tutela integrale.
Dopo aver letto le dichiarazioni dell'Assessore responsabile dell’Urbanistica e della Pianificazione Territoriale della Regione Sardegna, abbiamo ritenuto opportuno inviargli l’allegata lettera aperta.
Sant'Antioco - Spiaggia di Coa 'e Cuaddus |
Abbiamo letto con attenzione e
interesse la sintesi, riportata dal giornale di informazione locale “La Provincia
del Sulcis Iglesiente”, del suo intervento al convegno organizzato dalla
società immobiliare GEAD srl lo scorso 17 aprile a Carbonia per informare sulla
bontà e salubrità delle acque presenti nel sottosuolo in prossimità della
spiaggia di Coa ‘e Cuaddus nell’isola di Sant’Antioco.
Concordiamo con Lei sulla necessità di
non perdere tempo nel dotare la Sardegna di una seria e attenta normativa
urbanistica e di adottare iniziative per attivare la semplificazione amministrativa,
con tutte le garanzie e le tutele per i beni culturali e paesaggistici. Così
come è fondamentale che la pubblica amministrazione dia risposte celeri e immediate
al mondo dell’impresa e, aggiungiamo noi, a tutti i cittadini.
Condividiamo meno le parole tranquillizzanti
rivolte all’imprenditore garantendogli che “…all’assessorato
dell’Urbanistica troverà risposte, orecchie disponibili ad ascoltare, tempo da
dedicare per affrontare i nodi che devono essere sciolti … facendoci carico
anche del lavoro di regia e di coinvolgimento di altre autorità, quelle
ambientali in primo luogo, ma anche le varie soprintendenze, per cercare di
costruire le condizioni perché su questo progetto, magari modificato,
aggiornato e rivisto ma in linea con le aspettative di un territorio che mi
pare di capire su questo progetto crede molto, è nostro dovere occuparcene con
serietà e tentare di dare risposte.».
Comprendiamo che i suoi interlocutori
non La abbiano ben informata sul progetto proposto che, se analizzato
attentamente, più che un’opportunità di sviluppo per il Sulcis Iglesiente, ha
tutta l’aria di essere l’ennesima operazione immobiliare che se accolta violerebbe
numerose leggi e norme urbanistiche e paesaggistiche.
Si tratta infatti di un progetto che ricade
in aree tutelate dal PPR, dal Codice dei Beni Paesaggistici, dal PUC di
Sant’Antioco, dalla Rete Natura 2000 della Comunità Europea e dall’attenzione,
la cura e il rispetto che gli antiochensi hanno sempre dedicato alla bellissima
spiaggia di Coa ‘e Cuaddus e all’area circostante.
Norme e tutele che esistevano all’atto
della stipula del rogito di compravendita del terreno e delle quali era a
conoscenza la società proponente l’intervento immobiliare. Non è un caso che ai
precedenti proprietari fosse stata negata la possibilità di realizzare
interventi edificatori meno impattanti di quello proposto.
È appena il caso di ricordare che un imprenditore per essere
credibile deve presentare progetti realizzabili e rispettosi delle leggi e
delle regole che si è data una comunità e dei beni comuni che ad essa
appartengono.
La informiamo inoltre che buona parte
della comunità antiochense – partiti, gruppi politici e civici (PD, SEL, Movimento 5 Stelle, Genti Noa), associazioni
ambientaliste e numerosi cittadini - non crede affatto in questo progetto e non
ripone nessuna aspettativa economica su tale operazione immobiliare, anche
perché non presenta caratteristiche dissimili dalle troppe altre che hanno
distrutto parti dell’isola, lasciando in contropartita alla comunità soltanto
edifici e seconde case lungo le coste (talvolta chiusi e inutilizzati), scempi
paesaggistici, accessi al mare interdetti ai residenti, erosione costiera e
nessun beneficio concreto per la comunità locale.
Siamo però convinti che le acque del
sottosuolo e i fanghi di laguna utilizzabili a scopi termali e terapeutici
rappresentino un valido obbiettivo che andrebbe seriamente perseguito dalla
comunità antiochense. Si tratta infatti di una risorsa reperibile nell’intero
tratto di costa centro orientale dell’isola, e l’area di Santa Caterina è ricca
di fango di laguna, formatosi dalla lenta sedimentazione dei sali minerali e
delle sostanze organiche dell'acqua marina nel fondo dei bacini di raccolta
delle saline. Lo confermano studi del CNR condotti con le università di
Cagliari e Perugia.All’interno di queste aree sono reperibili tante zone che “veramente” necessitano di trasformazione e di recupero urbanistico del territorio, diverse aree degradate e alcune fortemente compromesse. È in questi siti che può e deve trovare accoglienza una struttura di questo tipo: aree ex Palmas Cave ed Ex Sardamag di proprietà della Regione Sardegna, l’edificio della centrale elettrica di Santa Caterina di proprietà del comune di San Giovanni Suergiu.
La “scoperta dell’acqua
calda” a Coa ‘e Cuaddus appare a tutti gli effetti un semplice pretesto per
realizzare una struttura edilizia in un’area sensibile e paesaggisticamente
rilevante, considerata dagli antiochensi e dalle tante amministrazioni, che
negli anni si sono succedute, un luogo di assoluto rispetto.
Avremmo il piacere, se lo riterrà
opportuno, di illustrarLe i tanti motivi per cui questa operazione immobiliare
non possa essere realizzata nel sito proposto e le tante norme che tale
progetto, se approvato, violerebbe.
Sant’Antioco 08 maggio 2014
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L'acqua calda si trova a Maladroxia (oltre 34 - 35 gradi) rilevabili anche dai bagnanti in diverse zone al limite del bagnasciuga. A Coa de Quaddu è stata trovata acqua che secondo fonti di stampa dovrebbe essere a circa 24-25 gradi. Per realizzare le terme pertanto l'acqua di Coa de Quaddu andrebbe riscaldata e lo stesso dovrebbe avvenire se con tubi e pompe l'acqua di Maladroxia dovesse essere portata in quel di Coa de Quaddu. Le terme hanno tutte acque proprie, anzi tutte sono edificate sulla fonte.
RispondiEliminaUna nota sull'occupazione: le maggiore terme italiane, dati rilevati sul Sole 24 Ore lo scorso anno, hanno una media di occupati totali nel corso dell'anno di max 10 dipendenti.
Ci sono tante altre cose da dire riguardanti la negatività delle terme a Coa de Quaddu e pian pano verranno esposte,