venerdì 28 febbraio 2020

La Sardegna verso una giusta transizione energetica e sociale

L’Italia e, in particolar modo, la Sardegna devono indirizzarsi verso la riconversione “verde delle zone carbonifere del Sulcis-Iglesiente grazie ai 364 milioni che, dal 2021, saranno messi a disposizione dal nuovo Fondo europeo per la transizione equa. Lo stabilisce la Commissione Ue nei country reportscioè le relazioni con cui la Commissione Europea esamina la situazione economica e sociale degli stati membri dell’Ue. Infatti secondo i calcoli dell’Ue questo strumento da 7,5 miliardi mobiliterà in Italia circa 5 miliardi d’investimenti. 
Il Wwf e Italia Nostra della Sardegna ritengono che la classe dirigente della Sardegna abbia ora l’obbligo di individuare strategie industriali ed energetiche che vadano oltre il carbone e il metano e che conducano ad una giusta ed equa transizione energetica, con la chiusura delle centrali a carbone e la riconversione e le bonifiche del Sulcis-Iglesiente. Obbiettivo prioritario la riconversione della miniera di Nuraxi Fugus.
In questa area geografica, depressa economicamente, spopolata e con un’alta percentuale di anziani e giovani disoccupati (quasi il 36%), un basso reddito pro capite e una generale bassa qualità della vita, la riconversione “verde potrà diventare un modello di vero riscatto per l’intera isola. La regione Sardegna, senza indugi, dovrà presentare a Bruxelles dei piani sulla riconversione energetica dei territori beneficiari del nuovo fondo che metterà a disposizione le risorse provenienti dal bilancio Ue 2021-2027. 
La Commissione ha identificato le aree in cui ogni Paese dovrebbe investire le risorse del nuovo Fondo europeo per un’equa transizione sociale combinando la riduzione della quantità di emissioni di CO2 emesse dal settore industriale con una corretta transizione ambientale che dia garanzie di natura occupazionale e di ripresa economica del territorio.
La Sardegna ha dinanzi una sfida ed un’opportunità che sarebbe assurdo non cogliere arroccandosi sulle obsolete fonti fossili quali carbone e metano. La non presenza del gas nella regione, se negli anni ha rappresentato un gap negativo per la sua economia, può oggi diventare una grande opportunità trasformando l’isola in un vero e proprio laboratorio della decarbonizzazione per il clima e lo sviluppo sostenibile”. Si tratta di saper mettere a valore le ricchezze presenti e spendere risorse e intelligenze verso le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, i trasporti sostenibili, una rete elettrica intelligente ed evoluta e moderni sistemi di accumulo. Questo consentirà di indirizzare l’isola verso un futuro fatto di sviluppo sostenibile e di nuova e stabile occupazione. 
Ê indubbio che la Sardegna deve privilegiare un’industria innovativa e non energivora in considerazione del fatto che il maggiore consumo energetico è di gran lunga quello industriale rispetto agli altri settori. La trasformazione del sistema economico attuale verso quello circolare anche con la riconversione del polo dell’alluminio primario di Portoscuso (Alcoa – Eurallumina) in quello dell’alluminio riciclato notevolmente meno energivoro e meno inquinante attraverso percorsi sostenuti dall’Unione Europea per la creazione di posti di lavoro di qualità sociale e ambientale, reali e duraturi nel tempo. Un’economia circolare unita alle bonifiche - in forte ritardo - dei siti industriali inquinati (SIN) porterebbe la Sardegna in una nuova e reale prospettiva di Rinascita sociale, economica e ambientale.



Sardegna "Isola zero CO2 - phase out 2025" download

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