lunedì 14 marzo 2016

Finte serre fotovoltaiche a Narbolia: ingiustizia è fatta



Il Consiglio di Stato cancella la decisione del TAR Sardegna
Con una discutibile sentenza (la N. 07544/2014 REG.RIC. del 25 febbraio 2015), la quinta sezione del Consiglio di Stato (C.d.S.) ha cassato la sentenza del TAR Sardegna dell'11 luglio 2014 che riconosceva l'illegittimità delle serre fotovoltaiche installate in agro di Narbolia e accoglieva il ricorso presentato da Comitato s'Arrieddu, Adiconsum e Italia Nostra.
Area coperta dalle serre

Il C.d.S. liquida con cinque paginette (solo 5) di motivazioni la sentenza del TAR Sardegna che ben argomentava le ragioni per cui le serre di Narbolia  della Enervitabio Santa Reparata società agricola srl , rappresentata dal cittadino cinese sig.  Gao Zhan, sono da considerarsi illegittime. Cosa ancora più grave è che tale decisione è basata principalmente su una grossolana falsità.
Andiamo per ordine. Il C.d.S. ha ritenuto valide alcune delle ragioni addotte dagli appellanti, in particolar modo la tardività del ricorso e la sussistenza dell'interesse pubblico alla convalida regionale dell'autorizzazione comunale  che, è bene ricordarlo, non aveva competenza per rilasciare l'autorizzazione. 
Considerato che il ricorso è stato presentato nei termini previsti dalla legge (entro 60 giorni dalla piena conoscenza dell'evento), per poter sostenere la tardività della presentazione del ricorso il C.d.S. ha dovuto però inventarsi  che il ricorso è stato presentato ben due anni dopo la realizzazione dell'opera.
"… Invero - scrivono i giudici - sembra alquanto inverosimile che per un così lungo lasso di tempo possa sfuggita ai residenti della zona che pure hanno proposto ricorso a distanza di più di due anni dalla ultimazione dei lavori, la realizzazione di un impianto di dimensioni tali da compromettere a detta degli stessi ricorrenti il contesto territoriale." Affermazione davvero grave e non riscontrabile neppure tra le memorie presentate dagli appellanti.
Nei fatti  invece  i lavori hanno avuto inizio il 17 febbraio 2012, la richiesta di accesso agli atti riporta la data del 28 febbraio 2012 e il ricorso davanti al TAR Sardegna è stato presentato 13 aprile 2012. Gli atti richiesti son stati forniti invece il 12 giugno 2012.
Cartello inizio lavori prodotto anche al C.d.S.

Ai cittadini viene impedito il diritto di accedere agli atti e oltre il danno la beffa! Infatti l'accesso agli atti è stato possibile solo dopo un ulteriore sollecito e superati i 100 giorni dalla richiesta (la legge prevede 30 gg) e le richieste di informazioni avanzate dai cittadini sono considerate dai giudici  "... elementi puramente formali o atti di iniziativa di parte, quali strumentali e tardive richieste di accesso agli atti, …"!
L'altra questione sulla quale si basa la sentenza riguarda invece l'esistenza della pubblica utilità dell'intervento.
A pagina 21  della sentenza i giudici richiamano l'art. 12 comma 1 del D. lgs. 387 del 2003:
“.. intrinseca valenza pubblicistica degli impianti che producendo energia da fonte rinnovabile sono qualificate dall’articolo 12, comma 1, del d. lgs. n. 387 del 2003 come “opere di pubblica utilità, indifferibilità ed urgenza” ed evidenziando la necessità che detti impianti – una volta regolarizzato anche sul piano formale il quadro autorizzativo – possano immettere l’energia pulita prodotta all’interno della rete elettrica nazionale, beneficiando dei relativi incentivi.
Né può condividersi la prospettazione del TAR secondo cui l’accesso agli incentivi rappresenterebbe un interesse privato e non un interesse pubblico, atteso che un pilastro della politica energetica comunitaria e nazionale è rappresentata proprio dall’incentivazione pubblica."
Se i giudici avessero letto anche gli altri commi dell'art . 12 dello stesso decreto, avrebbero constatato  che questo impianto non poteva essere realizzato in area agricola. Comma 7 D. lgs 387/2003:
"Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14."
Pertanto un impianto industriale, seppur camuffato da azienda agricola, non poteva essere ubicato in quell'area fertile e irrigua.
Stato attuale delle serre in completo abbandono
Si tratta a tutti gli effetti di una sentenza politica che anzichè decidere sulla legittimità o meno delle finte serre, ha inteso tranquillizzare i nostri partner politico-economici internazionali (la Cina) e  con la condanna a pagare 15 mila euro di spese legali, ha voluto lanciare un monito affinché non si disturbi il 'manovratore che manovra'. Un monito rivolto a comitati, associazioni e semplici cittadini che volessero tutelare i propri diritti.
Area interessata dalle serre e abitato di Narbolia
Comunque non finisce qui, a breve verrà presentato, salvo improcedibilità accertata, un ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro la sentenza del Consiglio di Stato ed un appello alle Procure di Cagliari e di Oristano perché dicano una buona volta se nella vicenda del mega impianto delle serre fotovoltaiche di Narbolia è stato commesso qualche reato.

In conclusione esortiamo i cittadini, vista l'assurda e inusuale condanna beffa a pagare 15.000,00 € di spese legali, a fare una donazione liberale (ovviamente libera e facoltativa) per cercare di aiutarci ad affrontare l'onere  delle spese legali.
La donazione può essere effettuata mediante bonifico bancario a:
causale: EROGAZIONE LIBERALE SPESE LEGALI DIFESA AGRO NARBOLIA
conto: ITALIA NOSTRA
IBAN: IT61D0101585560000000010436
presso: Banco di Sardegna, ag. di Cabras








Riportiamo in sintesi i punti fermi di questa nostra battaglia contro la speculazione delle rinnovabili, la speculazione industriale e quella politica.
Questi i nostri obbiettivi e le nostre richieste
1.       riportare tutto alla legalità
2.       ridare i terreni agricoli alla comunità
3.       salvaguardare i terreni agricoli (anche lottando contro il loro accaparramento), incentivando e agevolando un'agricoltura e un allevamento che tenga conto e rivaluti le produzioni e le necessità locali, principalmente attraverso il sostegno dei piccoli contadini e dell'accesso alla terra, guardando prima di tutto ai giovani
4.       sollecitare e proporre alla Regione un Piano Agronomico adeguato alle esigenze della sua popolazione
5.       salvaguardare l’ambiente e il paesaggio che rischiano di essere stravolti, coinvolgendo così anche la nostra identità, l’identità della nostra Isola, provocando anche gravi danni economici al settore agricolo e a quello turistico e al nostro futuro
6.       partecipare alla redazione del Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna (PEARS), attualmente in fase di VAS,  che tenga conto delle esigenze del popolo sardo e del suo futuro,
coinvolgendolo nella sua stesura;
7.       evitare un ulteriore accentramento di potere, e conseguente monopolio, nella produzione e distribuzione di energia e promuovere una produzione diffusa e dal basso dell’energia necessaria
8.       confermare e valorizzare l‘importanza del coinvolgimento della popolazione nella stesura e approvazione di progetti importanti
9.       consolidare il concetto di bene comune anche quando si parla di terreni agricoli, di energia, di ambiente e di paesaggio e agevolare la loro salvaguardia
10.   sensibilizzare i cittadini a riprendersi in mano il futuro e a non essere succubi dei poteri forti perché i veri forti siamo noi stessi
Particolare che dimostra l'inesistenza di produzione agricola

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