giovedì 31 gennaio 2019

Sottoporre agli esami fisico-chimici i depositi "storici"di posidonia di Alghero

Le associazioni ambientaliste, dopo aver acquisito la documentazione trasmessa dal Comune di Alghero, che ha ottemperato alla richiesta di informazioni ambientali e accesso civico, in relazione a indagini e esami fisico-chimici nei depositi storici”. di posidonia di Alghero e preso atto che la relazione dellArpas dipartimento di Sassari e Gallura, redatta in seguito a due sopralluoghi effettuati nel mese di dicembre, si basa esclusivamente su indagini visive ribadiscono la richiesta di indagini e esami fisico-chimici nei depositi storici” di posidonia di San Giovanni e negli altri ubicati lungo la costa di Alghero. 
Inoltre le associazioni ambientaliste, in relazione al riposizionamento - come previsto dalla normativa regionale quale naturale difesa delle coste dallerosione - della posidonia spiaggiata accumulata esclusivamente nella stagione 2018, chiedono alle istituzioni che i lavori vengano eseguiti con lutilizzo di mezzi meccanici di piccole dimensioni a basso impatto sullarenile. Inoltre auspicano, per la prossima stagione, che nellesecuzione dellasportazione della posidonia dal litorale sabbioso, vengano tutelate le piante pioniere che insistono sullarenile, anchesse rivestono un ruolo importante contro lerosione come evidenziato nelle Linee guida per la gestione integrata delle spiagge  della Regione Sardegna.   
Infine le associazioni ambientaliste chiedono che nellestensione del PUL, gli stabilimenti balneari, siano distribuiti ad almeno 50 metri luno dallaltro, al fine di restituire porzioni di spiaggia - quale bene comune- alla libera fruizione dei cittadini.

WWF,  Italia Nostra Sardegna, Gruppo Intervento Giuridico, Ferderparchi, Lipu, Codacons


sull'argomento

mercoledì 30 gennaio 2019

No al Carbone, Si all'autoproduzione da fonte rinnovabile

Le associazioni ambientaliste della Sardegna ed ISDE propongono la riconversione del polo dell'alluminio primario in quello dell'alluminio riciclato.

Le associazioni ambientaliste, nel corso dei decenni, hanno espresso contrarietà e depositato osservazioni in vari procedimenti di V.i.a. in relazione a progetti di produzione di energia elettrica da fonte fossile, nonché in casi controversi di biomasse, termo-solare ed eolico. Le osservazioni partono sempre dal presupposto che le realizzazioni degli impianti devono avere una prospettiva di sostenibilità ambientale e paesaggistica che al contempo devono assicurare la tutela della salute e il benessere dei cittadini piuttosto che la remunerazione economica dei proponenti.

I dati diffusi dellAIE (Agenzia internazionale dellenergia) sulla mortalità nel mondo dovuta allinquinamento dellaria da fonti energetiche a combustibili fossili parlano chiaro. I veri imputati sono carbone e petrolio e causano milioni di morti premature ogni anno. Ne consegue che le associazioni ambientaliste ed ISDE- Medici per lAmbiente sostengono la chiusura delle centrali a carbone in funzione in Sardegna entro il 2025, in linea con altri Paesi europei, dicendo addio ad una fonte fossile causa in Italia di circa 8 morti a settimana e di una spesa sanitaria annua calcolata di 1,4 miliardi di euro. 

Le associazioni ambientaliste ed ISDE sostengono con forza lassoluta necessità della chiusura delle centrali a carbone in funzione in Sardegna entro il 2025 in attuazione del decreto del ministero dell'Ambiente 430 del 22 novembre 2018 con lobiettivo globale di uscire dallera fossile, entro i prossimi 20 anni, per transitare verso un sistema mondiale di produzione di energia basato sulle rinnovabili. Questo risponde a quanto previsto dallAccordo di Parigi sul Clima che punta a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi C. 


Le associazioni ambientaliste ed ISDE ricordano che, attualmente (dati piano energetico ambientale, ( https://www.regione.sardegna.it/sardegnaenergia/pears/) in Sardegna abbiamo i seguenti dati relativi alle fonti di produzione energetica: 78% termoelettrica, 11% eolica, 5% bioenergie, 5% fotovoltaico, 1% idroelettrico. Fonte termoelettrica: 42% carbone; 49% derivati dal petrolio; 9% biomasse. Altresì si rileva una limitata riduzione delle emissioni in atmosfera di anidride carbonica solo con la sostituzione, in molte città, dellilluminazione pubblica con lampade led ad efficienza energetica, ma non è riscontrabile una coerente politica di riduzione della produzione da fonte fossile conseguente alla stessa percentuale di produzione da F.E.R. (Fonte energetica rinnovabile). Si constata lorientamento verso il metano (ritenuta fonte fossile di transizione) ma sono presenti eclatanti contraddizioni: si produce oltre il 46%d i energia elettrica in più rispetto al fabbisogno (con i conseguenti costi ambientali e sanitari), ma cittadini ed imprese pagano oltre il 30% in più lenergia utilizzata rispetto ad altre regioni italiane. Risulta difficile credere che il metano possa consentire la riduzione della bolletta dei sardi e delle imprese, più verosimile potrebbe essere listituzione di una nuova servitù energetica per un ulteriore sovrapproduzione da esportare attraverso i cavi sottomarini.

Le associazioni ambientaliste ed ISDE sottolineano che la politica ambientale dellEuropa e le stesse linee di indirizzo del Piano Energetico Regionale prevedono di contribuire allobiettivo di de-carbonizzare” leconomia riducendo entro il 2030 di almeno il 40% le emissioni di gas a effetto serra rispetto ai valori registrati nel 1990. 



Le associazioni ambientaliste ed ISDE ribadiscono contrarietà allutilizzo del carbone e delle altre fonti fossili ed esplicitano il proprio favore alla Fonti Energetiche Rinnovabili a condizione che esse si realizzino in aree e suoli industriali dismessi che devono essere, preliminarmente, bonificati non già con denaro pubblico, ma con quello di chi ha inquinato. Purtroppo assistiamo ancora oggi alla solita visione miope e dettata da compromessi che si rifiuta di prendere atto del fallimento del modello industriale legato alla produzione petrolchimica sarda e destinato a coprire una fascia sempre più esigua delleconomia isolana, a fronte dellinarrestabile avanzare delle attività primarie e terziarie. Questa ostinata volontà di tenere in piedi un sistema produttivo industriale anacronistico, contrastante con i modelli virtuosi e sostenibili, oltre a scelte incoerenti porta al dispendio di risorse umane ed economiche che potrebbero essere meglio indirizzate verso il settore della conoscenza e dellinnovazione. Tali ambiziosi obbiettivi sono raggiungibili attraverso labbandono delle attuali metodologie di produzione energetica affidate ai grandi impianti utilizzatori di combustibili fossili. È arrivato il momento di abbandonare lattuale sistema energetico piramidale per favorire la democrazia energetica attraverso smartg rid, efficientamento e risparmio energetico, autoproduzione con un ruolo da protagonisti per i piccoli e medi produttori-consumatori (i prosumers così come individuati nelle politiche economiche europee di settore). Favorire quindi la diffusione capillare della produzione da FER per decentrare e democratizzare il sistema di produzione garantendo un'equa distribuzione della ricchezza e nello stesso tempo combattere la speculazione energetica delle rinnovabili. 

Le associazioni ambientaliste auspicano per la Sardegna lautoproduzione da fonte rinnovabile dellenergia come accade già in alcuni comuni sardi (come recentemente documentato dalla trasmissione Rai Presa diretta di Riccardo Iacona) e, in considerazione del fatto che il maggiore consumo energetico è di gran lunga quello industriale, la trasformazione del sistema economico attuale verso quello circolare anche con la riconversione del polo dellalluminio primario di Portoscuso (Alcoa Eurallumina) in quello dellalluminio riciclato notevolmente meno energivoro e inquinante.
Lalluminio, infatti, è materiale completamente riciclabile e riutilizzabile allinfinito per la produzione di oggetti anche sempre differenti. LItalia (insieme alla Germania) è oggi il terzo Paese al mondo per la produzione di alluminio riciclato, dopo gli Stati Uniti e il Giappone.
Attualmente ben il 90% dellalluminio utilizzato in Italia (il 50% nel resto dellEuropa occidentale) è alluminio riciclato e ha le stesse proprietà e qualità dellalluminio originario: viene impiegato nellindustria automobilistica, nelledilizia, nei casalinghi e per nuovi imballaggi.

La raccolta differenziata, il riciclo recupero dellalluminio apportano numerosi benefici alla Collettività in termini economici perché il riciclo dellalluminio è unattività particolarmente importante per leconomia del nostro Paese, storicamente carente di materie prime, in termini energetici, perchè permette di risparmiare il 95% dellenergia necessaria a produrlo dalla materia prima (1), nonchè sotto il profilo ambientale in quanto abbatte drasticamente le emissioni inquinanti necessita di molte meno risorse naturali.
Nel 2016 in Italia sono state recuperate ben 48.700 tonnellate di alluminio, il 73,2% delle 66.500 tonnellate immesse nel mercato nello stesso anno: cosìs ono state evitate emissioni inquinanti pari a 369 mila tonnellate di CO2 ed è stata risparmiata energia per oltre 159 mila tonnellate equivalenti petrolio (dati Consorzio Italiano Imballaggi Alluminio – CIAL, 2017).    

La totalitàdellalluminio attualmente prodotto in Italia proviene dal riciclo. 
I trend confermano lItalia al primo posto in Europa con oltre 927 mila tonnellate di rottami riciclati (considerando non soltanto gli imballaggi).  
Oggi nel nostro Paese operano dodici fonderie che trattano rottami di alluminio riciclato, con una capacità produttiva globale di circa 808 mila tonnellate di alluminio secondario (2015), un fatturato complessivo di oltre 1,87 miliardi di euro e circa 1.600 lavoratori occupati nel settore.       


WWF - Italia Nostra - Gruppo Intervento Giuridico - Ferderparchi - Codacons - Lipu - ISDE- Medici per lAmbiente



[1]la produzione di un kg. di alluminio di riciclo ha un fabbisogno energetico (0,7 kwh) che equivale solo al 5% di quello di un kg. di metallo prodotto a partire dal minerale (14 kwh).





mercoledì 23 gennaio 2019

La resistibile ascesa di RWM Italia spa: iniziative legali contro la produzione di bombe.

Venerdì 25 gennaio 2019 ore 11.15
Via San Giacomo, 117 - Cagliari

Com'è noto il business di RWM Italia spa, la fabbrica delle bombe di Domusnovas-Iglesias, è in fase di rapida espansione: crescono gli ordinativi, i fatturati e le esportazioni verso le petro-monarchie del medio oriente, Arabia Saudita in testa, che ne utilizza le bombe per mietere strage in Yemen.


Per far fronte alla crescente richiesta di ordigni letali, RWM nel 2017, ha avviato un imponente piano di investimenti, 40 milioni di euro, per il potenziamento dei suoi impianti: si prevede il raddoppio delle linee perché il volume degli ordigni prodotti possa triplicare.
Il piano procede rapido, senza ostacoli e nessuno scrupolo, infischiandosene dell'articolata normativa a tutela della salute, della sicurezza e dell'ambiente, che viene sistematicamente aggirata e ignorata, con la colpevole acquiescenza delle amministrazioni competenti.
L'ultima autorizzazione edilizia, concessa dal comune di Iglesias, nel novembre scorso, per la realizzazione dei nuovi reparti R200 ed R210 che dovrebbero ospitare la linea produttiva per esplosivo di tipo PBX, è stata rilasciata nonostante una serie di elementi di illegittimità rispetto alle norme urbanistiche, ambientali e a tutela della popolazione dal rischio di incidenti.
Per la palese illegittimità di questa sciagurata decisione, sette diverse organizzazioni, sostenute da innumerevoli altre, hanno presentato un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR), per l'annullamento dell'autorizzazione rilasciata dal comune di Iglesias.


Il contenuto del ricorso e le palesi ragioni di illegittimità del provvedimento, verranno illustrate dagli avvocati Andrea e Paolo Pubusa nel corso della conferenza stampa convocata venerdì 25 gennaio, alle ore 11.15, a Cagliari in via San Giacomo 117. 

La riunione, alla quale parteciperanno tutte le Organizzazioni che sostengono il ricorso, sarà anche un'occasione per informare sull'ultima scellerata decisione della Giunta Regionale di non assoggettare a Valutazione di Impatto Ambientale il Nuovo Campo Prove 140 dove verranno testati i nuovi ordigni bellici.

Ricorrenti:                                                                  Sostengono il Ricorso:

Italia Nostra                                                                  CSS  e Cobas
Comitato Riconversione RWM                                    Cagliari Social Forum
USB                                                                              Comitato Rimettiamo le Radici 
Arci Sardegna                                                               Partito Comunista Italiano 
Assotziu Consumadoris Sardigna                                Movimento Non Violento 
Legambiente Sardegna                                                Amnesty International 
Centro Sperimentazione Autosviluppo                       ANPI




sull'argomento


Ansa Sardegna - Fabbrica di bombe, avanti con l'ampliamento
Italia Nostra - Ricorso al TAR RWM: convocazione conferenza stampa a Cagliari
Ansa Sardegna - Fabbrica bombe RWM: ricorso al TAR
Sardinia Post - Ampliamento della RWM a Iglesias: associazioni pacifiste ricorrono al TAR
Sardegna Live - Fabbrica bombe a Domusnovas: ricorso al TAR contro l'ampliamento
Casteddu online - Domusnovas, ricorso contro ampliamento fabbrica di bombe: conferenza stampa a Cagliari
Città Nuova - Cagliari, basta bombe per la guerra in Yemen




martedì 22 gennaio 2019

La riconversione necessaria contro l'ampliamento della RWM



GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2019 / ORE 17:30
SALA "I SUFETI" / PIAZZA DE GASPERI / SANT'ANTIOCO


CONTRO L'AMPLIAMENTO DELLA RWM 
LA RICONVERSIONE NECESSARIA


★ AUSER - Sant’Antioco, Italia Nostra Sardegna e Sezione di Sant’Antioco, Comitato per la riconversione della RWM, Assemblea contro il deposito di armamenti RWM a Sa Stoia, RUAS - Rete Unitaria Antifascista Sulcis-Iglesiente, Circolo ARCI Il Calderone promuovono un

INCONTRO DIBATTITO

sull'impatto della fabbrica di bombe di Domusnovas


Interventi:
★ “Produzione di bombe in Sardegna e violazione della legge 185/90“
a cura di Comitato per la riconversione della RWM

★ “RWM: business di morte, impatto sul territorio e i suoi abitanti”
a cura di Assemblea contro il deposito di armamenti RWM a Sa Stoia

★ “Il ricorso al TAR contro l'ampliamento in corso”
a cura di Italia Nostra Sardegna

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Per maggiori informazioni e/o per aggiornamenti sull'argomento vi invitiamo a seguire il blog:

sull'argomento

domenica 20 gennaio 2019

In Italia e in tutta Europa si rinuncia alle fonti fossili e in Sardegna si brucia il carbone e si ampliano le discariche dei fanghi rossi

Assieme a CSS, Assotziu Consumadoris Sardingna e ISDE Sardegna abbiamo sottoscritto il seguente comunicato stampa sul progetto di ammodernamento della Eurallumina di Portoscuso, sollevando numerose criticita1 in merito all'impatto ambientale negativo che tale impianto potrà arrecare al territorio e alla salute dei cittadini.


La Conferenza dei servizi sul Progetto di ammodernamento della raffineria di bauxite dell'Eurallumina è convocata per il 21 gennaio. La Confederazione sindacale sarda (Css), l'Assoziu Consumadoris Sardigna e ISDE hanno depositato le proprie osservazioni nell'ambito della Valutazione d'Impatto Ambientale cui il progetto è sottoposto.  
Le principali criticità rilevate riguardano la mancata attribuzione di un codice univoco ai fanghi destinati al Bacino dei Fanghi Rossi (BFR), criticità che si ripresenta anche nel nuovo progetto; le tecniche di coltivazione dei bacini C e D, che non appaiono conformi alla normativa sulle discariche, come già evidenziato in precedenti osservazioni il massiccio impiego di carbone per la 
fornitura di vapore all'Eurallumina da parte dell'ENEL; la generale assenza di benefici emissivi legati alla cogenerazione e, anzi, un peggioramento rispetto agli anni precedenti. Si fa anche notare che l'intervento dell'assetto cogenerativo ricade nella fattispecie per la quale è necessaria una nuova Valutazione di Impatto Sanitario (la precedente era stata realizzata sulla base del precedente progetto).
Desta, infatti, preoccupazione l'impatto sulla salute pubblica dell'intero progetto, localizzato all'interno di un Sito d'interesse nazionale per bonifica (S.i.n) dove diversi studi epidemiologici hanno evidenziato l'esistenza di una situazione sanitaria problematica.
Le sciventi associazioni manifestano la propria contrarietà al rilancio della produzione di allumina da bauxite. Esistono, infatti, delle inefficienze di processo che rendono le lavorazioni effettuate dall'Eurallumina non sostenibili. Come afferma la stessa proponente, “per produrre 1,0 t di allumina occorrono 2,3-2,6 t di bauxite... ed il processo genera circa 1,2-1,6 t di fango umido”. Questo significa che una percentuale elevatissima della materia prima si trasforma in rifiuti, pari a 16,5 milioni di tonnellate nell'arco dei 10 anni di vita del progetto.

Per quanto riguarda il BFR, esistono poi delle criticità progettuali specifiche. È la stessa società a rivelare che, al momento, non è possibile attribuire una tipologia di rifiuto ai fanghi. Non è dunque dato sapere se, qualora appartengano alla categoria dei rifiuti pericolosi, rientrino nei limiti di ammissibilità in una discarica per rifiuti non pericolosi come quella proposta. Non è nemmeno chiaro se gli eventuali rifiuti pericolosi possano essere considerati stabili e non reattivi.
Un discorso analogo per le ceneri della centrale ENEL che, stando al progetto, dovranno essere conferite nel Bfr in un quantitativo pari a 81500 t/a. Dalla documentazione depositata si evince, infatti, che finora non si è proceduto alla caratterizzazione delle ceneri.
Simili carenze rendono improcedibile la Valutazione d'impatto ambientale.

Altre criticità riguardano le metodologie di elevazione delle nuove discariche. Non si prevede, infatti, la costruzione di argini, perché si confida nella tenuta dei fanghi disidratati F70. Al contrario, i criteri costruttivi stabiliti dal D.lgs. 36/03 prevedono che gli argini siano predisposti ab originem. Si prevede, inoltre, che il settore C e il settore D di nuova realizzazione si sviluppino
nel tempo in appoggio agli argini o superfici laterali dei vecchi settori A e B, dando luogo all'unificazione dei 4 settori come risultato finale. Non si riesce a capire come la società abbia potuto avanzare una simile proposta, visto che i settori A e B risulterebbero ancora sotto sequestro da parte della Magistratura.
Una delle principali novità del nuovo progetto dell'Eurallumina consiste nella rinuncia all''impianto CHP di proprietà. a favore del vapordotto ENEL-Eurallumina. L'impiego della centrale ENEL “Grazia Deledda” (già inserita dall'Agenzia Europea per l'Ambiente tra i 190 impianti più inquinanti d'Europa) in assetto cogenerativo comporterà la combustione di oltre 730.000 tonnellate di carbone/anno all'interno di un S.i.n, la cui caratteristica fondamentale è la necessità che i carichi inquinanti diminuiscano anziché aumentare.
L'effetto di questo intervento consiste nel rilanciare il ruolo del termoelettrico alimentato a carbone come erogatore di un servizio di base proprio quando il nuovo corso della politica energetica comunitaria e italiana (vedi il recente Decreto 430/2018) prevede l'abbandono dei combustibili fossili.

Normalmente, agli impianti di cogenerazione vengono associati benefici ambientali derivati da risparmio del combustibile e dal risparmio energetico. Ma non è questo il caso dell'intervento proposto, come si apprende dalla stessa ENEL, la quale afferma che le emissioni ed immissioni in aria, sul suolo e in acqua non subiranno modifiche a seguito degli interventi.
Nello specifico, i confronti tra gli scenari non cogenerativi e cogenerativi dei gruppo 2 e 3 non risultano attendibili: per l'assetto cogenerativo si sceglie sempre il carico minimo a cui potrà essere esercita la centrale. Sarebbe stato meglio prendere in considerazione carichi mediani per evitare di calcolare emissioni inferiori a quelle reali.
Tale confronto rivela che, sebbene il fattore emissivo di ogni Mwe rimanga tendenzialmente invariato, nell'assetto cogenerativo si verificano aumenti significativi della CO e delle polveri.
Infine, appare poco sensato valorizzare la riduzione delle emissioni legate all'assetto cogenerativo rispetto all'accoppiata centrale Enel non dotata di tale assetto e nuova centrale a carbone dell'Eurallumina. Si deve, invece, evidenziare – anche con l'assetto cogenerativo - un peggioramento emissivo rispetto alle performance della Grazia Deledda negli anni precedenti (dati del Registro Europeo delle Emissioni). Tale situazione non appare in linea con il dettato della Direttiva Europea 2008/1/CE che predica la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento delle matrici ambientali.
Si deve anche notare che nelle valutazioni emissive sono presi in considerazione solo i contaminanti: ossidi di zolfo, ossidi di azoto, polveri e monossido di carbonio. Nulla si dice sugli altri contaminanti emessi e correlati con la combustione del carbone quali gli idrocarburi aromatici (benzopirene, benzene), diossine, elementi metallici (Cadmio, Cromo, Manganese, Nichel, Piombo, Rame, Cobalto, Mercurio, Arsenico, Vanadio, Silicio e altri, fino a 50), nonché gli isotopi radiativi naturali (U238, Th232/234 e Radon 222).

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sabato 19 gennaio 2019

L’A.M.P. deve interessare l’intero Arcipelago del Sulcis

Con una nota inviata ai sindaci di Sant’Antioco, Carloforte e Calasetta, al Servizio Tutela della Natura della Regione Sarda e alla Provincia del Sud Sardegna, Italia Nostra ha manifestato la propria disponibilità  a collaborare con le Amministrazioni contribuendo, sulla base della propria esperienza e delle collaborazioni di importanti esperti in materia, alla istituzione di un’Area Protetta nell’Arcipelago del Sulcis.  

Il dibattito a mezzo stampa dell’ultimo periodo sulla istituzione di un’Area Marina Protetta nell’isola di San Pietro auspicata dal sindaco di Carloforte ha rivitalizzato l‘interesse verso questo importante Organismo. D’altra parte anche i sindaci di Sant’Antioco e di Calasetta hanno manifestato interesse alla realizzazione di un’Area Protetta estesa all’intero Arcipelago del Sulcis.
Vogliamo ricordare che l’area marina di reperimento, pur essendo denominata “Isola di San Pietro”, interessa l’intero arcipelago e che sarebbe pertanto auspicabile che l’istituenda AMP comprendesse almeno i tre comuni, le due isole maggiori e le isole minori. Le aree di tutela per definizione non possono essere circoscritte all’interno dei confini amministrativi dei comuni, ma esse devono includere territori omogenei che, pur con le diverse peculiarità, possano contribuire ad arricchire l’ambiente e l’economia delle aree interessate.
Merita comunque interesse la collaborazione richiesta dal sindaco di Carloforte all’esperienza relativa ad un’altra area marina protetta, come quella di Capo Carbonara, per verificare la ricaduta e le eventuali criticità affrontate in una diversa realtà della Sardegna. 

L’istituzione di diverse tipologie di Aree Protette è in sintonia con la politica ambientale di Italia Nostra che da anni insiste perché sia istituita l’Area Marina Protetta (AMP) dell’Arcipelago del Sulcis al fine di garantire una corretta tutela ambientale dell’arcipelago e della sua biodiversità e di attivare significativi ritorni economici per gli operatori del mare e per l’intera economia turistica delle comunità residenti.
Inutile ricordare che le criticità che interessano il mare e le aree costiere delle due isole sono comuni, in particolare quelle derivanti dall’inquinamento ambientale e dal lento e progressivo degrado dovuto all’eccessivo e non sostenibile prelievo di pescato. Gli stessi operatori del mare lamentano un eccessivo carico di pescatori e una conseguente diminuzione della pesca. L’area marina protetta consentirebbe di regolamentare meglio l’attività, di ridurre il numero dei pescatori riservando zone ai soli operatori residenti, e di creare aree di rispetto utili e indispensabili per il ripopolamento della fauna ittica.
Il potenziamento delle Aree marine protette rappresenta, tra l’altro, uno degli obiettivi presenti nelle linee programmatiche del ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, presentate lo scorso luglio al Senato della Repubblica.

sull'argomento

Italia Nostra Sardegna - Un'AMP nell'arcipelago del Sulcis