mercoledì 30 dicembre 2020

Piano Casa: una legge impresentabile

Mentre apprendiamo che le dichiarazioni del Presidente Solinas sullo Stop agli incrementi nel "miserevole limite dei 300 metri"* erano soltanto uno scherzo di cattivo gusto, visto che  anche queste aree saranno destinata al saccheggio libero come il resto del territorio sardo, pubblichiamo il contributo della Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna sull'attualissimo tema del Piano Casa




Il 28 dicembre il Consiglio Regionale della Sardegna ha avviato la discussione sul Piano Casa proposto dalla Giunta Solinas e, nonostante possa sembrare l’ennesimo tentativo di scardinare le tutele sulla fascia costiera, stavolta il partito del cemento sembra aver oltrepassato ogni limite della decenza. 

Il provvedimento giunge in aula accompagnato da forti polemiche per i numerosi profili di illegittimità, così evidenti da costringere il Presidente Solinas a emendare il testo nel vano tentativo di rassicurare l’opinione pubblica e ammansire l’opposizione in Consiglio Regionale; contestualmente l’assessore all’Urbanistica Quirico Sanna rilascia dichiarazioni di altro tenore, che manifestano la volontà di approvare il provvedimento a qualunque costo, come in un gioco dei ruoli del tipo: agente buono/agente cattivo”. 

Il fatto è che questa proposta di legge è scritta in maniera volutamente ambigua e lacunosa, con l’obiettivo di consentire la più ampia discrezionalità nell’applicazione delle numerose deroghe. 

La Giunta Regionale pare non interessarsi affatto del rischio manifesto di impugnazione e annullamento del provvedimento: l’importante è l’apertura dei vincoli normativi per consentire ai più furbi e lesti di operare prima del ripristino della norma; con buona pace della certezza del diritto e delle norme cui si appella confusamente il Presidente Solinas nel sostenere una proposta di legge impresentabile. 

In quest’ottica s’inquadra la concessione ridicola dello stop agli incrementi volumetrici nella fascia di massima tutela dei 300 metri, dove comunque è localizzata la minoranza degli insediamenti che si intendono premiare, per riuscire invece a scardinare le tutele del Piano Paesaggistico Regionale sulla fascia costiera, che si estende ben oltre il limite dei 300 metri. 


La proposta di legge è in molte parti contraddittoria ai limiti del tragico: come giudicare, altrimenti, il via libera alla ri- conversione dei seminterrati in alloggi abitabili, per il quale Solinas si affanna a precisare che sarà valido solo nelle zone non a rischio, dimenticando che, fino al giorno prima dell'ultima tragica alluvione, anche l’abitato di Bitti non era a rischio, poiché sprovvisto del PAI di dettaglio per il rischio inondazione? 

Un moto di censura va rivolto anche alle costruzioni in agro sul lotto minimo di 1ha, in contrasto con gli sforzi per dare una risposta alla crisi economica valorizzando i comparti di eccellenza con le produzioni locali: la maggioranza sardo-leghista, per legittimare le edificazioni in agro, opera capziosi distinguo fra agro costiero e agro dell’interno, ignorando colpevolmente che gli speculatori dell’agro non inciampano in tali sottigliezze; si veda in proposito l’assalto alle campagne da parte dell’eolico e del fotovoltaico selvaggi. 

In linea generale l’intero articolato é disseminato di tentativi di sovvertire il delicato equilibrio fra volumetrie e standard urbanistici, come pure il rapporto gerarchico fra norma urbanistica e leggi sovraordinate che attengono alla sicurezza delle comunità; l’articolo 12, ad esempio, nel quale un turbine di deroghe consente trasferimenti indiscriminati di volumetrie nei comparti urbanistici, normalmente da sottoporre a piano attuativo, restituisce pienamente tale livello di confusione. 

Infine, tale scempio del diritto non risparmia neppure la semantica: nel provvedimento pomposamente chiamato Piano Casa non vi è, infatti, traccia alcuna di disposizioni tese a migliorare gli aspetti concernenti la qualità̀ dell’abitare, e, soprattutto, il diritto a un alloggio dignitoso da parte delle migliaia di famiglie sarde che ancora non dispongono di un tetto. 


Questo è ciò che produce una politica miope e vetusta, asservita da sempre a pochi arroganti poteri economici; la Sardegna non necessita di leggi simili, approvate a tappe forzate in spregio a qualsiasi moto di buonsenso politico e competenza. 

Occorre ben altro che questo triste e raffazzonato Piano Casa, inutile a risollevare le sorti dell’edilizia e dell’economia turistica come altri precedenti piani, epigono di ricette vecchie e inopportune, come lo è la visione politica che lo ha generato. 

La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna


* Definizione attribuita alla fascia dei 300 metri dalla battigia da Edoardo Salzano 


sull'argomento

Consulta Ambiente e Territorio - Una brutta legge che non servirà


ANSA Sardegna - Piano casa: è scontro su edificazione in campagna


Sardinia Post - Piano casa, Solinas ha cambiato idea: sul mare si costruisce, ma slitta il voto




mercoledì 23 dicembre 2020

Il paesaggio della Sardegna sotto attacco

Legambiente, Lipu, FAI, Italia Nostra e WWF bocciano il Ddl Piano Casa

“Attacco indiscriminato al territorio sardo con edificazioni a pioggia e incrementi volumetrici. Così si rischia di smontare l’impianto di tutele paesaggistico-ambientale contenute nel Piano paesaggistico regionale sardo”.

“Se la legge fosse approvata pronti a chiedere al governo l’impugnazione e a far ricorso alla Commissione Europea perché attivi una procedura di infrazione”.


La Sardegna è stata la prima regione in Italia a dotarsi di un Piano Paesaggistico ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. Ebbene, oggi, il paesaggio sardo, costiero e interno, è sotto attacco. Edificazioni a pioggia e incrementi volumetrici indiscriminati minacciano il territorio regionale. A prevederli è il Ddl “Piano Casa”, proposto dalla Giunta Regionale e che dovrà essere approvato dal Consiglio Regionale entro il 31 dicembre. Il testo in questione prevede nello specifico l’edificazione a pioggia nelle zone rurali e naturali (anche di pregio), incrementi volumetrici, fino al 50 per cento per le strutture turistico ricettive, lungo la fascia costiera tutelata dal PPR e perfino nei 300 metri dal mare, e cessione dei crediti e persino riapertura delle lottizzazioni convenzionate in zone F (turistiche), l’utilizzo edilizio residenziale di seminterrati e pilotis, la permanenza in spiaggia di strutture per la balneazione durante tutto l'anno (anche se alterano la bellezza dei luoghi). L’applicazione di tali misure produrrebbe il progressivo degrado paesaggistico ambientale del territorio, l'incremento della pericolosità idrogeologica, la perdita di valore (anche turistico) del territorio costiero ed interno. 


È quanto tornano a denunciare Legambiente, Italia  Nostra, WWF, Lipu e FAI che bocciano duramente il Ddl in questione sottolineando come il testo, oltre ad essere in contrasto con le recenti iniziative della Commissione Europea, vada a smontare sia la Legge Urbanistica 45/89 sia il Piano paesaggistico regionale del 2006, dando così manforte ad una colata indiscriminata di cemento in un territorio fragile e a rischio idrogeologico come ci ricorda l’alluvione che ha colpito lo scorso 28 novembre il comune di Bitti oppure il ciclone Cleopatra del 2013.  Ma a parlar chiaro sono anche i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale: circa 120.000 sardi sono residenti in aree a rischio medio di alluvioni e circa 42 mila edifici sono in zone pericolose; inoltre parti significative di territorio regionale sono esposte a potenziali pericoli di frana. Il Ddl Piano Casa però non pare tenere conto di questi dati visto che concede ulteriori volumetrie in maniera indiscriminata su tutto il territorio regionale. L’altro dato macroscopico e contraddittorio consiste nel fatto che la Sardegna è tra le regioni d’Italia con maggiore incremento percentuale di consumo di suolo in metri quadri di cemento e asfalto pro capite (ISPRA 2018): purtroppo il consumo risulta inversamente proporzionale al costante calo della popolazione.

Per le Associazioni, che nei giorni scorsi hanno anche svolto un sit-in davanti al consiglio regionale, il Ddl Piano Casa è assolutamente inadeguato nel metodo, poiché si propone come ennesima misura tampone nelle more di una futuribile nuova legge urbanistica, e soprattutto nel merito, in quanto la sua applicazione determinerebbe una pericolosa inversione di tendenza nella complessiva strategia di salvaguardia territoriale e ambientale, inaugurata e disegnata dal Piano Paesaggistico Regionale del 2006, un testo coerente con gli attuali orientamenti di tutela nazionali, comunitari ed internazionali. Per Legambiente, Italia Nostra, WWF, Lipu e FAI il riferimento indiscutibile per la pianificazione territoriale deve essere il Piano Paesaggistico Regionale, formato in ottemperanza alla norma statale del Codice del Paesaggio e unico strumento valido di protezione del paesaggio, il cui livello di tutela non può in alcun modo essere ridotto unilateralmente, come chiarito da varie sentenze della Corte Costituzionale. Le associazioni sono anche pronte a far ricorso alla Commissione Europea perché attivi una procedura di infrazione per il mancato rispetto della Direttiva sulla Valutazione Ambientale Strategica. Non è ammissibile prevedere incrementi volumetrici nei 300 metri dalla battigia e la riduzione del lotto minimo edificabile nelle campagne da tre ettari a un ettaro con possibilità di edificazioni anche ai non coltivatori diretti che provocherebbe uno sradicamento culturale e produttivo ed una aggressione speculativa nelle campagne.   


La Sardegna ha l’urgente necessità di una norma regionale urbanistica unitaria per l’intera Sardegna – di una norma urbanistica quadro - che consenta l’integrazione tra zone costiere e zone interne. Una nuova normativa basata sulla reale salvaguardia del patrimonio ambientale e paesaggistico, in particolare degli ecosistemi sensibili quali le zone costiere e le isole minori. Occorre inoltre estendere il PPR all’intero territorio della regione ed è indispensabile interrompere il continuo e generalizzato consumo di territorio sviluppando politiche di maggiore utilizzazione delle strutture già realizzate, premiando le comunità che sapranno favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente e che limitano gli interventi edificatori (compresa la ricettività alberghiera) in prossimità dei centri urbani consolidati e distanti dalle aree costiere.


 sull'argomento

Sky TG24 - Piano Casa: ambientalisti, cemento e attacco al territorio

Sardegna Reporter - Paesaggio della sardegna sotto attacco

Cagliaripad - Piano Casa, ambientalisti: "Paesaggio della Sardegna sotto attacco"

Periodico Daily - Sardegna sotto attacco: la denuncia delle Associazioni ambientaliste"

Nuova Ecologia - Il paesaggio della Sardegna e1 sotto attacco, la denuncia delle associazioni

ANSA Sardegna - Piano casa: ambientalisti, cemento e attacco al territorio

La Nuova Sardegna - Nuovo Piano casa da oggi alla prova dell'aula

Vistanet.it - Piano casa, gli ambientalisti temono un attacco al territorio






lunedì 21 dicembre 2020

La “Società della cura” per il diritto alla casa, a una città vivibile e alla bellezza

Martedí 22 dicembre alcuni aderenti alla "Società della cura" hanno tenuto un presidio sotto il Consiglio Regionale di Cagliari.

Scopo del presidio era quello di sensibilizzare i membri del Consiglio su tematiche attinenti la grave crisi economica-sociale che  si sta attraversando. Crisi venuta alla luce in modo plastico dalla pandemia ma che covava da tempo e che, pur interessando il modo, coinvolge maggiormente le cosiddette “zone periferiche”, quelle economicamente più svantaggiate e la Sardegna, stando a tutti gli indicatori sta in questa fascia rispetto al Mondo “sviluppato”.

I partecipanti al presidio, non hanno inteso e non si sono limitati a denunciare questo stato di cose ma si sono fatti portatori di proposte che disegnano un nuovo modello di vivere, e lo hanno fatto portando  le proposte sotto forma di “Dono”,  quello nazionale e quello che ogni associazione, sindacato ha ritenuto di “confezionare”.

Una delegazione composta da 5 persone (tanti erano i doni) è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio Regionale il quale ha preso atto delle richieste e, si spera, le inoltrerà a tutti i gruppi presenti in Consiglio.

Noi non sappiamo se e come il consiglio regionale vorrà fare uso dei doni che abbiamo consegnato; una cosa la sappiamo, per certo: consideriamo quello di oggi un primo passo, un passo verso una lotta lunga e faticosa ma che disegna un modo di vivere, di consumare, di rapporto con l’ambiente, diametralmente opposto a quello in cui stiamo vivendo.

Questi mattoncini sono stati consegnati al presidente del Consiglio Regionale in concomitanza appunto con l'approdo in Consiglio del DdL 108 (la legge sul Piano Casa): una nuova aggressione alle coste dell'isola, alle città, alle campagne e al Piano Paesaggistico Regionale.



Il dono dei mattoncini è stato accompagnato da questo testo  

Si ripete in questi giorni il rito ultradecennale del Piano Casa Sardegna: una norma nata come straordinaria per rilanciare l’edilizia e riqualificare il patrimonio abitativo che negli anni si ripresenta quasi uguale con le maglie degli incrementi volumetrici sempre più larghe.

Centro storico di Aggius
A leggere i dati dell’ANCE sull’industria delle costruzioni, il bilancio di queste leggi appare fallimentare: negli ultimi dieci anni si sono persi 36mila posti di lavoro in edilizia e il fatturato si è ridotto del 40%. Di contro abbiamo sacrificato la vivibilità delle nostre città, dovuta alla progressiva riduzione degli standard urbanistici, e abbiamo perso la bellezza dei paesi e dei quartieri cittadini a causa degli ecomostri realizzati con gli incrementi volumetrici consentiti da queste leggi.  L’approvazione della nuova norma, più permissiva e distruttiva delle precedenti, sarà ancora più efficace nella azione distruttiva del nostro patrimonio abitativo, del paesaggio, e delle aree più sensibili dell’isola: le coste, i centri storici, le zone a tutela integrale, le campagne.  

Campagna a Berchidda
Ci troviamo in piena emergenza pandemica e, con una procedura d’urgenza, l’assemblea legislativa della Sardegna trova il tempo per discutere di una legge di cui la nostra isola avrebbe fatto volentieri a meno. La vera emergenza oggi è curare la sicurezza del territorio, impegnare risorse per liberare le aree a rischio idrogeologico dai numerosi edifici costruiti negli anni e per liberare i torrenti tombati. Altra grande emergenza è quella di garantire una dignitosa abitazione a chi non ne ha, a chi vive in alloggi fatiscenti, alle giovani coppie che non sono in grado di sostenere affitti o ratei di mutuo onerosi. Non servono per questo gli incrementi volumetrici, non serve costruire ancora sulle coste e nelle campagne e consumare suolo, serve un grande Piano per il recupero del patrimonio abitativo degradato, per rendere vivibili le decine di migliaia di case vuote e inutilizzate, da risanare e riadattare. Un Piano Casa per rendere dignità urbanistica alle nostre città e i nostri paesi e renderli più belli. 

Sappiamo che un Piano per mettere in sicurezza il territorio, per garantire in diritto alla casa e ad abitare una città vivibile necessita di ingenti risorse economiche, per questo tra le proposte della “Società della cura” abbiamo individuato dove e come reperire 175 miliardi disponibili subito, a questi andrebbero sommate le economie ricavate dagli interventi per risanare i disastri ambientali (dal secondo dopoguerra si sono spesi circa 310 miliardi di euro). 

Le risorse ci sono, manca la volontà politica per la cura della società e del territorio! 

sull'argomento

sito Facebook per una Società della cura

Comune info - La Società della cura

Sardegna Reporter - La società della cura di nuovo in piazza

Cagliari Pad - Associazioni e cittadini lanciano il manifesto per la società della cura: "Stop alle disuguaglianze"

Il Manifesto - La Società della cura "dona" 175 miliardi a Governo e Enti Locali






mercoledì 16 dicembre 2020

La cura della terra: coltivarla per salvarla

 di Giusi Angioni*

La pandemia, che avrebbe dovuto farci riflettere sulla necessità di cambiare un modello di sviluppo che sfrutta le risorse del pianeta senza porsi scrupoli, sta diventando un’occasione per favorire quei progetti, che pur definiti “green”, sono di fatto operazioni di pura speculazione, come ad esempio gli impianti delle energie rinnovabili” collocati in aree agricole. 

Nell’isola ci sono decine di progetti [1] presentati in questi ultimi mesi che cercano di accaparrarsi terre agricole da trasformare in aree industriali per la produzione di energia elettrica. Tutto questo sotto l’etichetta di “sviluppo sostenibile”, termine ormai talmente inflazionato e abusato da fungere quale mano di vernice che si è dato il capitalismo aggressivo e decrepito.” [2] 

Bisognerebbe chiedersi se è sensato:

- continuare ad installare impianti FER (fonti energie rinnovabili) in totale deregulation in una regione come la Sardegna dove di energia se ne produce molta di più di quella che viene consumata;

-   sacrificare i terreni agricoli invece di utilizzare aree industriali dismesse, contribuendo in tal modo all’ulteriore consumo di suolo;

-   distruggere la produzione agricola e la relativa economia locale, fattori che in simbiosi contribuiscono al mantenimento della biodiversità e alla conservazione del territorio.

E’ necessario ribadirlo: gli impianti che utilizzano le FER, collocati in aree agricole, non possono essere definiti né green, né sostenibili dal momento che viene consumato quel suolo, che è la risorsa più fragile e necessaria del pianeta. A questo proposito è fondamentale ricordare che il cambiamento della funzione d’uso del suolo è tra le prime cause dei cambiamenti climatici.

Proprio qualche giorno fa, il 5 dicembre, si è celebrata la Giornata Mondiale del Suolo, una ricorrenza che dovrebbe ricordare l’importanza della sua gestione responsabile. In Italia nel 2019, secondo i dati ISPRA (Istituto Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) il consumo di suolo avanza al ritmo di circa 16 ettari al giorno, con la perdita di 2 mq di suolo al secondo, ma paradossalmente esso cresce nonostante la popolazione diminuisca sempre di più.

Sempre ISPRA stima che un tale processo produca un danno economico potenziale che supera i 3 miliardi di euro ogni anno, solo per quanto riguarda la perdita dei servizi ecosistemici legati al suolo[3]. A questi vanno aggiunte le perdite economiche dovute ai danni indiretti, tra i quali quelli che derivano dagli incendi, frane e alluvioni, indotti o amplificati dal consumo di suolo. 

Consumo di suolo Sardegna - dati ISPRA 2019
Nonostante dati così eloquenti, la politica isolana non trova altra soluzione che riproporre l’ennesimo Piano Casa. Eppure, nell’ultimo rapporto ISPRA, la Sardegna si attesta ai primi posti per la quantità pro capite di suolo consumato.

Alcuni esempi: il comune di Uta - prov. Cagliari - con meno di 10.000 abitanti, è il secondo comune a livello nazionale per consumo di suolo nel 2019. L’incremento abnorme registrato - 58 ettari - è conseguente all’installazione di pannelli fotovoltaici su aree agricole. Anche Assemini, per lo stesso motivo, rientra tra i primi dieci comuni d’Italia (incremento di 54 ettari).

 


L’assalto degli speculatori del vento e del sole è in atto ormai da parecchi decenni nell’isola. Ben presto ci si è resi conto che si stavano sacrificando centinaia di ettari di agro per una insensata produzione di energia che non è supportata nè da un’adeguata rete di trasmissione, nè dalla presenza di un numero minimo di sistemi di accumulo.

Le Comunità locali hanno tentato di arginare gli errori della politica, ricorrendo alla mobilitazione e al coinvolgimento collettivo, studiando e prendendo coscienza delle reali esigenze energetiche e della sostenibilità degli interventi. A tal fine si sono costituiti Comitati e Associazioni che hanno messo in campo azioni tese a porre un freno a queste nuove forme di “invasioni”. Italia Nostra ha supportato e supporta queste lotte e in diversi casi ha contribuito a conseguire delle vittorie significative. Una di queste ha consentito di bloccare il progetto del megaimpianto termodinamico solare “Gonnosfanadiga”, che avrebbe occupato circa 250 ettari di terreni agricole (in realtà questo progetto ne prevedeva uno gemello tra Villasor-Decimoputzu con un sacrificio totale di circa 500 ettari di agro). Questo importante risultato non solo ha salvato la terra e l’economia di quel territorio, ma è anche la dimostrazione che occorre prendere consapevolezza delle dinamiche in atto e attivarsi nella difesa della propria terra.

Tutto ha inizio quando nel 2012, Luciana Mele, allora Assessora all’ambiente del Comune di Gonnosfanadiga, viene a conoscenza dell’arrivo di un progetto di Termodinamico Solare a opera della “LTD Gonnosfanadiga”. L’Assessore si informa, legge il progetto e partecipa ad alcune assemblee che nel territorio parlano di questa tipologia di impianti.

Resasi conto di quanto si prospettava, informa i cittadini in una apposita assemblea e con alcuni di loro, nell’aprile del 2012  costituisce il comitato "Terra che ci Appartiene". 

Successivamente, col Comitato di Guspini già costituito, contribuisce alla formazione di altri Comitati che si moltiplicano nei paesi limitrofi e oltre (Villacidro, Villasor, Decimoputzu, S.Gavino, Pabillonis, Arbus) ricevono il supporto di varie Associazioni ambientaliste: Italia Nostra, GRIG, LIPU, WWF. 

Seguono anni di incontri, di assemblee e manifestazioni, che sfociano nella presentazione di centinaia di pagine di osservazioni nel corso del procedimento di VIA, nelle quali si evidenziano le omissioni e le incongruenze presenti nel progetto. Infatti, dopo un lungo e sofferto iter, il 22 dicembre del 2017, il Consiglio dei ministri del Governo Gentiloni, lo dichiara respinto con la motivazione della: “Non sussistenza delle condizioni per autorizzare la realizzazione dell’impianto”. 

Il progetto è definitivamente bocciato, grazie anche al parere contrario del Ministero dei Beni Culturali espresso conformemente al diniego della Soprintendenza di Cagliari.

 

Luciana Mele e Gianfranco Usai

A Gonnosfanadiga tra quelli che da subito non hanno creduto e ceduto alle prospettive millantate dagli speculatori, c’è stato Gianfranco Usai, convinto fin dal primo momento che nel futuro di queste terre si potesse e si dovesse fare altro. 

Gianfranco era ed è pastore ed agricoltore e il suo lavoro può essere portato ad esempio di buone pratiche di gestione del territorio. Alla base dei suoi prodotti (latte, carne, olio, cereali, foraggio) c’è la cura e la consapevolezza di quanto sia preziosa la risorsa terra. Alleva le sue pecore in maniera realmente sostenibile: la terra di cui dispone in parte ospita un numero dei capi in funzione del pascolo e in parte è destinata alla produzione di foraggio - orzo, piselli, avena - che per l’eccedenza vende ad altri allevatori.  Non utilizza mangimi provenienti da coltivazioni intensive, perché è conscio che queste sono concausa della deforestazione nel mondo. Inoltre, fa quello che dovrebbero fare tutti coloro che lavorano e rispettano i cicli naturali della terra: diversificare e alternare le colture. In questa maniera non depaupera il suolo ed aiuta la sua azienda a mantenersi in salute e a superare più facilmente i periodi di crisi.Gianfranco è un rappresentante di quell’agricoltura a misura d’uomo, il suo cultivar fa tesoro di antiche esperienze, utilizzando la rotazione delle colture per concedere riposo alla terra secondo un ciclo armonico e conferire ad essa fertilizzanti naturali attraverso la semina dei legumi che arricchiscono il terreno di azoto. Recentemente una nuova sfida: su una parte dei terreni sparge antiche sementi (Karalis e Nuraghe) per la produzione di grano duro, fornite dall’Agris (Agenzia Regionale per la ricerca e sperimentazione in agricoltura). Riprendere la coltivazione di queste antiche varietà ha un doppio valore. Ecologico, per la conservazione di quella biodiversità di cui noi, abituali consumatori di cibi standardizzati dalla omologazione distributiva, non abbiamo percezione. Simbolico, per la implicita opposizione alle egemonie di mercato, che mirano a concentrare semi selezionati nelle mani di alcuni speculatori; in seguito a recenti fusioni la metà dell’intero mercato mondiale è in mano a sole tre multinazionali, mentre quarant’anni fa erano più di 7mila le ditte sementiere. Emblematico il caso che ha di recente coinvolto anche la nostra Isola, quando ci si è visto sottrarre la possibilità di produrre il grano duro Senatore Cappelli a vantaggio di un colosso nazionale, la SIS (Società italiana di sementi) di Bologna, cui è stata conferita in esclusiva la distribuzione. Si è così cancellato d’un colpo un lavoro trentennale di recupero di una varietà storica di semi portato avanti da altri, creando di fatto un monopolio come la stessa Antitrust ha di recente confermato.[4]

Località Pauli Cungiau - Gonnosfanadiga

 

E’ giusto dunque chiedersi cosa possiamo fare in concreto per non rendere vani gli sforzi di coloro i quali vedono nella terra non l’oggetto di una proprietà da usare ed abusare, ma un fragile dono transitorio da preservare per le generazioni future. Per paradosso l’arma più potente nelle nostre mani è quella che il modo di produzione capitalistico ci ha confezionato per autodistruggerci: il consumo! Fare oggi la spesa deve per noi tutti tradursi in una cosciente azione di solidarietà a sostegno di chi si ispira ad un modello virtuoso di coltivare la terra. In tal modo noi trasformiamo un agire quotidiano in una concreta “azione politica”. In altri termini, lo svolgersi di un’attività del tutto ordinaria come la spesa, può tradursi in un micidiale strumento per contrastare a livello globale i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, oltre che renderci uomini liberi.

L’ISTAT, per il 2018, ha stimato che il valore della spesa alimentare domestica in Italia corrisponde a ben 142,5 miliardi di euro, con una spesa pro capite di €.2.428. Questi dati confermano che abbiamo un potere enorme ma inconsapevole a disposizione col quale, volendolo, potremmo garantire la nostra come la salute del pianeta, oltre che conferire il giusto compenso a chi lavora la terra. Sono lavoratori, i contadini ed i pastori, che non conoscono la differenza tra giorni feriali e giorni festivi, che lavorano esposti ad un clima sempre più inclemente, e che dalla mancata valorizzazione del loro lavoro sono indotti all’abbandono della terra.

Secondo Coldiretti, in Italia, negli ultimi 30 anni sono stati abbandonati 3 milioni di ettari di terreno coltivato - un’area più vasta dell'intera Sardegna - e sono più di un milione gli agricoltori che sono stati costretti ad abbandonare queste aree. Oltre alla perdita di moltissimi posti di lavoro, queste aree abbandonate, inevitabilmente sono diventate oggetto di azioni speculative e di degrado. Le campagne abbandonate amplificano infatti le conseguenze di frane, esondazioni, allagamenti, incendi che devastano il territorio e determinano non solo un danno ecologico ma anche economico.

La politica, anzichè continuare a pensare alla terra e al suolo come un qualcosa da riempire, occupare, sfruttare (per poi attribuire la causa dei dissesti agli eventi imprevedibili!) dovrebbe sancire il valore inalienabile del capitale ambientale e riconoscere agli agricoltori il ruolo di suo custode, tutelando la loro azione e garantendo la conservazione delle aree agricole.

Non sembra pertanto più derogabile una normazione che individui le caratteristiche cui debbano soddisfare le aree da ritenersi idonee per l’insediamento di impianti FER, affinchè si metta un freno al loro indiscriminato proliferare ed alla trasformazione di aree agricole in industriali.

 

* Delegata Italia Nostra Sardegna: Cibo e Consumo Sostenibile

 

 


 

[1] Si tratta di 8 impianti eolici e 53 impianti fotovoltaici, per un totale di quasi 5.000 ettari di superficie occupata, di cui intorno a 3.000 di suolo agricolo, e 2.240 MW di potenza complessiva, un valore addirittura superiore al totale installato su tutta l’isola fino ad ora.

[2] Roberto Mancini, https://altreconomia.it/idee-eretiche-197/

[3] Le aree perse negli ultimi 7 anni garantivano la fornitura di 3 milioni e 700mila quintali di prodotti agricoli, 25 mila quintali di legname, lo stoccaggio di due milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 300 milioni di mc di acqua che scorrendo in superficie non solo non è più disponibile per la ricarica delle falde ma aggrava il rischio idrogeologico. 

[4] La sentenza Antitrust evidenzia che SIS ha di fatto imposto un regime di monopolio sfruttando abusivamente la propria posizione di forza commerciale a danno dei coltivatori interessati alla semina e al raccolto di grano Cappelli” e creando, dunque, una filiera chiusa”. Tra le scorrettezze: l’ingiustificato aumento del prezzo delle sementi per gli agricoltori (oltre il 60% in tre anni), l’obbligo di consegna del grano prodotto a circuiti ben definiti e forti discriminazioni nella vendita delle sementi. (Fonte CIA-agricoltori)

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sull'argomento














sabato 5 dicembre 2020

La Sardegna vara il Piano triennale per la cancellazione delle regole urbanistiche

Centro storico di Bosa

Le audizioni presso la IV Commissione Consiliare sul Ddl 108 hanno evidenziato la solitudine di questo governo regionale che in “nome del popolo” vorrebbe cancellare il sistema che regola l’urbanistica in Sardegna e con esso lo stesso paesaggio sardo e la bellezza delle nostre città e paesi. Oltre alle associazioni ambientaliste, che hanno duramente criticato il provvedimento, si è registrata una sonora bocciatura anche dall’ANCI, dagli Ordini degli ingegneri e degli architetti, dall'Ordine degli agronomi e forestali,  da qualche sindacato, dalla Cna Costruzioni e dagli stessi albergatori. Sono rimasti veramente in pochi a sostenere queste pericolose scelte urbanistiche.

Conferenza Stampa delle associazioni ambientaliste sotto il  Consiglio regionale

Italia Nostra Sardegna e le altre Associazioni ambientaliste hanno messo in luce le numerose illegittimità, anticostituzionalità e criticità presenti nella norma presentata dalla Giunta Regionale ed emendata dalla Commissione. Piuttosto che una legge per la “…. riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente, disposizioni per il governo del territorio … Misure straordinarie urgenti a seguito dell’epidemia da Covid-2019” appare una norma ben elaborata per raggiungere nei tre anni di vigenza la completa distruzione del nostro patrimonio abitativo, del paesaggio, e delle aree più sensibili dell’isola: le coste, i centri storici, le zone a tutela integrale, le campagne. 

Non avevamo mai visto raccolte nella stessa proposta di legge tante assurdità urbanistiche e cosí numerosi motivi di palese illegittimità. Sembrerebbe che i legislatori regionali abbiano fatto una ricerca accurata di tutte le peggiori leggi esistenti in materia edilizia e le abbiano condensate nella norma in discussione. 

Montes - Orgosolo

Ricordiamo, solo per citare alcuni obbrobri urbanistici, l’articolo 1) che è di fatto un incentivo per le lottizzazioni abusive nelle campagne, l’art. 2) che grazie agli incentivi volumetrici fino al 50% consentirebbe la realizzazione di milioni di mc di nuovi volumi in qualsiasi luogo, perfino sulla battigia, riducendo gli standard urbanistici e rendendo sempre più invivibili le nostre città. Per non parlare poi delle misure anticovid utilizzate per giustificare ulteriori aumenti volumetrici nelle strutture ricettive.

Gli artt. 2) e 3) inaugurano il mercato dei volumi consentendo la libera compravendita di crediti volumetrici da ubicare anche a centinaia di metri di distanza

L’intera norma rappresenta un salto indietro in materia urbanistica di quasi un secolo, anche rispetto alla legge urbanistica del 1942 e alle norme più recenti della Regione Sardegna: il Decreto Floris 2266/1983, la Legge urbanistica 45/1989, la Direttiva delle zone agricole 228/1994 e non ultimo il Piano Paesaggistico Regionale del 2006.  Si tratta di norme che prevedono uno sviluppo ordinato e armonico delle nostre città, che adottano misure per rendere i nostri paesi più vivibili e per tutelare il nostro paesaggio e il patrimonio ambientale e culturale. La legge in discussione pretende di cancellare, in un sol colpo, tutte queste norme e di riportare l’edilizia ad una sorta di deregulation urbanistica.

Insomma, un vero e proprio piano triennale finalizzato alla cancellazione delle regole di cui non si conoscono appieno i devastanti effetti sul territorio. Per questo motivo sosteniamo che la legge venga assoggettata a Valutazione Ambientale Strategica, come impone la normativa europea.

Siamo certi della illegittimità della legge in approvazione e chiederemo al governo di impugnarla. Resta purtroppo anche la certezza sui danni al territorio e al paesaggio, soprattutto quello costiero, che questa norma causerà nel suo periodo di vigenza prima della bocciatura, e sui contenziosi legali che ne conseguiranno. 

La caletta - Carloforte

sull'argomento

Italia Nostra Sardegna - Ancora una legge incostituzionale contro agro e fascia costiera

Italia Nostra Sardegna - Piano casa e demolizione del PPR, cambiano gli attori, ma la rappresentazione è sempre più scadente

Italia Nostra - In Sardegna con il Ddl 108 si apre il mercato delle volumetrie

Sardinia Post - Gli ambientalisti contro il Piano casa: "Pronti a presentare ricorso a Bruxelles"

MEDITERRANews - Sardegna: Piano casa 2020

Aska news - Piano Casa Sardegna, i distinguo degli ordini professionali e dell'Anci

Il Manifesto - Tutti contro il piano casa di Solinas, anche il governo

ANSA Sardegna - Alta tensione sul Piano casa, blitz fallito in aula

CagliariPad - Piano Casa, Italia Nostra "Deregulation Urbanistica"

Youtube - Sardegna - Piano Casa, associazioni unite pronte a guerra

SardegnaSoprattutto - La giunta Solinas vuole varare un piano triennale per cancellare le regole costituzionali

QdC - Premi di fine anno all'edilizia, la Sardegna divisa sul mattone

Sardinia Post - Piano casa, la denuncia di Italia Nostra: "È una sorta di deregulation urbanistica"

ANSA Sardegna - Sardegna: ambientalisti, su Piano casa pronti a ricorso in Ue  

Alghero Live - Italia Nostra stronca il Piano casa, in audizione e1 stato un coro di no: "legge illegittima da impugnare"

Cronache nuoresi - Italia Nostra: "Col nuovo Piano casa si rischia la deregulation urbanistica"

La Nuova Sardegna - Piano Casa in Sardegna: ambientalisti pronti a presentare ricorso all'UE

Sardegnagol - Piano casa, audizioni in IV Commissione 

City Cagliari - Piano casa, Italia Nostra: "Deregulation urbanistica"

Vistanet.it - Piano Casa, dagli ambientalisti guerra alla Regione: "Ricorso a Commissione Europea"





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