Tharros - penisola del Sinis |
La Sardegna ha bisogno di una legge urbanistica e di una estensione del PPR all’intero territorio dell’isola, strumenti che sappiano tutelare la tutela della fascia costiera mettendo in sinergia le città, le zone interne e le aree agricole, lo sostengono con convinzione Italia Nostra e WWF Sardegna. Grazie a tale strategia potrebbe maturare lo sviluppo sostenibile della Sardegna per le presenti e per le future generazioni. I flussi turistici nel mondo globalizzato si intercettano con la qualità ambientale diffusa, la salvaguardia dei beni culturali e paesaggistici, le produzioni agroalimentari di qualità, l’artigianato artistico e l’alta formazione delle giovani generazioni nell’ambito dell’accoglienza e dell’enogastronomia. Questa direzione strategica potrà concretizzarsi se la Sardegna, isola nel Mediterraneo, saprà sciogliere il nodo dei trasporti internazionali, nazionali e della mobilità interna.
Il DDL sul Piano Casa 2020 presentato dalla Giunta regionale della Sardegna, in soli 21 articoli, “demolisce” le procedure di pianificazione e i sistemi di tutela nazionali e regionali vigenti. Infatti, nella fascia costiera, sono consentiti incrementi volumetrici in tutte le categorie residenziali e turistico-ricettive innalzando la percentuale dell’incremento volumetrico fino al 25 per cento. Nelle zone F turistiche, questi incrementi oscillano tra il 20 e il 30 per cento in base alla distanza dalla linea di battigia. Tali incrementi non vengono espressamente esclusi neppure per le strutture che ne hanno già usufruito in passato.
WWF e Italia Nostra Sardegna ritengono sia il caso di ricordare che l’inedificabilità della fascia costiera si è rivelata una scelta giusta e lungimirante nel duplice aspetto ambientale ed economico, nel medio e nel lungo periodo, come documentano, peraltro diversi studi di carattere economico che confermano la necessità strategica della tutela, unico accorgimento che consente alla risorsa naturale di generare reddito anche in futuro.
Lottizzazione abusiva in zona agricola |
Ovile |
L’applicazione di un simile DDL porterebbe a risultati imprevedibili sulla quantificazione dei milioni di metri cubi che potrebbero realizzarsi in tutto il territorio regionale e facilmente prevedibili sull’inutile consumo di suolo. Infatti in Sardegna si costruiscono troppi inutili edifici, lo testimoniano mezzo milione di case inutilizzate. Il consumo di suolo - stando ai dati pubblicati dall’Ispra riferiti al 2018 -, riguarda in particolare modo la fascia costiera della Sardegna e le aree metropolitane, registra casi emblematici come Monserrato, in cui l’uomo è intervenuto nel 41,3% del territorio comunale, Elmas (30,63%), Cagliari (24,5%).L’altro dato macroscopico, che vede la Sardegna tra le regioni d’Italia a più elevato consumo di suolo pro capite, è rappresentato dal fatto che tale consumo è del tutto indipendente dai reali bisogni della collettivitàe dalla preoccupante decrescita demografica. Aumentano le superfici occupate e impermeabilizzate da cemento, asfalto etc… mentre la popolazione diminuisce sempre di più. I danni del consumo di suolo sono diretti e indiretti: espongono l’isola al rischio di dissesto idrogeologico, influiscono negativamente sulle strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e contenimento dei fenomeni che causano la perdita di biodiversità.
Anziché dell’ennesima legge lesiva del territorio e del paesaggio, come il DDL prodotto dalla giunta Solinas, la Sardegna ha sempre più necessità di un vero strumento di governo del territorio che sappia salvaguardare la qualità ambientale coniugata alla presenza antropica tenendo conto che i relativi piani urbanistici comunali devono saper individuare, con adeguate previsioni, mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. È questo il vero lascito che dobbiamo consegnare alle future generazioni.
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