venerdì 7 maggio 2010

Le seconde case non portano ricchezza alla comunità

Con l’intento di contribuire al dibattito in corso sull’adeguamento degli strumenti urbanistici dei Comuni di Sant’Antioco e Calasetta al Piano Paesaggistico Regionale e al Piano di Assetto Idrogeologico,  la sezione di Sant’Antioco di Italia Nostra  ha redatto un documento sulla pianificazione urbanistica dell’isola, e lo ha trasmesso alle Amministrazioni e ai Gruppi Consiliari.
Buggerru

Il documento – partendo dalle positive critiche, seppur tardive, degli amministratori di Calasetta sulla realizzazione di seconde case “che non portano ricchezza alla comunità” -   analizza il territorio e la situazione urbanistica, per  individuare quali siano state le ricadute economiche e ambientali dello sfrenato ricorso al  “mattone” che ha visto competere i due comuni dell’isola e per proporre reali strumenti urbanistico-economici in grado di dare risposte accettabili e sostenibili alle reali esigenze dell’intera comunità isolana.  
 
L’Associazione, ricordando la positiva esperienza della pianificazione e la valutazione d’impatto ambientale delle zone turistiche “F” nel comune di Sant’Antioco alla fine degli anni ’80, propone che sia un economista e eventualmente un sociologo a coordinare il gruppo che studia il territorio e lo pianifica, in quanto sarebbe la condizione necessaria perché la pianificazione territoriale possa dare risposte vere ai reali fabbisogni della comunità residente.
Il documento evidenzia la criticità e le attuali contraddizioni dell’uso dissennato del territorio agricolo, non ultime le proteste contro la realizzazione di una struttura agricola nella piana di Canai da parte di chi ha realizzato in zona agricola vere e proprie abitazioni e propone che venga salvaguardata l’identità culturale del territorio e del paesaggio rurale. Analizza inoltre il preoccupante fenomeno dell’erosione delle spiagge dell’isola, considerate una straordinaria risorsa ambientale ed ecologica e auspica, tra l’altro, che le Amministrazioni Comunali - facendo valere la proprie prerogative in materia urbanistica -  si facciano carico di prevedere nei nuovi strumenti urbanistici una fascia costiera di tutela (non più di 150 mt), ma ben superiore ai 300 mt.
L’interessante apertura da parte di operatori del mare e di amministratori verso l’istituzione di aree protette è considerata dall’Associazione una valida risposta al recupero ambientale del territorio e un elemento in grado di  attivare efficaci processi di sviluppo culturale ed economico.
L’Associazione è convinta che le isole minori rappresentino veri e propri poli di sviluppo del Mediterraneo, laboratori dello sviluppo sostenibile e aree di sperimentazione meritevoli di salvaguardia ambientale e di recupero socioeconomico, e ritiene che una lungimirante politica di pianificazione territoriale che tenga conto della protezione dei propri beni ambientali non rappresenti un limite allo sviluppo economico e sociale ma, se abilmente gestita, possa diventare una importante opportunità economica per la comunità locale.

Sant’Antioco 07 maggio 2010

sull'argomento

La Nuova Sardegna: Un investimento nell'edilizia non fa andare avanti il paese

Nessun commento:

Posta un commento