Impianto termodinamico nell'isola di Creta |
Si tratta di un impianto di 50 Megawatt di potenza installata, 211 HA di terreno occupato da specchi, acciaio e opere connesse. Una superficie superiore a quella occupata dai centri abitati di Guspini e Gonnosfanadiga – quasi ventimila abitanti complessivi. Un intervento fortemente invasivo che sottrarrà all’attività agricola un’importante area della pianura del Medio-Campidano occidentale e comprometterà le attuali e future attività agro–pastorali presenti nella zona.
Italia Nostra ritiene che un impianto industriale per la produzione di energia termica e di energia elettrica non possa essere ubicato in area agricola, in quanto tutte le attività, comprese quelle per la produzione di energia elettrica debbano essere finalizzate all’attività agricola e “tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale” come previsto dalle leggi vigenti e da consolidata giurisprudenza.
Il notevole consumo di suolo fertile è in controtendenza rispetto alle politiche sul territorio del Ministero delle politiche agricole che lo scorso settembre ha avviato iniziative per contenere il consumo di suolo e “garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificabili ponendo un limite massimo al consumo del suolo e stimolando il riutilizzo di zone già urbanizzate”.
L’Associazione ritiene che le energie rinnovabili rappresentino un’importante fonte energetica a basso impatto ambientale e che contribuiscano in maniera notevole al raggiungimento degli obbiettivi posti dalla Convenzione di Kyoto e che, se fruibili dall’intera comunità, possano contribuire a superare il gap energetico-economico della Sardegna rispetto alle altre regioni d’Italia e a quelle che si affacciano nel Mediterraneo. La Sardegna ha oggi una dipendenza energetica del 82% da centrali termoelettriche e una produzione da fonti rinnovabili intorno all’11%. La dipendenza dal petrolio nelle altre regioni italiane è mediamente inferiore al 50%.
L’Associazione auspica pertanto che le fonti rinnovabili a basso impatto ambientale e rispettose del territorio, dell’ambiente e del paesaggio, ubicate nelle aree industriali e negli spazi già urbanizzati possano rappresentare un’efficace fonte energetica per un futuro a zero impatto ambientale. L’Associazione ritiene inoltre che la fonte primaria di energia utile e immediatamente disponibile sia rappresentata dal risparmio energetico e dal miglioramento dell’efficienza degli impianti e degli utilizzatori. Una politica di risparmio permetterebbe infatti di cogliere efficaci risultati in tempi brevi e di ridurre la produzione di energia di circa il 30%, senza dipendenze, con una ricaduta positiva sull’economia e sul lavoro, e impegnando numerose piccole imprese anche sarde. È chiaro che tali obbiettivi non possano essere raggiunti attraverso una dissennata politica energetica basata sul consumo di territorio e a discapito dell’attività agricola.
Per tutti questi motivi l’Associazione ha chiesto all’ufficio Valutazione Impatti della Regione (SAVI) che l’impianto termodinamico solare a concentrazione venga considerato inammissibile o, in subordine, sia sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale.
Sant’Antioco, 20 febbraio 2013
Sul sito della Regione Sardegna lo Studio Preliminare Ambientale relativo al progetto “Impianto solare termodinamico da 50 MWe, nel comune di Gonnosfanadiga” e nel comune di Guspini.
bravi, ma con un apostrofo di troppo (nel titolo)...
RispondiEliminaCorretto ... grazie
Eliminaperò quello termodinamico a concentrazione messo magari al posto di Fiumesanto che brucia carbone/ormimulsion, non sarebbe poi tanto male...
RispondiEliminaInfatti, ubicare un impianto che produce energia elettrica da fonti rinnovabili in un'area industriale, magari in sostituzione di un impianto che usava combustibili fossili, credo sia una buona politica energetica. Da proporre!
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