lunedì 20 febbraio 2023

Le torri costiere dell'arcipelago del Sulcis: un'esperienza da riproporre

Introduzione alla storia

Torre Canai che vigila sul Golfo di Palmas
Intorno all’VIII secolo d.C. la Sardegna fu interessata dalle prime incursioni «barbaresche», provenienti dal nord Africa, che obbligarono a predisporre delle difese lungo le coste dell’isola. Già prima del dominio spagnolo sull’isola (nel 1479), circa sessanta torri vigilavano sulle coste sarde. 

Nel 1587 il re Filippo II di Spagna costituì la "Reale Amministrazione delle Torri", affidandole il compito di costruire nuove torri, di provvedere alla loro gestione, di arruolare i soldati e di rifornirli di armi. 

Il sistema difensivo dell’arcipelago sulcitano (isole di Sant’Antioco e di San Pietro, Sud Ovest della Sardegna) appartiene al periodo piemontese. Le torri di Calasetta, Sant’Antioco e Carloforte furono infatti edificate qualche secolo dopo quelle già presenti nelle coste della Sardegna.

La storia che raccontiamo riguarda le tre torri edificate nell’arcipelago del Sulcis nella seconda metà del 18mo secolo; il loro ruolo di sentinelle per scrutare l’arrivo del nemico, per allertare e difendere la popolazione locale e il nuovo compito di presidio culturale attualmente svolto. 

Posizionamento delle Torri con la dominazione piemontese 


La storia delle torri a difesa dell’arcipelago

Dopo il trattato di Londra del 1720, col passaggio della Sardegna ai Savoia si decise di dotare le isole sulcitane delle necessarie difese costiere, anche in previsione del popolamento dell’isola di San Pietro e della parte nord dell’isola di Sant’Antioco, fino ad allora disabitate.

Nel 1756 venne costruita la torre di Calasetta, l’anno successivo la Torre Canai nella costa sud orientale dell’isola di Sant’Antioco e nel 1768 la Torre San Vittorio nell’isola di San Pietro. 

Torre San Vittorio - isola di San Pietro

Oltre al compito di sorveglianza a difesa delle coste dagli attacchi dei “barbareschi”, le torri svolgevano attività di repressione del contrabbando e di tutela della salute pubblica impedendo l’attracco di imbarcazioni sospette o infette. 

Nonostante la presenza delle torri, nel 1793 parte dell’arcipelago fu occupata (isola di San Pietro e parte settentrionale di Sant’Antioco) dalle armate francesi accolte benevolmente dalla popolazione di Carloforte e Calasetta.

Anche la difesa dalle incursioni barbaresche fu fallimentare. Infatti nel 1798 la flottiglia organizzata dal bey di Tunisi sbarcò nell’isola di San Pietro e con uno stratagemma riuscì ad aggirare la vedetta della torre San Vittorio, a raggiungere le fortificazioni del paese, uccidere i soldati della guarnigione e prendere in schiavitù 800 persone, soprattutto donne e bambini.

Stessa sorte toccò agli abitanti di Sant’Antioco qualche decennio dopo, nell’incursione del 1815. 

Per fortuna fu una delle ultime incursioni che subirono le coste della Sardegna. 

Nel 1867 il re Vittorio Emanuele II abolì l’uso militare delle piazzeforti e delle torri costiere della Sardegna, cedendole al Demanio dello Stato.

Molte delle strutture di difesa costiera della Sardegna sono scomparse, altre sono diventate dei ruderi, altre ancora sono state «privatizzate». 


Torre di Calasetta - isola di Sant'Antioco

Le torri oggi

Già dal 1898 la torre di San Vittorio è stata riconvertita ad osservatorio astronomico – Ê una delle cinque stazioni internazionali per lo studio della precessione degli equinozi e delle piccole variazioni dell'inclinazione dell'asse terrestre. Dal 2016 è un Museo multimediale, realizzato in collaborazione con il Mu.Ma, l’Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni di Genova. Il museo racconta la storia dell’isola dalle sue origini geologiche fino all’arrivo dei coloni liguri nel 1738.

La Torre di Calasetta nel 1875 è stata acquistata dall’omonimo Comune. Da metà anni ’60, per circa 15 anni è stata adibita a ristorante e dall’inizio degli anni ’80 del secolo scorso il piano terra della torre (ex cisterna) è attualmente sede di un museo archeologico gestito dalla fondazione del Museo di Arte Contemporanea. Il piano superiore è sede di mostre temporanee e di attività culturali.

La Torre Canai di Sant’Antioco nel 1960 è stata concessa ad un privato che l’ha adibita a residenza estiva. Dal 1989 è gestita dall’associazione Italia Nostra che, a seguito di un importante restauro la ha adibita a spazio culturale. La torre e lo spazio circostante sono visitabili e fruibili. Si registrano circa 3 mila presenze annue. Al suo interno è stata allestita una mostra permanente sulle torri costiere della Sardegna e sui beni culturali e ambientali presenti nel sud dell’isola di Sant’Antioco. La torre è la location ideale per manifestazioni culturali organizzate da Italia Nostra e da altre associazioni no profit.

Torre Canai - Isola di Sant'Antioco


Contesto europeo

Le torri di difesa e di avvistamento sono presenti in tutte le coste del Mediterraneo in maniera continua e puntuale. Sono unite da una linea di comunicazione visiva che attraversa l’intero bacino del mare Mediterraneo.

Una linea che non conosce i confini degli stati o dei continenti e che si ripropone, seppur con strutture e linee architettoniche diverse, nella costa atlantica fino al mar Baltico e, attraversando il Bosforo, raggiunge il mar Nero. 

Il progetto di Italia Nostra è iniziato nel 1989 col recupero della Torre Canai di Sant’Antioco, che dopo il restauro conservativo è stata trasformata in uno spazio espositivo e centro di iniziative culturali.

Questa esperienza si ripropone nelle altre due torri dell’arcipelago, recuperate anch’esse a una nuova utilizzazione come centri propulsori di iniziative culturali capaci di coniugare l’attività turistica con la storia, la cultura e i caratteri del territorio.

Le torri dell’arcipelago sulcitano rappresentano un raro esempio di restauro conservativo e di riuso intelligente di un bene pubblico. 

Torre di San Vittorio - Carloforte

La positiva esperienza delle tre torri sorte come baluardo a difesa delle isole sono state ripensate oggi come elementi strategici di una nuova organizzazione del territorio. Infatti hanno assunto il ruolo di custodi della storia, strutture architettoniche che da diversi secoli caratterizzano i luoghi che le ospitano e capaci di attivare letture e suggestioni dimenticate. Grazie all’impegno di Comuni e di Ong rappresentano oggi un equilibrato rapporto tra risorse del territorio e pubblica fruizione.

Le esperienze descritte rappresentano un esempio da riproporre in altre realtà territoriali. Sarebbe importante la creazione di una catena di comunicazioni culturali formata dalle torri e dalle strutture di difesa: centri propulsori di attività culturali da inserire in un circuito sovranazionale, che possa estendersi ed interessare altre realtà costiere dell’intero bacino mediterraneo e dei mari europei. 

Testo a cura di Graziano Bullegas, Antonello Meli e Lars Nordlinder,

redatto per le giornate europee del patrimonio culturale 2023


English version

Questo articolo sarà pubblicato nel sito del Consiglio d'Europa



Torre di Calasetta a difesa del borgo


Sulle Torri

Italia Nostra - Torre Canai Sant'Antioco

Torre San Vittorio di Carloforte

Pro Loco Calasetta - La torre Sabauda

Sardegna Turismo - Sulcis-Iglesiente, tra torri e miniere





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