sabato 27 febbraio 2021

Campagna stop-RWM: la comunità si mobilita per impugnare la sentenza del TAR Sardegna

Lo scorso 25 febbraio, lo studio legale degli avvocati Andrea e Paolo Pubusa ha impugnato, davanti al Consiglio di Stato, la sentenza n. 422/2020 del TAR Sardegna dello scorso luglio che ha rigettato le numerose ipotesi di illegittimità, sollevate dai ricorrenti, relative all’ampliamento dello stabilimento dell’azienda RWM Italia Spa, la fabbrica di esplosivi e ordigni per uso militare di Domusnovas-Iglesias. 

La presentazione del ricorso è stata possibile grazie al sostegno di numerosi cittadini, associazioni, comitati e gruppi che, nonostante le continue intimidazioni, si sono mobilitati e hanno partecipato attivamente alla “campagna Stop-RWM”, organizzando incontri e iniziative informative, nazionali e internazionali, finalizzate alla sensibilizzazione sull’argomento e alla raccolta dei fondi necessari per coprire le spese legali.  

La richiesta di annullamento della decisione di primo grado ripercorre tutti i 43 punti in cui è articolata la sentenza, rilevandone l’illogicità, la lacunosità e l’eccessiva carenza nelle motivazioni, che non giustificano le conclusioni alle quali sono arrivati i giudici della I sezione del TAR Sardegna. 

L’aver liquidato come irrilevanti i richiami dei ricorrenti alla Costituzione, alla normativa vigente che impedisce il commercio di armi con i paesi in guerra (legge 185/90 e trattato per la limitazione del commercio delle armi dell’ONU), e alla risoluzione del Parlamento Europeo del 4 ottobre 2018 sulla guerra in Yemen, contrasta con le norme di diritto costituzionale e internazionale. Lo conferma la stessa decisione del governo italiano di annullare le licenze di esportazione di RWM verso l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e quella del Giudice delle indagini preliminari di Roma che, respingendo le richieste di archiviazione, consente alla Procura di proseguire le indagini sull’azienda RWM e sull’agenzia UAMA, che ha autorizzato le esportazioni di armi da guerra verso quei paesi.

Le altre questioni sollevate nel ricorso riguardano in particolare la modalità del rilascio dell’autorizzazione all’ampliamento dello stabilimento, “furbescamente” suddiviso in oltre 20 richieste scorrelate tra loro, così da evitare una valutazione cumulativa dell’intero progetto; e questo nonostante si tratti della costruzione di imponenti edifici con sbancamento di interi rilievi, e della realizzazione di enormi terrapieni, alcuni dei quali ricadono anche nell’area golenale tutelata del Rio Gutturu Mannu (Rio Figu), che attraversa lo stabilimento ed è riconosciuta come “area di pericolosità idraulica” dalla stessa Direzione Generale dell’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico della Sardegna.  


Insomma, un enorme impianto industriale che beneficia di un’autorizzazione ambientale semplificata e che invade una zona adibita ad agricoltura e pascolo, classificata come “zona ricoperta da bosco” nel Piano Paesaggistico Regionale e prossima alla zona naturalistica protetta SIC del Monte Linas – Marganai. Nonostante la vicinanza ad un’area protetta, nonostante in quello stabilimento si producano e si testino esplosivi, il TAR Sardegna non ha ritenuto necessaria la valutazione di impatto ambientale delle intere opere autorizzate.

La sentenza impugnata ha ignorato, inoltre, l’intera normativa italiana ed europea sulla partecipazione dei cittadini e dei portatori di interesse alle scelte che li riguardano.

Questo fatto è ancora più grave, perché l’occultamento delle informazioni riguarda la realizzazione di uno stabilimento ad elevato rischio di incidente rilevante (d.lgs 105/2015 e d.lgs 334/1999). Il Piano di Emergenza per le Aree Esterne (PEE), obbligatorio per gli stabilimenti come quello di RWM a Domusnovas-Iglesias, è infatti abbondantemente scaduto e non più rinnovato, nonostante le trasformazioni radicali avvenute nello stabilimento e nella stessa quantità e qualità della produzione in corso. Non esiste perciò alcuna garanzia per la sicurezza della popolazione, che viene tenuta all’oscuro perfino dei piani di sicurezza e degli eventuali rischi a cui potrebbe andare incontro. 

Il ricorso al Consiglio di Stato si inserisce all’interno di un’ampia mobilitazione, che vede la comunità impegnata a difesa della propria salute, del proprio territorio e dell’ambiente e affinché venga garantito un lavoro dignitoso e moralmente accettabile a tutti i cittadini, compresi gli attuali dipendenti della RWM; mentre le istituzioni locali appaiono meno interessate alle tematiche ambientali e alla sicurezza dei cittadini e molto più attente agli interessi della multinazionale Rheinmetall. L’ultimo fatto sul quale si è chiesto l’intervento della Procura della Repubblica, riguarda il caso del ricorso straordinario al Presidente della Repubblica (presentato a dicembre 2019) contro l’autorizzazione per la realizzazione del nuovo poligono per test esplosivi, il Campo prove R140, di cui si sono perse le tracce nel comune di Iglesias!


Italia Nostra Sardegna, Unione Sindacale di Base per la Regione Sardegna USB, Assotziu Consumadoris Sardigna 


Il testo integrale del ricorso è consultabile al link https://stoprwm.wordpress.com/ricorso-di-appello-al-consiglio-di-stato/



sul blog: 

RWM: il 19 giugno sit-in davanti al Tar Sardegna

Nonostante l'emergenza la RWM raddoppia la produzione di armi ed esplosivi

I numerosi dubbi sullo "scrupoloso rispetto delle norme da parte della RWM"

sull'argomento

Il Manifesto Sardo - Il GIP dispone l'archiviazione della querela di Rwm Italia spa contro il Comitato Riconversione Rwm

Azione non violenta - Fermare il commercio di armi e di morte è possibile

Osservatorio Diritti -Armi italiane vendute all'Arabia Saudita: il blocco non basta, passano per il Regno Unito

AGC Greencom - Sardegna. Associazioni impugnano sentenza TAR contro sentenza fabbrica bombe RWM a Domusnovas

Il Manifesto Sardo - Appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR Sardegna sulla RWM

Il Fatto Quotidiano - Bombe all'Arabia Saudita, dal Gip "no" ad archiviazione per RWM e UAMA: indagini su uccisione famiglia Yemen vanno avanti

Inside Over - Ora si indaga sulle armi italiane vendute all'Arabia Saudita

Comune-info - Che male fa una licenza di uccidere?

Cinque Colonne Magazine - Arabia Saudita: stop del governo Conte all'export di bombe






lunedì 15 febbraio 2021

Gli investimenti non possono produrre danni significativi all'ambiente e alla biodiversità

Interessante articolo tratto dal blog Salviamo il Paesaggio 


La risoluzione legislativa del 10 febbraio 2021 del Parlamento Europeo istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza avviato dalla Commissione a maggio del 2020. 

Si tratta di un grosso investimento (l'85% circa dei 750 miliardi del Next Generatio Eu) a disposizione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr).

Il regolamento adottato è funzionale all’attuazione di riforme e investimenti pubblici da parte degli Stati membri in risposta agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda ONU 2030 e alle misure europee di ripresa e resilienza finalizzate ad avere un impatto duraturo sulla produttività e sulla resilienza economica, sociale e istituzionale degli Stati membri.

Riprendendo il Green Deal europeo quale strategia di crescita dell’Europa e considerando l’importanza di far fronte ai cambiamenti climatici in linea con l’impegno dell’Unione di attuare l’accordo di Parigi e gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu, lo strumento legislativo recentemente approvato evidenzia anche l’importanza di affrontare la drammatica perdita di biodiversità e conferma la necessità di dimostrare il rispetto del principio non nuocere all’ambiente, dedicando almeno il 37% dei fondi alla transizione verde, compresa la biodiversità, e almeno il 20% alla spesa digitale. 



L’altro importante obbiettivo da raggiungere riguarda la necessità di introdurre riforme basate sulla solidarietà, l’integrazione, la giustizia sociale e un’equa distribuzione della ricchezza, finalizzata a creare un’occupazione di qualità e una crescita sostenibile, garantire un pari livello di opportunità e protezione sociale, anche in termini di accesso (consultazione dei portatori di interessi nazionali, individuare e rettificare i conflitti di interesse, la corruzione etc...), tutelare i gruppi vulnerabili e migliorare il tenore di vita di tutti i cittadini dell’Unione: uguaglianza di genere, pari opportunità. Condizione necessaria perchè la ripresa delle economie degli Stati membri avvenga senza lasciare nessuno indietro.

I Pnrr dovranno pertanto definire e prevedere le modalità di intervento finalizzate ad affrontare con efficacia le pertinenti sfide e priorità specifiche per Paese, ponendo, in particolare, la sostenibilità e il benessere dei cittadini al centro della politica economica in riferimento dei 17 Goal dell’Agenda Onu 2030 e rendendo gli stessi SDGs (sustainable development goals) fulcro della definizione delle politiche e degli interventi dell’Ue. 


I Pnrr devono essere articolati in aree d’intervento di pertinenza europea strutturate in sei pilastri:

a)    transizione verde;

b)    trasformazione digitale;

c) crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, che comprenda coesione economica, occupazione, produttività, competitività, ricerca, sviluppo e innovazione, e un mercato interno ben funzionante con Pmi forti;

d)    coesione sociale e territoriale;

e)   salute e resilienza economica, sociale e istituzionale, al fine, fra l’altro, di rafforzare la capacità di risposta alle crisi e la preparazione alle crisi;

f)      politiche per la prossima generazione, l’infanzia e i giovani, come l’istruzione e le competenze.

Elemento fondamentale per l’elaborazione dei Piani nazionali, sono gli orientamenti tecnici sull’applicazione del principio “non arrecare un danno significativo” a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza adottati venerdì 12 febbraio.

Questo significa che nessuna misura inserita in un piano per la ripresa e la resilienza debba arrecare danno agli obiettivi ambientali ai sensi dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852  (definito regolamento Tassonomia) relativo all’istituzione di un quadro che favorisce gli investimenti sostenibili, tramite la definizione di un sistema di classificazione delle attività economiche ecosostenibili

Gli obiettivi ambientali da considerare nella valutazione denominata Dnsh (Do Not Significant Harm – non produrre danno significativo) sono dunque gli stessi del regolamento tassonomia:

1.     mitigazione dei cambiamenti climatici;

2.     adattamento ai cambiamenti climatici;

3.     uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine;

4.     transizione verso un’economia circolare;

5.     prevenzione e riduzione dell’inquinamento;

6.     protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.

Le riforme nei settori dell’industria, dei trasporti e dell’energia, possedendo un grande potenziale di promozione della transizione verde e di stimolo della crescita, dovrebbero essere inserite prioritariamente nei Pnrr. La stessa normativa ambientale dovrà rispondere alla valutazione Dnsh, così come le stesse procedure di Via e di Vas non potranno esimersi dalla verifica Dnsh.



I criteri indicano l’obbligo di adozione delle soluzioni tecnicamente più avanzate in termini di riduzione dell’impatto sull’ambiente e la dimostrazione che le stesse soluzioni non conducano a situazioni di “lock-in”, ovvero a scelte d’investimento che impediscano o ostacolino un miglioramento nel tempo delle performance ambientali.

Il gas naturale come misura non è vietata, ma deve essere dimostrata la compatibilità dell’investimento con il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e al 2050, e senza incorrere nel citato effetto “lock-in” o “stranded assets” (si tratta di investimenti destinati a perdere valore nei prossimi anni, essendo legati ai combustibili tradizionali e alle relative infrastrutture: gasdotti, impianti a carbone, pozzi petroliferi, miniere e così via).

La Commissione è molto chiara nel precisare che, senza eccezioni, agli Stati membri è chiesto di confermare che la risposta alla verifica Dnsh sia sempre “no”, ovvero la misura indicata nel piano non dovrà mai arrecare danni agli obiettivi ambientali, fornendo una spiegazione e motivazioni a sostegno della risposta. Qualora gli Stati membri non siano in grado di fornire una motivazione di fondo sufficiente, la Commissione può ritenere che una data misura sia associata a un possibile danno significativo, richiedendo dunque necessità di confronti e approfondimenti tra la Commissione e lo Stato membro.



sull'argomento

Comunicazione della Commissione - Orientamenti tecnici sull'applicazione del principio "Non arrecare un danno significativo"a norma del regolamento sul dispositivo per la ripresa e la resilienza 

Risoluzione del Parlamento Europeo del 10.2.2021 sul Nuovo Piano d'Azione per l'economia Circolare

Risoluzione del Parlamento Europeo dell'11.2.2021 sull'Agenda europea sulla competitivita1 sostenibile, l'equità sociale e la resilienza







sabato 13 febbraio 2021

I mega impianti eolici funzionali ai combustibili fossili

Italia Nostra Sardegna ha presentato all’Assessorato della difesa dell’ambiente della Regione Sardegna le Osservazioni al Parco Eolico denominato “Serra Longa” nella procedura dii VIA in corso presso il Servizio Valutazioni Ambientali. Si tratta di un impianto eolico della potenza complessiva di 30 MW, costituito da 10 aerogeneratori della potenza di 3 MW, proposto dalla società Green Energy Sardegna 2 (sede Bolzano). Il complesso delle opere costituito dall’installazione delle torri, la realizzazione della viabilità per il passaggio dei mezzi speciali e delle aree di cantiere, l’esecuzione di cavidotti e di una sottostazione di trasformazione elettrica interesserà i Comuni di Siurgus Donigala, S. Basilio, Silius e Goni.

Nel documento di Osservazioni vengono evidenziati gli impatti paesaggistici connessi al gigantismo delle tecnologie proposte. Si tratta di aerogeneratori dell’altezza di circa 200 mt. visibili a grandi distanze, il cui impatto visivo si cumula con quello di un adiacente parco eolico costituito da 29 pale e realizzato nel 2010 dalla soc. Guardionara. L’alterazione visiva del territorio è accresciuta dai non lontani e analoghi impianti di Nurri e Ulassai. E’ stato evidenziato inoltre che nelle aree buffer delle singole torri ricadono in un raggio molto ridotto monumenti di fondamentale importanza per la cultura sarda, quali i parchi archeologici di Pranu Muttedu e Nuraxeddu, le domus di Genna Accas,  nuraghi, pozzi sacri e tombe di giganti. 

Sito prenuragico di Pranu Muttedu

Nel merito è da evidenziare come la recente delibera G.R. 59/90 del 27.11.2020 di “Individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili”, sopprimendo i criteri individuativi delle aree buffer dettati dalla precedente delibera G.R. n. 40/11 del 7.8.2015, rende ancora più precaria la conservazione dei contesti paesaggistici  in cui i beni culturali vengono a ricadere. 

Anche gli impatti ambientali appaiono rilevanti se si pensa ai numerosi interventi per infrastrutturare i percorsi e per realizzare connessioni e parco. L’avifauna in particolare, come dimostrano studi sempre più stringenti correrà notevoli rischi e una porzione di area boschiva risulterà compromessa. 


Quel che però appare di più pressante rilievo è l’assenza totale di Governance nella realizzazione di impianti che utilizzano le fonti rinnovabili. La permissività dell’attuale legislazione e i cospicui incentivi hanno scatenato una vera e propria caccia a tali fonti energetiche. Ben 12 progetti di eolico onshore sono stati presentati al Ministero dell’Ambiente per una potenza complessiva superiore ai 500 MW, oltre ad un impianto offshore  di 504 MW. Ad essi vanno ad aggiungersi una pletora di impianti fotovoltaici attualmente in procedura VIA presso l’assessorato ambiente della Regione Sardegna (59 richieste per complessive 1.634 MW di potenza da installare). Come evidenziato nelle Osservazione un’immissione così elevata di energia elettrica, per giunta con priorità di dispacciamento, non programmabile e con forti escursioni di variabilità, porterebbe al collasso una rete di trasmissione non magliata e tecnologicamente inadeguata. Inoltre l’assenza di adeguati sistemi di accumulo e la riduzione dei consumi conseguente alla crisi industriale comporterebbe due effetti negativi. Da una parte la necessità di far continuare a funzionare le centrali termoelettriche a carbone per garantire la stabilità della rete e dall’altra un incremento del surplus energetico isolano che già nel 2018 superava il 34%.

L’allarme di una totale ingestibilità del sistema elettrico, che comprometterebbe lo stesso phase out dal carbone per il 2025 della Sardegna e di conseguenza il mancato rispetto degli obiettivi del PNIEC 2030 da parte dell’Italia è stato lanciato da Italia Nostra Sardegna in sede di audizione al MISE nel gennaio 2020. 

CIA, LIPU, Fridays for Future, Grig, Isde, USB, Cobas hanno sollecitato, assieme a Italia Nostra,  affinchè la Regione Sardegna attivi un tavolo tecnico sulla delicata questione della Governance energetica. A tutt’oggi però la richiesta è rimasta inascoltata.    

link al progetto pubblicato nel portale Sardegna Ambiente 



sull'argomento

Il paesaggio non può essere devastato dalle pale eoliche. Lo stabilisce il TAR della Sardegna

Le pale eoliche di Bitti simbolo della rapina dei "giacimenti energetici " della Sardegna

Il business dell'eolico non sta più nè in cielo nè in  terra

L'unione Sarda - Italia Nostra contro il parco eolico del Sud Sardegna

Alghero Live - Italia Nostra Sardegna: i mega impianti eolici funzionali ai combustibili fossili

Sardinia Post - Italia Nostra su parco eolico nel Gerrei: impatto su ambiente e siti archeologici

CagliariPad - Installazione impianto eolico a Goni, il no di Italia Nostra: "Troppo vicino al muro di Pranu Muttedu"



mercoledì 10 febbraio 2021

I Giganti restino a Cabras

Il Consiglio Regionale di Italia Nostra Sardegna e la Sezione Sinis Cabras Oristano, ritengono inopportuna e sbagliata la scelta di trasferire gli ultimi rinvenimenti archeologici del sito di Mont'e Prama, attualmente esposti nel Museo G. Marongiu di Cabras, per l'attività di restauro e futura esposizione presso la sede di Cagliari. 

Italia Nostra Sardegna e le Sezioni presenti nel territorio regionale, hanno da sempre affiancato le istanze delle comunità, delle Amministrazioni locali, dei comitati spontanei, associazioni, dei singoli cittadini in difesa dei territori e del patrimonio paesaggistico, storico culturale e architettonico, dalle molteplici aggressioni e abusi a cui non di raro sono sottoposti. La stessa comunità di Cabras è già stata depauperata in passato di una buona parte dei ritrovamenti archeologici rinvenuti nel suo territorio, oggi visitabili nei musei di tutto il mondo.  

Riteniamo che in questa vicenda la Soprintendenza dovrebbe riflettere attentamente su questa azione di prevaricazione e di mancanza di ascolto delle istanze esposte dalla comunità lagunare. Se non altro per dare continuità alla recente storia della gestione dei beni culturali in cui il principio del centralismo museale, messo in discussione negli anni '70, ha portato al sensato risultato della scelta della dislocazione e realizzazione dei musei diffusi nei territori. Per questo facciamo nostro l'appello dell'Amministrazione comunale che chiede “il rispetto dell'accordo siglato nel 2017 tra il Ministro, la Regione e il Comune che trova pieno fondamento nella Convenzione Europea per la Protezione del patrimonio archeologico firmata dall'Italia nel 1992 e ratificata nel 2015, che impegna gli stati firmatari a promuovere il patrimonio e a conciliare l’archeologia con lo sviluppo del territorio, preservando la conservazione in situ dei reperti”. 



Chiediamo, pertanto, risolutamente alla Soprintendenza Archeologica di rivendere le proprie scelte e di aprire un tavolo di discussione per l'elaborazione di un processo condiviso con la comunità di Cabras. 

Esortiamo altresì l'Amministrazione di Cabras e le sue Istituzioni, nel procedere con la programmazione e definizione del progetto del Parco Archeologico, di rendere disponibili gli spazi logistici all’interno del Museo Archeologico G. Marongiu, attualmente in fase di ampliamento, per consentire la delicata gestione del restauro, della sua fruizione e successiva esposizione definitiva. 

Crediamo fortemente che la sede del patrimonio statuario e dei rinvenimenti di Mont'e Prama sia esclusivamente Cabras e che nell'affascinante territorio del Sinis si debba fare esperienza diretta e conoscenza coi suoi Giganti.

I giganti esposti al museo di Cabras


sull'argomento

ANSA Sardegna - I giganti di Mont'e Prama, in Sardegna è lotta

Artemagazine - Sardegna. lo scontro sui Giganti di Mont'e Prama


Area del ritrovamento nel Sinis