lunedì 1 dicembre 2025

Quando la stampa entra in guerra contro l'informazione

Un articolo di propaganda sul riarmo europeo a firma di Gianluca Di Feo sul quotidiano la Repubblica del 22 novembre scorso ha denunciato i ritardi nel rilascio dell’autorizzazione ambientale alla fabbrica RWM di Domusnovas-Iglesias-Musei nel quale si producono esplosivi e ordigni bellici per alimentare le guerre in corso. Tema ripreso dallo stesso giornalista stamattina (1 dicembre 2025) nel corso della trasmissione di La 7 “L’Aria Che Tira”. 

Il pezzo, assieme all’intervento in TV, rappresenta un plastico esempio di informazione manipolata o di "informazione orientata" o "embedded", una precisa politica editoriale orientata verso il riarmo europeo.

Questo il testo della lettera inviata la settimana scorsa alla redazione di Repubblica sperando in una qualche rettifica che probabilmente non ci sarà! 

Gentile Direttore

Lo scorso 22 novembre il suo quotidiano ha pubblicato un articolo a firma Gianluca Di Feo nelle pagine Impresa e Lavoro dal titolo “La fabbrica di bombe che divide la Sardegna” nel quale si accusano Governo Regionale e Associazioni di voler bloccare il “riarmo italiano”. 

Vorremmo segnalare alcune inesattezze presenti nell’articolo in virtù del fatto che la nostra associazione, Italia Nostra Sardegna, sta seguendo le vicende dello strano e inusuale ampliamento della fabbrica di esplosivi, bombe e ordigni bellici della RWM Italia di Domusnovas-Iglesias-Musei dal 2017. Da quando l’azienda ha richiesto le prime autorizzazioni finalizzate a realizzare un nuovo e più produttivo stabilimento prospiciente quello attualmente in produzione.

Il progetto di ampliare lo stabilimento è apparso da subito problematico, a causa delle caratteristiche urbanistiche e ambientali dell’area in cui lo si voleva realizzare. Una vallata stretta tra versanti ripidi e franosi, anche a causa di precedenti coltivazioni minerarie mai messe in sicurezza; l’area è caratterizzata da vegetazione boschiva; ed è attraversata da un fiume ad elevato rischio di esondazione, il Rio Figu, che attraversa lo stabilimento. Si tratta di un’area interessata da numerosi vincoli paesaggistici e ambientali a causa del rischio di natura idrogeologica, della presenza dei fiumi e del bosco, e si trova inoltre a poche centinaia di metri dalla zona naturalistica protetta del Monte Linas-Marganai (ZSC ITB041111). 

Per questo ampliamento non è mai stato presentato nessun progetto, nessun piano industriale, nessuna relazione tecnica, nessun piano di lottizzazione dell’area. Semplici e singole richieste edilizie presentate al SUAPE del comune di Iglesias per costruire edifici piccoli e grandi, per manufatti, per movimentazione terra, per infrastrutture, per reti e cabine elettriche, per magazzini e depositi, per pozzi etc... 

Almeno 95 diverse pratiche edilizie sono state presentate dall’azienda tra il 2016 e il 2021, autorizzazioni separate e scorrellate che nel giro di alcuni anni hanno trasformato un’area boschiva arricchita da corsi d’acqua, laghetti e rimboschimenti artificiali in una landa industriale, che ha interrotto e tombato diversi rii edificandovi numerosi manufatti, trasformando e alterando il reticolo idrogeologico di ad elevato rischio idrogeologico. 


Cerano le licenze edilizie, non la Valutazione d'impatto Ambientale VIA: perche già concessa all'industria per il primo impianto” riporta erroneamente l’articolo del suo giornale, capita di riportare notizie e fatti non rispondenti al vero quando si attinge l’informazione da un unica interessata fonte. Il vero paradosso è proprio quello: la più “grande fucina europea di bombe d’areo di ogni formato” e tra le più grosse fabbriche di produzione di esplosivo di varia natura attualmente in produzione non è mai stata assoggettata a Valutazione di Impatto Ambientale nonostante sia un obbligo per le fabbriche che producono esplosivi, e quella attualmente in corso interessa solamente due nuovi reparti e il nuovo campo prove. 

D’altronde già nel 2019, lo stesso staff di tecnici regionali e con loro l’intera Giunta Regionale ha creduto, o voluto credere, che quella fabbrica non producesse esplosivi, nonostante le evidenze e le numerose licenze rilasciate a quell’azienda dal ministero dell’Interno per la produzione di esplosivi di varia natura. 

Insomma, un nuovo impianto industriale realizzato attraverso singole autorizzazioni che pretende di entrare in produzione nonostante le numerose criticità di natura tecnico-amministrativa sollevate da Associazioni, Sindacati e Comitati davanti ai diversi gradi della giustizia amministrativa che ne ha riconosciuto le ragioni e che ha imposto di assoggettare l’ampliamento ad una Valutazione di Impatto Ambientale ex post rinnovando il procedimento autorizzatorio “ab imis”.

Procedura scambiata dalla RWM come una sorta di sanatoria dovuta, e non invece come una verifica per valutare gli impatti sull'ecosistema, il paesaggio, il suolo e il reticolo idrogeologico. Si ricorda che scopo della VIA è autorizzare un'opera solo se gli impatti sono accettabili o mitigabili. Utilizzarla per "sanare" un impianto già ritenuto incompatibile stravolge la sua funzione e la riduce a un mero adempimento burocratico. Alla luce della documentazione prodotta nei tre anni di durata dell’istruttoria il risultato è a tutti gli effetti negativo: quell’impianto è incompatibile in quell’area per numerosi e insanabili motivi.

Gli stessi uffici regionali che hanno istruito la pratica ammettono implicitamente l'inadeguatezza della procedura, infatti hanno proposto tra le numerose misure di mitigazione e le tante prescrizioni anche quella di sottoporre l’impianto a successivi interventi strutturali di gestione del rischio idrogeologico, ilcui progetto dovrebbe comunque essere presentato ad assoggettabilità a VIA. Una bizzarra prescrizione che prevede di sanare l’impianto autorizzato abusivamente rimandando il tutto ad una successiva Valutazione di Impatto Ambientale!!! In pratica, si sta autorizzando qualcosa di incompleto e potenzialmente pericoloso, rimandando la soluzione dei problemi più gravi a un momento successivo. È come certificare che un'auto senza freni e senza fari ha superato la revisione, a condizione che freni e fari vengano installati e collaudati in futuro.

Vista area di una parte dello stabilimento

Tra le numerose criticità che rendono insanabile l’ampliamento dello stabilimento ne ricordiamo solo alcune:

  1. Carenza Procedurale e Progettuale:

    • Mancanza di un progetto unitario: Non è mai stato presentato un piano industriale complessivo.

    • Mancanza di una Valutazione Cumulativa: Non è stato valutato l'impatto ambientale e paesaggistico totale del progetto, considerando tutti gli interventi nel loro insieme.

  1. Incompatibilità Ambientale e Paesaggistica:

    • Area Protetta: Lo stabilimento è incompatibile con la Zona Speciale di Conservazione (ZSC) "Monte Linas – Marganai", un'area naturalistica protetta dalla rete europea Natura 2000.

    • Piano Paesaggistico Regionale: Il progetto viola le prescrizioni del piano che tutela il paesaggio della Sardegna.

  1. Rischio Idrogeologico:

    • Area a Rischio Elevato: Parte delle opere sono state realizzate in un'area classificata a "rischio idrogeologico molto elevato" a causa della presenza del Rio Figu (o Rio Gutturu Mannu).

  1. Irregolarità Procedurale:

    • Proseguimento attività nelle more della VIA "ex-post": I lavori di modifica e ampliamento sono proseguiti mentre la procedura di VIA era in corso.

Sono queste le ragioni per cui la Regione Sardegna dovrebbe esprimere un giudizio negativo sulla Valutazione di Impatto Ambientale ex-post richiesta da RWM Italia S.p.A.. Infatti se l'impianto è così incompatibile da richiedere interventi strutturali massicci (tra l’altro ancora da progettare e valutare) per gestire il rischio, allora l'unica decisione coerente con il principio di precauzione e con lo spirito della legge sulla VIA deve essere il diniego dell'autorizzazione.

In conclusione, aldilà del nostro parere in merito al riarmo europeo, questa vicenda non presenta alcun paradosso rispetto alle non condivisibili decisioni della “Commissione di Bruxelles che sprona a costruire in fretta altre industrie belliche, offrendo finanziamenti miliardari e regole semplificate”, ma vuole soltanto ricordare che la Sardegna è un’isola europea dotata di una propria legislazione che deve essere rispettata anche dalle multinazionali che producono armi, così come qualsiasi attività ed opera deve essere realizzata conformemente alle Direttive Europee e alla normativa italiana in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica.

Norme che in questa vicenda sono state ripetutamente violate e non casualmente, ma attraverso una strategia deliberata. Una strategia basata sulla presunzione che in un contesto economico fragile (una provincia tra le più povere d'Europa) si possano "aggirare" ed eludere le regole patrocinando la sagra paesana, sostenendo le società sportive, concedendo contributi al Comune da elargire ai meno abbienti e assumere qualche politico locale. 

Una serie di azioni di facciata che denotano un approccio arrogante, che considera le regole locali, nazionali ed europee come ostacoli superabili grazie alla propria influenza economica.

Piazzale realizzato in area ad elevato rischio idrogeologico

Sull’informazione apertamente schierata dell’articolo di la Repubblica riportiamo anche il post del gionalista RAI Nico Piro scritto per Facebook lo scorso 23 novembre:

Nella ormai fissa sezione “Armi e Ardimento” della fu @repubblica un magistrale esempio di propaganda del PUB e della fascinazione di certo giornalismo per stellette e bombe.

L’articolo difende (poveri miliardari! qualcuno dovrà pur aiutarli) la fabbrica della morte Come in molti chiamano la RWM in Sardegna . 

É la stessa “sezione” del giornale che verrà ricordata per il magnifico pezzo su “compra un jet, ti regaliamo l’addestramento in un posto di vacanza dove dopo un volo di finto bombardamento puoi fare jogging al Poetto”. Altro che le gite in bus con le pentole in omaggio!

L’articolo difende l’ennesimo gravame sulla regione con la più alta percentuale di servitù militari d’Europa (65% del territorio, 35mila ettari) mal tollerate dai sardi mica perché invadono e inquinano un paradiso! Giammai! Sarebbe una posizione troppo razionale per il popolo sardo! Nel pezzo - dove l’enormità delle servitù non viene nemmeno citata - si dà la colpa ad mix di pacifismo, ambientalismo e indipendetismo (manco fosse il donbass!). Insomma tutti sentimenti da rammolliti per bacco! Ideologismi che cozzano con il buon senso dell’impresa bellica… si desume.



Il tutto senza minimamente notare che il culto della guerra é l’ideologia dominante del post-2022

Poi si parla del cattivone Conte che bloccó l’export di bombe in Yemen…dimenticando di dire che quelle bombe facevano a pezzi civili in Yemen grazie agli intoccabili sauditi) e che il danno d’immagine per la Sardegna fu mondiale.

E che sarà mai se oggi si producono droni con licenza di Israele, quel Paese contro cui si invocano sanzioni per non essere economicamente e moralmente complici del genocidio di Gaza.

Tutto secondo la legge - sottolinea l’articolo…Fermo restano che la legge sull’export di armi parla di divieto esportazione verso Paesi che violano i diritti umani e sono in guerra. 

Arabia Saudita tipo?

Signora mia la CGIL si oppone alla trasformazione del Sulcis in un posto dove o produci mezzi di morte o muori di fame

Disfattisti!!! Nemici del buon senso bellicista, 

Un pezzo che dà spazio solo alle ragioni e alle richieste dell’azienda ma non a chi vi si oppone: un arcipelago di associazioni che va dall’estrema sinistra al movimento dei focolari che non si limita ad opporsi ma produce studi e pratiche di “war free” cioè di quella riconversione economica promessa oltre vent’anni fa, all’ultimo atto della crisi mineraria che lasció questo territorio in povertà e depressione. Riconversione mai arrivata salvo che per la vecchia fabbrica di mine da cava, l’RWM di oggi.

Quindi non si spiega nel pezzo che qui più che altrove il ricatto dignità lavoro si amplifica perché un territorio che non é stato bonificato né riqualificato (sulle spiagge bellissime ci sono i cartelli che invitano a lavarsi dopo aver calpestato la sabbia e le strade sono fiancheggiate da muraglioni di fanghi rossi, scarti d’estrazione) ed oggi é tra le più povere e depresse d’Italia.

La discarica di Iglesias

Il Sulcis Iglesiente é la preda perfetta per gli appetiti di chi, non contento delle servitù militari, vuole aggravare la dipendenza della Sardegna da roba che nessun altro vuole, da impianti e attività pericolose. 

Il pezzo parla di burocrazia. Ah signora mia! Saremmo mica in un SIC e un SIN? A rischio idrogeologico Ri4? Nel pezzo non c’é scritto ma é così. Vuoi vedere che i comitati tutto sommato qualche ragione ce l’hanno e non sono solo obnubilati dal pacifismo ambientalista? In un’area già compromessa dai veleni? 

L’articolo parla poi degli occupati ma manca un dato fondamentale.

Se si guarda all’ultima relazione di bilancio si possono separare i dati tra i due stabilimenti di Ghedi (brescia) e Domusnovas, qui i lavoratori restano 102 (2023=24) aumentando gli interinali da 254 a 327.

Insomma una super ricaduta occupazionale a pur fronte di +94% di fatturato!!!

Senza considerare che nell’area la popolazione attiva è di 20,200 unità su 120.000 abitanti. In pratica le bombe incidono per il 2% dell’occupazione. Impatto clamoroso! Irrinunciabile!!!

Magistrale la chiusura dell’articolessa: Nel resto d'Europa il clima è molto diverso. Il vento di guerra sta abbattendo molti paletti etici, perché c'è la consapevolezza di una minaccia per il futuro della democrazia.

Tirando le somme: per la guerra giusta ci vogliono pratiche ingiuste cioé senza paletti etici. Chiaro? Zitti e ubbidire!

Inoltre Rwm difende la democrazia. E io che pensavo che per difenderla si dovesse aumentare la partecipazione alle urne, garantire la dignità e la salute dei cittadini, aumentarne il grado d’istruzione.

E invece bastava far arricchire i bombaroli! Semplice!

C’é peró una buona notizia implicita: la mobilitazione dello scorsa fine settimana a Iglesias “Segnali” (ci ho partecipato anch’io come autore di maledetti pacifisti e se vuoi la pace conosci la guerra) ha evidentemente colpito nel segno vista la cronologia della pubblicazione. Il pezzo non parla nemmeno di questo, negando così l’identità e il lavoro svolto da questo movimento di base. Meglio restare generici così é più facile non capirne le ragioni. No?

Ma tranquilli l’azienda é ragionevole - ci rassicura l’articolista: non vuole lo scontro! 

A proposito di democrazia e di imprese strategiche per la sicurezza nazionale, di quali nazioni si parla? Mica dell’Italia visto che le commesse sono all’80% estere? Giusto? Solo 15% Italia…A proposito di democrazia

Per me in Sulcis Iglesiente davvero si gioca il futuro della democrazia perché non c’é democrazia se la povertà ti spinge a dimenticare la morale

non c’é democrazia dove non hai scelta: o produci morte o perdi la possibilità di vivere

OK ?

Il titolo del quotidiano la Repubblica



Manifestazione dello scorso novembre

sull'argomento

Movimento dei Focolari, Veneto - Riarmo e deterrenza sul caso Rwm

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