mercoledì 13 luglio 2016

In Sardegna la truffa si cela dietro numerosi progetti di "miglioramento fondiario"



Ancora sulle finte serre fotovoltaiche autorizzate in Sardegna, sul sequestro e la denuncia per truffa dei responsabili

Le serre sequestrate nel Comune di Giave
Basta una passeggiata per le zone costiere della Sardegna per vedere tante lussuose  villette costruite in area agricola: tutte con "regolare licenza ad edificare". Buona parte di queste villette sono state autorizzate perchè accompagnate da una relazione agronomica che dimostrava la finalizzazione dell'edificio ad un progetto di "miglioramento fondiario". Infatti i vani indicati in progetto sono nella generalità dei casi stalle e fienili, pagliai o cantine, ricoveri attrezzi o caseifici, talvolta anche frantoi oleari. Più difficile è stato indicare fastose piscine come abbeveratoi! Una pratica durata negli anni, con la connivenza degli uffici tecnici comunali e che probabilmente perdura ancora.
Stesso sistema è stato riproposto dal 2008 ad oggi per le serre fotovoltaiche. Anche in questo caso i Comuni e la Regione hanno autorizzato "progetti di miglioramento fondiario" finalizzati all'attività agricola, grazie a relazioni agronomiche compiacenti. Salvo poi omettere di avviare le dovute verifiche.
Non è stato difficile "carpire la buona fede" di tecnici e amministratori compiacenti che non hanno voluto capire quanto stava accadendo. Anche un profano avrebbe capito da subito che quelle serre rappresentavano dei semplici sostegni per i panelli fotovoltaici posti in luogo delle coperture e che queste finte serre sarebbero state a tutti gli effetti dei veri e propri opifici destinati alla produzione di energia elettrica. Il tutto grossolanamente mascherato da impresa agricola. 

Sarebbe bastata una lettura, anche superficiale della relazione agronomica, per capire che non ci sarebbe stata alcuna produzione agricola.
Il progetto di miglioramento fondiario era giustificato da un agronomo compiacente che proponeva improbabili coltivazioni di tonnellate di aloe e asparagi e di quintali di basilico. Neppure un magazzino per accogliere concimi e anticrittogamici, nessuno spazio dove conservare i prodotti agricoli, assenza totale di ricoveri per le macchine agricole. Spazi non previsti perché non servivano, perché nessuna produzione agricola era prevista. Si trattava a tutti gli effetti di impianti industriali per la produzione di energia elettrica - un facile escamotage alla norma che vieta l'installazione dei pannelli fotovoltaici su grandi estensioni di suolo agricolo che, oltre ad essere stati abusivamente ubicati in area agricola, percepiscono incentivi dal Conto Energia grazie a una indebita posizione di vantaggio nella graduatoria nazionale degli incentivi statali, in danno di coloro che avrebbero avuto diritto in quanto in possesso di titolo legittimamente conseguito. 
Sarebbe stato sufficiente un semplice sopralluogo, a impianto installato, per verificare la quasi totale assenza di produzione agricola e lo stato di abbandono delle serre e del terreno. Impianti che di certo non rispettano gli obblighi previsti dalla normativa vigente sulle "serre fotovoltaiche effettive". Chi avrebbe dovuto fare i controlli? Probabilmente gli stessi tecnici che hanno autorizzato in maniera dubbia e talvolta connivente gli impianti.
Lo stato di abbandono delle serre di Narbolia
Insomma tutto questo avveniva nonostante le numerose segnalazioni di cittadini, comitati e associazioni che a più riprese informavano le competenti autorità delle operazioni in atto un po' in tutta la Sardegna. E' di ieri la notizia del sequestro delle serre nella piana di Giave e della denuncia per truffa aggravata allo Stato di tre responsabili dell'impianto - compreso l''agronomo autore della relazione utilizzata per ottenere le autorizzazioni a costruire -. Questa operazione della Guardia di Finanza segue quella di un anno fa eseguita dal Corpo Forestale nelle serre di su Scioffu a Villasor. Stesse dinamiche, stessa truffa.
L'attività investigativa, durata quasi due anni, ha permesso di scoprire un complesso disegno criminoso che, attraverso dichiarazioni fraudolente rese da periti agronomi ed altri raggiri, ha permesso ad una società residente a Giave, controllata da un gruppo finanziario facente capo ad una holding di Taiwan, di beneficiare di ingenti contributi pubblici, per un ammontare di quasi 9 milioni di euro. Gli ideatori del progetto hanno utilizzato relazioni agronomiche "di comodo" per ottenere le autorizzazioni necessarie a costruire numerosissime serre fotovoltaiche, per una capacità totale di 16MW e distribuite su una superficie di oltre 31 ettari. Le stesse serre hanno poi consentito ai proprietari dell'impianto di incassare il contributo statale relativo alla produzione di energia rinnovabile. I responsabili delle serre di Giave avevano affinato la truffa fino ad arrivare ad utilizzare fatturazioni fittizie (per 1.500.000 euro) finalizzate ad acquisire prodotti agricoli per poi rivenderli e dimostrare così una produzione agricola inesistente. 

Gli inquirenti sanno che la relazione agronomica presentata per richiedere l'autorizzazione al "miglioramento fondiario"  delle  serre di Narbolia è una fotocopia della relazione che giustifica le serre sequestrate ieri nell'agro di Giave (e probabilmente la stessa fotocopia ha accompagnato numerose altre finte serre in Sardegna). Sottoscritta dallo stesso agronomo denunciato a Giave. 
Ci aspettiamo adesso che anche le altre Procure interessate siano conseguenti e che i Comuni e l'Assessorato Regionale all'Agricoltura - tanto solerti nel rilasciare i permessi e nel convalidare le autorizzazioni "viziate" assentite dai SUAP - esercitino il proprio ruolo, stabilito dalla legge, di controllo e di vigilanza finalizzata alla verifica dei requisiti di “serra fotovoltaica effettiva”.
Sarà una grande delusione per loro verificare il degrado, lo stato di abbandono dei luoghi e l'assenza del tanto decantato "miglioramento fondiario" da loro assentito. Non troveranno all'opera in loco neppure le centinaia di lavoratori annunciate dalle poco credibili relazioni agronomiche!

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