega all’oscurità di un ostentato ignorare l’intera classe politica isolana.
I rigurgiti di una subliminale forma di neocolonialismo, colta perfino da un deputato come Capelli, che si è ritrovato inconsapevole vessillifero di quell’autonomia da sempre declamata e mai perseguita dalla partitocrazia sarda, emergono in filigrana nella chiusa finale. Galletti ricorda che stante il disaccordo tra i due Ministri (Ambiente e Beni Culturali) sarà la Presidenza del Consiglio ad assumere una decisione finale  in merito alla compatibilità ambientale dell’impianto. Tautologica conclusione, cui è sottesa la convinzione di un pronunciamento politico del Consiglio a lui favorevole.


Perché è proprio l’inadeguatezza e l’incoerenza del quadro normativo in termini di sostenibilità ambientale e di mancato riconoscimento all’autodeterminazione delle collettività a consegnare la decisione ultima a quel vertice politico che per tradizione è il più coartabile e con margini di sindacato giudiziale più ristretti.
La crisi economica ha aperto scorciatoie impensate per la deregolamentazione spinta e la libertà d’impresa  (Sblocca Italia e il Destinazione Italia docent), varchi pericolosi per lo sfruttamento dei beni Comuni, sostegno finanziario alle truffe del credito bancario. Una remissione alla mediazione al Consiglio dei Ministri e il conseguente atto politico di dirompente discrezionalità,  va proprio in quella direzione postulata dal Presidente dell’ANEST (Associaz. Nazion. Energia Solare Termodinamica), nonché parte in causa nel progetto delle CSP, in due profetiche interviste rilasciate al Sole 24Ore (2 ottobre e 27 novembre) nel lontano 2013 , prima che Cappellacci avallasse quel colpo di mano che sottraendo i progetti a VIA Regionale li consegnava a quella Statale.
Con Galletti il cerchio si è  chiuso: missione compiuta!
Di Mauro Gargiulo - delegato questioni energetiche  di Italia Nostra Sardegna

L'articolo è stato pubblicato su Sardegna Sopattutto  
 
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