mercoledì 20 dicembre 2017

Ricette per lo sviluppo. Chi non ha le carte in regola non può darle

La Consulta Ambiente e Territorio della Sardegna interviene ancora su Turismo, sviluppo, volumi costieri e pianificazione urbanistica.  

La Sardegna arranca, chi di noi non se n’è accorto?
 Il modello propugnato e attuato per mezzo secolo - grazie al partito del sì a tutto - non ha evidentemente prodotto gli effetti sperati e necessita di accorgimenti e cambi di rotta.
 Invece tutte le ricette salvifiche di questi tempi hanno, immancabilmente, il medesimo retrogusto stantio.
 Visioni vecchie vengono spacciate per nuove.
 È un'impressione che si ricava grazie alla lettura di due interviste date con giusto rilievo da La Nuova Sardegna (18 dicembre 2017) dove emerge un interessante comune denominatore fra i Comuni di Alghero e Arzachena.I due intervistati – il sindaco di Alghero e l'architetto Enzo Satta progettista dell'Aga Khan - parlano di due realtà accomunate da un destino per certi versi simile.Il destino è l’agognato “sviluppo” turistico.
 E le modalità per raggiungerlo, talvolta abilmente dissimulate, sono stringi-stringi sempre le stesse: meno vincoli per l’adeguamento dell’offerta turistica.Obiettivo raggiungibile almeno in parte: basta lasciare le cose come stanno!I due Comuni, spiace dirlo ancora una volta, non hanno le carte in regola per parlare dello sviluppo turistico che nel mondo civile si fonda anzitutto sulla adeguatezza della pianificazione territoriale.Ma come possono i Comuni di Arzachena e Alghero immaginare il proprio futuro attraverso strumenti di pianificazione vecchi di quarant’anni, totalmente al di fuori della cor- nice normativa vigente?
 Circostanza tanto più grave dal momento che si tratta di due centri costieri che possono vantare il più alto flusso turistico nell'isola.Si guardino a tal proposito i contenuti degli studi pubblicati su Sardegna Statistiche.
E' significativo, quindi, che l'architetto Satta evochi il Masterplan della Costa Smeralda, a suo tempo rigettato - si ricorderà - perché proponeva milioni di metri cubi in deroga alle leggi della Regione.Un progetto rifiutato per manifesta illogicità della proposta avanzata con insistenza dal Consorzio. L'insuccesso clamoroso nonostante i tentativi estremi, e assistiti dalla Regione, per raccordare la vecchia ricetta - evocata dall'architetto Satta - ai Piani Paesistici ( i PTP del 1993) cassati in seguito da Consiglio di Stato e TAR per attentato al paesaggio sardo.

Tempo perso.
 Il Comune di Arzachena perciò si tiene oggi ben stretto il Programma di Fabbricazione istituito dalla legge 1150 del 1942 e approvato mezzo secolo fa; non ha - o non rivela - i dati dell'insediamento costiero e in particolare la ricognizione sulle volumetrie esistenti riproposta anche dalla Legge Salvacoste.
 
Preoccupa d'altra parte la vaghezza del sindaco di Alghero che invoca genericamente la crescita di posti letto nella Riviera del Corallo come antidoto alla stagione estiva troppo breve perché pure gli alberghi più grandi del suo Comune chiudono a fine estate.
 La sua proposta, astratta e generica, non precisa quale debba essere il quadro delle compatibilità urbanistiche e paesaggistiche.
 Né potrebbe fare di meglio, stante il nebuloso processo di redazione di un PUC ancora in corso dopo ben 23 anni di gestazione.
 Ad Alghero, dunque, ancora si alimenta, al pari di Arzachena, una visione vintage della realtà, mentre si candida la città al ruolo di Capitale della Cultura; riconoscimento che, nell'Europa di oggi, significa soprattutto sostenibilità ambientale.
 Nelle interviste si auspica un nuovo corso del turismo che non va molto al di là dei soliti slogan, e purtroppo dalle parole dei due intervistati non emerge la doverosa presa di distanza dalle ricette fallimentari immaginate nel secolo passato.
 Un vecchio corso che si protrae tuttora nell’inerzia generale della politica, locale e regionale, sospesa fra il mantenimento dello status quo - in agro come nelle vecchie zone B di completamento urbano - e l'approvazione di leggi equivoche - si veda il reiterato Piano Casa - in grado di preparare il terreno a piccole e grandi violazioni.
 Copyright Silvio Berlusconi.
 
Come se non bastasse non concorrono certo a fare chiarezza le dichiarazioni odierne del senatore Silvio Lai (La Nuova Sardegna, 19 dicembre) il quale, pur rimanendo nel solco virtuoso del “più alberghi a 5 stelle ma solo riconvertendo i volumi esistenti per rafforzare il Nord Ovest dell'isola, all’Asinara ma anche a Platamona”, non dice nulla del vuoto imbarazzante della pianificazione locale - a cui la classe dirigente regionale non è di certo estranea - da cui deriva il lassismo che ha provocato l’arrembaggio edilizio delle seconde case nei decenni trascorsi.Gli operatori turistici devono ringraziare l'arrivo imprevisto di Ryanair se le cose sono andate meglio; nessun merito alla politica.
E sull'inerzia nel Parco dell'Asinara, occorre cercare le ragioni nell’assenza di chi doveva fare molto di più e, addirittura, nelle ostilità alla Conservatoria delle Coste portata alle estreme conseguenze di un commissariamento che ha implicato lo stop a tutti i progetti di riqualificazione degli immobili esistenti, come quello del centro velico di Trabuccato con annesse attrezzature ricettive.

Colpisce soprattutto il capovolgimento dei termini nella tesi del senatore del PD Lai, secondo cui la crescita dei posti letto rafforzerebbe il sistema dei trasporti.
 Sembra proprio un ribaltamento: funzionale innanzitutto a sollevare la classepolitica dalle pesanti responsabilità per lo stato di crisi dei collegamenti con il Continente, oltre che a reiterare il paradigma oramai logoro del “più volumi = più turisti e quindi più aerei e navi”. Troppo difficile, in questo caso, immaginare uno scenario “più turisti = razionale utilizzazione dei volumi esistenti” e quindi no a nuove aggressioni alle aree costiere.
Si preferiscono le semplificazioni, di sicuro gradimento delle lobby, per cui si auspica la realizzazione di altre mirabolanti dotazioni ricettive per ristabilire le connessioni perdute, ad esempio ad Alghero, mentre c'è chi si chiede perché i più prestigiosi e superdotati complessi alberghieri delle coste sarde (Alghero, Costa Smeralda, Villasimius, Mura- vera, Orosei, ecc.) chiudano a settembre. 
Non sarebbe allora il caso di interrogarsi su come mantenere aperte ed efficienti le strutture che già esistono, contribuendo a migliorare l'offerta delle attrezzature per l'accoglienza, assicurando subito la possibilità di viaggiare a buon prezzo pure d'inverno? Magari coinvolgendo le zone interne, attraverso una pianificazione coordinata con quella costiera; a partire dall'estensione del PPR alla Sardegna non costiera, considerando che ci sono buoni studi nei cassetti della Regione da quasi un decennio. Potrebbe servire a mettere a punto un modello di sviluppo - questo sì nuovo - perché più coerente con la cultura europea del paesaggio. 
Ma a qualcuno dei nostri politici interessa?

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