Di Fausto Martino
Questo prestigioso riconoscimento, e lo scrivo con emozione, mi gratifica moltissimo e per vari motivi.
Il primo è dovuto alla stessa intitolazione del Premio: Umberto Zanotti Bianco è infatti una figura carismatica a cui – più frequentemente di quanto possiate immaginare – mi è capitato di rivolgere un pensiero riconoscente. Chi, come me, è di Salerno e percorre abitualmente la strada che costeggia le mura dell’antica città di Paestum non può non ricordarlo nelle vesti di archeologo e legislatore, autore della legge speciale 220, che porta il suo nome, da lui fortemente voluta per la sua salvaguardia. Legge lungimirante – eravamo nel 1957 – che, sebbene violata e oggi colpevolmente elusa da chi dovrebbe garantirne il rispetto, ha protetto l’area archeologica e il suo contesto. Se oggi possiamo ammirare i templi immersi nello scenario della campagna pestana, lo dobbiamo a Zanotti Bianco. È facile immaginare cosa sarebbe diventata l’area archeologica di Paestum se avesse subito, priva di questa legge, l’aggressione edilizia degli anni ’70-’80. La sorte di Agrigento, Pompei, Ercolano e Velia ci aiuta a capirlo.
Altro motivo di grande soddisfazione è nell’apprendere che la mia candidatura giunge dalla Sardegna, e credo di non sbagliare pensando a Graziano Bullegas, Maria Paola Morittu, Mauro Gargiulo ed altri amici sardi, da sempre impegnati nella tutela del nostro patrimonio culturale e che ringrazio di vero cuore.
Ho passato tre anni in Sardegna. Tre anni spesi bene, ricchi di attività portate avanti con loro, molte con esito positivo grazie all’intensa collaborazione che, fin da subito, ha caratterizzato il nostro incontro. La difesa della necropoli di Tuvixeddu, lo stop ai tagli boschivi indiscriminati nella foresta del Marganai, il diniego opposto all’impianto termodinamico di Gonnosfanadiga e agli impianti eolici che proliferano nell’isola, la difesa delle coste, la tutela di importanti edifici di cui era stato decretato l’abbattimento, sono solo alcune delle battaglie che abbiamo combattuto insieme e che, certamente, ci hanno creato dei nemici.
Ma ciò che deve aver indisposto davvero è stato il contrasto alle interpretazioni “creative” con cui, per anni, la regione ha eluso i limiti delle leggi di condono o la forte opposizione alle leggi regionali volte a scassinare quello che molti giustamente ritengono sia la cassaforte del patrimonio culturale della Sardegna: il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) voluto da Renato Soru e redatto con la collaborazione di esperti e intellettuali, tra cui mi piace ricordare Giorgio Todde e Sandro Roggio, ed il coordinamento di Edoardo Salzano, luminosa figura a cui, anche oggi, va il mio affettuoso e grato ricordo.
E, infatti, nel settembre del 2017, l’intero gruppo del PD presentò al Consiglio regionale una violenta mozione contro di me e contro l’allora sottosegretario ai beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni, rea di aver assunto le mie stesse posizioni e di avermi difeso. Furono momenti piuttosto drammatici, ma la mobilitazione di Italia Nostra Sardegna fu immediata e determinò a catena numerosissime adesioni da tutt’Italia. Credetemi, senza questa “prova di forza” non sarei durato molto. Ma così, sollevarmi dall’incarico, come aveva espressamente chiesto il PD regionale, mi avrebbe trasformato in un martire. Il ministro Franceschini respinse al mittente le accuse sostenendo che le azioni intraprese dalla Soprintendenza, anche quelle volte all’impugnativa di alcune leggi regionali, erano perfettamente in linea con il Governo.
La mozione del PD non fu mai discussa. Non cessarono, però, né sono cessati i tentativi di “ammorbidire” il PPR. È notizia di questi giorni che il Governo regionale – ora di centro destra – intende prorogare ancora il famigerato Piano Casa. Una deroga eccezionale ma permanente, elevata a valore di regola, direbbe Vezio De Lucia.
E le brutte notizie non finiscono qui. Non è un bel momento per l’amministrazione della tutela. All’ombra dei successi (veri o presunti) misurati con il numero dei visitatori dei grandi musei, si sta lentamente consumando la morte delle Soprintendenze, istituzione antica e ramificata che ha svolto, per circa un secolo, un ruolo determinante per la conservazione del nostro patrimonio. Soprintendenze stressate dalle continue riforme, accorpate, mutilate, annichilite dalla carenza di personale, di fondi e di mezzi strumentali. “Sovrintendente è una delle parole più brutte di tutto il vocabolario della burocrazia” ebbe a dire, da Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Sarò di parte, ma se approfittando di questa ribalta potessi rivolgere un appello a chi ci governa, direi “salvate le soprintendenze, restituite loro dignità! È anche a loro che si deve la conservazione del patrimonio di cui andiamo giustamente fieri.” Penso allora alla Soprintendenza di Cagliari, una delle tante soprintendenze immotivatamente mortificate dal Legislatore, in cui – come ha scritto Massimo Gramellini a proposito dello sfascio di alcuni ospedali (l’analogia c’è tutta) ‒ si sopravvive al prezzo di piccoli eroismi quotidiani dei funzionari, ai quali va il mio sincero ringraziamento: senza di loro, nessuna delle vicende a cui ho accennato sarebbe stata portata a compimento.
FAUSTO MARTINO
Architetto,
già Soprintendente
per i Beni Architettonici e Paesaggistici
della Sardegna
PREMIO A FAUSTO MARTINO
Esempio non comune di onestà intellettuale e di rettitudine professionale, l’architetto Martino è meritevole della massima considerazione per non avere ceduto a pressioni e minacce, per la sua corretta interpretazione delle leggi regionali sui condoni edilizi e sul piano casa in Sardegna, applicate anche in aree tutelate, malgrado lo vietassero le norme dello Stato e quelle del Piano paesaggistico regionale.
La sua coraggiosa attività e il dissenso mostrato verso disastrose politiche di gestione del territorio hanno attirato su di sé le ire degli amministratori locali che ne hanno chiesto la rimozione; è stato persino presentato un ordine del giorno all’Assemblea Regionale per chiedere l’intervento del Ministero dei beni culturali affinché prendesse provvedimenti contro il soprintendente, il quale, tuttavia, è stato sostenuto con forza e convinzione dallo stesso Ministro. Anche Italia Nostra, assieme ad altre associazioni e personalità, si è più volte schierata a difesa dell’architetto Fausto Martino e a sostegno del suo operato, sempre teso alla reale difesa dei beni culturali, paesaggistici e ambientali.
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