sabato 28 luglio 2018

Un duro colpo agli speculatori delle energie rinnovabili

Impianto termodinamico nel deserto del Mojave - California
Il Consiglio dei Ministri n. 12 svoltosi in data 27 luglio “dopo aver riscontrato che non ne sussistono le condizioni, a norma dell’art. 5 della legge 23 agosto 1988 n.400, ha deliberato di non autorizzare la prosecuzione del procedimento di valutazione di impatto ambientale del progetto di impianto solare termodinamico da 55 MW denominato “Flumini Mannu” e delle opere connesse, da realizzarsi nei comuni di Viillasor (CA) e Decimoputzu (CA).” 
Italia Nostra ha costantemente seguito l’evolversi della procedura presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, soprattutto dopo il parere negativo espresso per la CSP “Gonnosfanadiga” da parte del Governo Gentiloni, cui non era seguita, incomprensibilmente, analoga bocciatura per l’impianto di “Flumini Mannu”. Le voci su interventi dilatori e strumentali da parte di alcune figure politiche del precedente Governo avevano destato sconcerto e preoccupazioni. Non può dunque che accogliersi con vivo compiacimento la tanto attesa decisione del Consiglio dei Ministri. Finalmente si è posta una pietra tombale su una vicenda che si è trascinata per un quinquennio presso il Ministero dell’Ambiente. 
Risale infatti al 2 dicembre 2013 la data della presentazione dell’istanza per l’attivazione della Procedura di VIA. La pioggia di Osservazioni inviate da Regione, Comuni, Associazioni ambientaliste, Comitati, cittadini avevano evidenziato in modo inoppugnabile gli impatti negativi di un tale impianto non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia e sui rapporti sociali che nel tempo si sono costituiti sul territorio. In altri termini la non sostenibilità di Centrali di tali dimensioni con il contesto isolano. 
Assemblea di Comitati, Associazioni e Cittadini a Decimoputzu
L’indiscriminato consumo di suolo, la sottrazione dello stesso allo svolgimento di attività agropastorali radicate nel tempo, lo sconsiderato emungimento dalle falde di ingenti risorse idriche, le irreversibilità degli effetti indotti nelle matrici ambientali dalle opere edili erano solo alcuni degli innumerevoli problemi con i quali il territorio si sarebbe dovuto confrontare. Nonostante le evidenze e i pronunciamenti su tali negatività anche di autorevoli figure universitarie, la Commissione del Ministero dell’Ambiente si era espressa in senso positivo, mentre il Ministero dei BBCC attraverso le locali Soprintendenze aveva bocciato senza esitazione il progetto. La delibera del Consiglio dei Ministri chiude definitivamente la partita. È stata una battaglia combattuta in modo diretto dalla Comunità stimolata dalla indefessa azione dei Comitati e delle Associazioni ambientaliste. Abbiamo dimostrato che i Sardi sanno superare ataviche divisioni quando l’interesse primario è quello di difendere il proprio territorio. Abbiamo dimostrato che è possibile una sinergia tra rappresentanze politiche e cittadinanza attiva. Abbiamo dimostrato che tra pubblica Amministrazione (statale e regionale) e Comunità le convergenze virtuose sul modus operandi sono logiche conseguenze se al centro dell’azione è il Bene Comune. È una giornata storica per le Comunità di Decimoputzu e Villasor!   
Impianto CSP di Priolo - Siracusa
Di tutta questa vicenda rimangono misteriosi il comportamento del governo Gentiloni che sceglie di  bocciare un solo impianto sospendendo l’altro in attesa di tempi migliori, e quello della Regione Sarda che mentre a Roma si oppone ai due impianti “Flumini Mannu” e “Gonnosfanadiga”, in domo approva un impianto simile (S.Quirico) nelle campagne di Oristano, che presenta analoghe criticità in relazione agli impatti ambientali. 
Constatiamo invece con piacere che l’attuale Governo dimostra sensibilità e volontà di contrastare quelle operazioni speculative legate in qualche modo alle energie rinnovabili, accogliendo i suggerimenti avanzati dalle Associazioni Ambientaliste nell’incontro col Ministro dell’ambiente Costa del 12 giugno e nella successiva lettera inviatagli il 22 giugno 2018.

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Azienda agraria "Cualbu" - Decimoputzu



giovedì 26 luglio 2018

Rete del gas in Sardegna: l’inutilità di un’opera

Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Wwf e Lipu Sardegna sono intervenute con motivate osservazioni nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale  relativa alla Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord” proposta dalla società  Snam Rete Gas S.p.a chiedendo che il  provvedimento conclusivo del procedimento di V.I.A. dichiari limprocedibilità dellistanza per la parzialità del progetto in quanto non èstato esaminato limpatto cumulativo dellintera opera della rete metanifera sarda, ai sensi degli artt. 24 e 25 del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i., oltreché per leccessivo costo ambientale richiesto dallopera rispetto agli scarsi benefici derivanti alla comunitàe agli obbiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti.

In sintesi le Associazioni Italia Nostra, Wwf e Lipu hanno evidenziato che:

       Rispetto ad un proliferare di infrastrutture per la metanizzazione dellisola è del tutto assente una analisi costi benefici e una seria valutazione tecnica della sostenibilità dellimpianto in relazione alla triplicità degli aspetti ambientale, sociale ed economico delle opere e la valutazione cumulativa degli impatti ambientali di tali opere sullecosistema sardo; 
       In una fase di transizione dall'attuale sistema energetico mondiale quasi esclusivamente basato sulle fonti fossili ad un auspicabile sistema futuro basato sulle fonti rinnovabili, la realizzazione di una infrastruttura fortemente impattante per il trasporto del gas naturale non rappresenta una possibile soluzione di transizione, anche per gli eccessivi costi da sopportare;
       La proposta di una dorsale, idonea per una capacitàdi trasporto notevole di metano, risulta poco utile in aggiunta ai depositi costieri, che sarebbero comunque in grado di soddisfare la domanda di metano, anche grazie alla loro localizzazione in prossimitàdei maggiori centri di consumo;
      La Sardegna presenta un surplus di produzione di energia elettrica pari a un terzo di quella prodotta;   
Purtroppo l'assenza di programmazione ha lasciato l'isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una serie di fattori negativi quali i lauti incentivi statali elargiti agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e la sostituzione delle produzioni agricole tradizionali con biomasse o biocombustibili, i bassi costi delle royalties e le generose franchigie elargite all'estrazione degli idrocarburi etc.. Gli interessi privati che si sono sostituiti ai decisori pubblici nel ruolo di pianificatori dei propri interessi. 
I costi di tale deregulation, che si è rivelata a più riprese essere in diretta connessione con gli affari della malavita organizzata e del riciclaggio di denaro sporco[1], sono tutti a carico del paesaggio agrario, delle colline sarde e del territorio agricolo fortemente compromessi da attività industriali di produzione energetica maldestramente camuffate da attività agricole.
Il progetto di metanizzazione della Sardegna presenta inoltre una obsolescenza tecnologica ed economica determinata dalla stessa rapidità con cui evolvono i mezzi di produzione e di accumulo delle fonti rinnovabili. L’irrazionalità di una tale scelta non solo si riverbererà sul futuro energetico dell’Isola, ma diventerà di fatto l’ostacolo principale alla ricerca di uno sviluppo alternativo.   
La non rinnovabilitàe emissioni inquinanti del gas lo fanno considerare oggi un combustibile a termine, un combustibile il cui uso èlimitato nel tempo a qualche decennio. Va inoltre ricordato che ogni forma di combustione, compresa quella del metano, genera, disperdendoli nell'aria, ossidi di azoto e di zolfo, ma anche metalli pesanti, IPA, molecole diossino-simili, particolato fine e ultrafine. Ne deriva uno scadimento della qualitàdellaria con gravi danni per la salute. 
Le nostre Associazioni hanno avuto modo di osservare, già in fase di discussione del Piano Energetico Ambientale Regionale Sardo (PEARS), la incongruenza di realizzare una infrastruttura funzionale a una economia di transizione da un sistema energetico a forte incidenza di combustibili fossili ad uno scenario di energia da FER.  Si ritiene infatti che in questa situazione economico-industriale, e considerati i dati sulla produzione da FER nellisola, si possa saltare a pièpari la fase di transizione per affrontare con coraggio il passaggio diretto della Sardegna verso una economia fondata sulle energie rinnovabili, autoprodotte e diffuse.
In una tale ottica, lunica che si ponga il Bene Comune come obiettivo prioritario e con esso il Bene dellIsola, i finanziamenti per la "metanizzazione" della Sardegna, sarebbero meglio utilizzati se rivolti ad incentivare una maggiore efficienza energetica e a porre in essere strategie e tecnologie in grado di sostituire completamente le attuali centrali da fonti fossili con quelle alimentate da fonti energetiche alternative, una risorsa di cui la Sardegna si èdimostrata ricca, ma di cui ancora una volta la si vuole privare per aumentarne la subalternità
Purtroppo il metanodotto inciderà in maniera notevole sui tratti boschivi del territorio attraversato, basti pensare che il tracciato comporterà l’abbattimento di circa 5 mila alberi tra latifoglie, sughere, lecci e conifere. Sarà una nuova ferita che segnerà in maniera irreversibile il caratteristico paesaggio della Sardegna. 
Produzione energia elettrica Sardegna - anno 2016
  Ruolo del gas nella politica energetica regionale
L'attuale situazione energetica in Sardegna, unica regione italiana e fra le pochissime in Europa non servita da una rete di distribuzione del gas naturale, èfortemente dipendente dal petrolio e dal carbone il che evidenzia l'esistenza di un significativo gap energetico-economico rispetto alle altre regioni dItalia e a quelle che si affacciano nel Mediterraneo. Nonostante presenti una produzione di tutto rispetto di energia da fonti rinnovabili (26% della produzione totale, corrispondente al 37% del fabbisogno dellisola[2]).
Con il massiccio intervento verso una infrastrutturazione dellisola a vantaggio del gas appare chiaro che il modello energetico proposto per superare questa criticitàsia fortemente sbilanciato verso l'ipotesi di metanizzazione dell'isola, confinando le energie rinnovabili ad un ruolo subalterno nello scenario energetico sardo e cancellando qualsiasi intervento a sostegno del risparmio energetico e mettendo in secondo piano lautoproduzione e la produzione distribuita.
Pertanto, le criticitàche affliggono una tale scelta strategica, appaiono ancora di piùdifficile risoluzione se inserite in un quadro ambientale e geografico di particolare peculiaritàcome quello sardo. In prima approssimazione puòessere rilevato che qualora si prenda in esame lestesa superficie dellisola, le sue complesse caratteristiche geomorfologiche, il sistema abitativo diffuso, poco urbanizzato e ancor meno popolato, lipotesi di una metanizzazione indiscriminata dellintera Isola si profila priva di razionalitàse si rapportano i benefici con i costi e i tempi di realizzazione e se si valutano le inevitabili resistenze sociali.
La realizzazione della dorsale ipoteca fortemente le scelte energetiche alternative con la rinuncia alle opportunitàofferte da un nuovo corso energetico basato sull'efficientamento della rete attuale e sulle rinnovabili per l'autoconsumo, proprio mentre il mondo comincia a correre in questa direzione.
Solo favorendo - anche attraverso incentivi e agevolazioni fiscali - il modello della generazione distribuita e intelligente da fonti rinnovabili, alternativo rispetto al modello degli impianti di grossa taglia, èpossibile creare valore aggiunto ad impatto quasi zero e una reale indipendenza energetica per cittadini ed aziende, oltre a prevenire la dipendenza energetica da altri Stati.
Non solo: l'eccessiva capacitàdi stoccaggio del Gas Naturale Liquefatto (GNL) prevista dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) rivela che la Sardegna èdestinata a contrarre una nuova servitù, a trasformarsi, cioè, in una piattaforma del GNL al centro del Mediterraneo, chiamato a gestire la fase calante del mercato del gas. 
Unica e possibile scelta razionale potrebbe essere quella di concentrare gli sforzi per realizzare il minimo delle infrastrutture necessarie a servire i distretti energetici che gravitano nelle aree ad alta densitàabitativa, giàdotate di reti di distribuzione del gas, e nelle aree industriali attualmente attive.  In un tale scenario infatti la parte della Sardegna, che non fruirebbe del GNL, potrebbe giovarsi di una maggiore disponibilitàenergetica da FER e delle innovazioni apportate dalle reti intelligenti, e puntare in modo deciso allaffrancamento dalla dipendenza dai fossili, adottando pienamente quel modello di distretto a energia quasi zero, che lo stesso PEARS indica come obiettivo e che risulta giàattuato in ampie zone dellIsola. 

  Valutazione di Impatto Ambientale Cumulativa ed esame complessivo della rete del gas della Sardegna
Attualmente la Sardegna èinteressata dalle due dorsali metanifere (Nord e Sud) e dai depositi costieri, si tratta di progetti attualmente in fase autorizzativa, ma non si comprende se si tratta di impianti alternativi o complementari. 
La presentazione di questi progetti in modo indipendente e scorrellato, rende impossibile una valutazione complessiva delle infrastrutture necessarie per la metanizzazione della Sardegna, della loro utilità, dei benefici economico ambientale che questi impianti comporteranno e non ultimo dellimpatto ambientale complessivo dellintera opera.
Una adeguata valutazione dell'impatto ambientale complessivo in tutti i suoi aspetti (quali ad esempio le ricadute sullecosistema, limpatto sulle numerose aree protette attraversate dalla rete, limpatto sul sistema idrico, linquinamento in fase di cantiere e la turbativa alle specie protette, l'incremento del traffico veicolare, l'impatto sull'ambiente umano e naturale, etc...) richiede infatti l'esame accurato dell'intervento nel suo complesso e non scorporato in tanti singoli progetti. 


Queste Associazioni, vista la documentazione presentata dalla SNAM e gli altri progetti in atto, in forza del Dlgs 152/06, della vigente normativa sulle VIA, delle numerose sentenze in merito a tale aspetto, ritengono indispensabile che la procedura di VIA interessi l’intera infrastrutturazione della rete del gas e dei depositi costieri e che pertanto non si possa procedere ad una Valutazione di impatto ambientale di progetti separati.
La normativa sulla VIA è abbastanza chiara in proposito, supportata tra l'altro da numerose sentenze di tribunali amministrativi e dallo stesso Consiglio di Stato (Sentenza Consiglio di Stato n°36/2014), nell'imporre la VIA cumulativa nei casi in cui più impianti insistono nella stessa area, nel nostro caso l’intera regione Sardegna.
È quindi un obbligo normativo che la VIA del progetto "Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord" prenda in esame la cumulabilità degli effetti derivanti dall'intera rete di metanizzazione della Sardegna comprensiva di tutti i progetti in fase di autorizzazione o giàautorizzati. La violazione dellanalisi preventiva della cumulabilitàdegli effetti contrasta col principio fondamentale della Sostenibilità, cosìcome enunciato dal D.Lgs. 152/2006.



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sabato 21 luglio 2018

Il calendario venatorio sardo contrasta con le disposizioni del Minambiente e ISPRA

Le associazioni ambientaliste WwfItalia Nostra Lipu manifestano profonda delusione per l’esito della riunione del comitato regionale faunistico che ha deliberato sul calendario venatorio 2018/19.  
Tortora
Come, è noto, dopo una prima riunione interlocutoria del comitato faunistico si attendevano le indicazioni dell’ISPRA per prendere la decisione definitiva. Ebbene, nessuna delle richieste e indicazioni dell’ISPRA è stata presa in considerazione, a cominciare dall’esclusione della preapertura alla tortoraQuello che è grave è che anche il Ministero dell’Ambiente si era espresso per la chiusura a causa di assenza di un piano di gestione della specie, o meglio di un piano di azione europeo che a tutt’oggi non esiste, tenendo conto che si tratta di una specie classificata SPEC 1, minacciata a livello mondiale.

Lepre sarda
Per quanto riguarda la caccia alla nobile stanziale, se è vero che è in corso uno studio dell’Università di Sassari sulla pernice sarda in aree protette (che comunque non è stato ancora ufficializzato), esprimiamo perplessità sul prelievo venatorio a questa specie in considerazione del fatto che co- munque il lavoro di censimento per avere dati più esaustivi sullo status e dinamica della popolazione andrebbe esteso alle aree libere. Resta grave la criticità della Lepre di cui la stessa ISPRA ne sconsiglia il prelievo in considerazione del fatto che non esiste a tutt’oggi un piano di gestione della specie che è in forte sofferenza in diverse parti del territorio isolano. Si rimarca che ancora oggi nonostante i buoni propositi dell’Assessorato non abbiamo dati precisi sullo status e dinamica delle popolazioni selvatiche oggetto di prelievo, tenuto conto che è praticamente impossibile per gli uffici e Province avere numeri esaustivi sui prelievi, giacché solo una minima parte dei comuni isolani ha presentato i database contenenti il prelievo venatorio. 

Quaglia
Disattesa è stata la richiesta ISPRA per la chiusura della caccia alla Quaglia il 31 ottobre in considerazione che la specie è in declino a livello europeo. Ebbene la si potrà cacciare sino al 30 dicembre. E’ stata disattesa anche la richiesta dell’ISPRA per la chiusura della caccia alla beccaccia al 31 dicembre e in subordine al 10 gennaio nell’eventualità di una pianificazione del prelievo attraverso l’invio dei dati dei tesserini venatori allo stesso ISPRA. A tutt’oggi non esiste un piano di prelievo per questa specie di cui il calendario prevede la caccia sino al 20 gennaio.  
Disattesa la richiesta dell’ISPRA per quanto riguarda il prelievo dell’avifauna acquatica. Data consigliata dall’ISPRA il 20 gennaio, chiusura del calendario al 31 gennaio. Stesso discorso per i turdidi per i quali la regione si è avvalsa della facoltà di utilizzare la decade di sovrapposizione e quindi spostare la caccia al 31 gennaio. E’ questa, secondo noi, una pratica abusata. Secondo la Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della Direttiva Uccelli dell’UE viene precisato che “ la programmazione dell’attività venatoria deve cercare di evitare che tale situazione accada (art.7 par.4) e la Guida Interpretativa evidenzia che usando come unità temporale la decade “ può verificarsi il rischio di una parziale sovrapposizione ma non che questa debba essere deliberata- mente cercata” come invece fa l’Assessorato ormai da diversi anni.  

Pernice sarda
Si tenga conto infine che si è ancora in attesa che venga varato il Piano Faunistico regionale. Ci auguriamo che entro la fine della legislatura si concluda l’iter istitutivo di un provvedimento indispensabile per la gestione della fauna sarda che è costato tanto denaro pubblico in termini di consulenze e che attendiamo da ben 26 anni dall’emanazione della legge nazionale 157/92 e 20 anni dalla legge regionale sulla caccia (23/98). A ciò si aggiunga il potere deliberativo, unico in Italia, del Comitato Regionale Faunistico, composto a maggioranza da cacciatori. E’ evidente quindi la disparità che da sempre esiste nel Comitato in sede di votazione fra ambientalisti (3) e mondo venatorio su un totale di 23 componenti. 
Le associazioni ambientaliste WwfItalia Nostra Lipu in relazione al calendario venatorio esprimono totale contrarietà ad una stesura che vede disattese tutte le richieste dell’ISPRA e dello stesso Ministero Ambiente a cui è affidata la competenza in materia di tutela ambientale in via esclusiva dallo Stato, come recita l’art.117, secondo comma, lettera s della Costituzione. Le associazioni ambientaliste WwfItalia Nostra eLipu valuteranno la possibilità di inoltrare ricorso avverso al TAR sul calendario venatorio. 


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lunedì 16 luglio 2018

La fabbrica di bombe si amplia senza tener conto della procedura di VIA in atto

In data odierna Italia Nostra Sardegna ha presentato una richiesta di accesso agli atti con relativa costituzione nel procedimento e una diffida al comune di Iglesias affinché non venga rilasciata alcuna autorizzazione in attesa della risoluzione degli uffici regionali preposti alla Valutazione di Impatto Ambientale.

Da un’intervista rilasciata la scorsa settimana dall’amministratore delegato della RWM Italia spa si è appreso della richiesta di autorizzazione per sei nuovi locali (tra gli altri i reparti R200 ed R210) in aggiunta al Nuovo Campo Prove 140 e alle numerose opere richieste nei mesi precedenti.
Al Settore Valutazione Impatti del Servizio della Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna si è chiesto se la società RWM Italia spa ha integrato la documentazione presentata nell’ambito della procedura di Verifica di Assoggettabilità a VIA con i nuovi progetti per i quali chiede l’autorizzazione al comune di Iglesias.
Queste ultime dichiarazioni della RWM confermano le Osservazioni presentate in data 9 aprile 2018 da Italia Nostra Sardegna al Settore Valutazione Impatti del Servizio della Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna e al Sindaco di Iglesias in merito alla Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per la realizzazione del Nuovo Campo Prove R140 (reparto R140 e casamatta X140) nel comune di Iglesias (provincia Sud Sardegna) proposto dalla società RWM spa.
L’intervista rilasciata l’8 luglio 2018 - dalla quale si apprende per voce dell’Amministratore delegato Fabio Sgarzi di una ulteriore richiesta di ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas-Iglesias - conferma infatti l’esistenza di un progetto integrato di ampliamento e di potenziamento dell'impianto industriale esistente e il discutibile comportamento della società RWM che ha spezzettato il progetto di ampliamento della sua attività industriale in lotti minori al fine di rendere meno impattante il progetto stesso.
La richiesta di sottoposizione a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale di tutte le attività in corso o richieste dalla società RWM Italia spa e l’intero processo produttivo dello stabilimento ubicato nei comuni di Domusnovas e Iglesias risulta pertanto attuale e obbligatoria. 
Appare inoltre sempre più evidente che l’attuale procedura di assoggettabilità a VIA risulti viziata e compromessa dalle nuove richieste autorizzative avanzate senza tener conto del procedimento di valutazione in corso e che sia oltremodo inopportuno e di dubbia legittimità che il Comune di Iglesias rilasci autorizzazioni in questa delicata fase della procedura di Verifica di Assoggettabilità a Valutazione di Impatto Ambientale dell’impianto RWM, attualmente in istruttoria e in attesa della risoluzione degli uffici preposti alla VIA.

L'Unione Sarda del 8 luglio 2018

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L'Unione Sarda del 9 luglio 2018


domenica 1 luglio 2018

Hanno deturpato le nostre coste, vogliono ultimare l'opera

Hanno costruito ecomostri lungo le coste della Sardegna, oggi ci raccontano che son troppo brutti, sono scomodi e poco “competitivi”, chiedono di poterli ampliare per rispondere alle nuove esigenze del turista etc… etc…. 
Viene da chiedersi se un edificio brutto e non più ammissibile con le nuove norme urbanistiche attuali potrà mai diventare più accettabile e più competitivo se viene ampliato, se viene dilatato in altezza e larghezza, se attorno gli si costruiscono anche con corpi separati. Poco importa se l’albergo è stato realizzato sul bagnasciuga o su un tratto dunale, su un’area protetta o a picco sulla scogliera. Le esigenze del moderno turismo balneare esigono questo ulteriore sacrifico. La risposta la lasciamo agli osservatori attenti che conoscono le nostre coste, che hanno visto tanti ecomostri ergersi nei tratti più caratteristici della costa, e che sanno anche di chi sono le responsabilità del deturpamento di importanti tratti di fascia costiera.
Riportiamo una risposta dell’architetto Sandro Roggio all’intervista rilasciata all’Unione Sarda di oggi dal presidente di Federalberghi della Sardegna Paolo Manca.
Qui sotto l’articolo del giornale


A PAOLO MANCA - FederAlberghi sull'intervista di oggi a L'Unione Sarda.

Presidente, quando leggo le sue interviste intuisco che non le importa granché del paesaggio nostro (e pure suo). Non mi stupisco che sia indifferente alle ragioni alte della tutela dei luoghi, l'interesse pubblico a non derogare come è scritto in numerose sentenze della Corte (il paesaggio prevalente su ogni interesse economico). Ma trovo incomprensibile, e un po' indisponente, la sua superficialità nella valutazione di altre opinioni, specie il suo malcelato fastidio verso le osservazioni della Cgil come ha fatto nella intervista a L'Unione Sarda di oggi.
 Se rileggesse senza pregiudizi le cose che dice da tempo Michele Carrus, scoprirebbe, seppure in ritardo, che è meglio ascoltarsi davvero per arrivare a una buona composizione delle esigenze, comprese quelle dei suoi associati.
Gli alberghi sotto settanta camere dovrebbero crescere – secondo lei – perché “al di sotto non si può fare impresa”. Boh. Per contro sembra rassegnato a una apertura di soli tre mesi per quanto ammetta che gli alberghi vuoti in autunno/inverno siano un male – dice (il vero grande male dico io e so di chi è la colpa su cui, chissà perché. lei preferisce sorvolare). 
Ma se desse un'occhiata alle attrezzature ricettive nei paesaggi più ambiti/tutelati del Belpaese – come la fascia costiera sarda – capirebbe che non tutti stanno sopra la soglia magica, e non per questo puntano i piedi per soprelevare o allargare ogni attrezzatura. Specie quelle fortunate nei contesti speciali che se li perdi è per sempre. È così nelle città storiche come nelle campagne piemontesi o toscane o pugliesi, o nelle marine prestigiose del Continente, dove si sa che la ragione del viaggio non è la maxivasca idromassaggio di cui tuttavia capisco l'importanza.
Immagino che lei lo sappia: in Europa i piccoli hotel di charme, in genere aperti tutto l'anno, hanno avuto un culmine di gradimento (e di rivalutazione economica). Se gli operatori del turismo avessero tenuto conto delle prefigurazioni più intelligenti, ad esempio di Aci-Censis, sarebbero meno in ritardo nell'approccio al tema. O almeno più determinati nella rivendicazione di accessibilità 12 mesi su 12. 
Aerei-navi-strade interne, altro che più volume- più camere.


E comunque saremmo sulla buona strada se FederAlberghi seguisse analisi più evolute, tipo quelle del prof. Pigliaru. Il quale ha scritto più volte a proposito del patrimonio-paesaggio; definito esauribile, ricordando a tutti noi che “... ogni investimento effettuato per aumentare il grado di sfruttamento turistico della risorsa (strutture ricettive, per esempio), ne determina un 'consumo' irreversibile, con conseguenze sulla qualità ambientale”, per cui l'attrazione dello scenario naturale diminuisce eccetera- eccetera. Provi a parlargliene e vedrà che l'on. Pigliaru la convincerà a smetterla con il suo jingle.
Se poi decidesse di sentirsi con Mario Ferraro di Qatar Inv le spiegherebbe nei dettagli quello che ha detto l'altro giorno a Repubblica.it. Sulla propensione a “tenere la costa Smeralda così come è, ovvero una meta di turisti di fascia alta". Come vede c'è una corrente di pensiero che teme di scontentare i turisti, quelli che pagano volentieri un sacco di soldi per ciò che vedono attorno all'albergo, sempre più insofferenti verso il sovraffollamento in riva al mare (di cui scrive oggi L'Unione Sarda).
Insomma colpisce la sua visione zeppa di luoghi comuni come l'ingenuità di pensare che gli armadi degli alberghi per l'estate non contengano i giubbotti che servono d'inverno. 
Credo che dovrebbe essere più lungimirante. Da troppi anni siamo in molti – compreso Michele Carrus – a dire che le seconde case sono una iattura. Non abbiamo mai sentito gli albergatori schierati contro questa proliferazione, forse per quella visone miope che la densità fa bene al turismo. Lei lo fa oggi. Evviva e benvenuto nonostante il ritardo. Questo sì è un aspetto ben regolato dal Ppr che non le piace, secondo il quale le seconde case in fascia costiera non sono ammesse.

Infine una domanda: quali sono le norme incerte nelle disposizioni di oggi? Se fossero quelle della fase transitoria in attesa dei Puc adeguati, dovrebbe insistere presso la Regione perché siano commissariati i comuni che conservano strumenti urbanistici del secolo scorso. Credo che su questo troverebbe il consenso di tanti.
Sappia che sono tra quelli che riconosce l'esigenza di adeguare gli alberghi agli standard delle dotazioni impiantistiche. Anche con incrementi ragionevoli di volume che solo i comuni possono valutare nel merito.
Sandro Roggio